Note:
la parte in
corsivo nero è il
racconto di Blaine.
- Era
mia madre. – Kurt lo guardò
confuso. Non solo perché avevano fatto lo stesso sogno, ma
perché quella donna
aveva fatto del male sia a lui sia a Blaine. E Blaine alla fine del
sogno non
respirava. Era morto.
- Blaine,
questo significa che- - Kurt
non terminò la frase. Sapeva che Blaine l’aveva
già capito. Il moro lo guardò
negli occhi. Aveva una lacrima che gli scendeva sulla guancia.
- Si.
È così. – non poteva essere
possibile. Kurt rimase confuso ancora più di prima. Come
poteva la madre di
Blaine fargli del male? Eppure, sembrava una brava persona. Senza che
se ne
accorgesse, Blaine stava piangendo con tutto se stesso. Lo
abbracciò forte. Ora
capiva quanto quella storia potesse far male a Blaine.
- Ehi
– Kurt lo guardò negli occhi –
era solo un incubo. Ora ci sono io con te. –
Blaine non riusciva a guardarlo senza piangere. Era proprio quello il
problema.
- Kurt,
lo hai visto anche tu! Non sono
capace di difenderti. Sono un debole! – Blaine
stava urlando tutto a Kurt. Il
castano lo abbracciò e si fece scappare qualche lacrima
anche lui.
- Blaine,
tu non sei un debole. –
finalmente riuscì ad avere l’attenzione del moro
– Sei solo una persona buona. Se
davvero è stata tua madre a farti del
male, tu non ti sei difeso perché dopotutto le vuoi bene.
Sei il ragazzo più
buono che io abbia mai conosciuto e non riesci a far del male a tua
madre,
anche se lei ti ha fatto e ti fa soffrire. –
Blaine lo guardò negli occhi.
Forse aveva ragione. Dopotutto era sua madre. Chi farebbe mai soffrire
la
propria madre? Ma una cosa Blaine la sapeva. Lui non voleva bene a sua
madre.
Non dopo aver insultato Kurt, diverse volte. Blaine non
gliel’aveva mai detto,
per non farlo soffrire. Ma dopo quel sogno, forse era meglio se lo
avrebbe
confessato.
- Forse
hai ragione, ma io non voglio bene a
mia madre. Non dopo averti insultato. – Kurt stava
per replicare, dicendo
che era solo un sogno ma Blaine lo anticipò – Non solo nel sogno. L’ha fatto diverse
volte. Dice che è colpa tua se
sono frocio. Che sei solo una checca patetica, che sei uno sbaglio, che
non
meriti di vivere, che quelli come noi dovrebbero essere messi a rogo.
Io questo
non lo posso tollerare. Io ti amo, Kurt! Nessuno può dire
questo di te! –
Blaine si stava davvero sfogando e Kurt se ne stava approfittando per
scoprire
cosa succedeva a casa Anderson, quando Blaine tornava a casa nel
week-end.
- Blaine,
anch’io ti amo. E ti amerò per
sempre, ma non devi pensare a me. Devi pensare a cosa potrebbe fare a
te.
- Non
m’importa di cosa potrebbe fare a me!
Ormai, mi sono abituato. Tu no. Io devo difenderti, a ogni costo. E
posso farlo
solo se ti racconto tutto. – Kurt rimase sorpreso
all’ultima frase. Blaine
voleva raccontargli tutto.
- Blaine,
sei sicuro?
- Si.
Io ti amo, Kurt. E hai il diritto di
sapere tutto.
Quando
ho fatto coming out con la mia
famiglia, non l’hanno presa molto bene. Mio padre si
convinceva che era solo
una fase, mentre mia madre diceva che non era vero. Che stavo mentendo.
Quando,
poi, l’hanno capito anche a scuola, hanno iniziato a
prendermi in giro. Mio
padre l’ha scoperto e mi disse chiaramente che si vergognava
di me. Divorziò
con mia madre e, in futuro, si sposò con una tizia. Ora
hanno una vera
famiglia. Una famiglia “normale”. Essendo
minorenne, doveva decidere il giudice
a chi dovevo essere affidato. Mio padre disse che non voleva avere a
che fare
con me e così io fui affidato a mia madre. Lei,
controvoglia, m’iscrisse alla
Dalton. Ogni volta che tornavo a casa per il week-end, lei mi chiedeva
come
andavano le lezioni, come me la passavo alla Dalton. Sembrava che tutto
andasse
bene. Io, così, gli dissi che ero entrato negli Usignoli. Da
qui iniziarono i
problemi. Diceva che il canto era da froci e che io non potevo cantare.
Pian
piano, iniziarono gli insulti. All’inizio mi facevano male,
ma poi mi abituai e
non ci facevo neanche più caso. Quando ti ho incontrato la
prima volta, non
facevo che parlare di te. Alla Dalton, tutti mi dicevano che ero cotto
e che,
secondo loro, anche tu ricambiavi. A casa, invece, le cose erano
diverse. Mia
madre iniziò a insultare anche te e io non potevo
sopportarlo. Gli dissi che
ero gay e lei non poteva farci niente. Gli dissi che tu mi piacevi, che
eri un
ragazzo stupendo e che avrei fatto di tutto per conquistarti. Lei a
quelle
parole impazzì. Mi picchiò. Mi prese a pugni in
faccia, a calci. Ogni volta che
tornavo a casa per il week-end, era sempre la stessa storia. Dopo un
po’, lei
iniziò a uscire con delle colleghe. Si ubriacavano a
qualsiasi ora del giorno,
ma per me era un bene. Non era mai in casa ed io potevo starmene sul
divano di
casa a vedere un film, senza essere picchiato.
Una sera ero appena tornato a casa dalla Dalton e mi stavo preparando
qualcosa
da mangiare. Vidi mia madre con le quattro colleghe con cui usciva, ma
non mi
preoccupai più di tanto. A un tratto, sentì delle
mani alzarmi la maglia e
toccarmi la schiena. Iniziai a spaventarmi sul serio. Cercai di
girarmi, ma una
ragazza bionda mi bloccò i fianchi e mi sussurrò
parole provocatorie. Stavo
sudando freddo. Non sapevo cosa fare. Sentii le mani allontanarsi, per
essere
sostituite da altre più calde. Cercavo di girarmi, ma mi
bloccavano sempre,
fino a quando quelle mani non scesero sui miei pantaloni. Riuscii
furtivamente
a girarmi, ma quella ragazza dai capelli neri continuava a toccarmi.
Gli chiesi
gentilmente di smettere, ma fu come se non avessi mai aperto bocca. A
un
tratto, vidi mia madre rompere la bottiglia di birra che aveva finito
di
svuotare e si avvicinò a me. La ragazza dai capelli neri mi
lasciò andare e mia
madre si avvicinò sempre di più. Senza
accorgermene, una ragazza dai capelli
rossi mi girò di nuovo contro la cucina, mentre sentii
qualcosa di appuntito
che percorreva la mia schiena. Sentii un dolore fortissimo e urlai, ma
una
ragazza dai capelli castani mi baciò, mentre la ragazza dai
capelli neri mi
stava toccando. La bionda mi legò le mani con uno straccio e
mi succhiò il collo,
lasciandomi dei segni rossi, e lo stesso faceva la rossa. Mia madre
iniziò a
insultare me e te, mentre continuava a tagliarmi con la bottiglia.
Sentivo un
dolore lancinante e urlavo a più non posso, ma nessuno se ne
importava. La mora
già mi aveva calato i pantaloni e mi stava toccando, mentre
la castana, la
bionda e la rossa continuavano a baciarmi. Non riuscivo a muovermi, mi
sentivo
come in una gabbia e non sapevo cosa fare. La mora mi calò i
boxer e iniziò a
massaggiarlo, mentre le altre tre ragazze continuavano a baciarmi e
marchiarmi.
Piangevo e pensavo a te. Se tu lo avessi scoperto, non sapevo a cosa
avresti
pensato. Mi sentivo violato e distrutto. Sentivo le lacrime bruciare e
mi
sentivo morire. La mora iniziò a succhiarmelo, seguita dalle
altre ragazze,
mentre mia madre aveva iniziato a tagliarmi anche la pancia. Vedevo
solo sangue
e dolore. Avrei preferito morire, anche perché
già mi sentivo morto. Dopo le
quattro ragazze, lo succhiò anche mia madre e
iniziò a tagliarmi anche le
gambe. Cercavo di urlare, ma le altre mi misero delle dita in bocca per
poi
portarsele alla loro bocca e mi sussurravano di scoparle, di farle mie.
Non
riuscivo a fare niente, riuscivo solo a piangere. Dopo che mia madre
ebbe
finito, la mora mi costrinse a penetrarla, mentre mia madre
continuò a
divertirsi a tagliarmi sul tutto il corpo. Fui costretto a penetrarle,
tutte.
Quando ebbero finito, se ne andarono scherzando, mentre mia madre
continuava a
insultarci e a dirmi che ormai non
valevo più niente. Che ero rotto ed era quello
che mi meritavo e che lo
avrebbe fatto anche a te, se ti avesse incontrato. Io ero
lì, a piangere e mi
sentivo davvero rotto. Mi avevano rubato la verginità. Mi
avevano rubato ciò
che volevo dare a te. Mi avevano rubato la cosa più
importante per un ragazzo.
Senza contare, tutto il sangue e i tagli che mi ricoprivano il corpo.
Questo è
successo per tanto, anche troppo tempo. E anche la settimana scorsa,
quando
sono tornato a casa.
Kurt stava
piangendo, come Blaine. Non riusciva a credere a cosa gli stava
dicendo.
Avevano violato Blaine. Lo avevano violentato. Kurt non sapeva cosa
fare, come
far capire a Blaine che lui era lì e che lo avrebbe aiutato.
Si abbracciarono,
nutrendosi uno del profumo dell’altro.
- Non
permetterò che ti facciano del male. Tu
non meriti questo. – Blaine gli
sussurrò quelle parole e Kurt, non sapeva
il perché, ma si sentiva più preoccupato di
prima. Non voleva che Blaine morisse
per difenderlo, come nel loro sogno.
- È
tutto finito, ora. Nessuno ti farà più
del male. – e lo pensava davvero. Blaine aveva
sofferto, anche troppo. Kurt
non avrebbe permesso più a nessuno di fargli del male.
Spazio
dell’autrice
…
Scusate,
ho bisogno di un momento. Sto piangendo da due giorni, pensando al
racconto di
Blaine. Mi sento davvero in colpa, per quello che gli ho fatto passare.
So che
sembra strano, ma quando leggo o scrivo storie del genere scoppio
sempre a
piangere, perché mi rendo conto che queste cose succedono
sul serio. Ok, mi sto
per riprendere.
Eccomi. Beh, spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto. Come
promesso, ho
aggiornato di martedì. Ve l’avevo detto che io
mantengo sempre le promesse.
Ringrazio ancora chi legge, segue, preferisce e recensisce.
Allora, alla prossima. Credo, che aggiornerò
venerdì o sabato. Ho molto da fare
con mia cugina.
Ok, ora vado.
Baci
Kekka Fox :)