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Autore: kyelenia    28/06/2012    2 recensioni
Se sei in equilibrio su un filo non basta che una piccola spinta per farti cadere da un lato o dall'altro.
Mentre gli occhi di coloro che erano stati la sua famiglia al liceo squadravano lui e il suo improbabile accompagnatore, Sebastian Smythe il criceto malefico, le ragioni per cui si trovava lì, con lui, sei anni dopo gli passarono davanti agli occhi, come un film che stava andando in onda nel suo cervello.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 2. Turning Tables

Quando le note di "Turning Tables" cominciarono a risuonare nell'aria Kurt si rigirò pigramente nel letto, perso in un sogno che aveva il sapore amaro di un bacio colpevole, a cui la malinconia di quella canzone faceva da perfetto sottofondo.

L'inizio del ritornello lo svegliò, riportandolo bruscamente ad una realtà che gli impediva di fermarsi, dimenticare o, molto più semplicemente, di respirare.

Dopo che Rachel gliene aveva restituito alcuni brevi frammenti, quella sera perduta era sembrata volersi insinuare dentro di lui, bombardandolo con flash di sorrisi smaglianti, capelli biondi e occhi verdi, troppo verdi.

C'era una voce, nella sua testa, che urlava continuamente 'sbagliato!' a ogni immagine, e Kurt sapeva perfettamente che avrebbe dovuto darle ascolto, che era la sua razionalità che tentava di tenerlo ancorato alle cose davvero importanti - anche se lui continuava a non capire quale fosse esattamente il criterio per stabilire ciò che era importante - ma poi si rigirava troppo a lungo sotto le coperte, incapace di prender sonno, e improvvisamente tutto ciò che riempiva i suoi pensieri erano i messaggi di Sebastian, i sorrisi di Sebastian, i cappuccini che ogni tanto gli regalava e le battute maliziose con cui lo bersagliava.

Si perse nuovamente nei suoi pensieri, che non si allontanavano mai troppo dal ragazzo, fino a quando il suo cellulare non vibrò, rendendo la presenza di Sebastian-piaga-Smythe ancora più ingombrante. Kurt lo prese in mano sbuffando, infastidito dal sussulto che per un attimo gli aveva scosso il cuore.

'Buongiorno principessa.'

Sarebbe potuto sembrare un pensiero così carino, se solo non fosse stato digitato dalle dita lunghe e diaboliche di Satana in persona.

'Buongiorno mangusta. Non ci siamo ancora arresi, vedo.'

Gli inviò la propria risposta con un sorriso sulle labbra, perché in fondo ormai avevano imparato a leggere tra le righe e quell'inusuale routine era diventata quasi confortante.

'Mai. Non accetto di perdere le sfide, sopratutto quando so benissimo di avere già la vittoria in pugno ;) E il tuo culetto era così piacevole da toccare. Credo che le mie mani potrebbero sentirne la mancanza.'

Kurt si appuntò mentalmente che forse in tutto il disastro Chandler lui aveva anche sbagliato, ma  il suo ragazzo aveva omesso un paio di cose.

'E menomale che Blaine diceva che i tuoi messaggi non erano vietati ai minori. Forse con lui non hai dato il meglio di te!'

'Infatti, Porcellana. Blaine ha qualcosa di adorabilmente ingenuo e pudico. I contatti ravvicinati che ho avuto con te mi hanno aperto nuove porte, invece. Non ti facevo così vorace.'

'Dio, Sebastian, perché devi essere sempre così? Ti credi sexy, ma non lo sei per nulla. È molto più divertente lasciare un po' più di cose sottintese. Il fascino dei giochetti, sai.'

'Io punto ad altri tipi di giochetti e sono sicuro che non potrai fare a meno di adorali.'

'Oh sì, non sto più nella pelle dalla voglia, sicuro...'

' È inutile che provi a fare il sostenuto, piccolo Mozzarellino.'

'Dio, quel nome, è orribile! Non sarebbe dovuto uscire dalla stanza in cui ne abbiamo discusso io e la coach Sylvester. Come l'hai scoperto?'

'Ho le mie fonti, sono una spia dei servizi segreti :P'

'Se Santana Lopez è una fonte, i servizi segreti sono davvero caduti in basso.'

Quella strana routine che si era instaurata tra loro stava facendo affondare la sua vita in un circolo ripetitivo che non riusciva più ad infastidirlo. Era bello, ogni tanto, vedere il sorrisetto di Sebastian mentre la cameriera gli portava la sua ordinazione abituale. E le battutine di Sebastian... Lo facevano sentire desiderato. Si sarebbe potuto abbandonare a quelle attenzioni inusuali, se solo non ci fosse stato quel dolore sordo in fondo al petto, che gli diceva che c'era qualcosa in sospeso e che alla fine avrebbe ferito qualcuno, che forse alla fine sarebbero rimasti feriti tutti.

  Una nuova vibrazione del cellulare, e il sorriso di Kurt si affievolì leggermente.

'Ti va se vengo a prenderti e passiamo il pomeriggio da me, oggi?'

Blaine. Ecco. Stava sbagliando tutto e quel dolore sordo era soltanto un piccolo, enorme avvertimento del prezzo da pagare per quell'errore. Ed era solo l'inizio.

'Certo amore, ti aspetto per le quattro. A dopo :)'.

C'era qualcosa di orribile in quella finta normalità, ma Kurt non era pronto ad accettare l'unica soluzione possibile. Non voleva - non poteva - lasciar andare Blaine così.

'A dopo :)'.

Pensò al sorriso di Blaine, caldo e aperto, ai suoi occhi quasi luminosi e fissò quell'immagine nella propria mente, accanto alle loro mani unite su un tavolo della Dalton, alle loro labbra unite in un primo bacio impacciato, ai loro fianchi, nudi, che si sfioravano timidamente, alle mani calde e morbide di Blaine che scorrevano lungo il suo corpo - prima le spalle, poi il petto, poi la pancia, fino alle sue cosce e all'inguine e poi il resto si perdeva in un gemito.

Era da un po' che prestava più attenzione al viso di Blaine e alle sue espressioni, alle sue mani e ai suoi gesti. Così come era da un po' che cercava nei propri ricordi ogni singolo dettaglio del suo amore per Blaine. Li stava raccogliendo con cura maniacale, in modo da avere immagini nitide a cui potersi appigliare per tornare sempre, e  comunque, a Blaine.

Lo faceva per non perdere di vista quello che significava la loro storia.

*°*°*°*°*

Blaine gli fece uno squillo, avvertendolo che lo stava aspettando in macchina davanti casa sua.

Kurt raccolse in fretta il cellulare dal comodino, scese di corsa le scale, passò davanti allo specchio posto all'ingresso - approfittandone per dare un’occhiata al proprio riflesso un'ultima volta - e uscì sul viale, pronto a trascorrere un pomeriggio con il ragazzo di cui era follemente innamorato.

A Sebastian aveva mandato un ultimo messaggio. 'Oggi pomeriggio sono con Blaine. Ci sentiamo stasera'.

E anche quello faceva parte, ormai, della sua routine.

Sebastian non aveva tardato a rispondere, con la sua solita delicatezza.

'Siamo ancora alla fase dei messaggi nascosti? Prevedo al più presto guai nel paradiso degli arcobaleni e degli unicorni rosa. E attento a non separarti dal cellulare neanche per andare in bagno, Blaine potrebbe curiosare nel tuo archivio messaggi.'

'Non sei divertente.'

La sua risposta lapidaria sembrò essere efficace, perché Sebastian non gli scrisse altro, seppure fosse così bravo a ignorare totalmente i sentimenti altrui.

Aveva ancora marchiata a fuoco nella mente l’espressione ferita di Blaine mentre teneva in mano il suo iphone - che non smetteva di vibrare perché Chandler continuava a mandargli messaggi - il litigio che era seguito, le prime recriminazioni e poi la sua rabbia.

Era davvero convinto, aveva davvero sperato, di aver messo tutto a posto con una canzone di Whitney Huston e la 'terapia' dalla signorina Pilsbury. Si era dimostrato invece un povero illuso.

«A che pensi?» gli chiese Blaine, guardandolo con la coda dell'occhio.

In un istante fu di nuovo nella macchina, conscio che , Blaine era accanto a lui e no, non era solo un'immagine nella sua testa troppo affollata.

«Che non vedo l'ora di arrivare a casa tua». Gli rispose, cercando di sfoggiare un sorriso seducente.

Non era diventato bravo a mentire.

Blaine infatti lo guardò poco convinto, senza replicare.

«Ci saremo solo noi due a casa, i miei sono in viaggio per lavoro» osservò poco dopo.

«Sì, l'avevo intuito. E' una fortuna che i tuoi genitori siano sempre così impegnati» Kurt gli sorrise, con anticipazione .

Non poteva negare di provare ancora attrazione per il suo ragazzo. Ok, la sua testa in quel periodo era un po' incasinata e la sua vita sembrava essere divenuta un disastro totale, ma Blaine rimaneva il suo bellissimo, sexy e intelligentissimo ragazzo e Kurt adorava baciarlo, toccarlo, fare l'amore con lui.

Blaine parcheggiò la macchina in garage e  lo condusse dentro casa, poi su per le scale, fino alla sua stanza, il tutto sempre tendendolo per mano, senza lasciarlo andare neanche per un secondo.
Chiuse la porta un po’ per abitudine  e un po' per scrupolo, benché non ci fosse alcun rischio di subire visite inaspettate. Fu Blaine a baciarlo, allungandosi verso il volto di Kurt e facendo coincidere le loro labbra languidamente.

Si presero il tempo necessario per toccarsi con calma, accarezzare ogni centimetro di pelle.

 Le mani di Blaine aprirono i bottoni della camicia di Kurt, regalandogli un brivido ogni volta che i polpastrelli gli sfioravano la pelle bianca e troppo sensibile. Decisamente troppo sensibile.

Le labbra di Kurt percorsero il suo profilo, scivolando lungo la linea della sua mandibola per poi discendere attraverso il collo e infine il petto, seminando soffici baci lungo la strada.

C'era qualcosa di diverso nell'aria, una delicatezza che riportò alla memoria di entrambi la loro prima volta.

Così quando Blaine spinse Kurt sul letto non si affrettò a spogliarlo anche dei pantaloni. Incatenò i loro sguardi e gli sfiorò il naso con il proprio, con delicatezza.

Kurt avvolse le braccia intorno alla sua vita, regalandogli ogni tanto una carezza lieve.

Quando le sue labbra arrivarono al collo di Kurt, il ragazzo si lasciò scappare un sospiro soddisfatto, mentre Blaine si occupava di baciare la sua pelle, leccarla e succhiarla con cura.

Kurt sentiva le sue labbra muoversi con familiarità sul proprio collo, sulla clavicola, sui capezzoli.

Ci era voluto un po' per spingersi fino a quel punto, fino ad avere completo accesso l'uno al corpo dell'altro. Ma ormai ci erano arrivati e, in particolare quel giorno, Kurt non voleva far altro che  abbandonarsi alle attenzioni di Blaine.

Voleva essere scosso dai denti di Blaine che stavano afferrando i suoi capezzoli, abbastanza forte da farlo gemere ma non da fargli male. Voleva sentire i suoi polpastrelli percorrere le sue gambe lunghe e magre, le sue braccia, e voleva perdersi nella musica del respiri di Blaine, affrettati e rumorosi.

Mentre il corpo di Blaine affondava nella sua pelle, Kurt continuò la propria opera fotografica. Forse con un po' di spaesamento in più, ma stava prestando attenzione ad ogni sensazione che facesse scuotere il suo corpo. Ed erano mesi che non sentiva Blaine così vicino, i loro corpi così perfetti insieme.

Dopo aver sentito la sua bocca separarsi dal proprio collo, Kurt lo baciò, senza esitazione, per aggiungere la morbidezza delle labbra di Blaine agli altri ricordi. Le percorse con la lingua, ignorando l'invito della sua bocca dischiusa. Si permise con calma di assaporarne il sapore, così familiare. Solo quando ritenne di aver conservato abbastanza, di aver inciso in modo indelebile nei propri pensieri quel bacio, accolse la richiesta silenziosa di Blaine e accarezzò la sua lingua con la propria.

I loro baci non era quasi mai irruenti o selvaggi. Come aveva detto una volta Blaine - e non importava che si riferisse allo Scandals - semplicemente quello non era il loro genere.

Personalmente, Kurt, credeva che quello fosse proprio il suo genere. Perché quando le cose si erano fatte più difficili e loro due erano diventati così arrabbiati, ogni volta che uno dei due si avventava sull'altro con aggressività, lui avvertiva una scarica elettrica percorrerlo dalla testa ai piedi.

Semplicemente non era il loro genere, come coppia. La loro storia si era sviluppata, fin dall'inizio, con i tipici caratteri del primo amore. Delicata e tremendamente romantica. Per entrambi aveva rappresentato il primo approccio ad un'altra persona, alla fisicità con qualcuno, ai baci, al sesso. Avevano percorso tutte le tappe con calma, scoprendo ogni volta, insieme, qualcosa di nuovo.

«Blaine...» sospirò Kurt, sentendo la sua mano bollente sul proprio fianco, mentre il suo ragazzo lo spingeva a girarsi.

Ed era diverso dalla prima volta, perché allora si stavano scoprendo, adesso sapevano con certezza come muoversi. .
La prima volta entrambi erano stati così impacciati, imbarazzati, gli sguardi decisi e convinti in totale contrasto con i loro corpi tesi e tremanti.

«Ti prego, non fermarti» gemette Kurt mentre con una mano artigliava un fianco dell'altro e si spingeva indietro col bacino, per farsi riempire completamente, per sentire Blaine in ogni fibra del suo corpo.

E si ricordava il terrore che l'aveva attanagliato quando aveva sentito l'erezione di Blaine spingere dentro di lui, le lacrime silenziose che aveva soffocato nel cuscino perché erano entrambi troppo nervosi e non avevano alcun bisogno delle sue paure a complicare il tutto.

I loro gemiti si confusero nell'aria, diventando sempre più simili ad urla, mentre i loro corpi si muovevano andandosi incontro e le lenzuola si impregnavano del loro odore.

Tutto quello che sentiva sembrava essere già troppo.

Quando la mano calda di Blaine si avvolse attorno alla sua erezione, Kurt si morse un labbro per trattenere un gemito esageratamente forte.

Sentì ogni centimetro del suo corpo, improvvisamente, riempirsi. Di tutto quello. Il piacere lo travolse in modo dirompente e smise di pensare a tutto il resto, a qualsiasi cosa che non fossero i gemiti di Blaine, le mani di Blaine, il suo petto contro la propria schiena.

E poi si sentì semplicemente intorpidito, vuoto.

Si ricordò di nuovo come respirare.

«Grazie...» sussurrò Blaine, così piano che quasi Kurt dubitò di averlo sentito davvero.

«E di cosa?» gli chiese, quando si accorse che non si era immaginato quella parola e che Blaine lo stava guardando in attesa di una risposta.

«Di tutto questo. Era da un po' che non andavano così bene le cose tra di noi.»

Erano parole amare: non c'era altro modo di descriverle. Il tono di voce di Blaine era a dir poco malinconico.

Kurt si girò a pancia in su e allungò un braccio in un chiaro invito, che Blaine non esitò ad accogliere. E così presto sentì i suoi ricci solleticargli il collo, la guancia ruvida di Blaine poggiata sulla sua pelle nuda.

Presto il braccio che aveva disteso sotto il suo corpo avrebbe cominciato a formicolare, ma non importava. Davvero, non lo infastidiva in alcun modo che probabilmente quella sera avrebbe avuto la pelle arrossata proprio dove Blaine si stava strusciando, perché quel momento meritava di essere cristallizzato e avrebbe desiderato poterlo fare. Fermarlo, registrarlo e riviverlo all'infinito. Reimmergervisi per odorare il corpo di Blaine, accarezzare i suoi capelli indomabili, assaporare le sue labbra.

Ed era un altro ricordo. Un altro pezzo della loro storia, della sua vita, di come era diventata grazie a quel ragazzo che fin dalla prima volta aveva fatto mancare un battito al suo cuore.

«Scusa...» disse Blaine, la voce lieve come una carezza.

Ed era tutto sbagliato perché non avevano mai parlato dei loro problemi. Li avevano vissuti, avevano litigato, ma non si erano mai guardati negli occhi, scrutati nel profondo, alla ricerca della motivazione.

E ora Blaine lo stava facendo e Kurt avrebbe voluto soltanto scappare. O lasciarsi andare e piangere con la testa nascosta nella spalla di Blaine.

«E di cosa?» gli chiese.

La voce gli tremò e il suo ragazzo non lo trovò neanche strano - o almeno non lo diede a vedere. 

«Sono stato distante in quest'ultimo periodo - e quel discorso l'avevano già fatto ed era così sbagliato perché questa volta sembrava così diverso - e non so neanche darti una vera motivazione. É come se ci fosse un muro tra di noi.»

Blaine sembrava sul punto di piangere e allora Kurt lo strinse più forte, anche se non era sicuro fosse la scelta giusta. Forse sarebbe stato più utile andarsene il più lontano possibile.

«Va tutto bene...- ed era una bugia alla quale aveva bisogno di dar voce, alla quale aveva bisogno di credere - É normale. Abbiamo paura di quello che succederà, fra poco io sarò a New York ed è giusto essere spaventati, Blaine. Non c'è alcun motivo per cui tu debba sentirti in colpa.»

Si strinsero più forte, aggrappandosi l’uno all’altro. Stava diventando un'abitudine, ormai, una nella quale Kurt non riusciva a vedere niente di buono.

*°*°*°*°*

Kurt avrebbe saputo indicare con esattezza il momento in cui la sua routine cominciò a ruotare un po' anche intorno a Sebastian. Prima che potesse capirlo, tuttavia, i suoi messaggi provocanti e maliziosi  erano già diventati un'abitudine: non cercava più di ignorarli e non riusciva a contenere la spensieratezza e il piacere che lo assalivano ogni volta che ne leggeva uno.

Si sentiva leggermente sotto pressione, e avere vicino a sé una persona come Sebastian che non gli chiedesse niente - a parte ovviamente di andare a letto insieme in modi più o meno velati - era davvero una benedizione.

Quella mattina non fece differenza.

'Buongiorno principessa. Anche se sono sicuro che sarebbe un risveglio decisamente migliore se mi avessi dato l'opportunità di sfiancarti per tutta la notte.'

Kurt cercò di reprimere la curiosità, e l'aspettativa, che avevano suscitato in lui quelle parole. Ma col passare del tempo, si trovava a farlo con sempre meno convinzione. Non ne aveva la forza e, cominciava a pensare, neanche la voglia, in fondo. Era solo una battuta innocente.

'Allora forse non è poi così innocente.'

Le parole di Rachel, dell'ultima - e unica - volta in cui aveva scritto ad un ragazzo all'insaputa di Blaine facevano da sottofondo a quegli sms. Ma la voce di Rachel, nei suoi pensieri, non era poi così petulante,e non era troppo difficile relegarla in un angolo remoto del suo cervello.

'Noto che continui a non seguire i consigli di chi ne sa più di te. Buongiorno anche a te, comunque.'

Ebbe il tempo di aprire l'armadio alla ricerca di un outfit perfetto per quella giornata prima la vibrazione del cellulare attirasse nuovamente la sua attenzione.

'Saperne più di me? E sulle basi di cosa, di grazia? Non mi pare che tu sia proprio un esperto.'

'Forse non cambio uomo ogni sera, com'è tua abitudine, ma vorrei ricordarti che è per me che Blaine ti ha respinto :P'

'Ho lasciato perdere io, ho cominciato a pensare che il gioco non valesse la candela. Non crederai davvero che io mi faccia scappare qualcosa che voglio.'

'A cosa devo tutta questa insistenza, allora? Potrei cominciare a pensare che sei sempre stato segretamente innamorato di me.'

'Non montarti la testa, Lady K. Hai un culo spettacolare, e dopo averlo sentito sulle mie cosce, mentre la tua lingua dimostrava di saper far altro oltre che parlare in modo petulante, ho cominciato a vederti sotto una luce diversa. Preferibilmente la luce di un abat-jour.'

'Dio, Sebastian, sei così volgare. Faresti passare la voglia anche all'uomo più arrapato del pianeta.'

'Adoro i pulcini fintamente pudici e innocenti. É così divertente poi sentirvi gemere più forte di chiunque altro.'

'Questa conversazione è finita. Hai superato il limite della decenza.'

Kurt inviò il messaggio con un gesto secco ed un sorriso sulle labbra. In verità doveva soltanto andare in bagno per il suo rituale d'idratazione mattutino, ma adorava fare strepitose uscite di scena. Le sue doti melodrammatiche non avevano pari, forse solo Rachel poteva sperare di eguagliarle.

'Oh andiamo, pensavo avessimo superato la fase dell’ imbarazzo. Con me ormai non hai più segreti ;)'

'Non mi piace come mi parli. Mi fai sentire un pezzo di carne.'

'Ma perché lo sei. Un gran pezzo di carne, aggiungerei.'

'Sparisci Sebastian. Per oggi hai dato il meglio di te con le cazzate, e sono solo le nove del mattino. Conservati qualche battuta anche per le prossime ore.'

'Sei sexy quando sei arrabbiato. Vorrei davvero vedere l'espressione da stronzo che ti sei stampato in faccia mentre scrivevi, giusto per tenere in esercizio la tua abilità di attore.'

'Ti assicuro che non mi richiede alcuno sforzo incazzarmi con te. Tiri fuori il peggio di me in modo del tutto naturale.'

'Lo so. E so anche che mi adori follemente per questo.'

Kurt non trovò nulla da obiettare e dunque preferì ripiegare su un utile, e sempre dignitoso, silenzio.

Il resto della giornata trascorse nel silenzio e nella noia. Cominciava a mancargli il liceo, perché senza le lezioni e le prove del Glee Club le ore sembravano interminabili e decisamente troppe.

Il suo cellulare si mantenne silenzioso, eccezion fatta per una paio di messaggi di Rachel e di Mercedes, e la cosa lo sconfortò più di quanto volesse ammettere e più di quanto fosse lecito per un ragazzo follemente innamorato del proprio fidanzato.

Ok. Forse non era più follemente innamorato di Blaine ed era il momento di scendere a patti con quella consapevolezza. Ma non aveva idea di come si sarebbe sentito se avesse rinunciato a lui così. Era profondamente convinto che qualcosa, dentro di lui, si sarebbe spezzato. E aveva bisogno di quella cosa tutta integra, almeno per un altro po'.

Giunse la sera e, mentre usciva di casa per recarsi all'appuntamento con Rachel, Mercedes e Blaine per vedere Wicked - per la decima volta - a casa di Rachel, strinse il cellulare un po' più forte tra le mani, sperando che la forza del pensiero bastasse a farlo vibrare.

Un ultimo messaggio. Poi avrebbe detto a Sebastian che forse stavano flirtando un po' troppo e che non si sentiva più così innocente.

*°*°*°*°*

Dopo quell'ultima frase - quel 'mi adori follemente che l'aveva turbato più di quanto fosse giusto - Sebastian sembrava essersi dileguato nel nulla. Non gli scriveva da due giorni e Kurt non riusciva davvero a capire perché: non poteva essersela presa per il fatto che lui non gli avesse risposto.

Gli aveva anche scritto. E non era mai successo prima. Non aveva mai fatto il 'primo passo', perché forse se si fosse limitato a rispondere per cortesia non avrebbe avuto motivo di sentirsi in colpa.

Ma Sebastian era diventato parte della sua routine e lui odiava tutto quello che avrebbe potuto alterarla.

Era nervoso e cercava di concentrarsi sul viso di Blaine senza pensare che Sebastian non gli aveva risposto. Ma non funzionava granché.

«Vado un secondo in bagno» gli disse, perché aveva bisogno di respirare, di calmarsi e di evitare un attacco isterico proprio di fronte al suo ragazzo.

Riguardo ad un altro ragazzo.

Si sciacquò il viso e di colpo si sentì meglio. Giusto un po'. Quel tanto che bastava, però, per non cominciare ad urlare a Blaine cose incomprensibili di cui era davvero meglio lui non venisse a conoscenza.

Tornò in camera con un sorriso quasi sincero stampato sul volto. Perché forse Sebastian aveva ragione, non esisteva occasione inadatta per perfezionare ulteriormente le sue capacità recitative.

Blaine era seduto sul letto e stringeva tra le mani il suo cellulare  con tanta forza che le nocche gli erano diventate quasi bianche. Kurt non si sarebbe meravigliato se  avesse rotto i cristalli liquidi.

 Blaine era teso.

Tutto il suo corpo era rigido, pronto a scattare .

Quella visione gli fece venire i brividi. Di colpo sentiva freddo anche se era ancora agosto e il tempo era tutto fuorché fresco.

Quando si chiuse la porta della stanza alle spalle il rumore attirò lo sguardo di Blaine, di colpo consapevole della sua presenza nella stanza. Non lo guardava come quando aveva scoperto i messaggi di Chandler - perché Kurt era sicuro che avesse trovato un messaggio di Sebastian che probabilmente aveva scelto proprio quel momento per interrompere il loro strano silenzio - con espressione ferita, delusa. Innamorata. No, Kurt poteva tranquillamente leggere una furia cieca nel suo sguardo. E qualcosa gli disse che la strada che stavano per intraprendere non avrebbe avuto via di ritorno.

«Perché esattamente - e tutto nella sua voce era controllato - 'SebastianIlCricetoCattivo' ti chiede se ti è mancato?»

Il tono di voce di Blaine era semplicemente gelido. Improvvisamente Kurt si sentì molto più piccolo. Un esserino inutile pronto ad esser scacciato con un movimento indolente della mano.

Era stato stupido. Fino a quel momento era sempre stato attento a tenere il cellulare con sé e ad avvertire Sebastian di non scrivergli quando doveva vedersi con Blaine. Era stato disattento. Sebastian non si era fatto sentire per due giorni e di colpo lui aveva smesso di calcolare. I suoi pensieri erano rimasti fastidiosamente impigliati nel silenzio del suo cellulare.

Gli rimanevano due scelte. Fingere che Sebastian si fosse sbagliato o ammettere che si sentivano da un po'.

«Mi ha scritto un paio di messaggi ultimamente.»

Sentì quella cosa dentro di sé cominciare ad incrinarsi. Le strade senza ritorno non erano mai state semplici da percorrere.

«Ah» fu tutto ciò che uscì dalle labbra di Blaine.

E la cosa non lo rassicurò per niente.

Gli si avvicinò e si sedette al suo fianco, cauto, come avrebbe fatto in presenza di una bestia pronta ad aggredire. Blaine non aveva un sacco da boxe in casa, i suoi non gli avevano mai permesso di tenerne uno, quindi non gli sembrò così esagerato aspettarsi un'aggressione.

«Kurt - cominciò, e la sua voce non era dolce. La sua voce era sempre stata morbida quando pronunciava il suo nome - non di nuovo. Una volta va bene. Era un ragazzo che avevi incontrato al negozio di musica e faceva battute stupide. Ma non di nuovo. Non adesso.»

'Adesso' era soltanto una parola, un avverbio per la precisione, eppure agli occhi di Kurt celava un intero universo.

'Adesso' erano le loro litigate, i baci aggressivi e i morsi. Erano i pensieri che gli vorticavano in testa da un po' e gli avevano fatto mettere in dubbio la storia con Blaine. Erano i silenzi prolungati che tra loro non erano mai stati spaventosi.

E adesso poteva sentire le crepe  cominciare ad attraversare quella cosa lì, che era il posto occupato da sempre da Blaine dentro di lui e che lo aveva sempre fatto stare bene. Il posto che ultimamente gli regalava soltanto continue scariche di dolore.

«Perché non me l'hai detto?» proseguì Blaine, dopo un primo attimo in cui erano persi tutti e due nei propri pensieri.

«Perché avresti reagito così.»

«E allora perché hai sentito il bisogno di parlare con Sebastian, sapendo a cosa avrebbe portato?»

Se non si fosse sentito tremendamente in colpa avrebbe potuto mentire, accusare Blaine di saltare a conclusioni affrettate dato che non gli aveva detto di aver risposto a quei messaggi.

Ma il sorriso malizioso e arrogante di Sebastian era diventato un ospite fisso nella sua testa, e lui non riusciva a mentire.

«Non lo so...» rispose.

E non gli importava del tremolio della propria voce né del bruciore agli occhi per colpa delle lacrime. Erano giusti per quel momento.

«Kurt - e il suo nome suonava sempre più duro, quasi un'offesa - è davvero troppo. Non abbiamo parlato fino ad ora e non so perché, forse eravamo entrambi spaventati all'idea di perdere una certezza.»

Anche la voce di Blaine stava cominciando ad incrinarsi: Kurt  poteva vedere  i suoi occhi farsi man mano sempre più lucidi. Non era più infuriato, era solo stanco. E se fosse stato qualsiasi altra occasione  avrebbe soltanto voluto prendergli il viso e posarselo dolcemente in grembo, facendo scorrere le dita tra i suoi ricci indomiti.

Ma quella non era un’occasione qualsiasi, era 'adesso'. E il dolore sordo che sentiva non lo rendeva in grado di occuparsi di nessun altro.

«Non... non ce la faccio p-più.» la voce di Blaine uscì in sussurri spezzati.

Kurt gli prese le mani e lo guardò negli occhi. Non spettava a Blaine fare quella cosa: toccava a lui, perché aveva sbagliato. Non capiva ancora bene che cosa, ma sapeva che poi avrebbe avuto tutto il tempo per farlo.

«Lo so. Non so cos'è successo, però è successo. E ci stiamo ferendo a vicenda e non possiamo più continuare ad ignorare la cosa.»

Neanche lui sapeva bene da dove partire, cosa fosse giusto dire.

«Forse è meglio che ci prendiamo un po' di tempo per pensare» gli andò incontro Blaine.

Si stavano lasciando, eppure Blaine continuava ad essere l'unica cosa buona nella sua vita,  a prenderlo per mano quand'era in difficoltà e a mostrargli la via più semplice.

E lui stava rinunciando a tutto quello.

Quella cosa si ruppe in mille schegge. Eppure Kurt sentì di aver la mente più lucida, finalmente.

Guardò il suo ragazzo - forse ex ormai - con un sorriso triste e vide le sue spalle affossarsi. E gli sembrava che da mesi non fossero così vicini come in quel momento, era ironico. Si stavano tenendo le mani e quel contatto sembrava l'unica cosa sincera che ci fosse stata per lungo tempo.

Kurt non riusciva a respirare, mentre le parole che sapeva fosse giusto dire sembravano irrimediabilmente incastrate nella sua gola.

«Blaine...» la sua voce tremò.

Kurt fece scorrere lentamente il pollice sul dorso della mano di Blaine, con delicatezza. Doveva rassicurarlo in qualche modo, doveva essere quella stessa certezza che tante volte aveva trovato nella loro storia.

«Mi dispiace, Blaine, mi dispiace davvero.» Le parole uscirono con un suono spezzato mentre il suo corpo veniva scosso dai singhiozzi.

«Tu sei stato tutto - ed era così sbagliato parlare al passato - e io non capisco cosa sia successo.»

Guardando gli occhi lucidi di Blaine, la sua espressione ferita, quelle misere scuse gli sembravano davvero patetiche. Qualsiasi cosa potesse dire non era altro che meschina.

«Mi dispiace, dannazione! Ho sbagliato tutto.»

Voleva soltanto buttare le braccia intorno al suo collo, e affondare il viso nella sua pelle, inalandone l'odore. Sapeva che a Blaine non sarebbe importato se gli avesse inzuppato la maglietta con le lacrime.

Blaine si schiarì la voce, tentando di ricomporsi, prima di cominciare a parlare.

«Kurt, non sei solo tu. Tutto è... E' che è successo un casino. Niente era più come prima. E forse davvero è meglio se ci prendiamo un po' di tempo per pensare, per capire da soli cosa vogliamo dalla nostra vita. Forse è giusto che tu vada a New York senza pensieri per la testa, libero di conquistare tutti col tuo sorriso e con il tuo fascino. Se questa è solo una parentesi ce ne accorgeremo.

Kurt capì che ormai non c'era altro d'aggiungere, che Blaine era giunto alla sua stessa consapevolezza già da un po' ed entrambi avevano soltanto aspettato, non riuscendo ancora a rinunciare a  quel senso di pienezza. Si avvicinò a lui per baciarlo, per sentire ancora una volta - l'ultima, e faceva così male pensarlo - il suo sapore sulle labbra.

Poi si alzò e lasciò la stanza. Scese al piano di sotto, tenendo gli occhi fissi sulla porta d'ingresso.

I pensieri che gli vorticavano nella mente, frenetici.

Il silenzio che si era protratto per settimane si era innalzato tra di loro come un muro e alla fine li aveva portati a quello. A pensarla allo stesso modo e a perdere la forza - o la voglia, ma era una sconfitta troppo grande anche solo pensarlo - di combattere. O forse quel tacito ignorare le cose era solo servito a farli crescere, a renderli pronti per il momento in cui avrebbero dovuto lasciare andare il loro primo amore. Avevano avuto bisogno di aggrapparsi un po' più a lungo a tutto quello che la loro storia aveva significato prima di fare il passo definitivo. Prima di guardarsi negli occhi, capirsi, e lasciare all'altro la possibilità di essere libero.

Ecco. Vista in quell'ottica sembrava una fine amara e dolorosa, ma giusta.

Percorse la strada da casa di Blaine alla propria sospinto soltanto dall'abitudine.

Parcheggiò la macchina in garage ed entrò dalla porta della cucina, pronto a fingere di essere sereno nel caso in cui ci fosse stato qualcuno della famiglia in giro. Fortunatamente lo accolse soltanto il silenzio.

Si buttò sul letto della sua stanza a peso morto, affondando la testa nel cuscino che profumava ancora di Blaine. Quell'odore gli fece ricordare che aveva trovato Blaine con il cellulare in mano e si decise a rispondere a Sebastian. Aveva bisogno delle sue battute maliziose e lusinghiere per sentirsi vivo, per rimanere aggrappato alla realtà e non perdersi nella nostalgia. Sapeva che era solo questione di tempo prima che il dolore lo travolgesse.

Sebastian lo faceva sentire leggero, spensierato, e per una volta voleva approfittarne.

'Per niente. Ho ricominciato a sentirmi un uomo e non un pezzo di carne.'

'Suvvia principessa, non fare la sostenuta. So che ti sono mancato, ma ho una buona motivazione.'

'Ossia? Hai dovuto battere il tuo vecchio record di ragazzi trombati in una sola serata?

'LOL. No. E comunque le tue battute stanno diventando ripetitive.'

'Disse quello che non ha saputo trovare nulla di meglio di "signorina", "mozzarellina" e "porcellana". E due di questi nomi li hai anche copiati da altri. Comunque parla, voglio davvero sapere cosa può mai esserci di interessante ed impegnativo nella vita di Sebastian Smythe. A parte, ovviamente, una svendita di prodotti per capelli.'

'Niente di che. Diciamo una cavalcata andata male e NON del tipo che penserai appena leggi il messaggio.'

'Hai fatto qualcosa di diverso dallo scopare o sparare stronzate? Non ci credo!'

'Sono andato a cavalcare con degli amici, ho fatto equitazione per un paio di anni a Parigi. Diciamo soltanto che ho esagerato un pochino e adesso sono ingessato circa dal piede a metà coscia. Una cavallo che ti scaraventa sul terreno mentre è al galoppo non sta particolarmente attento a farti centrare l'erba soffice.'

'Oddio, Sebastian. Se è uno scherzo non è divertente.'

'No che non è uno scherzo. Sono ancora in ospedale, mi si era scaricato il cellulare e non sono riuscito ad avvertirti per questo. Mia mamma mi ha portato il carica batterie soltanto oggi. Poi diciamo anche che ieri sono stato parecchio tempo in sala operatoria ed altrettanto l'ho passato a tentare di recuperare la lucidità mentale. Ero un po' da buttare. Oggi invece sono di nuovo in perfetta forma, con dosi di antidolorifici degne di un cavallo.'

'Cazzo Seb mi dispiace. Dimmi quando posso passare a farti un po' di compagnia.'

'Sei proprio crudele. Aspetti che io non possa fare nulla per mostrare il tuo bel faccino :('

'Sai che non è per quello, idiota. Non era il caso semplicemente, e non ce n'era nemmeno motivo.'

'E adesso è il caso? O magari tu e Blaine verrete insieme a farmi visita.'

'Io e Blaine ci siamo lasciati oggi. O meglio, lui ha detto di stare ognuno per i fatti propri per un po', ma penso fosse solo un modo di dire, così per esser carino. Alla fine infatti il  po' che aveva in mente si è rivelato essere parecchio lungo.'

'E' proprio vero che la vita è una ruota.'

'Non so se voglio approfondire la tua filosofia.'

'Idiota! Nel senso che dopo una giornata di merda almeno ho avuto una buona notizia. Il tuo bel sedere non è più off-limits.'

'Sono contento di vedere che stai bene. Riesci ad essere ancora inopportuno e sfrontato come sempre.'

'Lo so che sei pazzo di me, ormai puoi ammetterlo.'

'E rovinare tutto? Giammai! É molto più divertente assistere ai tuoi sforzi per sedurmi.'

'Dammi qualche mese e vedrai che non vorrai più allontanarti da me. E dal mio letto. A due piazze.'

'Quando posso passare a trovarti? (Credo sia più furbo ignorarti).'

'Domani i miei sono a lavoro tutto il giorno. Spero che tu non abbia paura di un ragazzo ferito e sofferente.'

'Non riuscirai a far leva sui miei istinti da crocerossina. Non cadrò ai tuoi piedi solo perché sei sdraiato su un letto d'ospedale.'

'Sei insensibile. Crudele ed egoista. L'ho sempre detto che i visini d'angelo non nascondono nulla di buono.'

'Dormi Sebastian, hai già detto troppe stronzate, di nuovo. Ci vediamo domani.'

'Non vedo l'ora :)'

Kurt emise un lungo sospiro. Aveva bisogno di alcool, tanto alcool. O forse solo di una spalla su cui piangere. Sapeva che Rachel non si sarebbe scandalizzata vedendolo con gli occhi ancora gonfi e arrossati e con un sorriso ingiustificabile sulle labbra.

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NdA Un parto, ma è arrivato! Io vorrei 'dedicare' questo capitolo ad Acardia17 perché, oltre ad averlo betato e reso dunque decente, qualsiasi errore che possa esserci ancora è solo responsabilità mia, non sua, voglio mandarle nell'unico modo che conosco tutto il mio affetto. E' ben poca cosa, e non importa che tu lo legga tra un mese, due o un anno. In questo momento ti penso ♥

A tutti gli altri, grazie per leggere/recensire/qualsiasi altra cosa, penso che il terzo, o al massimo il quarto sarà l'ultimo. A presto, spero :)

 

   
 
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