Videogiochi > Ace Attorney
Segui la storia  |       
Autore: gm19961    26/06/2012    3 recensioni
"Ero rimasto spiazzato. Come avevo fatto a contenermi? Ancora non lo so. So solo che se non fosse stato per quel briciolo di autocontrollo che avevo accumulato in tutti quegli anni difficili, sarai balzato in piedi e l'avrei riabbracciata senza esitazione. Quella era davvero Maya Fey? Quella era la sua voce, l'avrei potuta riconoscere tra mille. Ma era davvero molto più raffinata e meno caotica del solito. Era cresciuta, evidentemente."
Spoiler su tutta la serie di AA e AJ.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maya Fey, Phoenix Wright, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Capitolo 4

 

Per salvarmi da quello  che era successo la scorsa sera al ristorante, avevo dovuto raccontare un sacco di frottole al mio fidanzato, come ad esempio che il mio migliore amico Phoenix – che non sentivo da sette anni - mi aveva chiamato per congratularsi con me per la mia relazione e che mi ero allontanata dal ristorante per sentir meglio, e perché dentro non c’era campo. Lui era rimasto scettico, ma dopotutto, quando lo avevo rassicurato dicendogli che Phoenix era fidanzato e con una figlia aveva sorriso all’istante. Alla faccia della gelosia!
Erano passati cinque o sei giorni, e con Osaki avevo chiarito, certo; però io mi sentivo in colpa lo stesso. Nick aveva rovinato quella che doveva essere il mio più grande sogno diventare realtà. Ma ci sarebbero state altre occasioni, infatti Osaki aveva trovato un altro modo per passare all’attacco e finalmente chiedere di sposarmi. Mi aveva invitata ad una festa giù in città, in una specie di Club dove si poteva anche ballare. Sapeva che io ero in imbarazzo quando si trattava di ballare in pubblico, ma di certo se era per divertirmi, non mi sarei tirata indietro! E poi avevo obbligato anche Pearly a venir con me, in modo che seper qualche strana ragione ci fossero stati inconvenienti – Nick – ancora, sapevo che lei avrebbe fatto di tutto per fermarlo.
Ero proprio una sciocca. Mi dimenticavo sempre che Pearl stravedeva per lui, e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per mettermici insieme. Certo, beh, l’idea di me e Nick, mentre balliamo stretti stretti mi faceva rabbrividire… ma stavo davvero pensando a quello mentre Osaki mi stava baciando?
Si staccò dalle mie labbra, ed io sorrisi imbarazzata. Ringraziai il cielo che non potesse leggermi i pensieri.
“Allora Maya? Ti passo a prendere stasera per le otto, saremo lì per le nove e mezzo. Sai che Kurain è troppo distante.” Io annuì, e gli diedi un altro bacio a fior di labbra per autoconvincermi che stessi facendo la cosa giusta.
Ma poi ripensai a Mia, e le sue parole: “Maya... sei ancora innamorata di Phoenix, vero? Ti rendi conto che in questo istante potresti usare una persona per dimenticartelo? Non è giusto.”
Lo sapevo, sorellina… sapevo che non era giusto. Ma cosa potevo farci? Ormai era andata così, e perdere Osaki per poi, magari, riperdere Phoenix significa avere una doppia sconfitta. Ero così stanca di stare male per amore, in quei setti anni non avevo fatto altro che nascondere tutto nel fondo del mio cuore… e solo Pearl era lì ad ascoltarmi mentre inumidivo la federa del mio cuscino con le solite lacrime amare. Ovunque andassi, tutto mi ricordava lui. E ora che avevo trovato una scappatoia… l’avrei seguita fino alla fine. Per qualsiasi ragione, nessuno mi avrebbe distolto dai miei obiettivi.
“Mistica Maya, devo dirti una co-ah, salve signor Osaki.”
Le parole di Pearl si fecero serie mentre pronunciava, come al solito, il nome di Osaki. Ma le stava davvero così antipatico?
“Che c’è, Pearly?” chiesi staccandomi dalla presa del mio ragazzo, rassicurandola con un veloce sorriso a trentadue denti. Pearly mi sorrise e si avvicinò alla mia orecchia, ridacchiando. “Il tuo vestito è arrivato dalla sarta… se ti vedesse il signor Nick, non ti toglierebbe lo sguardo di dosso.”
Rispose sorridendo furba, e scappando via per il corridoio esterno per raggiungere la Sala del Riposo. Mi portai le mani ai fianchi e iniziai a picchiettare il piede spazientita sul parquet. Quella ragazzina! Perché mi faceva sempre arrossire nei momenti meno opportuni?
“Tutto apposto, tesoro?”
“Ah, ehm, certo!! Sto benissimo.” risi e lo vidi sospirare contento. “Sai, sono contento che tu mi abbia detto la verità, di come quel tuo amico, come si chiama… Phonix?” “Phoenix.” lo corressi all’istante.
“Sì, lui… ecco, sono contento che ti abbia chiamato per congratularsi con te... insomma per la nostra relazione!” replicò tutto contento mentre io annuì con gli occhi sgranati. Ero davvero un’idiota perfino quando raccontavo le bugie! “Perché non  lo inviti stasera alla nostra serata? Mi hai detto che ha anche una figlia e una fidanzata, no? Potrebbe star con Pearl, mentre noi quattro parliamo un po’, tanto per divertirci di più. Che ne dici?”
Oh, Osaki. Quanto sei … adorabile quando vuoi vedermi contenta. Ma sono solo un mucchio di bugie. Oh, ma perché? Perché mi son cacciata in questo guaio? E’ tutta colpa di quello stupido, egoista, geloso, carino, e bellissimo avvocato!
“Non lo so, vedi lui fa i turni di notte in una azienda, quindi non saprei dirti. Mi sa che non è libero!”
Ok, me l’ero cavata con un’altra frottola. “Ah, che peccato! Non importa, vorrà dire che saremo solo… noi due…” lo vidi chiudere gli occhi e avvicinarsi ancora a me, mentre io indietreggiai d’un passo. “Dimentichi Pearly!” lui aprì un occhio e annuì, grattandosi la nuca “Ah certo, Pearl.”
“Adesso devo andare a prepararmi! Ciao amore, a stasera!”
Inutile dire che… era tutta colpa di Nick!

-

Rivedere Maya era stato come fare un tuffo nel passato. Nei suoi occhi avevo rivisto la persona che ero, e tutte le avventure che avevamo vissuto insieme; i suoi erano ricordi preziosi che tenevo custoditi dentro di me, ma che mai e poi mai avrei potuto – sopratutto voluto - riaprire. Maya, la mia piccola Maya era cresciuta, e non era più quella di una volta. Dovevo aspettarmelo, comunque; era passato così tanto tempo dall'ultima volta che avevo parlato con la sensitiva diciannovenne. Lì, sotto la pioggia, sette anni dopo mi ero ritrovato davanti il suo alter ego ventiseienne, e la cosa mi aveva terribilmente confuso le idee: mi ero reso conto che quella ragazza dai capelli corti e color ebano era diventata molto più affascinante, più matura nel modo di parlare e di ragionare. Era cresciuta, e con lei anche io ero cambiato drasticamente. Ma potevo davvero tornare sui miei passi? Far finta che quell'incontro fosse stato solo un piccolo incidente di percorso? Assolutamente no.
Era un’altra noiosa serata al Club della Barbabietola. Il tempo scorreva lentamente, e il proprietario aveva ideato un’altra delle sue geniali trovate per attrarre clienti in quel gelido ristorante russo. Di solito lì, ci andavano le coppie squattrinate, o persone poco affidabili; ma la cosa non mi disturbava, forse perché dopo sette anni, la gente mi conosceva e sapeva che di me – o del campione di poker – si poteva fidare. Dovevo ammettere che avevo un’aria poco rassicurante, ma mi piaceva comunque vedere le varie espressioni che la gente mi riservava, sempre diverse tra l’altro, quando mi guardava.
Guardai l’orologio: le otto e trenta. Ancora qualche minuto e sarebbe arrivata Trucy, accompagnata da suo fratello Apollo, per quella serata tutta balli o cose del genere. Avrei dovuto vegliare su mia figlia mentre una schiera di spasimanti le chiedeva di ballare? Assolutamente sì. E avrai anche provato tanto piacere a mettermi di mezzo, tra l’altro. Ma ormai la gente sapeva che era figlia mia e quindi le giravano al largo. Che fortuna.
“Hey Phoenix, anche tu farai quattro salti in pista stasera?”
Il barista John mi guardò ironico mentre asciugava un bicchiere bagnato. Ero seduto sullo sgabello del mio pianoforte e scossi leggermente il capo, divertito. “Ovviamente.”
“E chi sarà la fortunata? Ho sentito che piaci a un sacco di cameriere, qua dentro.”
“Davvero?”
Che buffo. Solo sette anni fa tutte le ragazze che incontravano mi mortificavano e ora invece, stranamente, sembravano cascare ai miei piedi. Forse era la tuta che mi rendeva uomo vissuto?
Comunque, non avrei ballato quella sera, per tanti – fin troppi – motivi: innanzitutto non che me la cavassi male a ballare, ma senza una potenziale compagna o voglia non avrei fatto proprio nulla. Poi dovevo essere reperibile per qualsiasi cliente; e mi fidavo di Apollo, sapevo che sarebbe stato sempre con mia figlia nel caso io sarei dovuto andare a giocare nel Covo.
“Eccome, signor -io voglio restare single per sempre-” mi canzonò ancora, mentre tra una risata e l’altra, come facevo a dargli torto? L’unica persona per cui avessi provato amore era soltanto la gemella di un’assassina. E… lei, ovviamente. Provavo uno strano sentimento per Maya, ma di sicuro con quell’Osaki – che m’ispirava non so quanti sguardi truci - di mezzo non avrei potuto farci proprio nulla. Era da quella famosa giornata che non la vedevo: erano passati svariati giorni, e oggi era un sabato sera. Magari in quel preciso istante Maya indossava un anello con sopra un diamante gigantesco.
Se lo meritava.
Ma non da lui.
“PAPA’!” urlò Trucy coperta con un cappotto blu, a braccetto di Apollo. Aveva i capelli raccolti con uno chignon: in quell’acconciatura c’era perfino una rosa blu intrecciata sul capo. Ai piedi aveva degli stivali, ma molto più bassi e con del lieve tacco che le aveva comprato Apollo per il compleanno. Era uno splendore. Mentre Apollo, sembrava che avesse solo vestiti rossi nel guardaroba. Mi alzai dallo sgabello e avanzi verso di lei con nonchalance. Mi chinai e aspettai che la mia piccola mi desse un bacio sula guancia. Dopo averlo ricevuto, mi sentivo già meglio.
“Signor Wright, questo è il famoso luogo in cui lavora?”
“Perspicace, Apollo.” scherzò Trucy, mettendosi una mano sulla bocca per coprire la sua risata. “Comunque tesoro, ti avevo detto di non vestirti troppo scollata, ma così coperta mi sembra un’esagerazione, sai?"
“Ma che dici, papà. Questo è solo un cappotto! E non ti preoccupare, ballerò solo con Polly… o anche Klavier.”
Apollo si sbatté una mano in fronte e mi guardò come per chiedermi: Non le faccia ancora parlare di lui, la prego.
“Klavier?” dissi io, sorpreso. “Viene anche lui?”
“Sì, con il Detective Skye! Non sono una bella coppia, papà?” replicò Trucy con gli occhi sognanti, unendo le mani e saltellando. “Penso di sì.”
“Signor Wright, anche lei stasera ballerà?” chiese Apollo curioso, guardandosi in giro chiaramente imbarazzato. Ho dovuto pagarlo per convincerlo da far da cavaliere a Trucy. Pagarlo con gli stessi soldi che lui stesso aveva guadagnato nelle piccole cause in tribunale. “Non ho l’abito adatto.” replicai ridendo.
Trucy a quel punto, guardò con uno sguardo furbo Apollo e tirò fuori dalla tasca le sue magiche coulotte che le avevo regalato tantissimo tempo fa. Incredibile che le usasse – e indossasse – ancora. La vidi gesticolare con una mano e tirare fuori improvvisamene una camicia bianca con un pantalone nero e delle scarpe semplici.
“Mai sottovalutare Trucy!” rispose Apollo, guardando orgoglioso la sorellina. Trucy me li sbatté sul petto e i suoi non ammettevano un “no” come risposta. Roteai gli occhi al cielo e presi gli indumenti tra le mani, sospirando rassegnato. “Devo proprio, Truce?”
“Non si sa mai che mi trovi la mamma proprio stasera!” mi fece l’occhiolino e mi incitò a cambiarmi.
Sarebbe stata una lunga serata.

--
Do ufficialmente il via alla parte Dirty Dancing che durerà due capitoli °°
Beeeeeeene, preparatevi, ce ne saranno delle belle :'D
Grazie per chi legge e recensisce, siete adorabili ç_ç <3
gm19961

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Ace Attorney / Vai alla pagina dell'autore: gm19961