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Autore: Kekkafox    26/06/2012    1 recensioni
Kurt e Blaine sono molto innamorati, ma uno dei due ha un segreto oscuro che lo spaventa e che non riesce a confidare all'altro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: la parte in corsivo nero è il racconto di Blaine.

 

- Era mia madre. – Kurt lo guardò confuso. Non solo perché avevano fatto lo stesso sogno, ma perché quella donna aveva fatto del male sia a lui sia a Blaine. E Blaine alla fine del sogno non respirava. Era morto.

- Blaine, questo significa che- - Kurt non terminò la frase. Sapeva che Blaine l’aveva già capito. Il moro lo guardò negli occhi. Aveva una lacrima che gli scendeva sulla guancia.

- Si. È così. – non poteva essere possibile. Kurt rimase confuso ancora più di prima. Come poteva la madre di Blaine fargli del male? Eppure, sembrava una brava persona. Senza che se ne accorgesse, Blaine stava piangendo con tutto se stesso. Lo abbracciò forte. Ora capiva quanto quella storia potesse far male a Blaine.

- Ehi – Kurt lo guardò negli occhi – era solo un incubo. Ora ci sono io con te. – Blaine non riusciva a guardarlo senza piangere. Era proprio quello il problema.

- Kurt, lo hai visto anche tu! Non sono capace di difenderti. Sono un debole! – Blaine stava urlando tutto a Kurt. Il castano lo abbracciò e si fece scappare qualche lacrima anche lui.

- Blaine, tu non sei un debole. – finalmente riuscì ad avere l’attenzione del moro – Sei solo una persona buona. Se davvero è stata tua madre a farti del male, tu non ti sei difeso perché dopotutto le vuoi bene. Sei il ragazzo più buono che io abbia mai conosciuto e non riesci a far del male a tua madre, anche se lei ti ha fatto e ti fa soffrire. – Blaine lo guardò negli occhi. Forse aveva ragione. Dopotutto era sua madre. Chi farebbe mai soffrire la propria madre? Ma una cosa Blaine la sapeva. Lui non voleva bene a sua madre. Non dopo aver insultato Kurt, diverse volte. Blaine non gliel’aveva mai detto, per non farlo soffrire. Ma dopo quel sogno, forse era meglio se lo avrebbe confessato.

- Forse hai ragione, ma io non voglio bene a mia madre. Non dopo averti insultato. – Kurt stava per replicare, dicendo che era solo un sogno ma Blaine lo anticipò – Non solo nel sogno. L’ha fatto diverse volte. Dice che è colpa tua se sono frocio. Che sei solo una checca patetica, che sei uno sbaglio, che non meriti di vivere, che quelli come noi dovrebbero essere messi a rogo. Io questo non lo posso tollerare. Io ti amo, Kurt! Nessuno può dire questo di te! – Blaine si stava davvero sfogando e Kurt se ne stava approfittando per scoprire cosa succedeva a casa Anderson, quando Blaine tornava a casa nel week-end.

- Blaine, anch’io ti amo. E ti amerò per sempre, ma non devi pensare a me. Devi pensare a cosa potrebbe fare a te.

- Non m’importa di cosa potrebbe fare a me! Ormai, mi sono abituato. Tu no. Io devo difenderti, a ogni costo. E posso farlo solo se ti racconto tutto. – Kurt rimase sorpreso all’ultima frase. Blaine voleva raccontargli tutto.

- Blaine, sei sicuro?

- Si. Io ti amo, Kurt. E hai il diritto di sapere tutto.

 

Quando ho fatto coming out con la mia famiglia, non l’hanno presa molto bene. Mio padre si convinceva che era solo una fase, mentre mia madre diceva che non era vero. Che stavo mentendo. Quando, poi, l’hanno capito anche a scuola, hanno iniziato a prendermi in giro. Mio padre l’ha scoperto e mi disse chiaramente che si vergognava di me. Divorziò con mia madre e, in futuro, si sposò con una tizia. Ora hanno una vera famiglia. Una famiglia “normale”. Essendo minorenne, doveva decidere il giudice a chi dovevo essere affidato. Mio padre disse che non voleva avere a che fare con me e così io fui affidato a mia madre. Lei, controvoglia, m’iscrisse alla Dalton. Ogni volta che tornavo a casa per il week-end, lei mi chiedeva come andavano le lezioni, come me la passavo alla Dalton. Sembrava che tutto andasse bene. Io, così, gli dissi che ero entrato negli Usignoli. Da qui iniziarono i problemi. Diceva che il canto era da froci e che io non potevo cantare. Pian piano, iniziarono gli insulti. All’inizio mi facevano male, ma poi mi abituai e non ci facevo neanche più caso. Quando ti ho incontrato la prima volta, non facevo che parlare di te. Alla Dalton, tutti mi dicevano che ero cotto e che, secondo loro, anche tu ricambiavi. A casa, invece, le cose erano diverse. Mia madre iniziò a insultare anche te e io non potevo sopportarlo. Gli dissi che ero gay e lei non poteva farci niente. Gli dissi che tu mi piacevi, che eri un ragazzo stupendo e che avrei fatto di tutto per conquistarti. Lei a quelle parole impazzì. Mi picchiò. Mi prese a pugni in faccia, a calci. Ogni volta che tornavo a casa per il week-end, era sempre la stessa storia. Dopo un po’, lei iniziò a uscire con delle colleghe. Si ubriacavano a qualsiasi ora del giorno, ma per me era un bene. Non era mai in casa ed io potevo starmene sul divano di casa a vedere un film, senza essere picchiato.
Una sera ero appena tornato a casa dalla Dalton e mi stavo preparando qualcosa da mangiare. Vidi mia madre con le quattro colleghe con cui usciva, ma non mi preoccupai più di tanto. A un tratto, sentì delle mani alzarmi la maglia e toccarmi la schiena. Iniziai a spaventarmi sul serio. Cercai di girarmi, ma una ragazza bionda mi bloccò i fianchi e mi sussurrò parole provocatorie. Stavo sudando freddo. Non sapevo cosa fare. Sentii le mani allontanarsi, per essere sostituite da altre più calde. Cercavo di girarmi, ma mi bloccavano sempre, fino a quando quelle mani non scesero sui miei pantaloni. Riuscii furtivamente a girarmi, ma quella ragazza dai capelli neri continuava a toccarmi. Gli chiesi gentilmente di smettere, ma fu come se non avessi mai aperto bocca. A un tratto, vidi mia madre rompere la bottiglia di birra che aveva finito di svuotare e si avvicinò a me. La ragazza dai capelli neri mi lasciò andare e mia madre si avvicinò sempre di più. Senza accorgermene, una ragazza dai capelli rossi mi girò di nuovo contro la cucina, mentre sentii qualcosa di appuntito che percorreva la mia schiena. Sentii un dolore fortissimo e urlai, ma una ragazza dai capelli castani mi baciò, mentre la ragazza dai capelli neri mi stava toccando. La bionda mi legò le mani con uno straccio e mi succhiò il collo, lasciandomi dei segni rossi, e lo stesso faceva la rossa. Mia madre iniziò a insultare me e te, mentre continuava a tagliarmi con la bottiglia. Sentivo un dolore lancinante e urlavo a più non posso, ma nessuno se ne importava. La mora già mi aveva calato i pantaloni e mi stava toccando, mentre la castana, la bionda e la rossa continuavano a baciarmi. Non riuscivo a muovermi, mi sentivo come in una gabbia e non sapevo cosa fare. La mora mi calò i boxer e iniziò a massaggiarlo, mentre le altre tre ragazze continuavano a baciarmi e marchiarmi. Piangevo e pensavo a te. Se tu lo avessi scoperto, non sapevo a cosa avresti pensato. Mi sentivo violato e distrutto. Sentivo le lacrime bruciare e mi sentivo morire. La mora iniziò a succhiarmelo, seguita dalle altre ragazze, mentre mia madre aveva iniziato a tagliarmi anche la pancia. Vedevo solo sangue e dolore. Avrei preferito morire, anche perché già mi sentivo morto. Dopo le quattro ragazze, lo succhiò anche mia madre e iniziò a tagliarmi anche le gambe. Cercavo di urlare, ma le altre mi misero delle dita in bocca per poi portarsele alla loro bocca e mi sussurravano di scoparle, di farle mie. Non riuscivo a fare niente, riuscivo solo a piangere. Dopo che mia madre ebbe finito, la mora mi costrinse a penetrarla, mentre mia madre continuò a divertirsi a tagliarmi sul tutto il corpo. Fui costretto a penetrarle, tutte. Quando ebbero finito, se ne andarono scherzando, mentre mia madre continuava a insultarci e a dirmi che ormai non  valevo più niente. Che ero rotto ed era quello che mi meritavo e che lo avrebbe fatto anche a te, se ti avesse incontrato. Io ero lì, a piangere e mi sentivo davvero rotto. Mi avevano rubato la verginità. Mi avevano rubato ciò che volevo dare a te. Mi avevano rubato la cosa più importante per un ragazzo. Senza contare, tutto il sangue e i tagli che mi ricoprivano il corpo. Questo è successo per tanto, anche troppo tempo. E anche la settimana scorsa, quando sono tornato a casa.

 

Kurt stava piangendo, come Blaine. Non riusciva a credere a cosa gli stava dicendo. Avevano violato Blaine. Lo avevano violentato. Kurt non sapeva cosa fare, come far capire a Blaine che lui era lì e che lo avrebbe aiutato. Si abbracciarono, nutrendosi uno del profumo dell’altro.

- Non permetterò che ti facciano del male. Tu non meriti questo. – Blaine gli sussurrò quelle parole e Kurt, non sapeva il perché, ma si sentiva più preoccupato di prima. Non voleva che Blaine morisse per difenderlo, come nel loro sogno.

- È tutto finito, ora. Nessuno ti farà più del male. – e lo pensava davvero. Blaine aveva sofferto, anche troppo. Kurt non avrebbe permesso più a nessuno di fargli del male.

 

Spazio dell’autrice

… Scusate, ho bisogno di un momento. Sto piangendo da due giorni, pensando al racconto di Blaine. Mi sento davvero in colpa, per quello che gli ho fatto passare. So che sembra strano, ma quando leggo o scrivo storie del genere scoppio sempre a piangere, perché mi rendo conto che queste cose succedono sul serio. Ok, mi sto per riprendere.
Eccomi. Beh, spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto. Come promesso, ho aggiornato di martedì. Ve l’avevo detto che io mantengo sempre le promesse.
Ringrazio ancora chi legge, segue, preferisce e recensisce.
Allora, alla prossima. Credo, che aggiornerò venerdì o sabato. Ho molto da fare con mia cugina.
Ok, ora vado.
Baci
Kekka Fox :)

   
 
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