Jillian camminava per le strade di Tanit assorta nei suoi
pensieri.
Osservava la gente che le passava vicino. Rimaneva spesso stupita
dall'enorme
noncuranza dei suoi concittadini, come se di giorno ci fosse una
città del
tutto diversa da quella della notte. Si insinuava con passo leggero tra
la
folla: il giubbotto di pelle aperto, le mani in tasca, la testa bassa e
la
lunga frangia sugli occhi. A volte si voltava leggermente per osservare
per un
attimo degli esempi di gioia di vita, come dei bambini che giocavano o
delle
coppie che si abbracciavano. Stupidi, pensava. Sono
tutti un branco di stupidi idioti. Perché continuano a
fingere di non sapere
niente? Stanno morendo tutti lentamente, e l'unica cosa che sono in
grado di
fare è aspettare la fine senza obbiettare. E dovrei salvarli
io? Gli ho già
regalato cinque anni della mia vita, il mio futuro, i miei ideali, la
mia
anima. Che ci pensi qualcun'altro. Sono stanca di sporcarmi le mani.
Non è più
un mio problema. Ho altro a cui pensare ora, devo salvare
ciò che resta di me
stessa...Non è più un mio problema.
Si diresse al centro della parte più nuova della
città. Dopo alcuni isolati
sempre più deserti, svoltò in un vicolo
apparentemente senza uscita. Con tutta
tranquillità appoggiò la schiena al muro e dopo
aver fatto un sospiro profondo
bussò: diede due colpi rapidi, un colpo più forte
e due colpi rapidi; i colpi
emettevano un suono metallico. Poco dopo la parte di muro a fianco a
lei si
rivelò essere una porta che si aprì rapidamente.
Con altrettanta rapidità
Jillian scivolò dentro, dopodiché la porta si
richiuse immediatamente con un
rumore sordo. Si spostò per le stanze con disinvoltura, fino
ad arrivare al
laboratorio, dove un uomo sulla trentina con una scura capigliatura
arruffata
stava trafficando con un computer. Jillian lo osservò per un
paio di secondi
poi, senza staccargli gli occhi di dosso, chiuse la porta della stanza
facendola sbattere violentemente. Dominic alzò gli occhi e
vide la donna che lo
fissava con aria palesemente seccata.
-Jill!- le disse con aria sorpresa -Che succede?-
-Glielo hai detto tu non è vero?- lo accusò
Jillian avanzando verso di lui
-Hai detto tu a Len dov'ero, non è così?-
-E' stato lui a trovarti, io non c'entro nulla- le rispose tornando al
suo
lavoro -e quando mi ha chiesto se potevi essere nella zona di Sunset
Street non
ho obbiettato-
-Non posso crederci!- sbottò Jill stizzita -Mi avevi
promesso che non
avresti rivelato a nessuno dove fossi!-
-Ed è quello che ho fatto- ribattè Dominic
allontanadosi nuovamente dal suo computer
-E' un anno che imbottisco gli altri di cazzate per pararti il culo. Lo
sapevi
che ti stavano cercando, e che presto o tardi ti avrebbero trovato. Che
pretendi? Sei sparita da un giorno all'altro! E io sono stanco di tutti
questi
segreti. Hai già il mio aiuto per cose più
importanti, ma per questa storia
cavatela da sola.-
-Ascolta Dominic- Jillian si avvicinò appoggiandosi alla
scrivania -so che
mi hai aiutato molto e te ne sarò grata in eterno, ma non
puoi chiedermi di
affrontare il vecchio gruppo, è una cosa che non posso e non
voglio fare-
-Non è un mio problema- tagliò corto l'uomo
-secondo me dovresti tornare e
smetterla di far finta che non te ne frega niente, perché
entrambi sappiamo che
è una grandissima cazzata. Tieni- le porse una piccola borsa
-ho aumentato un
po' la dose, come mi hai chiesto-
Jillian prese la borsa, la guardò per un attimo poi disse:
-Perché dovrei
tornare?-
-Perché è la tua natura Jill- gli rispose l'amico
-non è da te startene con
le mani in mano mentre il mondo sta finendo-
Jillian stava tornado verso il Prima Lux con le parole di
Dominic che gli
rimbombavano nella testa, quando si accorse che la luce se ne stava
andando
rapidamente. Alzò gli occhi al cielo e vide un'eclissi.
Appena l'oscurità
avvolse le strade un terriblie presentimento la trafisse. Una sagoma le
sfrecciò a fianco e si avventò su una bambina a
due metri da lei e cercò di
trascinarla via. Jillian scattò d'impulso. Con un balzo
raggiunse la creatura e
la divise dalla bambina. La creatura le mosrtò i denti
affilati e gli occhi di
ghiaccio, aveva le fattezze di un ragazzo piuttosto giovane. Si
gettò di nuovo
verso la bambina ma Jill lo afferrò per la caviglia mentre
era in aria e lo
scaraventò a terra. Il vampiroo allora crecò di
contrattaccare sferrandole un
calcio che la fece cadere a terra, dopodiché si
avvicinò per sferrarle il colpo
di grazia. Jill aspettò che fosse abbastanza vicino, poi lo
tirò a sè
facendogli perdere l'equilibrio e con una capriola si
ritrovò sopra di lui. Non
gli diede il tempo di reagire che estrasse la pistola e gli
sparò in piena
fronte. Il poco sangue che la creatura aveva in corpo le
macchiò la maglietta bianca.
Si diede uno sguardo intorno: l'oscurità avvolgeva ogni
cosa, e questo non
andava affatto bene. Le cose stavano peggiorando. Ripensò
nuovamente alle
parole di Dominic.
Ha ragione, non posso più restare a guardare senza
far nulla.
Il giorno era stato inghiottito dal buio e sembrava non
lasciarlo andare.
Quella notte diurna cancellò in un attimo quel poco di
normalità che era
rimasta nelle vite dei comuni mortali.
Jillian si diresse in tutta fretta verso casa, sempre più
preoccupata dal
fatto che la luce tardava a tornare. Raggiunse il Prima Lux,
attraversò il
locale sbattendo la porta, salì le scale a due a due e si
diresse verso la sua
camera. Digitò il codice a sei cifre sulla tastiera vicino
al suo armadio. Lo
sportello blindato si aprì lentamente. Jill prese un
caricatore per la sua
arma, poi ne prese un' altra a se le fissò bene entrambe
alla cintura. Prima di
andarsene la sua attenzione fu catturata per un momento dalla spada
riposta
sopra la mensola dall'altra parte della stanza, ricacciò
l'oscuro e triste
pensiero che le attraversò la mente e corse via.
Non passò molto tempo all'arrivo della donna nel punto di
ritrovo del suo
vecchio gruppo.
Rimasero tutti di sasso nel vederla irrompere nella stanza con passo
svelto
e deciso. Aveva ancora i vestiti sporchi del sangue del vampiro che
aveva
ucciso poco prima.
Len non credeva ai suoi occhi nel vedere Jillian dirigersi dritta verso
di
lui, armata, sporca di sangue e con aria decisamente seccata. Era
felice di
vederla, ma guardandola in faccia aveva come l'impressione che gli
avrebbe
sparato da un momento all'altro.
-Mi volevate?- tuonò Jillian -Ebbene eccomi! Si
può sapere cosa diavolo è
successo?-
Nessuno rispose, erano ancora tutti impietriti dalla brusca ricomparsa
della
compagna dopo più di un anno di assenza.
-Dunque?- insistette ancora. Len le lanciò il suo
caratteristico mezzo
sorriso, divertito dalle stranezze del carattere della vecchia amica:
-A quanto
pare c'è un'eclissi-
-Ma pensa un po'! Non me n'ero accorta!- ribatté
ironicamente Jill -Passi
subito a spiegare o devo subirmi ancora la tua faccia compiaciuta?-
Len la invitò a mettersi seduta e a placare il suo istinto
omicida. La
ragazza non molto contenta si sedette su una sedia vicina. L'amico le
passò
accanto sussurrandole che riguardava il motivo per cui passò
da lei pochi
giorni prima, poi si appoggiò ad una scrivania non lontana
ed iniziò ad esporre
la situazione: -Pochi giorni fa siamo venuti a conoscenza dei piani
della
casata dei Teper. A quanto sembra questa eclissi coincide con una
qualche loro
ricorrenza durante la quale dovranno svolgere un qualche rito
particolare,
tuttavia non siamo riusciti a scoprire il motivo di questo rito. La
cosa più
strana è che gli immortali, dopo dieci lunghi anni, sono
nuovamente usciti allo
scoperto, la domanda è: perché proprio ora?-
-Che intendi dire con "usciti allo scoperto"?- domandò un
ragazzo
seduto in fondo.
-Intendo dire che l'altra notte ho trovato un vampiro maciullato, non
da
noi, ma i segni avevano l'inconfondibile firma degli Athanatos-
Jill ebbe un sussulto insieme a tutti gli altri.
Gli Athanatos, l'antica casta degli immortali che da secoli vegliavano
su Tanit
come silenziosi guardiani, da tempo immemorabile in guerra con i
vampiri per
l'egemonia del territorio. Coloro che sparirono nel nulla dopo aver
giurato di
vegliare sugli umani, lasciandoli invece in pasto ai predatori
non-morti.
Len continuò dicendo che è molto probabile che
gli immortali fossero già a
conoscenza dell'eclissi.
Certo. Pensò Jillian tra
sé e sé. Gli immortali sanno
sempre ogni cosa. Sono sempre al corrente di tutto. E restano fermi ad
osservare il mondo che muore lentamente.
All'improvviso a Jill tornarono in mente ricordi di un passato non
lontano. Si guardò intorno e vide tutti i suoi vecchi
compagni di disavventure.
Ripensò a poco più di tre anni prima, quando
crearono la loro squadra per
difendere la città dalle stragi sempre più
frequenti dei non-morti, o vampiri,
come gli piace farsi chiamare. Dopo che gli immortali si erano ritirati
nelle
loro oscure dimore, negando la protezione che avevano promesso agli
esseri
umani, Jill, Len e i loro compagni divennero l'unica
possiblità per i gli
abitanti mortali di Tanit. In pochissimo tempo diventarono sempre
più numerosi
ed organizzati, sotto la guida di Jeff Arker, un giovane che
riuscì a
guadagnarsi la stima di tutti coloro che condividevano la loro stessa
causa.
Ora la sua figura non era altro che una dolce ombra nei ricordi di Jill.
Ma ora non è tempo di perdersi in stupidi ricordi,
il buio si è impossessato
della città, e ciò vuol dire il via libera per le
creature della notte. Se
l'eclissi non finirà al più presto, neanche
l'esercito più letale al mondo
potrebbe impedire a quei mostri di ridurre la gente di Tanit in tanta
carne da
macello. Jill ascoltava le parole di Len, ed era
sempre più
consapevole di dover accantonare i fantasmi del passato e passare
all'azione,
finché era ancora in tempo.