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Autore: Inucchan    13/01/2007    4 recensioni
Due vite. Due stili diversi. Due modi d'essere diversi. Un passato in comune forse... Il Mondo Visto da Lei. Il Mondo Visto da Lui. A volte non è il fato a far si che due persone s'incontrino...sono loro che si cercano...si trovano... e a volte...
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Simply Mine

Simply Mine

 

 

 

Atto VI : Il ritorno del passato…

 

 

 

A volte non basta il voler conoscere.

Bisogna spingersi oltre, sino all'estremo, raggiungere i limiti e

superarli ancora.

Voglia di crescere, d'andare avanti, di sapere perchè il male affascina

il perchè il commettere errori ci spinge a non imparare mai.

Quella barriera per lei era una sfida, doveva romperla e ci sarebbe

riuscita.

Stringeva la matita tra le dita, rigirandola ogni tanto e mordicchiandone

la gomma che fungeva da cappuccio.

Recinti i capelli neri sopra il capo, lasciando solamente qualche ribelle ciuffo

a discenderle dinanzi al volto impertinente.

Brune le iridi correvano sul foglio a lei dinanzi, quasi ciò che stesse

leggendo fosse la mappa d'un antico tesoro.

Domenica Mattina. Ore 10,30.

A quell'ora di solito la gente normale ancora riposava, immersa in qualche

strano impasto onirico. Lei no, studiava.

Non erano compiti scolastici, per la miseria, non era di certo una secchiona.

I voti più alti che riusciva ad ottenere erano si e no tra il sessanta e il settanta.

Non molto per le sue aspettative.

Quello che la affascinava era un mondo ben diverso, quello del sovrannaturale,

di ciò che seppur esistesse da millenni nel suo mondo...non era stato ancora approfondito

per i suoi gusti personali.

Divorava quelle pagine d'antichità con una velocità impressionante. La carta logora

pareva farsi ancora più vecchia ad ogni lettura accurata di lei.

Discostò celere una ciocca ribelle con la destra, riavviandola dietro l'orecchio,

durante quel frettoloso passaggio ne approfittò per acciuffare un biscotto

che riposava mesto assieme agli altri compagni in un cumulo.

Lo portò alle labbra addentandolo vorace, lo lasciò in sospeso tra le labbra

e l'aria per qualche istante, prima di riportarlo nella mano e distaccarlo dal resto

del boccone.

Era incuriosita da quelle creature che erano i demoni, mistiche e ciniche

che potevano assumere forme di più svariata natura e dimensione.

Ripensò alla sera precedente.

Le era preso un mezzo colpo nel vedere Naraku accanto a lei, nella macchina.

Già non lo sopportava, figurati ritrovarsi con lui...da sola.

Tutte i pensieri osceni che si sarebbe posta in un'altra situazione, sfumarono

in ricordo della sua natura omosessuale.

Riprese in mano la matita, scrivendo qualcosa al lato destro della pagina

del libro prestatole dal nonno.

Poggiò il capo sul palmo della mano, posando il gomito sulla scrivania.

Qualcosa in più dei demoni la affascinava, da sempre.

I mezzidemoni. Quella strana specie, derivante da un incrocio tra due razze

per natura avverse, quali i demoni e gli umani.

Non aveva idea che anche colui che l'aveva soccorda la notte precedente,

appartenesse alla famiglia degli ibridi. L'aspetto di Kenny,non aveva nulla

di semi-demoniaco, all'apparenza era un semplice umano.

Niente tratti caratteristici come orecchie strane,coda, altro.

Se Sango non le avesse spiegato che in lui v'era sangue demoniaco,lei

non se ne sarebbe fatta nemmeno idea.

Non aveva mai avuto a che fare, in realtà, con un meticcio.

Curiosità.

Avrebbe voluto conoscerne uno, studiarne i comportamenti, vedere se somigliava

di più ad un umano piuttosto che ad un demone o viceversa.

Le sue fantasticherie vennero interrotte da un altro pensiero.

Il pendente che portava al collo, prima della notte precedente non l'aveva mai

visto.

Promemoria, smettere di bere il sabato sera.

Chissà che sciocchezze aveva fatto.

Si stiracchiò, alzando entrambe le mani sopra il capo, doveva chiamare Sango

non la risentiva dal giorno prima, era preoccupata.

Osservò il cellulare poco distante dalla sua postazione, sorrise, quella dormigliona

di sicuro si trovava ancora nel mondo dei sogni.

Sarebbe stato stupido svegliarla, anche perchè s'immaginava benissimo le conseguenze

di quel gesto.

Scartò dunque l'opzione di chiamare l'amica, si sarebbero sentite più tardi.

Fuori il vento imperversava,ululava,stordiva i rami degli alberi che sbattevano

mesti alle vetrate della finestra con un lieve picchiettìo sordo.

Si sollevò dalla sua postazione, respingendo indietro la sedia.

Mosse qualche passo in direzione della finestra, soffermandosi a contemplare

i nembi bigi che si scontravano alti nella volta del cielo.

Peccato, forse sarebbe piovuto in giornata. Questo non avrebbe comunque fermato

lei e Sango.

Portò una mano a sfiorare il labbro inferiore, dove ancora v'era il segno del piercing.

Aveva deciso di toglierlo, rischiava un infezione per colpa di quel bastardo

di omaccione che gliel'aveva fatto.

Lunedì l'avrebbe ucciso.

Fregò entrambe le mani sulle spalle, certo che il freddo cominciava a farsi

sentire anche attraverso le ossa ultimamente.

Spostò le iridi nocciola in direzione del calendario. Sedici novembre.

Ormai l'inverno era inoltrato.

Inarcò appena le sopracciglia, rimanendo ad osservare quel giorno come se

vi fosse impresso sopra qualcosa.

"Oh mio..." sobbalzò avvicinandosi di gran lena all'oggetto della sua attenzione.

Panico.

Si era dimenticata di un giorno così importante? Che fosse veramente così imbecille?

Scordò completamente i pensieri che le avevano rapito la mente, catapultandosi

ai piani inferiori.

Prese tra le mani il cordless, evitando di grazia un capitombolo dall'ultimo gradino.

"Pronto? Mi scusi mica c'è..." non concluse la frase che fu assalita da un urlo

spasmodico dall'altra parte della cornetta.

"..." dopo il grido impressionante fu tutto silenzio.Kagome si staccò per qualche

istante dall'apparecchio, giusto per evitare d'essere insordita.

"Scusami Kou-kun, credimi...mi farò perdonare..." miagolò sofferente, tentando

di convincere colui che l'ascoltava dall'altra parte dell'apparecchio a rimaner calmo.

"Dopo due anni che mi conosci, ti dimentichi del mio compleanno? Sono offeso..."

ribattè lui seccato, rimanendo muto nei minuti che seguirono.

"Per favore...ti prometto che farò qualcosa...anzi...organizziamo una bella festa...

ti va?" esordì lei al settimo cielo, ovviamente con una nota di paraculismo nella voce.

Lui s'arrese. Perchè non riusciva a dirle di no. Era troppo buono, o forse, l'idea

che si organizzasse una festa 'per lui' infondo gli piaceva.Da tempo non festeggiava

più i suoi anni.

"Va bene..." s'arrese, infondo un di divertimento non gli avrebbe fatto male.

Senza nemmeno rispondere, la mora riattaccò la chiamata, componendo subito dopo

il numero della migliore amica, cazzi suoi se stava dormendo, le doveva tanti

di quei favori che se per una volta si fosse svegliata prima non sarebbe morta.

 

 

 

Sospirò, rigirando i pollici tra di loro. La domenica era il giorno più odiato della settimana

anche perchè non aveva la benchè minima idea di cosa inventarsi per passare il tempo.

Di solito chiamava Miroku. In quel momento era l'ultima persona che voleva vedere.

Studiare? Nemmeno a pensarci lontanamente.

Portò la destra sopra il volto, da poche ore prima non aveva abbandonato la sua posizione attuale,

nemmeno aveva dormito.

Troppi pensieri, già, decisamente troppi per i suoi gusti.

L'unica cosa che gli premeva al momento era recuperare quello stupido gingillo,unica cosa che

rendeva positivo il suo passato.

Discostò la mano destra, portandola a lisciare una ciocca inargentata della chioma,

era un gesto insolito il suo, ogni volta che diveniva nervoso usava compiere quel

gesto.

Smosse le orecchie nivee sopra la testa in un movimento sincrono.Doveva alzarsi e cercare quell'oggetto.

Si diede una leggera spinta in avanti col bacino, tentando di portarsi a sedere sul bordo del letto.

La stanchezza cominciava a farsi sentire, poco male, se avesse tentato di dormire sarebbe stato solamente

peggio.

Un tremendo mal di testa cominciava ad insidiarsi maligno nei pressi della cervicale.

"Ci mancava anche questa" sbottò incrociando le mani presso il ventre in modo da sollevare la

maglia che gli fasciava la parte superiore del corpo.

Con un gesto repentino della destra la lasciò cadere informe sul terreno, dandogli una spinta col

piede per accucciarla sotto il letto.

Le iridi ambrate scorsero lungo i cassettoni d'acero che giacevano lungo il muro portante della

stanza, nascosti solamente a tratti da sottili colonne.

"Ecco dov'era..." mugugnò squadrando il cellulare scuro sfavillare d'un verdognolo lume sul display.

Sette chiamate senza risposta.

tre messaggi.

Alzò un sopracciglio. Due chiamate di Miroku, scosse la testa distorcendo appena le labbra.

cinque chiamate da un numero che non conosceva.

Alzò le spalle, non aveva soldi da buttar via.

Indifferente si sprecò nel leggere i messaggi, l'ultimo di questi lo lasciò interdetto qualche

istante.

'Stalle lontano...o te la vedrai con me'

stare lontano da chi? Quello era il numero di...

"Naraku..." le palpebre s'assottogliarono a mezz'asta, mentre rimaneva con lo sguardo fisso sul

cellulare.

Non capiva a cosa si riferisse quel coglione. Morse il labbro inferiore, muovendo velocemente

il pollice ungulato sui tasti.

'...Non mi pare siano cazzi tuoi...smettila di immischiarti...o devo farti presente qualche evento

passato...Kane(si legge Kein)...'

Concluse così il messaggio.Gettando il cellulare sul materasso.

I tratti del viso s'irrigidirono per qualche istante, odiava ripensare a quel suo dannatissimo

passato.

Inarcò entrambe le sopracciglia, dirigendosi lesto in bagno, girò violentemente la manopola della doccia

in modo che l'acqua, simile a grandine, scendesse in enorme quantità bollente.

Osservò il nugulo di nebbiolina avvolgere la cabina trasparente.

Quell'immagine, come una nenia infernale gli tornava dinanzi al volto disperata. Quello sguardo, i suoi

occhi. Basta.

Si liberò anche della parte inferiore, lasciandola scivolare lungo le gambe.

Quando l'acqua entrò in contatto con la pelle emise un lieve uggiolìo, il bruciore pareva ferro caldo

passato sulla pelle.

Afferrò la manopola accanto, lasciando che la temperatura si mitigasse.

Le gocce correvano leste sulla pelle, martoriandolo con piacevoli carezze.

Socchiuse nuovamente gli occhi, portando il capo indietro e lasciando che la 'pioggia artificiale'

gli tergesse il volto.

Solitudine.

A questo portava una vita come la sua, costretto ad omettere parte della verità che era partecipe

della sua vita, reprimendo le sue angosce dietro quella maschera d'attore.

Recitava alla perfezione la sua parte, a lui andava bene ed andava bene agli altri.

Non aveva mai avuto problemi in famiglia, anche con suo fratello i rapporti parevano essere migliorati

rispetto a qualche anno prima.

Sesshomaru, da quant'è che non passava del tempo con lui? Non erano fratelli perfetti.Quale fratello lo è.

Però, lui , quel demone l'aveva 'tirato fuori' in un certo senso dai guai.

Non parlava molto, era passivo il più delle volte, ma quella busta che misteriosamente arrivava ogni

due o tre mesi, lo sapeva, ne era certo era sua.

Grazie a Sesshomaru, poteva permettersi quei piccoli lussi di cui avrebbe potuto far a meno solamente mantenuto

dal suo lavoro.

Da piccoli si odiavano, non erano proprio 'fratelli di sangue' e questo al maggiore non era mai andato giù.

Il padre aveva preferito 'lui' il bastardello e non il demone puro.

Nonostante questo, col tempo, dopo le difficoltà, gli astii s'erano acquietati, regalando ai due

fratellastri una nuova scoperta.

La complicità.

Non avrebbe mai pensato d'arrivare a chiamarlo 'Fratello', eppure c'era riuscito. L'orgoglio lo impediva

a volte, certo, ma quella volta quella parola Sesshomaru se l'era davvero meritata...

I pensieri del mezzo demone furono interrotti dal trillìo del cellulare, incessante e morboso.

Sospirò, se era ancora Miroku avrebbe spento il telefono, lo voleva capire o no che era incazzato

nero con lui?

Spense, a malavoglia il getto, trascinandosi per inerzia verso la stanza da letto, completamente bagnato

e senza nulla indosso.

"Pronto..." rispose seccato, senza nemmeno controllare chi fosse.

"Inuyasha...da quanto..." la voce dall'altra parte dell'apparecchio non era nuova. Abbassò il ricevitore dalle

orecchie canine, sin dinanzi al volto, attivando il vivavoce. Sul display compariva la voce 'Kouga'

Un sorrisetto ironico gli intrise le labbra di malizia "Ma guarda chi si risente...pensavo fossi morto"

scherzò quasi fraterno.

Kouga, in passato, 'ai tempi d'oro' come li definiva lui, era il suo migliore amico.

Insieme ne avevano passate di ogni specie e genere, fin quando Inuyasha non era 'caduto in errore'.

"Non ho mantenuto la promessa..." lo rimbeccò l'altro sarcastico, schiarendosi la voce profonda

per apparire rodomonte.

"...Sapevo non l'avresti fatto, secondo me sei frogio...non puoi starmi lontano nemmeno due anni?"

gongolò il mezzo demone, fingendo che l'argomento di cui stessero trattando fosse ormai storia vecchia.

Dall'altra parte, l'ex amico deglutì.

"...Cretino...comunque...sono venuto a sapere che ormai...è tutto apposto...l'altra volta..." non fece

tempo a concludere la frase che subito l'hanyou lo bloccò.

"...Ma che cazzo mi hai chiamato a fare? Guarda che ero sotto la doccia...secondo me sei frogio e

mi spii..." continuò sarcastico.

"Senti, se continui con questa solfa che sono finocchio ti castro...a proposito...stasera è il mio compleanno...

Mi chiedevo...se ti andrebbe di fare un salto da me...tanto conosci la strada...a no...mi dimenticavo

della tua memoria precaria...vuoi che ti mandi un fax col disegnino?" il mezzo demone scosse la testa sorridendo,

l'avrebbe ammazzato se l'avesse rivisto.

"...Non saprei..." rispose basso nel tono, infondo, dopo due anni...rivedere Kouga...

"Eddai...c'è una a cui vorrei dare una bottarella..." ridacchiò sapendo per certo d'attirare, a quel modo

l'attenzione del mezzo demone.

"Una...o due?" domandò malizioso, mentre l'angolo destro della bocca cominciava ad aguzzarsi verso l'alto.

Il demone, dall'altra parte ridacchiò, facendo intuire ad Inuyasha la serata che si sarebbe perso.

"Dimmi il posto e l'ora..." s'affrettò l'hanyou, spicciandosi a prendere un foglio di carta e una penna

accartocciati a poca distanza dalla sua posizione.

"Alle 21,00 a casa mia...se non ti ricordi dove abito..." ridacchiò, ovviamente interrotto nuovamente

dal ringhio dell'ex migliore amico.

"Mi ricordo...a dopo Schizzo..." ironizzò lui chiudendo la chiamata celere.

 

 

 

Kouga rimase inebetito, ancora si ricordava di quel ridicolo soprannome?

Sbuffò, riappendendo il ricevitore. Aveva fatto bene a chiamare Erez, infondo, non gli era parso così

contrariato dalla sua chiamata.

Scosse la testa, gettandosi sopra il letto a rimuginare sul passato, lanciò uno sguardo sul tavolinetto

basso, posto tra il letto e la seggiola.

Una foto, un sbiadita, di tre anni prima.

Loro quattro erano inseparabili una volta.

Da destra c'era lui, seguito da Inuyasha col quale stava accollato per un braccio.

Sotto, in ginocchio, altre due figure.

A destra Naraku, accanto a lui,Kikyou.

Lei e colui che le stava di fianco erano molto legati in passato, da qualcosa che superava

di gran lunga l'amicizia.Quel sorriso dipinto sulle labbra di lei pareva riscaldare

automaticamente quello di Naraku.

Un'amicizia che era durata da anni, la loro, spezzata per una cosa meschina.

E loro, Schizzo ed Erez.

Erano praticamente inseparabili, ci mancava poco che andassero in bagno assieme.

Ma tutto era finito...perchè...quella chiamata quel giorno, da parte di Inuyasha, nel quale

diceva che non avrebbe voluto più sentirlo, poi...aveva saputo.

L'avrebbe rivisto, dopo tanto tempo.

Sorrise, portando l'avambraccio ad adombrare la vista della foto...

Quella sera sarebbe stata la svolta.

Felicità, euforia.

Finalmente i suoi due migliori amici sotto il suo tetto, Inuyasha e Kagome.

Chissà che avrebbe detto quando gliel'avrebbe presentata...

  
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