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Autore: noneraunabattuta    27/06/2012    1 recensioni
Remus John Lupin stava giocando in giardino con un trenino magico,che andava da solo e faceva fumo vero,fischiando ad intervalli regolari.
Era un tardo pomeriggio di fine maggio del 1964. Aveva quattro anni.Storia sull'infanzia di Remus Lupin.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Capitolo 3.
Un modo per guarire

 
Un lupo mannaro. Ecco cosa sarebbe stato per il resto della sua vita. Un mostro.
Non c’era un rimedio.
Era passato quasi un mese da quando era stato morso. Era stato dimesso dal San Mungo,ma con i Lupin era rimasta una Guaritrice,perché li assistesse durante la trasformazione di Remus,che sarebbe avvenuta tra pochi giorni.
Questa era una donna grossa e dal cipiglio sicuro,probabilmente abituata alle mansioni più difficili.
Remus era caduto in uno stato di apatia che preoccupava lei ed entrambi i genitori.
Dopo aver scoperto cos’era successo,non aveva reagito in maniera violenta,come si erano aspettati. Si era chiuso in sé stesso,non parlava mai,a parte quando veniva interpellato. Mangiava poco,e non sembrava provare nessuna emozione.
In realtà,dietro questa maschera di indifferenza per la sua sorte,Remus moriva di rabbia. Perché era successo proprio a lui? Perché non c’era un modo per guarire?
Ormai aveva compreso la sua situazione.
Ad ogni luna piena si sarebbe trasformato e avrebbe perso il controllo. Avrebbe potuto mordere chiunque,anche i suoi genitori.
Non sarebbe mai andato a Hogwarts,ora che era un pericolo per chi lo circondava. Nessun preside con un briciolo di buon senso gli avrebbe permesso di frequentare la scuola. E così,il suo sogno più grande era andato distrutto.
Non avrebbe mai più avuto degli amici. Appena avessero scoperto cos’era,si sarebbero tutti allontanati come di fronte a puzzalinfa.
Ne aveva già avuto le prove.
Erano tornati a vivere nella casa in campagna,perché era più isolata rispetto alla casetta sulla spiaggia in Cornovaglia.
Remus era stato inizialmente contrario all’idea di tornare. Nonostante tutto quello che era capitato,non aveva dimenticato che Greyback voleva vendicarsi del padre. Quando aveva esposto ai genitori questo problema,erano scoppiati a piangere.
Ma al suo ritorno non era stato accolto con calore e affetto dagli abitanti del villaggio. Anzi,lo avevano trattato con freddezza,nessuno si era fermato a parlare con i genitori. I bambini con cui giocava,i suoi amici,non  venivano più a trovarlo,e quando lui andava in paese con la madre,se li incontrava,loro lo ignoravano.
La gente gli stava alla larga.
L’esperienza peggiore l’aveva avuta due giorni prima. Remus era andato al villaggio con la madre,che doveva comprare alcuni ingredienti per una pozione antilumache.
Di solito compravano il materiale per le pozioni in una piccola farmacia gestita da un vecchio mago di nome Wilkins,in buoni rapporti con i Lupin.
Ma,nel momento in cui Annabel aveva messo piede nel negozio,seguita dal figlio,Wilkins l’aveva cacciata.
-Gli animali entrano nel mio negozio solo all’interno di barattoli e scatole!-aveva detto.
La madre,umiliata e indignata,era scoppiata a piangere.
-Siamo amici,Wilikns!-aveva risposto.
-Il fatto che siete stati miei clienti non fa di voi dei miei amici!
-Lei … e tutti voi del villaggio che parlate alle spalle … siete tutti degli stronzi infami!
Era la prima volta che Remus aveva sentito la madre dire una parolaccia. Doveva essere proprio arrabbiata.
Poi l’aveva preso per mano ed erano tornati in fretta a casa,le lacrime sulle guance di lei.
Anche a Remus veniva da piangere,ma era troppo orgoglioso per farsi vedere debole,voleva consolarla in qualche modo.
 
E suo padre era stato licenziato. Questo i genitori non gliel’avevano detto,ma lui li aveva sentiti discutere sull’indifferenza dei colleghi e del capo di papà,che invece di stargli vicino e dargli una mano,si erano sbarazzati di lui.
Remus poi sentiva tremendamente la mancanza di Eddy,che era stato il suo compagni di giochi fin dalla sua nascita.
Se almeno ci fosse stato lui,non gli avrebbe pesato molto il fatto di non avere più amici.
Ricordava benissimo il momento in cui il lupo mannaro aveva dilaniato la carne dell’elfo,che si era messo in mezzo per difenderlo. Aveva dato la vita per lui.
A peggiorare le cose,ora che il padre non aveva più il lavoro,i suoi genitori avevano cominciato a  viaggiare per tutto il paese in cerca di qualcuno che li potesse aiutare.
Nemmeno gli zii venivano più a trovarli. Non rispondevano nemmeno alla posta che Annabel mandava loro. Remus non aveva più notizie del cugino di Hogwarts.
 
La trasformazione fu terribile. Non aveva mai provato un dolore così forte nemmeno quando i denti del lupo gli erano penetrati nella carne.
Aveva pensato che sarebbe morto o impazzito. Aveva gridato così tanto che di sicuro si sarebbe risvegliato con il mal di gola.
Era come se la pelle gli si strappasse,come se avesse qualcosa dentro che gli lacerava le carni per poter uscire.
Inoltre il panico che provava per la paura di fare del male a qualcuno,lo aveva fatto star male tutto il giorno. La nausea non gli aveva permesso di mangiare,la voglia di fuggire da sé stesso era incontrollabile.
Ma la cosa peggiore era certamente il fatto di non avere nemmeno un ricordo di quello che successe,a parte gli spasimi e le sofferenze della trasformazione.
Il pensiero che tutto questo avrebbe avuto una frequenza mensile era orribile. Perché non farla finita e basta? Perché il licantropo non l’aveva ucciso? Sarebbe stato tutto più semplice.
 
I mesi passavano in fretta. Ogni volta che Remus si risvegliava da una trasformazione,afflitto e sfinito,provava sollievo all’idea che mancasse ancora un mese alla prossima trasformazione.
Ma quel mese scorreva sempre più in fretta di quanto desiderasse,e tutto ricominciava da capo.
Le visite al San Mungo diventarono piuttosto frequenti per un certo periodo,perché durante la sua trasformazione in lupo,Remus si faceva spesso del male.
Ad un certo punto,però,i genitori avevano smesso di portarcelo. Remus li aveva sentiti parlare con la Guaritrice,dicendo che “nemmeno al San Mungo piacciono quelli come Remus”.
Il padre non trovava un lavoro,e ben presto furono costretti a vendere tutto. Anche la casa in campagna. Con i soldi ricavati,iniziarono un viaggio per l’Inghilterra,come dei vagabondi,in cerca di qualcuno che potesse aiutarli nel trovare una cura.
Entrambi i genitori si davano da fare per cercare un rimedio alla licantropia del figlio. Lui,invece,aveva perso ogni speranza fin dall’inizio.
Tutti quei viaggi,quelle preghiere,quei tentativi,gli sembravano inutili. Erano solo illusioni,vane speranze,che presto si tramutavano in delusione. Ogni volta per i genitori era un duro colpo da assorbire.
Anche per Remus lo era,ma cercava di non darlo a vedere.
Era diventato abbastanza maturo da sapere,nel suo cuore,che era tutto inutile.
I suoi genitori avrebbero fatto meglio a trovarsi un nuovo lavoro e ad abbandonarlo.
Di solito i lupi mannari non crescevano con le famiglie. Ad ogni trasformazione Remus correva il rischio di morderli.
Se fosse stato libero,se lo avessero abbandonato,sarebbero stati al sicuro.
Il giorno del suo quinto compleanno erano da qualche parte nel Surrey. Per tirargli su il morale dopo l’ennesima delusione,i genitori decisero di portarlo a una fiera lì vicino.
Gli comprarono lo zucchero filato,e Remus lo divise con loro. Nonostante la giovane età,si rendeva conto delle difficoltà economiche che gravavano sulla sua famiglia.
Erano mesi che non compravano un vestito nuovo,o un libro. Né per loro,né per il figlio.
Quel giorno Remus indossava calzoni rattoppati sulle ginocchia,piuttosto malridotti. Il padre aveva una camicia sbiadita che indossava da tre giorni. Il viso,un tempo bello,era scavato e stanco,la barba lunga e poco curata. La madre aveva le occhiaie e i capelli spettinati.
Sembravano poveri. Erano poveri.
Nemmeno le meraviglie della fiera fecero sentire meglio Remus.
Passarono la notte in una squallida locanda,e il mattino dopo erano già partiti per il Berkshire.
 
Passarono quattro anni.
Era il giorno del nono compleanno di Remus. Nonostante avesse solo cinque anni in più di quando era stato morso,era molto diverso.
Era più alto,più magro e più pallido,oltre che più trasandato che mai. Stava imparando a ricucirsi i vestiti da solo,per non dover gravare la madre di troppo lavoro. Aveva cicatrici su tutto il corpo,e l’aria malaticcia e stanca.
A stufarlo era soprattutto il comportamento dei genitori,che in tutti quei mesi non avevano ancora perso la speranza.
Remus capiva che erano stanchi,perché avevano perso l’energia con cui viaggiavano un tempo. Ora si fermavano nello stesso posto per più tempo. Ma nessuno dei due aveva ancora detto basta.
La Guaritrice non era più con loro,perché ormai i Lupin erano in gardo di gestire al situazione da soli.
Erano appena arrivati a Londra,e avevano trovato un ostello Babbano in cui alloggiare per pochi soldi.
-E’ il tuo compleanno,Remus. Come lo vuoi festeggiare?-chiese il padre.
Remus scosse le spalle.
-Non mi interessa.- rispose.
Il padre sorrise,e gli si avvicinò.
-Andiamo a Diagon Alley,non è distante da qui.-gli disse.
-A Diagon Alley? Per fare cosa? Per incontrare un altro a cui chiedere se sa come guarirmi?
-Ma no!-rise il padre,ma Remus capì che era così.
Si alzò di scatto dalla sedia,e andò alla finestra,che dava su una squallida via londinese.
-Sono stufo!-gridò.
-Remus … -iniziò la madre.
-No! Basta!-tuonò il bambino-Non ce la faccio più a girare per l’Inghilterra! Non lo capite che non c’è un modo per guarirmi!
-Noi lo facciamo per te.-mormorò lei.
-Se volete fare qualcosa per me,smettetela di farvi illusioni! Io non voglio continuare a seguirvi! Voglio un posto in cui restare!
-Ma …
-Voglio degli amici! –la interruppe Remus -Ma tanto non potrò mai averli.
-Remus,non dire così. Non è vero.-cominciò il padre.
Ormai il bambino aveva le lacrime agli occhi.
-Dovete arrendervi! Dovete arrendervi!
-Noi non ci possiamo arrendere. Sei nostro figlio,e dobbiamo garantirti un futuro.
-Un futuro? Quale futuro!-gridò lui-Non andrò mai a Hogwarts,lo sapete benissimo anche voi! E non avrò un lavoro. Il meglio che possiate fare è lasciarmi con quelli come me!
-MAI!-urlò il padre,con un tono autoritario che Remus non aveva mai sentito nella sua voce.
Alzò lo sguardo per vederlo meglio. Aveva un’espressione decisa,lo fissava come se stesse per scoppiare.
-Non ti permettere mai più di dire una cosa simile. Io e tua madre non ti lasceremo andare con loro. Non ti abbandoneremo. Vuoi davvero diventare come loro?
-Lo sono già.-ribatté Remus.
-No. Tu non sei come loro. Non sei come chi ti ha morso.
-Ah,no?
-Tu non sei malvagio,Remus. Non faresti mai ciò che lui ha fatto a te. Almeno,non di tua volontà.
Altre lacrime scesero sulle guancie di Remus,ma questa volta erano lacrime di gratitudine. Anche se non era d’accordo sull’ultima frase. Aveva perdonato,infatti,chi l’aveva morso. Ormai sapeva come ci si sentiva durante la trasformazione. La fame,la voglia di mordere qualcuno. Era ovvio che nemmeno chi l’aveva morso in realtà desiderasse farlo.
Ma la cosa importante era che i genitori avevano fiducia in lui. Gli volevano bene,e credevano nelle sue capacità. E lui era stato un egoista. Un egoista,a pretendere che loro non avessero a cuore la sua situazione. Era stato lui a sbagliare,a giudicarli male. Era il loro unico figlio,dopotutto,e non aveva più intenzione di deluderli. Se loro continuavano a sperare,ad insistere,l’avrebbe fatto anche lui.
-Ma non esiste un modo per guarire.- disse,accennando un sorriso.
-No. Probabilmente no.-convenne il padre -Ma noi continueremo a cercare.
Si abbracciarono,e per la prima volta da anni,Remus rise di una risata vera,allegra,fiduciosa.
Non importava cosa era diventato. Era sempre lui,Remus John Lupin,e doveva esserne orgoglioso.
Poteva scegliere chi essere,da che parte stare,e finalmente l’aveva capito.
Poteva anche cambiare nell’aspetto,ma non nell’anima.

 
Ecco il penultimo capitolo,
E’ il più lungo dei quattro,e forse anche quello più malinconico. In realtà,come sappiamo,nei libri Lupin non è una persona depressa e non passa il tempo a piangersi addosso.
Ma,secondo me,all’inizio deve aver passato un periodo di rabbia e sconforto,visto che la sua vita è cambiata completamente. Ha perso gli amici,la casa,non è più benestante e tutti,a parte i genitori,lo odiano.
Però alla fine del capitolo capisce che non tutto è perduto e che può ancora riscattarsi.
Inoltre,come si legge all’inizio del capitolo e alla fine,non sa ancora che è stato Greyback a morderlo.
Mi piacerebbe scrivere una FF del momento in cui scopre la verità,ma non farà parte di questa.
Mi pare di aver finito.
Ringrazio Sara_Snape per aver inserito la storia tra le ricordate e Narcissa_Merope11 per averla messa tra le seguite.
Un grazie anche a tutti gli altri che leggeranno e magari recensiranno.
Il prossimo capitolo è l’ultimo … e ci sarà un altro personaggio che conosciamo già.
Ciao!
Marghe 

  
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