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Autore: alexus_alec    28/06/2012    1 recensioni
(PER CHI COMINCERA' ADESSO A LEGGERE QUESTA STORIA, NON FATELO. VERRA' MODIFICATA E UNITA A UN'ALTRA STORIA, "THE PROCLAIMER" GIA' POSTATA. DI CONSEGUENZA, I CAPITOLO VERRANNO ELIMINATI MAN MANO CHE L'ALTRA STORIA PROSEGUIRA')
Clio è una ragazza di diciotto anni, i suoi voti per miracolo giungono alla sufficienza ed i suoi genitori anni fa sono stati ritrovati morti nella loro stessa casa. Ma Clio ha un carattere forte e, soprattutto, è una sephiem, una caccatrice di vampiri. Tra realtà e desiderio Clio cammina con un precario equilibrio sul filo che divide questi due mondi, lottando contro i demoni del suo passato.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*SQUILLO DI TROMBE* TOH, RIECCOMI QUA  SI SI SI, LO SO, SONO UNA DISGRAZIATA MA VOI MI VOLETE BENE, VERO?  BEH, ECCOMI DI NUOVO QUA CON QUESTO NUOVO CAPITOLO! QUI, CLIO AVRA' UNA "BELLA SORPRESA" E DICIAMO PIU' O MENO CHE LOTTERA' MA E' STANCA E NON HA NESSUNA INTENZIONE DI IMPORSI, NON ORA.
BEH VI LASCIO AL CAPPY <3



16.
 
 
Quanto più ci innalziamo,
tanto più piccoli sembriamo
a quelli che non possono volare.
Friedrich Nietzsche
 
 
 
<< Mamma! Mamma! >>.
Tutto era confuso, gli oggetti vorticavano senza sosta, i colori si mescolavano.
Clio girava su se stessa, mentre una grande fiamma azzurra l’avvolgeva. << Aiutami! >>.
<< Più ti muovi, più la trappola si ritorce contro di te, tesoro >>.
<< Mamma, dove sei? Perché non mi aiuti? >>. Clio continuava ad agitarsi, la fiamma le graffiava la pelle, le bruciava l’anima.
<< Perché questo fuoco rappresenta la tua paura. Devi superarla da sola, amore mio. Devi combatterla, non evitarla. Devi affrontare il tuo passato! Devi trovare la verità, so che sei pronta, Clio! >>.
<< No, mamma, io non… >>.
<< Tu puoi! So che hai bisogno di me, ma non posso aiutarti! Io sono solo una tua proiezione onirica, niente di più! >>.
Le gambe le cedettero e ricadde su qualcosa di morbido ma ruvido. << Brucia! >>.
<< Alzati, Clio! Alzati! >>.

 
 
<< Clio, alzati! Tesoro, su, è ora di alzarsi >> mormorò una voce materna e soffice. << Sono tutti svegli. Tra non molto i sephiem saranno qui e troveranno una Clio assonnata, seminuda e con i nodi ai capelli >>.
Clio batté più volte le palpebre, sorridendo. << Hai ragione, nonna. Che ore sono? >>.
<< Le nove >>. Mariah le scostò i capelli da volto e le baciò la fronte. << Sbrigati. Tuo zio ed io dobbiamo parlarti, cara. Abbiamo preso una decisione >>.
Il sorriso di Clio si spense immediatamente. << Ah, bene. Che c’è, volete buttarmi fuori di casa per caso? >>.
Mariah non rispose e, con una lieve risata isterica, uscì dalla stanza senza proferire parola.
Ottimo, pensò Clio scostando le coperte nervosamente. Se il buongiorno si vede dal mattino…
Sciolto il groviglio di nodi che aveva nei capelli e vestitasi con un paio di short neri e una maglietta larga e azzurro pastello, scese nel salone, tesa come una corda di violino.
Vi era Amethyst in piedi vicino la porta con un pacco bianco nelle mani, un completino  Daniel e Dorian sul divano che non facevano altro che sbadigliare e stiracchiarsi, e Mariah al fianco di Stefan.
In momenti come quelli si notava la loro somiglianza.
Il mento leggermente alzato in segno di superiorità, il comune colore e forma degli occhi, la postura rigida, l’espressione seria, le rughe che oscuravano il viso di entrambi.
Clio non riusciva a identificare in quella espressione, in quei lineamenti così seri e marcati sua nonna. Lei che era sempre stata così dolce, lei che aveva un sorriso perenne stampato sul volto, lei che le accarezzava amorevolmente il capo quando la vedeva piangere.
Inarcò un sopracciglio. << Che succede? >>.
Mariah fece un passo e poggiò la mano sulla spalla di Daniel. << Clio, quello che sto per dirti non è facile da spiegare, né da dire, perché sono tua nonna e mi si spezza il cuore. Ma mi rendo conto che è meglio per te >>.
Daniel sospirò strizzandosi gli occhi tra l’indice e pollice. << Io continuo a non condividere l’idea, Mariah >>.
<< Cosa dovete dirmi? >> domandò Clio, ormai irritata.
Stefan incrociò le braccia al petto. Quella mattina indossava dei bermuda bianchi e una semplice t-shirt blu scuro che contrastava con i capelli rosso dosato.  << Tu non puoi stare più qui, Clio. >>.
Il cuore le mancò di un colpo. << Che… Che cosa? >>.
<< Nithian è diventata troppo pericolosa per te >> continuò Mariah facendosi avanti e sistemandosi nervosa il vestito rosa pallido. << A pochi chilometri da qui si trova Unwound, è una piccola cittadella tranquilla, l’unico posto in cui i vampiri non si sono fatti vedere negli ultimi trent’anni. Tuo zio ti ha trovato già un alloggio ma Suor Adelle ha messo a disposizione una delle stanze del convento, nel caso non ti trovassi bene nel tuo nuovo appartamento >>.
<< Non starete dicendo sul serio… >> mormorò Clio, disorientata. Arretrò, urtando un tavolino in legno. << Volete davvero mandarmi via? >>.
Mariah annuì. << Si, è la cosa migliore per te, tesoro. Io… >>.
<< Tu cosa, nonna? Cosa? >> sibilò furiosa, le lacrime che le pizzicavano gli angoli degli occhi.
<< Non vi siete mai preoccupati del fatto che io odiassi uccidere i vampiri, che rischiassi la vita ogni giorno. Non vi siete mai preoccupati del mio andamento scolastico o che non avessi amici con cui parlare, amici da invitare a casa che non fossero sephiem. E ora vorreste farmi credere che ci tenete a vedermi ancora viva, che volete evitare che i vampiri mi uccidano in qualche possibile rivolta? Ora che vi sono dentro fino al collo? Ora che sto imparando a conviverci? >>.
Le sue parole rimasero nell’aria per alcuni minuti, poi svanirono, cedendo il posto all’imbarazzo. Clio aveva il respiro rotto dalla rabbia, le spalle che si alzavano ed abbassavano ad un ritmo spezzato ed irregolare, le lacrime che le scendevano silenziose lungo le guance.
<< Non m’importa ciò che pensi, Clio >> disse Stefan, avvicinandosi alla ragazza. << Farai come ho detto. Quindi va di sopra e prepara le valigie. Partirai per Unwound, che ti piaccia o no. Ti accompagnerà Dorian, lui conosce la strada >>.
Mordicchiandosi le labbra e soffocando un insulto, salì le scale per prepararsi. Dietro di sè udì dei passi, ma non le importava chi fosse, in quel momento non voleva proprio ascoltare nessuno.
<< Lasciami in pace >> mormorò aprendo la porta della sua stanza e chiudendola, ma qualcuno la blocco e le afferrò il polso.
<< Clio, per favore… >>.
Daniel entrò svelto nella stanza e chiuse la porta a chiave. L’abbracciò, posando un caldo bacio sulle sue labbra. << Mi mancherai >>.
<< Parti con me >> gli sussurrò Clio all’orecchio, mordendogli il lobo. << Non abbandonarmi >>.
Le mani di Daniel le accarezzarono la schiena e le strinsero i fianchi. << Non lo farei mai. Ma Stefan non mi permetterà di partire >>.
Clio voleva poterlo toccare, aggrapparsi al suo collo e alle sue braccia muscolose, un desiderio che faceva quasi male. << Perché no? Con te sarò al sicuro, in compagnia… >>.
<< Mmm… >> mormorò Daniel, mentre le accarezzava una guancia, faceva scorrere le labbra lungo il suo collo niveo, depositandovi piccoli e teneri baci. I brividi varcavano la pelle della giovane e uno strano calore le attanagliava il ventre. I due indietreggiarono verso il letto, ma qualcuno bussò alla porta. << Clio, a che punto sei con le valigie? >>.
Questa sospirò. << Arrivo, Dorian. Cinque minuti >>.
Daniel scosse la testa, esasperato. << Primo o poi gli stacco la testa >>.
Clio rise, accarezzandogli il petto e posandovi un bacio. << Ti sta proprio bene questa polo azzurra, Dan >>.
Lui sorrise. << S’intona con i miei occhi >>.
La ragazza alzò gli occhi al cielo. << Da quando sei così vanitoso? >>.
<< Da quando una certa ragazza ha finalmente accettato di essere la mia ragazza. Sai, ci tengo a fare bella figura >>.
Lei lo strinse forte. << A volte credo di non meritarti. Dai, aiutami a fare la valigia >>.
Tirò fuori dall’armadio una grande valigia scura e v’infilarono dentro tutti gli indumenti preferiti di Clio. Il sesto senso le consigliò di portare almeno due pistole, le munizioni e il pugnale color caramello di suo padre che teneva nascosto nel comodino, da quando l’aveva staccato involontariamente dal muro. Suo padre si era messo a ridere per la sua espressione dispiaciuta e, scompigliandole i capelli, le aveva detto che poteva tenerselo.
Decise di mettere in valigia anche l’album dei ricordi della sua infanzia che aveva trovato in soffitta. Daniel la fissava muoversi per la stanza con aria mesta, passandole gli abiti << Non voglio che tu te ne vada… >>.
<< Hai sentito Stefan, no? Nolente e volente, dovrò andarmene. E anche io dubito che ti lasci partire con me >>.
<< Perché è tutto così complicato? >> domandò distendendosi sul letto. Clio gli si avvicinò, poggiandogli una mano sullo stomaco e avvicinando il volto a quello di Daniel.
<< Devo andare, Dan >>.
Lui sbuffò e le prese la valigia. << Ti accompagnerò con Dorian fino ad Unwound. Voglio godermi queste ultime ore con te >>. Lei gli concesse un sorriso, ringraziandolo. 
Scesero in salone e Amethyst porse al Clio il pacco bianco che fino a quel momento aveva tenuto in mano. << È la torta alla cannella che ti piace tanto. Te ne porterò altre, così avrò un pretesto per venire a trovarti. Ti voglio bene, Clio >> mormorò abbracciandola, gli occhi color smeraldo gonfi di lacrime. Lewis le poggi una mano sulla spalla. << Stammi bene, Clio >>.
Dorian indossò un cappellino beige, intonato con i pantaloni marrone chiaro e una maglietta color panna. << Andiamo? >>.
Clio annuì, prendendo per mano Daniel. Non riusciva a guardare sua nonna in faccia e non si preoccupò neanche di salutarla.
Io mi fidavo di te, nonna, pensò Clio richiudendosi dietro la porta dell’ingresso e godendosi i raggi del sole che le accarezzavano la pelle.
 
 
Il viaggio sulla jeep durò all’incirca un’ora e mezza, senza che nessuno dei tre proferisse parola.
Dorian stringeva con veemenza il volante, come se covasse dentro una rabbia inespressa.
Daniel e Clio erano seduti dietro e si tenevano per mano, la testa di lei sulla spalla del ragazzo, un velo d’amarezza che oscurava il volto di entrambi, un’oscurità avversa ai caldi raggi del sole che illuminavano le verdi colline della campagna.
Il paesaggio era piuttosto monotono: piccole casette dai muri bianco sporco, logorati dal tempo, ricoperti da piante rampicanti, contadini che portavano il gregge al pascolo, le mucche che ruminavano placide.
<< È la classica campagna con le mucche e le pecore e i contadini… >> mormorò Clio, sbuffando. << Mi faranno fare la contadina? >>.
Dorian scoppiò a ridere ma lo sguardo storto della ragazza lo indusse a smettere, con una certa fatica.
<< Sarà dura abituarsi a tutta questa tranquillità. Finirò per annoiarmi >>.
<< Non capisco perché ti stanno mandando via >> sibilò Dorian. << Ora come ora una mano in più farebbe comodo, no? >>.
<< Pensandoci a mente serena, credo che Stefan e mia nonna mi abbiano mandato via per un motivo che va oltre il “noi-ci-teniamo-a-te-quindi-devi-andartene-via-da-qui”, ma non so quale >>.
Daniel scosse la testa, poggiandola contro il finestrino. << In ogni caso, Clio dovrà restare ad Unwound per un po’… >>.
Lei si sistemò un riccio ribelle dietro l’orecchio. << Mi mancherete… >>.
Dorian la guardò dallo specchietto retrovisore con un’espressione triste. << Anche tu, Clio. Perdonami per tutto quello che ti ho fatto. So di non meritare il tuo perdono, ma ti chiedo ugualmente scusa >>.
Lei fece un mezzo sorriso. << Non preoccuparti >>.
Non era da Clio perdonare qualcuno per un errore con tanta facilità. Ma sapeva benissimo che Dorian rischiava di morire in questa nuova lotta con i vampiri. Non voleva avere sulla coscienza il fatto di non averlo mai perdonato. Inoltre, nonostante tutto, ci teneva molto a lui.
<< Hai dimenticato questo in bagno, dopo la doccia >> disse Dorian sorridendo e alzando il bracciale che le aveva regalato tempo fa. <>.
Clio arrossì lievemente e la sua mano scattò verso la tasca dei pantaloncini. Al collo portava la mezza luna, nella tasca la collana di sua madre.
<< Scusa, Dorian >> bofonchiò imbarazzata e infilandosi il bracciale. << Non so neanche io dove ho la testa >>.
Fu troppo per Daniel che scoppiò in una sonora risata. Clio s’imbronciò allontanandolo con uno schiaffo affettuoso. Il ragazzo l’abbracciò, baciandole la fronte e continuando a ridere.
<< Siamo arrivati, piccola >> annunciò Dorian con voce roca superando una fitta rete di alberi. Davanti a loro s’innalzavano grandi mura grigio fumo, costruite con grandi massi scuri che, da lontano, apparivano perfettamente levigate. La struttura presentava la tipica merlatura ghibellina 
<< Stai attenta, Clio, per favore. Non voglio perderti >> le disse Dorian fissando dritto davanti a sé.
Daniel le accarezzò una guancia. << Lo stesso vale per me. Per favore, non indagare, non cercare vampiri, non usare armi. Riposati >>.
Clio annuì, poco convinta. Come al solito, avrebbe fatto di testa sua.
In lontananza scorsero una figura avvolta in una veste scura. << Credo sia Suor Adelle >> annunciò Dorian.
<< Mi rendo conto solo ora che tutto questo sta accadendo davvero… >> mormorò Clio fissando il tappetino dell’auto. << Mi mancherete, ragazzi. Davvero. >>.
Daniel le sorrise accarezzandole la nuca. << Hai telefono e portatile con te. Ci sentiremo tutti i giorno e faremo delle video-chiamate. Te lo prometto >>.
<< Sicuro! >> confermò Dorian con entusiasmo. << Daniel verrà alla Villa ogni sera così ci saremo tutti! >>.
<< Non rimani alla Villa? >>.
Daniel si grattò la testa. << Tuo zio ha espresso chiaramente il suo pensiero. “Mia nipote non starà più qua, quindi non vedo il motivo della tua presenza in questa casa” >> spiegò imitando malamente la voce di Stefan.
<< Per me potevi rimanere >> disse Dorian, spegnendo la macchina e meravigliando Clio. Si era fermato davanti un piccole ponte, troppo fragile per la jeep. << Dovrai andare a piedi, Clio >>.
<< No, aspetta… che hai detto? >> gli chiese questa.
<< Che devi andare a p… >>.
<< No, no, prima >>.
<< Che per me poteva rimanere >>.
Clio e Daniel lo fissarono sbalorditi. << Sicuro di non avere la febbre? >>.
<< Si, Clio, non ho la febbre. Mi sto abituando all’idea. Se sei felice con lui, beh, chi sono io per impedirtelo? Certo, io sarei stato un fidanzato più appropriato, ma non posso forzarti, tesoro >>.
Clio inarcò un sopracciglio. << Io sono ancora convinta che tu abbia la febbre alta >>.
Dorian fece roteare gli occhi. << Scendi, stupida. Le mucche e suor Adelle ti attendono >>.
Clio gli diede uno schiaffo affettuoso sulla testa, per poi baciargli la guancia. << Grazie, Dor. Ti voglio bene, nonostante tutto >>.
<< Mi sta venendo il diabete, scendi su >> disse e accompagnò le parole con una sonora risata.
Daniel la aiutò a prendere i bagagli. << Vuoi che ti accompagni fino a là? >>.
<< No, ce la faccio da sola >>.
Clio gli circondò la vita con le braccia e gli diede un bacio a fior di labbra, strofinando il naso sul mento lievemente ispido a causa della barba che gli stava crescendo. Tentò di fissarsi nella testa il suo odore, l’espressione dei suoi occhi, cosicché non patisse la sua mancanza.
Ma sapeva benissimo che non sarebbe servito a niente.
Voleva che lui rimanesse, che quell’abbraccio durasse in eterno. Ma suor Adelle non sarebbe stata d’accordo e nemmeno suo zio. << Baciami, Daniel >>.
Lui non se lo fece ripetere due volte e infilò le dita fra i capelli di lei. La strinse a sé, con ardore, con una forza che forse in alte circostanze lei gli avrebbe fatto notare che fosse troppo vigorosa.
Ma non le importava. Voleva che il segno delle sue mani rimanessero sulla sua pelle.
Le loro lingue si unirono e Daniel non faceva altro che spingere Clio verso il suo corpo. La ragazza provava il desiderio irrefrenabile di toccarlo e quel desiderio stava diventando troppo forte.
Poggiò le mani sulle possenti spalle di Daniel e si allontanò. << Così mi ucciderai >>.
Lui sorrise, poggiando la fronte contro quella di Clio. << Anche tu >>.
<< Devo andare >>.
<< Lo so >> sbuffò il ragazzo sciogliendo l’abbraccio. << Prometto che verrò a trovarti >>.
Lei fece un mezzo sorriso, prese le valigie e s’incamminò verso Suor Adelle.

   
 
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