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Autore: xhysterical    27/06/2012    1 recensioni
Salve a tutti, mi chiamo Lidia Thomas e ho ottantotto anni. Vengo da Glasgow, in Gran Bretagna. Volevo iniziare a scrivere la mia storia da qualche tempo, ma purtroppo non ne ho mai avuto il coraggio. Avevo paura di non saper parlare al pubblico attraverso un libro. Ora invece sono qui, a scrivere, e a cercare di trasmettere le mie emozioni. Ciò che mi ha portato a scrivere è stato un insolito evento accaduto più di settantadue anni fa. Avevo sedici anni allora, ma ricordo tutto come se fosse ieri.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver fatto uno spuntino con i fiocchi e un bagno caldo chiesi a zia Harriet di farmi visitare la casa. Mi rispose che avrebbe provveduto Lucas a questo.
Infatti, Lucas era già al piano di sopra, fuori dalla mia camera, che mi aspettava per fare un “giro turistico” della villa.
Quest’ultima era a due piani, con cinquanta stanze (se non di più). C’erano una moltitudine di bagni, cucine, camere da letto, soggiorni, e…mi disse Lucas, che mia zia fece costruire anche diversi passaggi segreti per passare da una camera all’altra senza il bisogno di ripercorrere i lunghi ed interminabili corridoi.
Quella casa era come una specie di Reggia di Versailles. Possedeva un enorme giardino con le fontane e i vari alberi di pesco. E c’era anche un giardiniere che alloggiava nella villa, il quale passava tutta la giornata a potare le piante.
Si prendeva cura dell’enorme giardino tutto da solo. Mentre Lucas mi mostrava le varie stanze della casa, iniziò a farmi varie domande per conoscermi meglio:


-Allora, signorina Lidia…quanti anni ha?

-Sedici. Ne compio diciassette il cinque Settembre.

-Oh, bene. E…che scuola frequentava prima di venire qui?

-Beh…in verità…ehm…io…non frequentavo nessuna scuola. Non ci sono più andata dopo la quinta elementare. Volevo aiutare mia madre in casa. Starle vicino dopo il brutto momento che avevamo passato.- gli dissi un po’ giù di morale, visto l’argomento.

-Oh…ehm…se posso permettermi…quale brutto momento? E’ successo qualcosa di grave? Può anche non dirmelo se non vuole parlarmene, capisco, ovviamente sono cose pers…- lo interruppi con un veloce movimento della mano. Volevo parlargliene, ma solo se me ne dava la possibilità. E in quel momento, zittirlo mi sembrò la cosa più ovvia da fare.
Così iniziai a raccontargli l’accaduto:


-Mio padre. Il brutto momento riguarda mio padre. Lui ci abbandonò quando avevo dieci anni. Ero appena tornata da scuola quando vidi un’auto, con il motore acceso, lo sportello aperto, e le valigie in terra, attendere qualcuno che in quel momento si trovava in casa mia.
Corsi immediatamente dentro, pensando che forse saremmo partiti tutti insieme per una vacanza, o a trovare i nonni paterni a Londra. Il mio sgargiante sorriso a trentadue denti scomparve quando vidi mia madre, seduta sulla poltrona del soggiorno, con il viso tra le mani, singhiozzante. Piangeva come una disperata. Aveva gli occhi rossi e gonfi. Mio padre era nella stanza da letto a recuperare le ultime cose rimaste che non era riuscito a far entrare nella valigia, ormai stracolma di vestiti stropicciati.
Mi avvicinai a mia madre, chiedendole il perché stesse piangendo, se era successo qualcosa di grave. E lei riuscì a dirmi soltanto che mio padre stava andando via.
Partiva.
Ci lasciava lì, da sole, perché amava un’altra donna più giovane di mia madre. A quel punto persi l’equilibrio. Le mie gambe cedettero e io crollai sul pavimento, con gli occhi pieni di lacrime.
Ma con mia grande sorpresa fui tanto forte da non versare neanche una lacrima per lui.
Mi asciugai velocemente gli occhi, corsi verso di lui che era ormai uscito dalla stanza e cercava di andarsene il più velocemente possibile, e lo spinsi fuori dalla porta. Lo spinsi con così tanta forza, con così tanta rabbia, che stava quasi per cadere, uscendo. Chiusi la porta a chiave e non gli diedi neanche il tempo di prendere l’ultima piccola valigia che aveva preparato con così tanta velocità pur di andarsene senza farsi notare da me. In quel momento lo odiavo. Lo odiavo con tutta me stessa.
Come ti ho detto, avevo dieci anni allora ma ebbi la forza di prendere la sua valigia, di svuotarla, e di fare a pezzi tutti i suoi vestiti. Li bruciai nel camino del soggiorno, dove mia madre era ancora seduta sulla poltrona a disperarsi. Nel frattempo mio padre era ancora lì, fuori dalla porta che bussava incessantemente e continuava a urlare tutte le imprecazioni possibili. Gli dissi che avevo bruciato i suoi vestiti e che poteva felicemente andarsene a fanculo. Eh già, gli dissi proprio così. Fu’ la mia prima parolaccia. E la dissi con un motivo, uno giusto per il quale valeva la pena essere lavata la lingua col sapone.


-Wow, signorina Lidia… mi spiace, non sapevo che avesse una storia così dura alle spalle. Se avessi saputo io non…

-Sai Lucas…- lo interruppi nuovamente, senza far caso a cosa stesse per dirmi perché ero troppo presa dal racconto ormai-…negli anni successivi mi ha anche mandato delle lettere. Ma io non le ho mai lette. Le ho sempre stracciate. Credo che fosse stata la “nuova donna” a indurlo a scrivermi. Ma, sinceramente, a me non interessa più nulla di lui. E’ scomparso dalla mia vita quel dieci Maggio in cui andò via. Per me è morto.- non mi accorsi che due lacrime mi stavano rigando il viso.
 
Dopo la lunga chiacchierata con Lucas decisi di andare un po’ a riposare in camera mia, e magari avrei sistemato i miei vestiti nel lussuoso armadio. In effetti, non avevo ancora perlustrato la mia camera da quando ero arrivata. Così mi diressi nella stanza, e aprendo la porta rimasi letteralmente scioccata nel vedere che era una camera veramente enorme. Le pareti erano di colore lilla, era una stanza molto illuminata e notai che le finestre erano adornate dalle lunghe tende bianche. Il letto matrimoniale era comodissimo e non passò molto tempo che mi ritrovai a saltarci su.
Dopo che ebbi finito di gioire come una pazza per il comodo letto, cercai qualche passaggio segreto di cui mi aveva parlato Lucas. Impiegai un’ora solo per cercare quegli stramaledetti passaggi. 
Dietro lo splendido quadro di Monet: NIENTE.
Sotto il letto: NIENTE.
Spostai anche tutti i libri e i saggi dalla libreria in cerca di un meccanismo nascosto ma NIENTE.
Decisi di affacciarmi un po’ dal balconcino stracolmo di piante colorate e profumate, che affacciava sul giardino, per prendere una boccata d’aria. Nell’uscire calpestai una tavola di legno del parquet che fece un rumore strano, come di vuoto. Così mi inginocchiai sulla tavola di legno e diedi dei piccoli colpetti che confermarono la mia versione dei fatti: c’era qualcosa sotto quel parquet.
Cercai un qualcosa di lungo e piatto per alzare la tavola di legno; siccome nella stanza non c’era niente che avesse quell’aspetto scesi in cucina e senza farmi vedere dallo chef, geloso dei suoi attrezzi culinari, presi un coltello e fuggii senza farmi né sentire né vedere. Mi diressi in camera e con il coltello riuscii ad alzare la tavola di legno.
Ciò che trovai cambiò praticamente la mia permanenza nella villa. 

...TO BE CONTINUED...




Hoolaaa bbbbelli.
Eccovi il continuo della storia. Lidia trova qualcosa di speciale
nella sua nuova stanza. Cosa sarà? ^-^
Alla prossimaaa...SCIIAAAOO.
  
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