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Autore: Meliss    28/06/2012    1 recensioni
Sono Chiara, ho quindici anni e frequento la Dawson high school di Londra.
Diciamo che sono una ragazza che si sa divertire, non mi sono mai innamorata e spero che non accada mai.
Mi da il volta stomaco tutto ciò che riguarda l'amore, ma la vita è piena di sorprese!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Giro e rigiro in mezzo al parco, ma invano, di Harry non c’è nemmeno la traccia. Mi giro per tornare dai ragazzi quando mi arriva all’orecchio una voce famigliare, è la sua voce, la sua inconfondibile voce. Mi volto di colpo e riesco a vederlo, è insieme ad un gruppo di ragazzi, sta ridendo, forse non gli importa, non gli importa come ho scoperto importa a me, non gli importa come vorrei gli importasse… mi avvicino lentamente, ad un certo punto vedo la sua testa piena di riccioli voltarsi leggermente verso di me, sta sorridendo, mi fermo di colpo, è come se mi mancasse il fiato, rimane a guardarmi, ma il suo viso si sta rattristando e l’unica responsabile di tutto sono io. Comincio a correre sui quei maledetti tacchi. La mia corsa si arresta a qualche passo da lui, una persona si è messa tra noi, non riesco nemmeno a vederla, i miei occhi sono puntati sul quel ragazzo che non ha mai tolto lo sguardo da me. Capendo di non avere neanche un pizzico della mia attenzione, la persona mi prende per un braccio e comincia a scuotermi, mi giro verso di lei, è una ragazza, l’ho già vista, frequenta il mio stesso corso di matematica, una volta, mi sembra, mi chiese la risposta di un esercizio, si chiama… si chiama Lindsay! “Vanessa ha bisogno di te…” Okkey, è riuscita ad avere la mia attenzione, cosa può volere Vanessa? Come mai non è venuta lei da me? Con un mio gesto del capo la ragazza capisce e mi prende per mano per accompagnarmi da Vanessa, Harry, che aveva seguito tutta la scena, mi guarda andarsene e con uno sbuffo rientra nella conversazione dei suoi amici, la sua espressione mi uccide, cosa avrà pensato? Ora riesco solo pensare a Vanessa.

Lindsay mi conduce dietro al capannone, seduta per terra con le mani sul viso c’è Vanessa, sta piangendo… “Cos’è successo Vanessa?” le dico, gli passo una mano tra i capelli e gli asciugo una lacrima che le aveva appena attraversato una guancia. “Ma…Ma…Matt…” mi dice singhiozzando, prende la parola Lindsay, mi spiega che Vanessa stava cercando Matt perché dovevano passare la serata insieme, come una coppia e l’ha trovato che stava baciando un’altra ragazza, Lindsay ha visto tutta la scena ed ha seguito Vanessa fin dietro la struttura, è venuta a chiamarmi perché Vanessa tra le lacrime aveva balbettato il mio nome, “Ti conosco perché frequentiamo lo stesso corso di matematica e quando ti ho trovata ti ho fermato.” Conclude la ragazza. La ringrazio e mi inginocchio davanti a Vanessa che non riusciva a smettere di piangere, non sono brava in queste situazioni, non so come comportarmi… Cerco di tirare su di morale Vanessa, per fortuna Lindsay, che sembra molto più capace di me in queste cose, si inginocchia accanto a me e comincia a parlare a Vanessa, riesce a trovare le parole giuste per farla smettere di piangere ed io che sono la sua migliore amica non ci sono riuscita. Mi avvicino a Vanessa e l’abbraccio, l’abbraccio più forte che posso, gli faccio capire che deve lasciar perdere un ragazzo come Matt, deve andare avanti, “So che non sarà facile, ma provaci!” gli sussurro ad un orecchio, mi guarda, i suoi occhi sono lucidi e vuoti, Matt si è preso anche la felicità che negli ultimi giorni Vanessa mi mostrava. La faccio alzare, è il momento di divertirsi, io e Lindsay la prendiamo a braccetto e la portiamo in mezzo alla pista da ballo, cominciamo a ballare, anche se Vanessa non sembra molto coinvolta dalla musica, prova a sorridermi, ricambio sorridendole come non le ho mai sorriso. La musica cambia, adesso sta iniziando “Hangover” la nostra canzone, quando la mettono, non importa dove, io e Vanessa cominciamo a scatenarci, anche se siamo in pullman, è un nostro “rituale”. Le prendo le mani e comincio a farla saltare a destra e a sinistra, sta ridendo, adesso è veramente la mia amica. Le prendo da parte e le dico, avvicinandomi all’orecchio, che devo fare una cosa importante e gli strizzo un occhio, lei mi dice di andare ed io concludo dicendole che non ci avrei messo molto stampandogli un enorme bacio sulla fronte che lei ricambia con uno sulla guancia. Mi allontano mentre la vedo ballare insieme a Lindsay, quella ragazza è davvero forte, stava piangendo con il mascara che gli colava sulle guance fino a pochi minuti fa e adesso era lì a divertirsi come se non fosse successo nulla, come se non fosse cambiato nulla!

Fuori oramai è notte inoltrata, non so nemmeno che ore sono e sinceramente non me ne importa un gran che. Torno nel luogo dove poco prima avevo lasciato Harry, è sempre lì, a parlare con i suoi amici, ma adesso la sua espressione è cupa e non sorride più come prima. Corro di nuovo verso di lui, stavolta non mi ha notata, mi avvicino e delicatamente gli tocco una spalla, lui si gira e abbassa lo sguardo verso il mio viso, rimane imbambolato, gli dico che ho bisogno di parlargli, ma come se non mi avesse sentito si rigira a parlare con i suoi amici, ignorandomi. Allora gli prendo una mano e lo giro verso di me, stringendogliela. Lui si libera dalla mia stretta e mima con le labbra un “Vattene”. I ragazzi intorno ci stanno guardando, sembrano allibiti. Abbastanza arrabbiata gli prendo un braccio e lo volto verso di me “PORCA PUTTANA, HAROLD EDWARD STYLES, DEVI ASCOLTARMI, HAI CAPITO MALE,HO BISOGNO DI SPIEGARTI TUTTO!” Gli urlo con gli occhi che cominciano a farsi lucidi e le guance che mi prendono fuoco. “Cosa devi spiegarmi? A me sembra che non ci sia niente da spiegare, siamo amici, è normale che tu voglia farti una vita. Tu HAI BISOGNO di spiegarmi, io non ho bisogno di sentire nulla che provenga dalle tue labbra.” Così dicendo si libera ancora una volta dalla mia presa, che era diventata debole, le mie mani cominciano a tremare. I suoi occhi non erano più quei meravigliosi occhi verdi e pieni di qualcosa di cui mi ero INNAMORATA, erano vuoti e privi di luce. Rimango a fissarlo mentre nei miei occhi si accumulano lacrime salate e poi mi allontano correndo e barcollando sui tacchi. Sento i suoi amici che lo rimproverano, ma non mi aspetto di sentirlo arrivare verso di me, come fanno nei film, questo non è un fottuto film! Arrivo al boschetto di betulle e mi accascio a terra. Possibile che ci sia rimasto così male solo vedendo quella scena? Ci ha sempre provato con me, ma ho sempre pensato che non gliene fregasse un cazzo di me, ero solo un'altra bambola da usare e se fosse veramente interessato a me? Così interessato da non voler neanche sentire la mia voce dopo una delusione data da me? Non è possibile! Proprio adesso che ho capito di esserne innamorata, o almeno è quello che penso, non mi sono mai sentita così, lui mi ignora, di sicuro sta già cercando un’altra ragazza con cui passare la notte. Mi tolgo i tacchi, una lacrima mi cade sul palmo di una mano, sto piangendo? Io non ho bisogno di piangere per quello stupido ragazzo, non devo piangere per quello stupido ragazzo! Alzo lo sguardo al cielo, è una bellissima notte stellata, una di quelle notti d’inizio estate che ti fanno sentire bene, ma cosa mi è successo? Sono diventata una di quelle ragazze che tanto criticavo? Io sono vaccinata contro l’amore, mi continuo a ripetere dentro la mia testa. Vengo distratta da una testa di riccioli che oscura la vista di quel meraviglioso cielo, è veramente chi penso che sia? 

  
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