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Autore: Maffin97    27/06/2012    0 recensioni
E' una storia che sto scrivendo con il cuore, ci sto mettendo tutta me stessa nella storia, spero vi piaccia :D
La storia parla di Micheal, la sua vita è molto difficile, ha molte difficoltà nell'esprimere i propri sentimenti e questo lo fa diventare un ragazzo completamente chiuso con tutti.. respinge la madre e odia il fatto che si sia risposata dopo la morte del padre.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati nove anni dalla morte del padre,ormai Micheal aveva 17 anni, era molto alto con le spalle grandi e larghe ereditate dal padre, era abbastanza muscoloso, i suoi occhi era blu come l'oceano con delle sfumature di un azzurro ghiaccio, quella tonalità di colore gli rendeva lo sguardo misterioso e pauroso allo stesso tempo. Portava i capelli un po' lunghi e come tutti i ragazzi aveva una cresta di fianco molto scompigliata, il suo viso era magro, questo rendeva molto facile vedere i suoi cambi d'umore grazie ai suoi zigomi ben visibili. Le braccia erano sane e muscolose con qualche tatuaggio che gli facevano da decorazione. Al collo portava la medaglietta del padre, non se la toglieva mai.. Era l' unico ricordo che aveva di lui. La vita di Micheal era cambiata radicalmente, la madre si era risposata: con Mason Clark. Mason era un grande imprenditore pubblicitario, era un uomo alto, anche lui abbastanza muscolo, la cosa che fece innamorare Rosali erano i suoi occhi color cioccolato fondente, i lineamenti di Mason erano sempre rilassati. Un particolare….. suo figlio, Jimmy era uno dei più bravi a scuola. Jimmy era il contrario di Micheal, lui era educato, bravo a scuola, simpatico e pieno di amici. Micheal invece era antipatico,, aveva mollato la scuola e preferiva stare da solo, era molto complicato conoscere una parte della vita di Micheal, era tanto riservato, stava tanto tempo in camera o almeno questo è quello che pensa la madre. La nuova casa era tre volte più grande della vecchia, i mobili erano molto moderni, più o meno le tipiche villette di Los Angeles con grandi finestre e con la vista mare. Ad un tratto nella casa si sentirono dei piccoli tacchettini che si avvicinavano alla camera di Micheal, la madre entro in camera e vide il giovane ragazzo ribelle con la schiena nuda avvolta nelle coperte mentre dormiva tranquillamente. Rosie si avvino alla finestra e apri le tende aprendo un grande varco di luce nella grande e lurida stanza, Rosie si piego e inizio a prendere i vestiti che il figlio buttava sul pavimento e li riposò nella cesta dei panni sporchi, la luce andò dritto sul corpo di Micheal che infastidirono sonno facendoli fare dei piccoli versi infastiditi dal gesto della madre - Micheal quante volte ti ho detto di riportate i piatti in cucina?- disse la madre prendendo i piatti dalla scrivania - esci dalla mia camera- aggiunse Micheal con la voce addormentata - guarda come hai ridotto la stanza, è un porcile- -fammi dormire- Micheal sposto il cuscino e lo appoggiò sopra il suo viso in modo da coprirsi dal sole mattutino. - vieni a fare colazione e rimetti a posto la stanza- Rosali prese gli ultimi piatti e usci dalla stanza,sperando che il figlio facesse quello che egli gli disse. Micheal non ascoltò nessuna parola di quello che gli disse la madre e continuo, o almeno, ci provò a dormire, ma per colpa del sole mattutino , il suo sonno fu interrotto, si tolse il cuscino dal viso infastidito, si alzo e si diresse al bagno con un passo lento e stanco. Scese le scale con il petto nudo e andò verso la cucina dove ammiro la così detta "famiglia", jimmy, il fratellastro era seduto vicino alla madre, scherzavano e ridevano mentre il giovane tredicenne mangiava la sua tazza di latte e cereali, Mason invece si stava preparando il caffè mentre leggeva il giornale. Micheal si fece una di quelle domande del quale sapeva gia la risposta ma se la chiedeva lo stesso ogni mattina appena scendeva dalla sua camera e guardava quelle semplici tre persone che vivevano nella sua stessa casa " perche odio così tanto questa famiglia ?" perche dovrebbe odiare così tanto l'uomo che gli da un posto dove vivere?o sua madre, che gli ha donato la vita... Purtroppo non era capace a rispondere a tutte le domande che si poneva ma solo alla prima riusciva a rispondere ... Odia la famiglia perche lui non ne fa parte, è solo il figlio di Rosie, non ha un ruolo importante come quello di jimmy. Micheal si sedette a capo tavola, isolato da tutti con la testa rivolta al piatto - buon giorno Micheal- disse Mason, la risposta di Micheal non arrivo, era troppo impegnato a giocherellare con la forchetta sulle uova strapazzate che si trovavano nel piatto. - hai progetti per oggi ?- malgrado Micheal parlasse molto poco, lo sforzo di Mason non finiva mai - no- Micheal aveva un dono, il dono di mettere un sacco di emozioni in una singola parola. Rabbia, tristezza,stanchezza,pazienza... Tutto abbinato con il tono basso, quel tono che appena lo ascolti dentro di te si forma un angoscia che ti rimane almeno per una mezz'ora -se vuoi puoi venire al lavoro con me...- - ho da fare- Mason non fece in tempo a finire la frase che Micheal si era gia alzato prendendo il piatto, dove conteneva la sua colazione, che era gia sulla strada delle scale per andare in camera sua. Micheal entro in camera, chiuse la porta e appoggio la colazione sulla scrivania, si diresse verso la finestra e chiuse le tende facendo ritornare il buio nella stanza, finalmente era di nuovo a suo agio. Il giorno dopo, vero le 14.00 del pomeriggio, Micheal si stava preparando per andadre alla sua seduta di due ore con lo psicologo,usci dal bagno con i capelli bagnati che gli cadevano sul viso pallido, l'acqua gli gocciolava lentamente sul suo petto nudo disegnando ogni dettaglio, passo davanti allo specchio che era fuori dal bagno, si guardo e penso se il padre era fiero di ciò che era diventato, del fallimento di figlio che aveva dato vita,abbasso lo sguardo verso la medaglietta e la tocco lentamente sentendo il piccolo rialzo delle scritte, si diresse verso il suo armadio e tiro fuori la prima cosa che vide, si infilo una T-shirt bianca con una felpa nera, prese il telefono e l'iPod ed usci di casa. Lui trovava divertente fissare il suo psicologo per due ore senza spiaccicare parola,entro nel grande edificio e come ogni martedì andò al dodicesimo piano, apri la porta dello studio e si sedette nella sala d'attesa. -ciao Micheal - disse mandy,la segretaria del signor Gilbert, mandy era una donna anziana, bianca di carnagione era dolce e solare e riusciva a mettere il sorriso a tutti. Un paziente usci dall'ufficio del signor Gilbert e una voce grassa e rilassata si fece sentire - Micheal puoi entrare- Micheal si alzo ed entro senza spiaccicare una parola. Il signor Gilbert era un uomo di colore, la sua carnagione di pelle era sul cappuccino, aveva i capelli corti e un po' di barba, era grosso e mediamente alto, sedeva sulla sua sedia ormai vecchia e teneva le mani incrociate -ciao Micheal come stai?- - come sempre- disse Micheal sedendosi difronte a lui - hai qualcosa da raccontarmi ?- disse guardandolo -no- - hai bisogno di sfogarti ?- - no- Micheal trovava tutto un dispetto, si comportava male? Dispetto per la madre, molla la scuola? Dispetto per Mason e la madre, andare dallo psicologo e non dire niente per due ore? Dispetto per la madre, questo comportamento lo eccitava. -Micheal non puoi non avere niente da raccontarmi- - mi dispiace deluderla ma purtroppo è così- Micheal aveva lo sguardo basso, la voce era priva di interesse riguardo all'argomento trattato, il signor Gilbert lo guardò e noto che era agitato, lo capi perche Micheal giocherellava con la medaglietta, il signor Gilbert ovvero Stefan, aveva studiato il linguaggio segreto del corpo e utilizzo questa lingua per capire Micheal. - ti manca tuo padre?- a quelle parole Micheal sgrano gli occhi,il cuore inizio a battergli forte, i suoi zigomi si strinsero e il suo sguardo diventò triste e arrabbiato. Stefan aveva trovato il punto debole di Micheal, il ragazzo si alzo e disse - la seduta è finita- si giro e si incammino verso la porta - la seduta finirà quando lo dirò io- -lei non puòdirmi ciò che devo fare - si giro - le due ore non sono finite, tua madre paga molto per farti venire qui- - non è stata una mia idea venire qui, sono stato costretto- Micheal alzo un po' il tono di voce - perciò non è affar mio quanto spende- - Micheal è inutile che ti comporti così, non lo farà di certo tornare indietro- Quelle parole erano tante piccole lame che entravano nel corpo di Micheal, Stefan continuo a parlare - pensi.. Pensi che mollare la scuola o far star male tua madre sia la cosa giusta? Micheal stai rovinando il tuo futuro e lo sai bene anche tu, sei una persona intelligente ..- - ohh stia zitto, risparmi queste parole a qualcuno a cui interessa davvero- Micheal usci dal palazzo arrabbiato con i pugni serrati, aveva voglia di spaccare tutte le cose che gli erano davanti... Ma era troppo debole, debole dentro se stesso, sapeva dentro di se che se avrebbe dato un piccolo segno di pazzia sarebbe crollato, sarebbe stato vulnerabile e le persone vicino a se lo avrebbero aiutato ma lui non voleva questo.
  
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