Film > Pirati dei caraibi
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Autore: dragon_queen    27/06/2012    1 recensioni
Personale seguito dell'incredibile trilogia dei Pirati dei Caraibi. Stavolta la protagonista è una ragazza di quasi 20 anni, che reca sulla schiena un singolare tatuaggio e nasconde un inaspattato passato...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Hector Barbossa, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kathy si teneva impegnata come meglio poteva, in modo da pensare il meno possibile a ciò che aveva sentito all'isola dei mercanti. Era combattuta: aveva voglia di parlarne con qualcuno. La faceva star male raccontare bugie, soprattutto a Kaleb, il quale con lei era stato sempre sincero.

Ad un tratto una voce alle sue spalle la fece trasalire:

-Tu mi nascondi qualcosa-

Si voltò, incontrando lo sguardo serio del ragazzo, il quale però scoppiò quasi immediatamente a ridere.

-Avresti dovuto vedere la tua faccia- continuò tra un risata e l'altra.

-Ti sembra normale comparire alle spalle delle persone e far prendere questi spaventi?- sbottò lei, alzandosi dalla posizione in cui era e riponendo secchio e straccio in un angolo del ponte.

Kaleb la osservava.

-Non dirmi che te la sei presa- le disse, correndole dietro.

La ragazza si voltò, passandosi una mano sulla fronte, come a voler scacciare un mal di testa insistente.

-Scusa, sono solo un po' tesa. Da qualche notte non dormo molto bene-

Lui le afferrò un polso, costringendola a scostarlo dal viso e portandola a guardarlo.

-Kathy, c'è qualcosa che non va?-

Non riusciva a guardarlo negli occhi sapendo di mentire, così distolse velocemente lo sguardo.

-Va tutto bene, davvero- sorrise forzatamente.

-Adesso devo andare- disse infine e si allontanò velocemente da lui.

 

Se ne stava seduta nella sua cabina, poco distante da quella del capitano, la testa tra le mani. Aveva un gran mal di testa, probabilmente lo stare troppo sul ponte sotto il sole le aveva provocato una bella emicrania.

Si sdraiò lentamente sul letto, un braccio a coprire gli occhi, l'altra mano abbandonata sulla pancia.

Dopo qualche minuto che se ne stava nel più assoluto silenzio, cullata dal moto delle onde, sentì qualcuno bussare alla porta.

Sbuffando diede a chiunque fosse il permesso di entrare.

Sulla soglia apparve di nuovo Kaleb.

-Tutto bene?- le chiese, vedendo il suo colorito pallido e gli occhi semichiusi.

-Ho un forte mal di testa- disse lei, stendendosi di nuovo sul letto e tornando a fissare il soffitto.

Avvertì un peso al suo fianco, segno che il ragazzo si era seduto sul letto.

-Kathy, sono preoccupato. È da quando ci siamo fermati a fare rifornimento che sei strana. È successo qualcosa a terra? Si tratta di Jack?-

-Assolutamente no. Jack non ha fatto niente. Ho fatto semplicemente un giro per il mercato e sono tornata alla scialuppa, dove lui mi aspettava. Sono solo stanca-

Avvertì però il ragazzo sospirare.

-Io proprio non ti capisco. Qui tutti stiamo cercando di aiutarti come meglio possiamo, mentre sembra che tu ci tenga nascoste delle cose-

-Kaleb, ti prego...- disse lei, il tono supplichevole.

-Mi dispiace, ma non riesco più a sopportarlo. Sono preoccupato e tu non fai niente per tranquillizzarmi. Questo tuo silenzio mi sta facendo impazzire-

Lei si voltò a guardarlo e lo vide che fissava il pavimento, i pugni poggiati sulle ginocchia, stretti, che tremavano.

Lentamente poggiò una mano sulla sua, sentendo improvvisamente che lui si rilassava a quel tocco.

-Mi dispiace- disse lei e abbassò lo sguardo.

In quel momento sentì una mano di lui sfiorarle una guancia dolcemente, provocandole dei brividi lungo la schiena.

-No Kathy, a me dispiace. Vorrei condividere con te le tue preoccupazioni se solo me ne dessi la possibilità-

-Kaleb, io non mi merito ciò che tu mi stai dando. Ti farei solo soffrire e non voglio. Stai lontano da me, te lo dico per il tuo bene-

-Perchè?-

-E' meglio così-

Lui le si era avvicinato, ormai i loro volti erano a pochi centimetri l'uno dall'altro. Kathy poteva sentire il suo respiro sulla pelle. La gola le si chiuse per un attimo, ma mentre fissava gli occhi di lui, sembrò che tutto il dolore e la preoccupazione se ne fossero andati.

-Io non voglio lasciarti andare- sospirò lui.

La ragazza non sapeva cosa dire, in quanto anche lei non voleva che se ne andasse.

Le loro labbra si toccarono, mentre i loro corpi si fecero più caldi ed eccitati. Il ragazzo inclinò leggermente la testa, in modo da poter meglio raggiungere le labbra di lei, la quale non lo rifiutò, ma si abbandonò a quel gesto. Chiuse gli occhi, andando poi ad accarezzare i suoi folti capelli neri, i quali emanavano un intenso profumo di salsedine.

Avvertì una delle mani di Kaleb vagare sul suo corpo, facendola tremare. Mentre assaporava il suo odore e il suo sapore, però, le tornarono in mente le parole dell'Oracolo e allora si allontanò.

-No...Kaleb...aspetta...-

Lui la guardò, senza capire.

-Mi dispiace- disse e si alzò dal letto.

Senza aggiungere altro, la lasciò sola. In quel momento una lacrime le scese su una guancia.

 

L'uomo in cima all'albero maestro gridò il nome di Isla del Diablo. Barbossa, il quale aveva fatto ritorno sulla Corallo Grigio assieme al capitano Turner per parlare degli ultimi sviluppi, si allargò in un sorriso macabro.

-Si dice che chiunque sbarchi su quell' isola, non riesca più a trovare la via di ritorno-

-Mi sembra di capire che fino a adesso si possano contare sulle dita i luoghi che non nascondino trappole o maledizioni- disse sarcastico Anderson, fissando di sottecchi il vecchio capitano.

-E' sempre meglio temere ciò che non si conosce. Se poi ci possiamo infilare anche una bella maledizione, tutto di guadagnato- rispose il capitano della Perla.

-Se non ti conoscessi, direi che la cosa ti eccita, Hector- disse Jack, prendendo una sorsata da una bottiglia di rum.

Tutti gli lanciarono un'occhiataccia.

-Che c'è?- chiese il pirata, senza capire.

-Comunque io direi di organizzarci. Non sappiamo cosa ci aspetta- concluse il capitano della Corallo e tutti furono d'accordo.

Inoltre il sole stava tramontando e scendere su quell'isola di notte non era di certo prudente.

Mentre i capitani scendevano sottocoperta, Kathy rimase sul pinte a fissare quel pezzo di terra che tutto mostrava, tranne che fosse maledetta. Qualcosa però la turbava.

 

La luna vegliava sulla fonda delle tre navi poco a largo della piccola isola. Kathy non aveva più parlato con Kaleb da quel pomeriggio. Era più che sicura che lui fosse arrabbiato e non poteva certo dargli torto.

Si stava comportando malissimo nei confronti di tutti e non si sentiva affatto bene nel farlo. L'emicrania era tornata, anche se in forma più lieve.

La ragazza, poggiata alla murata sinistra della Corallo, aveva lo sguardo perso tra i flutti scuri di quel mare calmo.

Ad un tratto avvertì dei passi dietro di lei e per un attimo sperò che fosse il ragazzo. Quando si voltò, incontrò però gli occhi di suo padre.

-Aspettavi qualcuno?- chiese lui, avendo probabilmente intuito la delusione dalla sua espressione.

-No, figuriamoci. Chi avrei dovuto aspettare?- rispose lei, ma si sentiva che il suo tono non era molto deciso.

-Non so, magari il giovane pirata che ho notato avere delle grandi attenzioni per te- sorrise il capitano e si poggiò alla murata al fianco della figlia.

Dopo un attimo di silenzio imbarazzanti, l'uomo parlò di nuovo:

-Sai, mi dispiace non esserci stato in questi anni. Se solo Elizabeth me lo avesse detto. Deve essere stato difficile per te-

-Non molto. Quando la mamma morì, mi presero con sé i due proprietari della locanda di Deep River e mi hanno cresciuto con amore, come se fossi stata figlia loro. Ero felice, fino a quando anche quella felicità mi è stata strappata- concluse Kathy, poggiando la fronte sul parapetto di legno e nascondendo il viso.

In quel momento sentì il calore di una mano sulla schiena. Alzò lo sguardo verso il padre, che le sorrideva.

-Non vivere di rimpianti e di vendette piccola mia, non ne vale la pena. Goditi ogni momento, felice o doloroso, e usalo per divenire più forte. So che non sarà molto, ma prometto di essere al tuo fianco da questo momento in avanti, fino alla fine-

-Grazie- disse lei, con voce tremula, gettandosi tra le sue braccia.

A contatto con quello strano calore, anche se non poteva avvertire qualcosa battere nel petto dell'uomo, la ragazza si sentì improvvisamente protetta.

 

-Will, non pensi che sia prudente recuperare il tuo cofanetto? Se fallissero con la cattura di Kathy, probabilmente andrebbero a cercare quello-

-Hai ragione Jack, ma devo confessare che da un po' di tempo lo sento molto vicino-

-Ah giusto, l'empatia tra il cuore e il capitano. Che cosa romantica- scherzò Sparrow, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Will.

-Quindi, secondo te, cosa significa?-

-Non lo so-

 

Kathy se ne stava nella sua cabina, seduta sul bordo del letto, aspettando l'evolversi degli eventi. Aveva richiesto espressamente ad Anderson di coinvolgerla nel recupero del contenitore, ma aveva la sensazione che il capitano avrebbe invece fatto di tutto per non farla partecipare. Così, con l'orecchio teso, stava attenta a qualunque rumore arrivasse dal corridoio.

Ad un tratto avvertì però un suono sordo e lontano provenire da sotto il letto. Interdetta, si affacciò, ricordandosi che lì aveva nascosto proprio il cofanetto che sua madre le aveva lasciato.

Erano anni che non sentiva più quei rumori così evidenti dall'interno, ma, come Elizabeth le aveva raccomandato, non l'aveva mai aperto.

Forse quello era il momento giusto per farlo?

Accarezzò la superficie lavorata con entrambe le mani: sembrava che quell'oggetto emanasse una sorta di strano tepore. Lo fissò, come incantata, mentre la curiosità la stava a poco a poco consumando.

Si portò allora una mano al collo, andando a stringere la strana chiave, per poi, dopo averci riflettuto un attimo, sfilarsela dal collo.

Lentamente la avvicinò alla serratura. Stava per infilarla, quando la porta della sua cabina si spalancò.

Sulla soglia stavano suo padre e, dietro di lui, sopraggiunse un Jack trafelato. Vista la scena, l'ex capitano sorrise sornione:

-Chi l'avrebbe mai detto? Il cuore era su questa nave sin dal primo momento-

Will guardò negli occhi la figlia, tendendo poi la mano:

-Kathy, dammi il cofanetto-

Lei, intimorita dall'espressione che l'uomo le rivolgeva, gli porse l'oggetto, tenendo però ancora stretta la chiave. Dopo qualche secondo, gli porse anche quella, ma lui rifiutò:

-Quella la terrai tu. L'avevo affidata alla donna che amavo, quindi reputo che lasciarla nelle mani di mia figlia sia la cosa più adatta- e fece per andarsene.

Fu allora che Kathy lo fermò:

-Non mi dirai vero cosa contiene quel cofanetto?-

-Immagino che per il momento sia meglio per te non saperlo- sorrise il capitano Turner e si allontanò, seguito da Jack.

 

Kathy si rigirava nel letto, combattendo con le lenzuola, un calore improvviso le aveva invaso il corpo e aveva preso a sudare. Delle strane immagini le passavano veloci nella mente, mentre una voce lontana le ordinava di scendere a terra.

La ragazza aprì di scatto gli occhi, mettendosi a sedere e portandosi una mano alla fronte.

Senza pensarci troppo, afferrò i vestiti e si avviò in coperta.

Facendo il minor rumore possibile e protetta dall'oscurità di quell'ennesima notte, si avvicinò ad una delle scialuppe e prese a farla scendere in mare.

Quando si stava apprestando a scendere, qualcuno la afferrò bruscamente per le spalle. Possibile che tutti la dovessero sempre cogliere di sorpresa?

Lo sconosciuto la fece voltare e Kathy si trovò davanti Kaleb.

-Dove credi di andare?- gli chiese, mantenendo però la voce al livello di un sussurro.

-Ecco...io...-

-Sei un'incosciente. Volevi scendere a terra da sola in mezzo alla notte? Che cosa avevi in mente?-

-Kaleb, ascolta, da quasi una settimana, ogni notte, faccio lo stesso sogno e la stessa voce mi impone di recarmi da sola sull'isola. I miei mal di testa sono di sicuro provocato da quello e io ho bisogno di sapere. Non resisto più- disse lei, portandosi le mani alle tempie e scuotendo la testa.

-Allora io vengo con te-

-Davvero?- chiese lei, alzando lo sguardo per guardarlo.

Lui fece un cenno di assenso. Dopodichè, entrambi, sparirono nella notte.

  
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