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Autore: Cathy Earnshaw    26/06/2012    2 recensioni
Una ragazza e un regno da liberare, una compagnia di ricercati e un monile dotato di vita propria. Un equilibrio sottile da conservare. "Non si sfugge al proprio destino".
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualcosa si era, infine, spezzato dentro di lei. Lo sentiva chiaramente. Tanti piccoli frammenti che si sbriciolavano nel vuoto immenso che aveva nel petto. Solo poche ore prima c’era stato un cuore, proprio lì. Ma le sembravano ricordi troppo lontani per poterle appartenere davvero. La sua piccola, ingenua Maud non c’era più, volata via per sempre, con i suoi occhioni verdi, con le sue lentiggini, con la sua risata cristallina. Come aveva potuto accadere? Come aveva potuto lei, Daphne, permettere che la sua sorellina finisse vittima di quel conflitto così lontano da loro? Lei, che aveva giurato a suo padre sul letto di morte che l’avrebbe protetta a costo della propria vita, aveva fallito. Nel peggiore dei modi. Non riusciva a togliersi quell’immagine dagli occhi: la sommossa dei Ribelli,la risposta dell’esercito di Glauce, Mern trasformata in un campo di battaglia,il sangue ovunque, Maud che perdeva la sua mano e veniva inghiottita dalla folla, il suo corpicino martoriato…
Una mano carica di anelli preziosi le sfiorò una guancia riscuotendola.
- Dunque, mia bella Daphne…ho sentito parlare molto di te. Dicono che tu sia un’erborista molto dotata…alcuni ti chiamano strega!-
La voce untuosa di Gunnar la fece rabbrividire.
- Sei disposta a collaborare?-
Daphne alzò gli occhi sul tiranno. Era grasso e i pochi capelli avevano un aspetto molto precario. Non aveva l’aspetto di qualcuno particolarmente fedele alle promesse fatte.
- A quale prezzo?- domandò incerta.
Gunnar sorrise, viscido.
- Insieme, vendicheremo la tua Maud. Quello sciocco ragazzino ed il suo presuntuoso mentore si pentiranno di aver sfidato Lord Gunnar. Io avrò Glauce, tu la tua vendetta-
Le si avvicinò e le sfiorò le labbra con un disgustoso dito ingioiellato, a lasciar intendere che c’era anche una clausola non espressa nel loro contratto. La vendetta valeva tanto? Daphne sentì ribollire il sangue nelle vene.
- Allora, mia bella strega? Mi consegnerai Axel?-
 
Ariel si svegliò senza ricordare nulla di quanto le fosse accaduto. Ricordava solo un forte dolore alla testa, e nulla più. Represse un conato di vomito al pensiero del sogno, o meglio, del ricordo, che la Galassia le aveva inviato durante il suo stato di incoscienza. Possibile che…? Scosse la testa e cercò di muoversi, ma scoprì di essere legata. E provò una fitta di panico nel constatare che la Galassia era scomparsa.
Un’ombra in movimento attirò la sua attenzione. Strizzò gli occhi per capire di chi o di che cosa si trattasse, ma la sua vista ancora annebbiata non riusciva a mettere a fuoco bene nella penombra. La testa le faceva un male tremendo. Poi, dei passi irruppero nella stanza.
- Noto che finalmente la bella addormentata si è decisa a destarsi!-
Gunnar ridacchiò della propria battuta e accese le torce. Ariel socchiuse gli occhi, accecata, per poi spalancarli sgomenta.
- No…-
Non poté fare a meno di gemere sentendosi invadere dalla più totale disperazione. La risata viscida di Gunnar accompagnò il suo pigolio.
- Tu…sei sempre stata tu! La talpa…come hai potuto? Come hai potuto farci questo…Daphne?-
Daphne rise. Una risata dura, sprezzante, così diversa da quelle che erano solite affiorare dalle sue belle labbra.
- Non sai che soddisfazione sia, per me, essere riuscita a sfuggire alla tua inquisizione, Ariel. Pare proprio che, dopotutto, tu non sia la più intelligente della compagnia!-
Ariel sentì le lacrime bruciarle gli occhi e rigarle il viso. Per la vergogna di non essere stata all’altezza, per la delusione di aver scoperto in quella che credeva un’amica la peggior doppiogiochista, per il dolore del tradimento.
- Beh, sarò sincero, cara- intervenne Gunnar – mi aspettavo tutt’altro genere di persona quando mi hai detto che mi avresti portato lo stratega. Questa qui è una bambina…-
Daphne ghignò.
- Ti assicuro che hai davanti agli occhi la principale causa dei tuoi problemi-
Gunnar si inginocchiò, faticando per via della grossa pancia sporgente, davanti ad Ariel, che singhiozzava piano, e le sollevò il mento per guardarla meglio in viso.
- Eppure tu mi ricordi qualcuno…-
Nauseata dal comportamento di Daphne, Ariel non si fece sfuggire l’occasione e approfittò della vicinanza di Gunnar per sputargli in faccia. La sua situazione era già tragica, non poteva peggiorare. La strega scoppiò in una risata fragorosa.
- Te l’avevo detto che non è innocua come sembra!-
Riavutosi dal momentaneo shock, Gunnar le diede un pesante schiaffo. Ariel si impose di non gemere, nonostante il sapore dolciastro del sangue che le riempiva la bocca.
- Stupida presuntuosa! Inchinati davanti al nuovo Custode della tua preziosissima Galassia!- tuonò agitando il ciondolo che gli pendeva dal collo.
Per una frazione di secondo Ariel rimase senza fiato. Chiamato a raccolta tutto il coraggio che possedeva, represse un nuovo attacco di pianto e sbottò in una risata sarcastica.
- Ti fa ridere?- sbraitò Gunnar paonazzo.
- Si, mi fa ridere la tua ignoranza. Anzi, mi meraviglio che tu abbia potuto organizzare un così complesso colpo di stato! Devono averti aiutato, senza dubbio. Non puoi certo aver fatto tutto da te, non sei abbastanza sveglio…e lo dimostra il fatto che tu creda di poter diventare più forte grazie alla Galassia. Lei non è al servizio di nessuno, non è una donna che puoi sottomettere al tuo potere!-
Gunnar arrossì e si gonfiò come un tacchino.
- Staremo a vedere! Quando arriverà ciò che resta dei tuoi amichetti ti dimostrerò io chi comanda!-
- Che ne è stato degli altri Daphne?- domandò Ariel, assalita dalla vertigine all’idea del destino che poteva essere stato riservato loro.
- Molto semplice: la galleria imboccata da Angelica ed Isaac termina in una cella naturale da cui una volta entrati è impossibile uscire; nella direzione presa da Axel e Neil abbiamo posizionato un filo invisibile all’altezza delle caviglie che, una volta tirato, fa scattare una pioggia di frecce. Se conosco Neil, e lo conosco, avrà voluto fare strada. A quest’ora sarà già morto-
- Ne valeva la pena, Daphne? Il gioco valeva la candela?-
Daphne si fece sospettosa.
- Che significa?-
Ariel ghignò.
- Adesso che sei ad un passo dalla vendetta, ti senti forse meglio? Cosa te ne verrà in tasca? Maud non tornerà indietro, lo sai…e sai anche che la colpa di tutto questo non è dei Ribelli, ma dell’uomo per cui lavori-
Daphne arrossì e i suoi occhi lampeggiarono d’ira.
- Cosa vuoi saperne, tu, di lei? Non osare, non osare mai più…- gridò furiosa.
- Calmati, tesoro, calmati. Axel sarà qui a momenti, non possiamo perdere la testa- intervenne Gunnar.
- E poi? A che cosa vi servo io?- domandò Ariel confusa.
- Poi contratteremo- disse semplicemente Gunnar.
- Non rivelarle il piano- lo ammonì Daphne ritrovando fulmineamente l’autocontrollo.
- Perché? È giusto che sappia cosa la aspetta.- ghignò – Quando Axel arriverà, gli proporrò un vantaggioso scambio: la tua vita in cambio di Glauce. Firmerà un accordo con il quale dichiarerà di abdicare in mio favore, dandomi così la legittimazione che mi serve. Nessuno potrà più ribellarsi al mio potere!-
Ariel si accigliò.
- E se non dovesse accettare?-
- Lo farà-
- Perché mai? Io non accetterei!-
Daphne rise, una risata amara.
- Non essere sciocca, Ariel, farebbe qualunque cosa per salvarti la vita. La cosa che più mi irrita di te è che sei sempre riuscita a fargli fare quello che hai voluto. È come se tra voi ci fosse una sorta di legame. È invisibile, ma io lo sento…da quando sei arrivata non hai fatto altro che incrinare sempre più quel piccolo paradiso ovattato che con tanta fatica avevo costruito attorno a lui. Non l’hai distrutto, no, ma l’hai danneggiato irrimediabilmente. Hai fatto in modo che dubitasse di me, l’hai reso sospettoso…-
Ariel la guardava con gli occhi sgranati, ancora incredula davanti alla maestria con cui Daphne aveva saputo tirare le fila di quella storia, di quello spettacolo di cui era stata un’eccezionale burattinaia. Mormorò:
- Ma lui non ha mai sospettato di te, evidentemente. Altrimenti non avrebbe continuato, gettando all’aria ogni cautela, a renderti partecipe dei nostri piani più riservati. Ma naturale, tu eri l’unica a poter conoscere certi dettagli, certi programmi…come il luogo della riunione segreta, oppure il nostro viaggio attraverso la Valle Luce, o ancora, la posizione mia e di Angie durante l’attacco al fortino! Se solo Axel mi avesse detto che tu continuavi a sapere tutto…ma ha preferito mettere in dubbio la fedeltà di Isaac, di Isaac, capisci?, piuttosto che pensare male di te. E lo sai perché? Perché ti ama. Più di quanto ami Glauce, Isaac, me, persino più di quanto ami sé stesso. E tu invece? Ti sei presa gioco di lui per tutto questo tempo…e perché poi?! Per una vendetta senza nessun sapore. Non riesco a concepire che tu abbia tradito tuo marito con questo…questo…non riesco nemmeno a chiamarlo uomo!-
Gunnar arrossì violentemente ma non disse niente.
- Tradire Axel? Si tradisce chi si ama. Io mi sono limitata a servirmi di lui, niente di più. Il suo cuore è troppo ingenuo, Ariel…forse se ti avesse conosciuta due anni fa…ma non è stata per nulla facile, sai? All’inizio non riuscivo proprio a sopportare la compagnia dei Ribelli. Sporchi assassini, ecco cosa sono! E men che meno riuscivo a sopportare Axel, così infantile, così orrendamente bisognoso di attenzioni. Poi, però, ho capito che dipendeva soltanto da me: se fossi stata brava, il supplizio sarebbe finito presto. Ma sei arrivata tu, stupida ragazzina, e hai indebolito la mia fortezza dalle fondamenta…ma adesso il gioco è finito-
- Ben detto, Daphne-
Axel entrò nella stanza con passo pesante. I suoi abiti erano logori e impregnati di sangue, ma non sembrava ferito. Gli occhi brillavano di una luce macabra, la fronte era corrugata, la testa alta. Daphne sbiancò. Ariel, al contrario si sentì invadere da un’ondata di panico mentre Gunnar le puntava un coltello alla gola. Poteva solo pregare che Axel avesse sentito abbastanza da diffidare nel modo più assoluto della rossa e da evitare i raggiri del tiranno. Represse un singhiozzo al pensiero degli altri Ribelli.
- Finalmente, mio Principe!- esclamò Gunnar. – Dunque, ti voglio proporre un accordo…-
-Non siamo qui per contrattare, razza di tacchino gigante- rispose una squillante voce femminile.
Dall’oscurità della galleria emersero Angelica, Isaac e Neil, che si posizionarono attorno ad Axel. Ariel sentì il cuore esploderle e si sentì improvvisamente molto più leggera. Daphne vacillò.
- Ma come…come…- balbettò Gunnar.
- Silenzio, verme- ringhiò Axel.
Gunnar balzò in piedi, liberando la gola di Ariel, che incrociò lo sguardo di Isaac, i cui occhi la fissavano con apprensione.
- Sto bene- sussurrò.
Isaac annuì.
- Dunque, amici miei- disse cordialmente Axel – come la mettiamo adesso?-
Il suo tono di voce contrastava in modo agghiacciante con il suo sguardo, che trasudava furia e disprezzo. Gunnar si guardò nervosamente attorno. Poi, con voce isterica, strillò:
- Guardie!- e rimase sgomento davanti alla risata crudele di Axel.
- Credi forse che questo sangue mi appartenga? Le tue guardie sono morte, Gunnar. I miei Ribelli stanno occupando il Palazzo-
Ormai in preda al panico, prese a sbraitare contro Daphne, che aveva perso tutta la sua baldanza ed era rimasta cinerea ed immobile come una statua.
- È tutta colpa tua, stupida oca! Non avrei dovuto affidarti un simile compito! Non avrei dovuto fidarmi di te!-
- No, infatti. Per una volta io e te siamo d’accordo- commentò Axel.
- Ma come…come osi?!- balbettò Daphne.
- Taci, strega- sibilò Isaac, e sguainò la spada.
Axel e Neil lo imitarono, mentre Angelica si precipitava a recidere le funi che legavano Ariel. La ragazza, dolorante ed indolenzita, si alzò lentamente e barcollò. Angelica la sostenne e la allontanò da quella che si preannunciava sarebbe diventata un’arena di combattimento.
- È giunta l’ora della resa dei conti- disse Axel, e la sua voce suonò come un brontolio ferino.
Gunnar indietreggiò un passo ed estrasse la sua spada. I Ribelli avanzarono. In un lampo, questione di un secondo, il tiranno balzò su Daphne e la immobilizzò, bloccandole un braccio dietro alla schiena e premendole la lama sulla pelle delicata del collo.
- Fermi, o la uccido- disse.
Per la prima volta, fu Neil a rispondere.
- In che misura dovrebbe interessarci, tiranno? Daphne morirebbe comunque-
Gunnar sembrò sul punto di ribattere, ma la sua bocca si aprì e si richiuse senza emettere suono. I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa. Tutti trattennero il fiato mentre lasciava la presa su Daphne e si accasciava al suolo tra i gorgoglii. La strega impugnava un coltello insanguinato, e una grande macchia rossa si allargava sullo stomaco di Gunnar.
- Fatevi avanti!- ruggì Daphne puntando il pugnale contro ai Ribelli.
Neil fece un passo avanti.
- No, Neil. Questa è la mia guerra- sospirò Axel.
- Stai attento- sussurrò Ariel, domandandosi se il Principe sarebbe stato capace di riporre l’amore per sua moglie.
Daphne si avventò sul marito con la ferocia di una leonessa. Axel la schivò, con l’evidente intenzione di non ferirla. La donna attaccò di nuovo, e il Principe di nuovo schivò il colpo. Furiosa, partì nuovamente alla carica, ma per la troppa foga, scivolò sulla pozza di sangue del tiranno che si allargava sul pavimento e cadde.
Axel allontanò da lei l’arma e le puntò la lama al cuore.
- Dovrei ucciderti, schifosa puttana- sibilò.
- Fallo allora- ringhiò Daphne.
Axel indugiò a lungo, la punta della spada premuta sul tessuto leggero del vestito.
- Invoca la mia pietà-
- Mai!- gridò la donna sputandogli.
Axel la guardò con gli occhi carichi di dolore.
- Dovrei ucciderti…ma non ne sono capace. Ti amo troppo, Daphne, e l’amore non si cancella con un colpo di spugna…-
Si voltò mentre Isaac e Neil la legavano. Poi disse:
- Ariel, tu mi hai saggiamente consigliato tante volte. Che cosa devo fare di lei?-
Ariel si avvicinò.
- Desidera morire. Imprigionala. Almeno per il momento. Fino a quando non avrai le idee più chiare e potrai prendere una decisione di cui non dovrai poi pentirti…-
Axel annuì.
Un colpo e un grido di dolore li indussero a voltarsi verso la prigioniera: era riuscita a liberarsi dalla stretta di Neil e, recuperato il pugnale, se l’era conficcato nel petto.
- No!- gridarono all’unisono Ariel ed Axel, ma Daphne si era già accasciata con un gemito.
- Non posso crederci…- mormorò Isaac pochi minuti dopo, chiudendole delicatamente gli occhi.
 
Avevano vinto. La guerra era finita, così come la fuga, l’inganno.
Eppure nessuno gioiva. Axel piangeva sul corpo della moglie, e Angelica cercava di confortarlo, ma le lacrime non risparmiavano nemmeno lei. Neil era andato a dare mestamente l’annuncio alla Confraternita, che aveva ormai occupato l’intero Palazzo. Ariel se ne stava seduta in un angolo, a riflettere. Daphne li aveva ingannati tutti, dal primo all’ultimo. Nessuno aveva mai sospettato di lei più che degli altri. Nemmeno Ariel, che pure era così diffidente. Non si poteva immaginare, non si poteva prevedere…ed ora erano lì, a piangere sul cadavere di un’amica traditrice in un giorno che avrebbe dovuto essere di pura gioia. In un giorno che segnava la svolta definitiva della vita di tutti loro. E Gunnar? Era morto ancor prima di realizzare che la sua epoca era tramontata, per mano della sua stessa talpa. Come loro, si era fidato della persona sbagliata. Della stessa donna che aveva spezzato il cuore puro di Axel, troppo innamorato di sua moglie per sopportare la sua perdita. Che cosa era passato per la testa di quella ragazza che Ariel aveva visto nei suoi sogni? Quale follia le aveva fatto credere che la vendetta per l’infelice sorte della sua sorellina potesse essere la scelta migliore? Daphne li aveva traditi, ingannati, usati, venduti. Eppure tutti piangevano la sua morte con il massimo dolore.
Isaac si sedette accanto ad Ariel facendola sobbalzare. Aveva ricomposto il corpo di Gunnar, da bravo medico, e aveva l’aria esausta.
- Questa è tua- disse, tenendo la Galassia tra le mani.
Con gli occhi pieni di lacrime, la ragazza lo ringraziò, e lasciò che le legasse il ciondolo al collo. Sorrise al piacevole tepore che la Galassia diffondeva in lei.
“È finita, dunque, amica mia…”
“Non finirà mai, Ariel” rispose la voce dolce nella sua testa.
Isaac la squadrò con apprensione e domandò:
- Sei ferita? Ti hanno fatto del male?-
Le sfiorò il labbro gonfio e sospirò.
- Sto bene- rispose Ariel, domandandosi se fosse la verità.
- Come avete fatto ad arrivare qui sani e salvi, Isaac? Gunnar aveva disseminato il vostro cammino di trappole…-
Isaac distolse lo sguardo. Dopo una lunga esitazione, rispose:
- È stata Lei, la Galassia. Ci ha parlato. È stata una sensazione stranissima, quella voce ultraterrena, nella nostra testa…ci ha spiegato cosa sarebbe accaduto se non avessimo cambiato strada, e ci ha guidati qui. Se non fosse intervenuta Lei, noi ora…- deglutì e lasciò cadere la frase.
Ariel scoppiò a piangere ed Isaac la tenne stretta fra le sua braccia fino al ritorno di Neil.




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Eccomiiiii scusate il ritardo!! *Sorrisone a Socorro98 che è maestra di pazienza e occhiataccia ad Hareth che le mette pressione* Scherzoooo sapete che vi adoro! Qui ormai siamo agli sgoccioli, ancora pochi capitoli MWHAHAHA
   
 
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