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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    27/06/2012    1 recensioni
[FamilyFluff][Ciel&Family]
Spoiler dai capitoli finali del Campania Arc, Missing Moments riguardo al salvataggio di Ciel e Sebastian.
Affondò in ginocchio in quell'oscurità, calda come l'abbraccio che lo stringeva con forza mentre il Sole sorgeva nuovamente, sorgeva ancora sopra i rottami della nave il cui relitto si trovava ormai sul fondo dell'oceano gelido.
E loro due, su quella barchetta inondata di luce, attendevano i soccorsi in forma di quella grande e lucente fregata che si stagliava all'orizzonte davanti ai loro occhi.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Marchioness Frances Middleford, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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SINKING IN THE DEEP SEA

§§§

Betated by _Kurai_

§§§

E poi venne la stanchezza, improvvisa e non voluta, vennero i brividi lungo la spina dorsale e infine il gelo che attanagliava la pelle ormai bluastra, addormentando i sensi e precipitandolo in un mare buio e oscuro, identico a quello da cui erano riusciti a scampare.

Affondò in ginocchio in quell'oscurità, calda come l'abbraccio che lo stringeva con forza mentre il Sole sorgeva nuovamente, sorgeva ancora sopra i rottami della nave il cui relitto si trovava ormai sul fondo dell'oceano gelido.

E loro due, su quella barchetta inondata di luce, attendevano i soccorsi in forma di quella grande e lucente fregata che si stagliava all'orizzonte davanti ai loro occhi.

§§§

Sul ponte dell'imbarcazione, intanto, i marinai erano agitati.

Solo pochi minuti prima, dalla coffa, era stata annunciata la sagoma di una scialuppa di salvataggio con a bordo due sopravvissuti, alla deriva in una sterminata landa ove galleggiavano i pochi resti affioranti della Campania, affondata con il suo carico di ricchezze e morti.

E' un bambino! E con lui c'è un uomo!”

L'ennesimo annuncio, da un punto imprecisato sopra le teste degli uomini impegnati in coperta, mise l'acceleratore al ritmo di lavoro generale, taluni si sporsero, distinguendo vagamente la figura ritta in piedi nel centro della scialuppa, e ancora più vagamente il fagottino nero che stringeva tra le braccia: “E' incredibile...” bofonchiò uno degli ufficiali, un giovanotto dai folti capelli rossicci tutti spettinati, che era corso ad aiutare nelle manovre i suoi uomini, “Come avranno fatto?” si chiese, mentre dava l'ordine di gettare l'ancora.

Poi si sporse – la fregata aveva affiancato il piccolo guscio di noce in balia dei flutti e la differenza di dimensioni rendeva difficoltoso raggiungere i due naufraghi – e agitò una mano nella loro direzione: “Vi tireremo su!” gridò deciso, voltandosi con urgenza verso gli addetti all'argano, “Sbrigatevi!” sbottò, alzando le mani per far loro da guida.

Aye, signor Spencer!”

Si girò nuovamente, scrutando e studiando i due sopravvissuti: da lassù, gli sembravano ancora più piccoli e miserabili, benché i suoi occhi ben allenati avessero notato all'istante i resti di abiti di ottima fattura addosso ai loro corpi.

Nel silenzio di quella mattina maledetta, con solo le onde a infrangersi sulla chiglia del massiccio natante, l'ufficiale gridò con voce chiara e squillante: “Aggrappatevi al gancio!”.

A Spencer parve quasi di vedere quell'uomo sorridere prima di afferrare il pezzo di metallo ricurvo con presa salda, malgrado l'unica mano in quel momento utilizzabile, l'altra era impegnata a sorreggere il corpo privo di sensi del bambino, che venne fatto scivolare con grazia tra le braccia aperte del rosso mentre il suo compagno ruzzolava poco elegantemente sul pontile affollato.

Subito, l'uomo venne circondato dai marinai, che si affrettarono a tenerlo in piedi.

Era giovane, all'apparenza, e ancora di più lo era il fagotto che Spencer stringeva tra le braccia, un ragazzino dal viso quasi cianotico, il respiro accelerato e una benda che gli copriva l'occhio destro, un bambino in tutto e per tutto, nelle mani piccole e tremanti e nella voce sottile che si lamentava e rantolava alla ricerca di aria.

Il mio padrone soffre di una grave forma di asma.”

Pur sobbalzando per l'improvvisa apparizione dell'altro naufrago davanti a sé, Spencer non disse nulla, assimilando l'informazione appena pervenutagli: “Portatelo di sotto, se ne occuperanno in infermeria e...”

CIEL!”

La voce disperata di Elizabeth interruppe piuttosto bruscamente il rosso, che si vide piombare quasi addosso la giovane marchesa, seguita a larghi passi dai genitori e dal fratello.

Le espressioni di questi ultimi erano particolarmente severe per mascherare stanchezza, rabbia e preoccupazione, e se normalmente Frances avrebbe rimproverato la figlia in merito al suo comportamento poco consono, in quel momento non avrebbe potuto fermarla, né avrebbe voluto

Malgrado l'espressione quasi impassibile, la donna per un attimo credette che il fragile filo che teneva legato il nipote alla vita si fosse spezzato: era immobile, gelato...

Ma il respiro affannoso di quest'ultimo dimostrava che stava ancora combattendo.

Dobbiamo portarlo di sotto dal medico di bordo.” incalzò Spencer, scrutando i quattro: “Voi siete...”

Si tratta della famiglia del marchese Alexis Leon Midford, sono i parenti più prossimi del signorino.” presentò Sebastian, inginocchiandosi accanto ai due bambini sul ponte: “Lady Elizabeth, il signorino ha bisogno di cure immediate, lo lasci andare.” disse lui, sussurrando all'orecchio della marchesina.

Maggiordomo, la tua giacca che fine ha fatto?” chiese Edward con voce stentorea, non gli erano sfuggite le code di stoffe che pendevano dal fianco del corpo del cugino.

Sebastian sorrise ma non rispose.

Elizabeth lasciò la presa su Ciel ma non smise di singhiozzare neppure quando il padre, con delicatezza, ebbe raccolto il nipote tra le braccia e, seguito dalla moglie, lo ebbe portato sotto coperta.

Edward aiutò la sorella a mettersi in piedi e la spinse gentilmente verso le scale.

Fece per seguirla, ma prima i suoi occhi incontrarono quelli di Sebastian, che non si era mosso dalla sua posizione accanto a Spencer, mormorò appena qualcosa all'indirizzo del servitore poi si precipitò di sotto dietro a Lizzy.

Tra sé e sé, il demone sorrise appena, era inutile ringraziarlo per aver svolto il proprio dovere.

§§§

Ciel annaspava freneticamente alla ricerca di aria, immerso nel suo abisso di oscurità bollente, avvolto da un calore che non riusciva a capire da dove venisse e con i polmoni doloranti per il continuo ansimare per il disperato bisogno di ossigeno.

Annaspava, eppure sentiva come una presa leggera sulla sua mano, una presa piccina, ma i suoi occhi troppo stanchi non riuscivano ad aprirsi, restavano semplicemente chiusi mentre la vaga coscienza che riusciva a mantenere per chissà quale assurdo miracolo era troppo debole per fare qualunque cosa, per sperare di raccogliere informazioni su ciò che gli stava attorno.

Era sveglio, ma era come se non lo fosse.

Poi, accadde.

Faticosamente, i fili dei ricordi cominciarono a riallacciarsi e, a poco a poco, nella sua mente, riemersero le immagini dell'accaduto: ricordava la sensazione dell'acqua salata e gelida riempirgli il naso dopo il violento impatto, ricordava la sensazione del salvagente che gli bloccava le braccia e gli impediva di nuotare, di muoversi, per evitare che il gelo lo ghermisse e lo strappasse alla vita.

Ricordava Sebastian che lo tirava fuori.

Ricordava quegli esseri che, con i loro versi rantolanti, riemergevano dall'oceano.

Ricordava il sangue e infine l'alba.

Più ricordava e più il suo corpo si avvicinava a riprendere del tutto la propria sensibilità.

Riprese a sentire voci ovattate, l'odore quanto mai intenso del disinfettante, l'ondeggiare del letto su cui si trovava...

E poi quella vertigine che solo la realtà era in grado di dare, il percepire in rapida successione voci e profumi familiari che si mescolavano tra loro lasciandolo confuso e spaesato più che mai.

Riconobbe il tono fermo e deciso, appena appena velato di stanchezza e preoccupazione quasi impalpabili, della zia a pochi passi da sé, riconobbe lo sbuffo, che mascherava l'orgoglio, di Edward.

Riconobbe il passo strascicato e ritmico che seguiva i movimenti dei piedi nell'affondo con la spada, inconfondibile segno di riconoscimento del futuro suocero.

E infine la stretta gentile sulla sua mano.

Era una buffa sensazione quella che aveva cominciato ad affiorare nel suo petto: non ricordava di averla mai provata in passato, o forse non riusciva a ricordarla perchè scomparsa, fagocitata nell'oscurità di quella notte.

Perchè una famiglia, molto tempo prima, l'aveva avuta, amorevole e affettuosa, e per un attimo, sentiva di poterla toccare di nuovo, nella forma di quelle mani sottili che stringevano le sue, nel tessuto spesso di cui la marchesa era solita far fare i propri abiti, nei baffi ispidi del marito di lei e nella lama lucente che il primogenito dei Midford portava sempre, esibendola con estremo orgoglio, alla cintola.

Malgrado la febbre che lo rodeva, malgrado i polmoni in fiamme e la debolezza generale che lo spingeva nell'incoscienza sempre più, donandogli la sgradevole sensazione di stare per affogare nuovamente nel mare scuro e gelido, Ciel Phantomhive riuscì - pur per un attimo soltanto - a stringere quelle dita screpolate con la poca forza rimastagli mentre, prima di crollare definitivamente, le sue labbra bluastre si distendevano in un sorriso appena accennato.

Sarebbe guarito.

Sarebbe guarito, e a quel punto le avrebbe strette con tutta la delicatezza che meritavano, non con l'urgenza di un naufrago qual'era lui, le avrebbe sfiorate con le labbra e le avrebbe onorate come il legame caldo con la famiglia che in realtà erano e sarebbero sempre state.

   
 
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