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Autore: Silver Pard    25/06/2012    3 recensioni
Una raccolta di fic semi-dimenticate scritte per il meme di Sherlock, con un numero sproporzionato di cross-over e almeno un cinquanta percento di probabilità di essere completamente crack.
Genere: Comico, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over, Raccolta, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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NdT: Stavolta, si tratta di un cross-over, con qualcosa che io sfortunatamente non conosco: Mondo Disco, secondo wikipedia “un mondo immaginario in cui è ambientata una popolare serie di romanzi fantasy umoristici scritti dall'autore britannico Terry Pratchett.”
Mi scuso di eventuali errori dovuti a questo :S

NdA:
Il Prompt è tutto lì.
… “usa come titolo la prima cosa che ti viene in mente” colpisce ancora!



Prompt: Sherlock/Discworld.



Narrative Causality ~ Causalità Narrativa






[In cui Stamford recita una parte poco riconosciuta e Mycroft presume che le leggi della gravità siano leggi per tutti gli altri.]

Il bar era uno di quei posti in cui Sherlock preferiva passare sotto falso nome. Era uno di quei posti che sembrava usare un falso nome. Probabilmente a piena ragione.

Entrò comunque, perché aveva scoperto che se entravi in un posto con l’aria di uno che è a casa sua, la gente ti trattava come se lo fossi.

Aveva ragione. Per amor di precisione, raramente si sbagliava, ma era sempre bello consolidare una teoria.

Stamford, seduto in un angolo a guardare una piccola figura blu al bancone tracannare qualcosa che avrebbe dovuto essere tenuto alla larga dal fuoco, pensò, come faceva sempre quando vedeva Sherlock Holmes, ma come fa?

« Sherlock » salutò, sapendo che la sua padronanza dei convenevoli sociali non si spingeva molto lontano e considerava il “salve” una parola seccante e superflua che non era certo fosse assolutamente essenziale al linguaggio. « Come se la passa Mycroft ultimamente? »

Stamford chiedeva sempre di Mycroft perché Sherlock faceva la faccia di uno che ha appena mangiato una cosa estremamente aspra. Era una cosa meschina, certo, ma con Sherlock Holmes o questo o niente, e lo Sguardo di Disgusto riusciva a farti accettare più di buon grado una conversazione con un tizio che ti insultava ogni cinque secondi.

« Sta come sempre » rispose Sherlock in tono irritabile. « Si chiude in biblioteca, e alterna il non far niente al picchiare le leggi della realtà con un ombrello. »

« Vorrai dire bastone? » domandò Stamford con un’espressione di pura non-innocenza.

Sherlock gli recapitò uno sguardo che diceva: “ho capito cosa stai facendo e ti renderò la vita molto difficile. Ma starò comunque al gioco perché non verrò battuto dal tuo piccolo cervello primitivo e dai suoi tentativi di farmi irritare.” Straordinario, il numero di parole che si potevano condensare in un mero stringersi degli occhi. « Mycroft preferisce l’ombrello. »

Come facevano tutti quando lo diceva, Stamford chiese doverosamente: « Ma come si può essere maghi senza bastoni? »

(In effetti, era l’ottava volta che porgeva la doverosa domanda. Ancora non aveva perso il suo smalto. Così come le mutevoli risposte di Sherlock, peraltro.)

« Si può e con assai più eleganza, a sentire Mycroft. A parte questo – lui è un mago. Impiega la maggior parte del suo tempo a tentare di evitare di fare cose che somiglino remotamente alla magia. »

Non era probabilmente conveniente, pensò Stamford, accennare al fatto che era convinto di aver visto una volta il fratello Holmes maggiore saltare gioiosamente dal tetto dell’Università usando l’ombrello per galleggiare giù, passando fluidamente da una planata nell’aria a una falcata tronfiamente divertita a terra.

I fratelli Holmes, non per dire, erano un po’ Strambi.

« Allora » riprese Sherlock bruscamente, avendo apparentemente adempito alla sua quota percepita di convenevoli sociali, « perché esattamente mi hai chiesto di incontrarci qui. »

Sherlock Holmes aveva questo, rifletté Stamford. Anche quando qualcosa avrebbe dovuto suonare come un quesito, c’era una ragguardevole assenza di punto di domanda. Era come se stesse cercando di concederti l’illusione che non sapesse esattamente ciò a cui stavi pensando, ma veniva osteggiato da una punteggiatura erronea. Era che proprio non riusciva a far sentire di non sapere a cosa stavi pensando.

« Beh » iniziò. « Ti ricordi che avevi preso di mira quel posto di Baker Street, ma avevi bisogno di qualcun altro per pagare l’affitto? » Non notò quanto fosse improbabile che quella fosse la vera ragione – il vestiario di Sherlock era di quelli che tossivano e mormoravano “soldi” con un fare estremamente discreto e raffinato che garantiva di non passare inosservato. « Ho un vecchio amico che pure sta cercando un posto. »

Dette un’altra occhiata alla piccola figura blu, sapendo che Sherlock sarebbe giunto alle necessarie conclusioni.

« Un Nac Mac Feegle » disse Sherlock perplesso. Per la prima volta da che si conoscevano, sembrava spiazzato. Stamford abbracciò gelosamente la sensazione di compiacimento che lo colse. Okay, era sua solo per procura, davvero, ma aveva comunque fatto sbattere le palpebre a Sherlock Holmes come se avesse visto un troll ballare il tip tap.

« Lui è un po’ diverso » spiegò Stamford, sapendo che questo era tutto ciò di cui aveva bisogno per siglare l’accordo. « Ti ricordi quella storia dei klatchiani? Il piccolo John laggiù si è arruolato e- » Stamford abbassò la voce. « -ha perso il suo accento. Non parlarne, non gli piace che glielo si ricordi. »

« Yer tryin’ ta say ah’m saft or summat? Yer gettin’ chibbed fer that! »

« … Pensavo avessi detto che aveva perso il suo accento? » chiese Sherlock, guardando la creatura fatata sventolare una bottiglia vuota contro un troll.

« Psicosomatico » Stamford fece spallucce. « Sorge una lite e si ricorda perfettamente, ma giorno per giorno? Povero stronzo, non può neanche lamentarsene strillando. È talmente depresso che non riesce manco a cercarsi liti, sono loro che devono andarlo a cercare. Una tragedia, ti dico. Va’ avanti, parlagli. Vedrai. »

Sherlock si alzò e si avviò da questi. “Arrivederci,” evidentemente, era per le altre persone. Stamford si versò un drink e si congratulò con se stesso per l’ottimo lavoro. Non era ancora sicuro di cosa stesse macchinando Mycroft, ma una combinazione di Nac Mac Feegle e Sherlock Holmes non poteva che sfociare nell’esilarante.






Altra nota: La frase che non ho tradotto è in scozzese, e significa più o meno “stai cercando di dire che sono debole? Verrai accoltellato per questo!”
Non so come si siano comportati i traduttori italiani né se ci fossero effettivamente frasi del genere nei libri, perciò ho preferito lasciarlo così. Gh.
   
 
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