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Autore: Lord Samurai    16/05/2004    4 recensioni
Harry Potter dopo essere caduto nell'oblio si risveglia.Ma il mondo che trova è un mondo di morte,di sangue,senza speranza...Perchè tutto ciò se Voldemort è stato sconfitto in passato?Perchè i mangiamorte agiscono con una foga spaventosa se il loro signore è morto?Nelle tenebre più profonde le domande,la ricerca del proprio ego,la ricerca della speranza si alternano in questa mia prima fanfiction su Harry Potter.Leggete e commentate!!
Genere: Azione, Dark, Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bottom of the Dark

Innanzi tutto voglio scusarmi con quelli che aspettavano questo capitolo da molto tempo ormai.Mi dispiace di non essere riuscito a scriverlo prima,avevo promesso di aggiornare molto più in fretta ma non ho mantenuto la promessa, e di questo me ne rammarico.

Tutto ciò a causa,forse,di un commento negativo a questa fanfic,il quale mi ha scoraggiato e,invece di farmi migliorare come dovrebbe,mi ha fatto perdere la voglia di scrivere.Così mi sono preso un lungo periodo di riflessione per dedicarmi anche alla scuola.

Con questa prefazione chiedo scusa e faccio un seppoku letterario per pentirmi dell’accaduto.Scusate ancora lettori.

 

 

 

CAPITOLO 10 : SANGUE E RIFLESSIONI

 

 

RON

 

 

Il Sole stava tramontando lasciando dietro di sé una lunga scia rossa e violacea.

 

 

Rossa come il sangue che era stato versato tra quelle mura anni prima.

 

 

Ronald Weasley odiava il tramonto, come probabilmente i suoi amici e i sopravvissuti all’attacco di Hogwarts di tre anni prima. E, probabilmente, lo odiavano tutti per lo stesso motivo : per il colore del sangue.

 

 

Rosso….un tempo gli piaceva, il rosso. Ma ora non era più così.

 

 

Rosso significa speranza e vita.

 

 

E Ron aveva smesso di amare quelle due cose.

 

 

Aveva smesso dopo quella dannata notte…dopo che le cose erano cambiate…dopo che molte cose erano cambiate per sempre. Nulla sarebbe stato più come prima.

 

 

Solo il tramonto era lo stesso.

 

 

Infondo era lui ad essere cambiato. Era lui che vedeva le cose in un modo diverso.

 

 

 

A Hogwarts tutto taceva.

 

 

A fare compagnia a Ron era solo il rumore dei suoi passi e quel dannato colore rosso che pervadeva il corridoio che stava percorrendo.

 

 

Un rumore costante, perenne. Era molto simile al battito del suo cuore.

 

 

Alla fine l’interminabile corridoio terminò e Ron arrivò nella Sala delle Riunioni della Hope.

 

 

Il ragazzo dai capelli rossi aprì con cautela la spessa porta in legno di quercia, che, nell’aprirsi, fece uno scricchiolio sinistro ma familiare. Stranamente familiare.

 

 

Quando la porta si fu spalancata del tutto Ron potè vedere i volti di tutti i membri più importanti della Hope tra cui v’era anche Piton e Jonathan Slywither, il suo addestratore personale.

 

 

«Avanti, che aspetti Ron, entra» disse la voce saggia e pacata di Albus Silente.

 

 

Il cuore di Ron fece un piccolo sobbalzo.

 

 

C’era anche Silente, e lui non l’aveva notato.

 

 

«Salve a tutti voi» salutò cordialmente i vari tenenti, colonnelli e generali della Hope.

 

 

«Siediti» gli disse il suo addestratore, Jonathan Slywither. Più che un invito era un ordine.

 

 

Ron obbedì e si sedette su una sedia in legno pregiato con un cuscino di velluto rosso.

 

 

Rosso…di nuovo sangue… fu l’unico pensiero del giovane.

 

 

Una volta che Ron si fu seduto Silente iniziò a parlare.

 

 

«Bene, Ron. Sono stato io stesso a convocarti qui, stasera, e per un preciso motivo» disse l’ex preside, «Domani andrai in missione».

 

 

«Cosa? » chiese d’impulso Ron e mille domande gli affiorarono nella testa.

 

 

«Il tenente Slywither mi ha parlato delle tue doti e del tuo talento, Ron. Indi per cui ho deciso di farti andare in missione. Sono convinto che sei prontissimo per portare a termine un incarico da me affidato» disse Silente.

 

 

«Ma…»

 

 

«Tranquillizzati, ragazzo. Ci sarò anche io con te e un bel po’ di altri soldati scelti. Il nostro incarico consiste in un’incursione nel castello di Malfoy»

 

 

Malfoy? Draco?

 

 

«Lucius Malfoy si è stabilizzato insieme ai suoi seguaci in un castello nel sud dell’Irlanda. Sostiene di essere lui il nuovo Signore Oscuro e sostiene anche, da ciò che dicono i miei informatori, di essere immortale» disse Silente.

 

 

«Il nostro compito sarà quello di scoprire se quest’informazione è veritiera oppure no» aggiunse Slywither.

 

 

«Ora puoi parlare» gli concesse Silente.

 

 

«Perché non me l’avete detto prima? » chiese Ron.

 

 

«Perché ci sono delle spie di Malfoy nella Hope e la missione doveva esserti comunicata nel massimo della segretezza e a poco tempo dall’inizio di essa» rispose Silente.

 

 

«Posso rifiutare? » fu la domanda successiva di Ron.

 

 

«Sì», gli occhi di Silente brillarono, «ma io sono più che sicuro che non lo farai»

 

 

Ronald Weasley sorrise.

 

 

«Come sempre ha ragione, preside»

 

 

HARRY

 

 

Il primo mese di addestramento era terminato.

 

 

I ragazzi che prima di lui avevano affrontato l’addestramento sostenevano che il primo mese era il peggiore, poi ci si abituava al ritmo degli allenamenti.

 

 

Tuttavia Harry non si era ancora abituato del tutto.

 

 

E forse non mi abituerò mai.

 

 

Harry era stato affidato a uno dei tenenti della Hope più duri e severi : James Wertson.

 

 

Era stato Silente in persona ad affidarlo a quell’addestratore.

 

 

Harry scoprì  ben presto il perché : James Wertson assomigliava incredibilmente a suo padre e, oltretutto, anche il suo defunto padre si chiamava James.

 

 

Forse Silente pensava che qualcuno che assomigliasse a suo padre lo spingesse a dare il meglio di sé, e infatti era così.

 

 

Solo che Harry otteneva risultati molto bassi ugualmente, nonostante si impegnasse al massimo.

 

 

Questo a causa dell’estrema severità di Wertson.

 

 

James Wertson era un uomo duro, tutto d’un pezzo, che obbediva a qualunque ordine gli veniva dato, che si dava sempre da fare e metteva l’anima in ciò che faceva.

 

 

Wertson insegnò a Harry la tecnica della spada, dei nunchaku, dei pugnali gemelli e il combattimento in generale.

 

 

Harry non era mai stato un buon combattente per questo incontrò molte difficoltà ma che riuscì a superare ugualmente.

 

 

E questo gli diede molta soddisfazione.

 

 

Un mese era passato, non sembrava neanche vero.

 

 

Adesso rimaneva un altro mese da passare con Wertson e poi sarebbe passato ad un altro addestratore che gli avrebbe insegnato, per i restanti due mesi dell’addestramento, gli incantesimi bellici più efficaci e più importanti.

 

 

Alla fine, dopo quattro mesi di addestramento, lui sarebbe diventato un auror a tutti gli effetti.

 

 

Era passato un mese…già…

 

 

Ed era anche un mese che non parlava più con Cho.

 

 

Ogni tanto la vedeva nei corridoi di Hogwarts ma non osava parlarle, forse perché si sentiva responsabile dello stato d’animo della ragazza.

 

 

Harry e Cho si scambiavano uno sguardo e poi sparivano l’uno dalla vista dell’altra.

 

 

Harry notava con dispiacere che lo sguardo di Cho era sempre lo stesso : freddo e distaccato dal mondo. Come se non fosse lei ad essere lì.

 

 

Mentre il suo, di sguardo, era pieno di emozioni e amore per la ragazza dai capelli corvini.

 

 

Ma nulla in cambio riceveva Harry.

 

 

Mi basterebbe anche solo un sorriso, solamente un sorriso

 

 

Ma invece nulla.

 

 

 

Uno schiocco improvviso lo fece tornare alla realtà e lo costrinse ad abbandonare i suoi pensieri.

 

 

Ron si era appena materializzato di fianco a lui e aveva una faccia a dir poco sconvolta.

 

 

«Harry, domani vado in missione» disse soltanto.

 

 

A quel punto Harry divenne forse più sorpreso e sconvolto del suo amico dai capelli rossi.

 

 

 

RON

 

 

Quella notte non dormì.

 

 

Non poteva dormire sapendo che il giorno seguente avrebbe fatto un’incursione nel castello di un semi-demone che si autodefiniva immortale.

 

 

Forse sarebbe stata la sua ultima notte.

 

 

Forse non avrebbe più rivisto il tramonto.

 

 

Forse non avrebbe più rivisto Harry, sua madre, suo padre, i suoi fratelli e…Hermione.

 

 

Hermione Granger.

 

 

L’unica persona per cui viveva, e per cui avrebbe voluto tanto morire.

 

 

All’improvviso le lacrime gli inondarono il volto.

 

 

«Io non voglio morire» sussurrò come unico ascoltatore il nudo soffitto.

 

 

«Ho ancora bisogno di lei…Ti prego…non voglio morire…»

 

 

Tutti devono morire disse una voce dentro di lui.

 

 

«Non voglio…»

 

 

Invece devi morire, prima o poi

 

 

«Hermione…»

 

 

Al pensiero di lasciarla le lacrime scorrevano ancora più velocemente.

 

 

Lui non voleva lasciare Hermione, era l’unica cosa che lo legava a quello sporco mondo oscuro. Era l’unica cosa che lo teneva in vita.

 

 

Tutti devono morire.

 

 

Ma prima andrò da lei…

 

 

Ron si alzò dal letto e uscì dalla sua stanza diretto verso la stanza della sua adorata Hermione.

 

 

Non bussò nemmeno, non aveva tempo per le attese, doveva dirle tutto, e subito.

 

 

«Hermione» disse entrando.

 

 

Com’era splendida, Hermione.

 

 

Com’era bella con il volto assopito baciato dalla luce bianca della Luna. La rendevano quasi un essere ultraterreno, la rendevano quasi angelica.

 

 

Ho amato una fanciulla baciata dalla Luna pensò Ron.

 

 

«Hermione» ripetè più forte.

 

 

A quel punto la ragazza si svegliò.

 

 

«Ron! » esclamò sorpresa «Che ci fai qui? »

 

 

«Domani andrò in missione nel castello di Lucius Malfoy» disse Ron.

 

 

«Cosa? » Hermione sembrava confusa, «Ma hai fatto solo un mese di addestramento! »

 

 

«Silente ritiene che sia già pronto. Così domani faremo un’incursione nel castello di Malfoy per scoprire quanti seguaci ha e quali poteri ha»

 

 

«Ron è…un’incarico pericoloso…»

 

 

«Lo so, è per questo che sono qui. Se dovessi morire io…ti perderei»

 

 

«Ron»

 

 

Allora lei lo baciò con passione e il rosso rispose al suo bacio.

 

 

Rimasero attaccati per molto tempo finchè non ebbero più fiato.

 

 

Si baciarono per la seconda volta e mentre lo facevano le mani scivolarono a togliere i vestiti dei due.

 

 

La debole bianca luce della Luna fu il loro unico testimone.

 

 

 

 

  
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