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Autore: betty boop    28/06/2012    8 recensioni
Edward e Bella si incontrano per la prima volta da bambini e in una situazione particolare almeno per lui, poi però si perdono di vista. Ma non è tutto è perso perchè in futuro, da grandi si rincontrano e ... per scoprire come andrà venite a leggere ...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao ragazze! questa è la prima volta che pubblico una storia su Edward e Bella ma ne sono un'accanita lettrice! comunque mi è venuta l'ispirazione e mi sono cimentata con questa one-shot sperando che vi possa piacere! buona lettura!
 

13 febbraio 2000
Stavo correndo felice lungo la corsia dell’ospedale per andare da mia madre che quel giorno stava dando alla luce il mio fratellino Jacob, tra le braccia stringevo dei regali che avevo pensato di portare loro, un mazzolino di fiori che avevo raccolto nel nostro giardino per la mamma e il mio peluche preferito, un piccolo pollo di nome Memè, da donare invece al mio fratellino cosicché non piangesse.
A un certo punto però fui attratta dal pianto di un bambino che veniva da una stanza, la cui porta era socchiusa, così incuriosita, mi avvicinai ed entrai. Nella camera trovai un solo letto sul quale giaceva un bambino che avrà avuto all’incirca dodici anni e piangeva e tra i singhiozzi diceva:
- Sono rimasto … solo! Non ricordo … più nulla! Dove … sono … la mia mamma e … il mio papà?  –
Sentire le parole di quel bambino mi fece stringere il cuore, così mi avvicinai a lui:
- Non piangere bambino! Non sei solo, ora ci siamo noi, io sono Isabella ma preferisco farmi chiamare Bella, -e indicando il mio peluche, aggiunsi- questo piccolo pollo invece è Memè, tu invece come ti chiami? –
-I dottori mi hanno detto che mi chiamo Edward, io purtroppo non riesco a ricordarlo –
Finalmente potei guardarlo bene in viso scoprendo che Edward aveva dei bellissimi occhi verdi che quasi m’ipnotizzarono. Comunque mi ripresi subito e continuai:
- Che bel nome! Ma ... che cosa ti è successo? Perché dici che sei rimasto solo? –
- Non so, dove sono la mia mamma e il mio papà, mi hanno lasciato solo! Stamattina è venuta la sorella della mia mamma e mi ha detto che non ci sono più, che sono volati in cielo insieme agli angeli ma che comunque mi vorranno sempre tanto bene! Io però non ci credo altrimenti non mi avrebbero lasciato! –
- Gli angeli, però, sono sempre vicini a te e poi tu stai bene quindi vuol dire che la tua mamma e il tuo papà già ti stanno proteggendo! Intanto per non farti sentire solo ti lascio un regalo- dissi prendendo il peluche – Memè è il mio pupazzo preferito ogni volta che piango, lo stringo forte e mi consola, lo avevo portato per regalarlo al mio fratellino per non farlo piangere ma credo che tu ne abbia più bisogno, lui ti aiuterà a non sentirti solo e poi quando vorrai ci sarò io! –
- Grazie Bella! È un regalo bellissimo ma non se lo posso accettare in fondo è il tuo peluche preferito, ci tieni troppo! –
- Io ora sono una sorella maggiore e ho un fratellino di cui occuparmi, che mi farà tanto felice e quando ne avrò bisogno potrò stringere lui mentre tu potrai stringere Memè e comunque io ci sarò sempre ormai siamo amici! –
Intanto una voce dal corridoio mi chiamò:
- Bella dove sei? – era mio padre che giustamente mi cercava, credeva di avermi perduto nei meandri dell’ospedale. Prima di rispondergli mi avvicinai di nuovo a Edward e gli dissi:
- io ora devo andare a conoscere il mio fratellino però tornerò a trovarti promesso! E mi raccomando prenditi cura di Memè! E non piangere più! Ciao Edward! – e dopo avergli dato un bacio sulla guancia, scappai via, ma feci comunque in tempo a udire la sua risposta.
- Grazie ancora Bella! Io sarò qui ad aspettarti! A presto! –
Tornai anche nei giorni successivi a trovarlo prima di passare da mia madre e dal mio piccolo Jacob e mi stavo affezionando tanto a lui, diventavamo sempre più amici. Un giorno però arrivata in camera sua non lo trovai più e subito mi spaventai così chiesi alla prima infermiera che incontrai:
- Scusi dov’è andato il bambino che era in questa camera? Gli è successo qualcosa? –
E l’infermiera gentilmente mi rispose:
- No piccolina lui sta benissimo solo che oggi è stato dimesso e i suoi zii sono venuti a prenderlo per riportarlo a casa –
Non sapevo se essere triste o felice perché sapevo, di dover essere contenta che Edward fosse comunque con la sua famiglia nonostante non avesse più la sua mamma e il suo papà, ma allo stesso tempo mi dispiacque tantissimo perché non sapevo dov’era e quindi ero sicura che non l’avrei mai più visto, anche se ci speravo tanto. Chissà forse un giorno, magari da grandi, Edward ed io ci rincontreremo...
 

18 maggio 2012
O cavolo! Anche questa mattina sono in ritardo! Forse avrei dovuto sprecare meno tempo con le mie creazioni da make up artist allo specchio! È inutile ripensarci ora è il caso che corra altrimenti la lezione, comincerà senza di me!
Mentre mi facevo largo tra la gente sul marciapiede, passai davanti al parco cittadino e pensai che se avessi tagliato di là avrei incontrato meno gente e avrei fatto sicuramente più in fretta.  Durante la corsa però mi distrassi e non vidi un ostacolo davanti ai piedi e visto il mio scarso senso dell’equilibrio non potei evitare di cadere ma il caso volle che proprio in quel momento passasse qualcuno ed io naturalmente gli finii addosso facendolo cadere con me.
 E così mi ritrovai stesa su questo qualcuno e per l’esattezza con la testa sul petto di quello che indubbiamente doveva essere un ragazzo, con dei bei pettorali aggiungerei. In ogni caso cercai di trovare il coraggio di alzare la testa, anche se stavo morendo di vergogna, infatti, ero certa che il colore delle mie guance avrebbe svelato tutto il mio imbarazzo, e nel momento in cui lo feci, mi scontrai con il viso più bello che avessi mai visto. Una mascella squadrata con appena un accenno di barba rossiccia, le labbra rosse e leggermente carnose, un naso perfetto, un’indomabile chioma castano-ramata ma quello che mi colpì di più furono i suoi occhi di un verde talmente intenso e limpido che pensai di poterci affogare dentro.
Appena mi ripresi dallo shock, provocatomi dalla visione di questa sorta di dio greco, pur con la salivazione alquanto azzerata provai a parlare:
- Scusami davvero tantissimo! Purtroppo sono sempre la solita imbranata! Spero di non averti fatto troppo male ma la colpa non è tutta mia è il mio precario equilibrio che la fa sempre da padrone… - e non riuscii più a continuare, un po’ per la vergogna un po’ perché rimasi nuovamente incantata dal suo viso su cui ora compariva un’espressione molto divertita e un sorriso a dir poco proibito, probabilmente il mio essere così imbranata e impacciata aveva suscitato la sua ilarità.
- No, tranquilla! Non mi sono fatto nulla! E poi non è solo colpa tua anch’io ero distratto e non ti avevo visto altrimenti forse avrei anche provato a prenderti a volo! Anche se in fondo l’atterraggio non è stato così male! – concluse sorridendomi ancora in quel modo.
 Nel frattempo io tentai di farmi forza con le braccia per tirarmi su, quello che non avevo calcolato, però era, dove fosse in quel momento il mio ginocchio e lo capì soltanto quando vidi l’espressione del ragazzo mutare da divertita a dolorante e lì capii.

- Complimenti per la figura, Bella! - mi disse immediatamente la mia coscienza alla quale risposi:
- Per favore non ti ci mettere anche tu! Già vorrei andare a sotterrarmi e non serve che tu metta il dito nella piaga, perciò taci! – comunque è ufficiale voglio sprofondare!

Tolsi immediatamente il ginocchio e mi tirai su cercando di fare molta più attenzione questa volta e intanto mi rivolsi a lui:
- O mio dio! Scusami davvero! Non l’ho fatto apposta! Non volevo! Insomma non mi ero resa conto che eravamo rimasti incastrati in questo modo! Dimmi che non ti ho fatto troppo male! Mi dispiace davvero moltissimo – avevo il fiatone quando finii di parlare sia a causa del profondo imbarazzo che provai in quel momento sia per la velocità con cui “vomitai” quel fiume di parole, mentre un po’ impaurita allungai la mano nel tentativo di aiutarlo ad alzarsi con la speranza di cominciare a rimediare al disastro che stavo combinando.
Lui si riprese subito dal colpo e accettando la mia mano, anche se con un po’ di titubanza si tirò in piedi.

- Cavoli com’è alto! – fu il mio pensiero

- Tranquilla! Non è niente di grave! Tu piuttosto tutto bene? Mi sembri un po’ agitata -
Agitata, dice lui, e certo vorrei vedere te al mio posto? Una figuraccia assurda con figo come te è sicuramente da guinness world record! Comunque mentre nella mia testa tentavo di ristabilire un po’ di ordine, gli risposi:
- Si! Figurati tutto bene! Sono atterrata sul morbido quindi era difficile che mi facessi male! – purtroppo mi resi conto di ciò che avevo detto solamente dopo che tutte le parole furono uscite dalla mia bocca e immediatamente abbassai la testa nel tentativo di nascondere tutto il mio imbarazzo che si stava largamente manifestando grazie al colore delle mie guance.
Nel frattempo, lui rise di nuovo e riprese:
- Toglimi una curiosità, ma i ragazzi tenti di rimorchiarli sempre così? –

Ok! C’è qualcuno che potrebbe darmi una pala, così comincio a scavarmi la fossa e mi ci seppellisco immediatamente!

- No veramente no! Sono solo molto goffa … - mentre dicevo questo, però realizzai effettivamente ciò che mi aveva detto – aspetta … ma come ti permetti? Non stavo tentando di rimorchiarti è stato solo un incidente! Piuttosto giacché anche tu dici che eri distratto non è che per caso eri tu che cercavi di rimorchiare me? –

- e questa da dove mi è uscita? Oggi devo essere proprio impazzita! –

Lui rise di nuovo ma improvvisamente si bloccò e prese a fissarmi molto intensamente, tanto che in quel momento credevo che il mio cuore sarebbe uscito dal petto talmente batteva forte.
- Quando sei imbarazzata, diventi dolce e più carina, ma da arrabbiata diventi addirittura sexy! – disse lui con totale tranquillità

- Prego? Ha detto che sono sexy? Io? –

- … comunque a questo punto mi sembra doveroso presentarsi, molto piacere io mi chiamo Edward, tu invece? –
Sto per andare in iperventilazione, ok calma Bella, un bel respiro profondo e rispondi. Cosa mi ha chiesto? Ah sì il mio nome! Come mi chiamo? Certo che stupida! Ok sono quasi certa che oggi il mio cervello abbia deciso di andare in vacanza e dubito che voglia tornare tanto presto!
- io … mi chiamo Bella … cioè Isabella ma tutti mi chiamano Bella! –
- un nome piuttosto azzeccato per te! – mi rispose ammagliandomi di nuovo con quel suo sorriso, che definirei sghembo.
- Gr-razie! –
- Senti io sto morendo di sete, dopo una bella corsa e con questo caldo ci vorrebbe proprio una bella bibita fresca, perché non mi fai compagnia? –
È possibile che ogni sua frase mi debba spiazzare? Sta di fatto che ormai la lezione l’avevo persa quindi perché non accettare di trascorrere un po’ di tempo con questo dio greco, almeno mi rifaccio un po’ gli occhi.
- S-i grazie! Perché no? – rispose di nuovo quasi balbettando

Insomma Bella è così difficile parlare con lui in maniera fluida senza balbettare e passare per una scema?

- Perfetto! Allora andiamo, Bella! –
Ci incamminammo verso un chioschetto che si trovava nel parco e ci accomodammo a un tavolino all’ombra e dopo aver ordinato due succhi di frutta, lui riprese a parlare:
- Dunque Bella, se non sono indiscreto, dove correvi come una furia questa mattina?-
- Beh a dire la verità correvo all’università. Avevo una lezione che stava per cominciare e tentavo di arrivare in orario e ho pensato bene di accorciare tagliando per il parco ma non aveva calcolato il nostro scontro - finii con un sorriso che lui ricambiò.
- Capisco! E che facoltà frequenti? –
- Frequento biologia, sono al secondo anno. Tu invece cosa fai nella vita? –
- Anch’io studio sono al terzo anno di medicina –
- Wow allora sto parlando con un futuro dottore! Bene allora in futuro saprò da chi farmi medicare dopo la mia ennesima caduta per colpa della mia goffaggine –.
- In questo caso però credo che ti converrà fare l’abbonamento poiché non sei una che ha molto equilibrio, in fondo mi sembra di averne avuta anche la prova poco fa! – concluse ridendo
- Ehi! È vero che sono un po’ goffa ma ora non esageriamo! Non credi di star prendendo troppa confidenza in fondo ci conosciamo da così poco! – risposi fingendomi offesa
Lui rimase spiazzato e mi rispose:
- Hai ragione, scusa forse ho esagerato! –
Sembrava essere dispiaciuto davvero mi sa che pensava che mi fossi offesa sul serio.
- Tranquillo stavo scherzando! Lo so benissimo da me di necessitare costantemente di un medico per le mie innumerevoli cadute! – mi precipitai a precisare e scoppiando a ridere e lui con me.
La mattinata proseguì senza che neanche ce ne accorgessimo e con mia piacevole sorpresa scoprii che Edward era un ragazzo molto intelligente e spiritoso ma anche tanto gentile, oltre che bello ovviamente. Fatto sta che a ora di pranzo decidemmo di salutarci ma lui prima di andar via mi sorprese e avvicinandosi molto e fissandomi di nuovo intensamente mi disse:
- Sono stato davvero bene con te questa mattina e mi piacerebbe molto replicare, posso invitarti a cena domani sera? –
Dicevo appunto che mi aveva sorpreso ma non avevo la minima intenzione di rifiutare e, infatti:
- Si! Mi farebbe molto piacere! –
- Perfetto! Allora potremmo scambiarci i numeri di telefono così ci sentiamo per metterci d’accordo? –
- Oh sì! Certamente! –
- Bene! Allora a domani sera … Isabella! – dopo avermi lasciato un leggero bacio sulla guancia, andò via.

E ora chi si sarebbe ripresa da questo incontro e soprattutto … che diavolo avrei indossato domani sera? Perfetto! Ora che avevo realizzato che sarei dovuta uscire a cena con lui mi assaliva il panico! C’era solo una persona che poteva aiutarmi:
- Pronto, Alice? –
- Ciao tesoro! Dimmi tutto –
- Sarò sintetica: emergenza moda! Causa: uomo molto sexy! –
- Sono da te tra mezz’ora! –
- Grazie Alice! Ti adoro! A più tardi! –
Ovviamente Alice pretese un preciso e dettagliato reso conto della mattinata e alla fine del racconto era entusiasta quanto me per l’invito a cena. Anche se durante la storia si era piegata in due dalle risate per le mie figuracce nonostante io non fossi dello stesso avviso anzi, rivissi lo stesso imbarazzo di quel momento e presi coscienza per l’ennesima volta di quanto fossi un caso disperato a causa della mia goffaggine.

Una sola cosa non dissi ad Alice cioè che gli occhi di Edward io ero quasi certa di averli già visti, quel verde così intenso e profondo e come anche quei capelli ramati, mi ricordavano qualcosa, ma non riuscivo bene a mettere a fuoco.

Chiuso questo siparietto, Alice prese a svuotare il mio armadio ma non essendo soddisfatta di quello che vi trovò dentro, pensò che fosse il caso di andare a fare un po’ di shopping, anche se secondo me era tutto una scusa giacché per lei ogni occasione era buona per andare in giro per negozi. E naturalmente neanche questa volta si smentì ma fui felice di darle corda perché trovammo il vestito perfetto da indossare la sera dopo insieme alle scarpe, con il tacco vertiginoso per mia sfortuna, e tutti gli accessori.
Il giorno dopo sentii Edward per telefono e credo che il suo buongiorno mi trasformò la giornata rendendola molto felice dal momento che la sua voce al telefono era ancora più sexy di quanto lo potesse già essere dal vivo. In ogni caso ci accordammo per la serata e infine, dopo che gli ebbi dato il mio indirizzo, lui mi disse che sarebbe passato a prendermi alle otto in punto.

Nel primo pomeriggio mi arrivò un sms e con enorme gioia potei costatare che era proprio lui:
- Non vedo l’ora che arrivi questa sera. Un bacio. Edward –
Alla lettura del messaggio dovetti trattenermi dall’urlare anche perché ero in biblioteca a studiare. Mi affrettai a rispondergli cercando di non sembrare troppo appiccicosa.
- Anch’io. A stasera. Bella –

Fu incredibile la rapidità con cui arrivarono le sette di sera ed io dovevo ancora iniziare a prepararmi!
- Perché sono sempre in ritardo? Va bene ora cerchiamo di non farci prendere dal panico. Devo solo darmi una mossa! Speriamo che lui non sia troppo puntuale –.
Speranze vane ovviamente perché alle otto spaccate il mio citofono suonò ed io mi stavo finendo di truccare e dovevo ancora vestirmi. Mi dispiaceva farlo aspettare sotto perciò gli dissi di salire, intanto per accoglierlo alla porta infilai al volo una vestaglia. Appena sentii l’ascensore, aprii la porta e dopo esserci scambiati un bacio sulla guancia, lo invitai a entrare:
- Vieni. Accomodati! Scusa sono un pochino in ritardo ma stavo studiando e ho perso la cognizione del tempo! Comunque dammi al massimo dieci minuti e sono pronta! Tu intanto fa come se fossi a casa tua, di là c’è la cucina e serviti pure io cerco di fare in fretta! –
- Ok grazie mille! Non preoccuparti, fai pure con comodo io ti aspetti qui –.
Scappai in camera, non prima, però, di essermi soffermata sul suo abbigliamento: jeans scuro stretto, camicia a righe bianche e grigie con i primi bottoni lasciati aperti, dai quali s’intravedeva la leggera peluria rossiccia del suo petto, gilet nero e scarpe da tennis nere, ma comunque eleganti. In parole povere anche stasera era bellissimo, anzi direi proprio bono!
Salii in camera e iniziai a vestirmi velocemente. Indossai infine un abitino blu corto a palloncino e a bretelle, abbastanza scollato, con una cinta argentata alta sotto il seno, un paio di leggins sempre blu con il pizzo in fondo, decolté argentate tacco 5 cm, e a finire tracolla argentata con una collana a girocollo e cerchi d’oro bianco. Ricontrollai un ultimo volta allo specchio anche i capelli, lasciati sciolti e con i loro boccoli naturali, e il trucco, make up sfumato sul blu, matita blu, mascara, blush e gloss trasparente.

- ok ci siamo! Un bel respiro profondo e vai da lui, Bella! –

Appena tornai in salotto da lui, potei cogliere una sorta di stupore nel suo sguardo nel momento in cui mi vide, ripresosi immediatamente, si avvicinò e dopo aver sfiorato la mia mano con le sue labbra, rivolse a me le sue gemme verdi e con la voce leggermente roca mi disse:
- Sei bellissima! Vogliamo andare? –
- Gr-razie! Si, prendo solo le chiavi di casa! – ed ecco che balbettavo di nuovo. Come diavolo riusciva a farmi questo effetto?
Il viaggio in macchina fu molto silenzioso, lui sembrava molto concentrato sulla guida ed io ogni tanto buttai l’occhio su di lui e restavo ogni volta incantata dalla sua bellezza.
Ero così persa nei miei pensieri da non accorgermi che eravamo arrivati, non fino a quando Edward spense il motore e venne ad aprirmi la portiera proprio con un vero gentiluomo, mi porse la mano e dopo avermi aiutato a scendere mi cinse la vita con un braccio e mi scortò fino all’ingresso del ristorante che scoprii essere su un lago e dava l’idea di essere anche un luogo molto romantico. Non appena il cameriere ci fece accomodare al nostro tavolo, che vista la temperatura tiepida di quella sera, si trovava proprio su una terrazza esterna che si affacciava proprio sulle acque del lago, non potei più resistere, così mi accostai verso Edward e gli dissi:
- questo posto è davvero meraviglioso! Non ci ero mai stata! Perché hai pensato di portarmi proprio qui? –
- Non c’è un motivo preciso, volevo semplicemente portarti in un posto speciale per la nostra prima uscita – mi rispose sorridendomi sghembo.
- Grazie. È stato molto carino da parte tua!- risposi io non riuscendo però a nascondere il rossore che mi avevano provocato le sue parole.
- Ecco il dolce rosso che ti colora le guance! Non immagini neanche quanto mi piaccia –

- Sappi, bello, che se continui a comportarti così, questo rossore persisterà tutta la sera. Per la tua gioia! –

La cena andò benissimo, era tutto squisito, e non dico solo il cibo, mi riferisco anche alla compagnia, anzi, soprattutto alla compagnia di Edward. Fu davvero molto piacevole parlare con lui, mi apparse ancora più brillante di quanto lo fosse già sembrato quella mattina, ma allo stesso tempo anche molto simpatico e mai noioso, riuscì a mettermi a mio agio e a incitarmi nella conversazione, cosa che a me con persone che conosco poco riesce alquanto difficile. Anche se in tutto questo scenario perfetto ci fu un momento molto difficile e cioè quello del dessert. Infatti, durante la cena Edward ed io scoprimmo di essere entrambi due golosoni ed essendo profondamente indecisi su quale dolce prendere decidemmo infine di ordinarne ognuno uno diverso e poi di farcelo assaggiare reciprocamente. Quando arrivò quel momento, Edward pretese che fossi io a imboccarlo con il mio tiramisù e fu tremendo vedere come le sue labbra si chiusero sul mio cucchiaio e come poi quella bocca perfetta assaporò il mio dolce, a tal punto che mi venne la pelle d’oca. Dopo di ché fu lui a imboccare me e mentre gustavo la sua panna cotta, non potei non notare come il suo sguardo fosse fisso sulle mie labbra ed ecco l’ennesimo brivido di eccitazione.

- Com’è possibile che un uomo riesca a trasmettere tanta carica erotica solo con lo sguardo o con la bocca? –

A fine cena Edward mi propose una passeggiata sulla riva del lago ed io accettai volentieri anche perché il panorama era meraviglioso poiché quella sera il cielo era sereno e pieno di stelle e la luna sembrava più luminosa del solito e in tutta la sua bellezza si rifletteva sulla superficie piatta e trasparente del lago.
- Quale specializzazione vorresti prendere dopo esserti laureato? – gli chiesi io, a un certo punto
- Vorrei specializzarmi in neurochirurgia –
- Complimenti! Come mai questa scelta? Se posso permettermi –
- Certamente! È normale la tua curiosità! È che vorrei aiutare le persone a preservare i loro ricordi che potrebbero andare persi in seguito a gravi traumi. Ed io credo che perdere i ricordi sia una cosa tremenda perché belli o brutti che essi siano fanno di parte di noi e di ciò che siamo, ci raccontano perché siamo quelli che siamo –.
- Non avevo mai pensato ai ricordi in questo modo, e devo ammettere che hai proprio ragione. Da come parli, però sembra quasi che tu non sia riuscito a conservarli tutti. Che cosa ti è successo? Ti va di parlarne –
- Effettivamente è così! Purtroppo io ricordo pochissimo o quasi nulla dei primi 10-12 anni della mia vita! Quando avevo dodici anni io e i miei genitori rimanemmo vittime di un bruttissimo incidente stradale, io riportai solamente qualche escoriazione e un trauma cranico che mi cancellò buona parte della memoria, i miei genitori, però non sopravvissero. Fu tremendo scoprire della loro morte, mi sono sentito molto solo, nonostante vivessi con i miei zii, Esme e Carlisle, quel senso di solitudine non mi abbandonava perché sapevo che per quanto bene loro mi volessero non erano comunque i miei genitori. –
Il suo racconto mi rattristò molto, chissà quanto doveva aver sofferto.
- No, Bella, ti prego non piangere, ormai sono passati tanti anni ed io cerco di tenere stretti quei pochi ricordi dei miei genitori che l’incidente non è riuscito a cancellare. -
Solo all’udire delle parole di Edward mi resi conto di come alcune lacrime mi stessero bagnando le guance, allora mi tuffai tra le sue braccia nel tentativo di calmarmi e di confortare Edward per quel che riuscivo:
- Edward è terribile quello che ti è accaduto, ma ora non sei più solo, ci sono io con te – quelle parole mi provocarono una sensazione di deja-vu che non riuscii a spiegarmi
- Grazie Bella! Sai, tu sei la prima persona con cui riesco a condividere tutto questo. Con te riesco ad aprirmi come forse non sono mai riuscito con nessun altro. –
Le sue parole mi sorpresero di nuovo e alzai la testa e rivolsi il mio sguardo nel suo; ci stavamo fissando di nuovo così intensamente e senza che neanche me ne rendessi conto la distanza tra i nostri visi si era incredibilmente ridotta così io potei fissarlo ancora più attentamente e mi ritrovai a desiderare di posare le mie labbra sulle sue. Edward, come se mi avesse letto nel pensiero, azzerò la distanza tra le nostre bocche e finalmente ci baciammo. Inizialmente fu un bacio molto dolce, fatto solo di labbra e sfioramenti ma non appena dischiudemmo entrambi le labbra e i nostri fiati vennero a contatto fummo scossi entrambi da un moto di passione che spinse anche le nostre lingue a incontrarsi rendendo il bacio molto più travolgente e passionale. Le mie mani salirono sul suo collo fino alla nuca e da lì s’immersero nei suoi capelli, quella chioma indomabile che mi faceva impazzire mentre le mani di Edward scivolarono lungo il mio corpo, i miei fianchi, provocandomi al loro passaggio una serie di brividi di eccitazione, e mi strinsero a lui.
Non seppi effettivamente per quanto tempo ci baciammo, l’unica cosa di cui ero certa fu che avremmo continuato se non fossimo stati costretti a staccarci perché ormai in mancanza di ossigeno. Restammo comunque molto vicini, poggiando le fronti l'una contro l'altra e nel momento in cui aprimmo gli occhi, potei leggere in quelli di Edward la luce dell’eccitazione e probabilmente anche lui la lesse perché, si accostò al mio orecchio e mi sussurrò:
- è da ieri mattina che volevo darti questo bacio! Sono due giorni che non faccio che pensare alle tue labbra! Ma ora ho un altro desiderio … Isabella … -.
Sentire il mio nome intero uscire dalle sue labbra e sussurrato con quella voce roca ed eccitata, riuscì a eccitarmi ulteriormente, al punto che decisi di stare al suo gioco:
- Anch’io lo volevo tanto! Ora però dimmi qual è il tuo desiderio? –
- Voglio fare l’amore con te! Da morire! –
Questa volta anche la mia timidezza tacque, lasciando uscire dalle mie labbra solo la verità:
- Anch’io! –
Non dovetti aggiungere altro, perché dopo avermi sfiorato un’ultima volta le labbra, Edward mi prese per mano e mi trascinò nella sua macchina e prima di mettere in moto si avvicinò di nuovo al mio orecchio e mi bisbigliò:
- Andiamo a casa mia! –

In pochissimo tempo fummo a casa sua e non appena entrammo e chiudemmo dietro di noi la porta di casa, Edward mi ci sbatté contro riprendendo a baciarmi con maggior voracità di prima mentre le sue mani mi accarezzavano dappertutto. Sentivo un fuoco dentro di me pronto a esplodere da un momento all’altro. Non so né come né quando ci togliemmo tutti i vestiti e andammo nella sua camera, sta di fatto che mi ritrovai sdraiata sul suo letto con lui sopra di me che continuava a baciarmi e ad accarezzarmi. Poi lentamente le sue labbra presero a scendere lungo il mio collo, su cui si soffermò per molto tempo, scoprendo che si trattava di un punto molto sensibile e che mi eccitava particolarmente.
Nel frattempo anch’io lo accarezzavo, le mie mani scendevano lungo la sua schiena e poi passando davanti sui suoi pettorali e sui suoi addominali e potei sentire come ciò gli provocò i brividi.
 Ci baciammo ancora e poi la sua bocca scese ancora e arrivò sul mio seno e prese a stuzzicare i miei capezzoli facendo impennare la mia eccitazione ulteriormente. Poi scese ancora con le sue mani arrivando ad accarezzarmi le cosce, spostandosi pian piano verso l’interno coscia, giungendo infine alla mia intimità.
A quel punto non riuscì a trattenere un gemito, e gli altri che seguirono man mano che lui approfondiva le sue carezze, ma anche lui faceva fatica a contenersi perché anche la mia mano era scesa sulla sua erezione. E mentre continuavamo a darci piacere a vicenda le nostre labbra continuavano a scontrarsi in baci sempre più profondi e passionali e quando stavamo finalmente per raggiungere entrambi il picco di massimo piacere, smettemmo di accarezzarci e Edward mi penetrò con un’incredibile delicatezza iniziando poi a spingere sempre con maggiore intensità finché entrambi non raggiungemmo l’orgasmo gridando il nome dell’altro:
- AH AH AAAH Edward!!! –
- AH AH si siii Bella!!! –
Lui crollò sul mio petto e si adagiò con il viso sui miei seni mentre io gli accarezzavo i capelli ed entrambi stavamo regolarizzando il nostro respiro, ancora sconvolti da quell’orgasmo così intenso. Appena ci fummo rilassati, Edward alzò la testa e si tuffò di nuovo sulle mie labbra stavolta, però con delicatezza e poi si sdraiò poggiando la schiena sul materasso e mi attirò affinché appoggiassi la mia testa sul suo petto, dove delicatamente lasciai dei soffici baci non essendo ancora stanca di venerare il suo corpo. Continuammo a coccolarci per un po’, fino a quando Edward non pensò di alzarsi per andare a bere qualcosa in cucina. Io non avendo voglia di rivestirmi mi limitai a indossare gli slip e la sua camicia e lo raggiunsi in cucina, dove lo trovai indaffarato a preparare qualcosa sul bancone.

- Bisogna ammettere che solo con i boxer addosso è … sexy, più del solito! –

Mi avvicinai dietro di lui e gli avvolsi le braccia intorno alla vita, depositandogli un bacio sulla nuca:
- Che prepari? –
- Niente di speciale, a dire il vero mi era venuta voglia di gelato dopo tutto quel movimento, ne vuoi un po’ anche tu? –
- Come potrei mai rifiutare qualcosa di dolce specie se i gusti del gelato da quel vedo, sono le creme! E poi hai ragione dopo tanto movimento occorre reintegrare gli zuccheri – gli dissi lasciandogli un bacio sulle labbra.
- Bene allora perché non vai stenderti di nuovo a letto, io preparo le coppe e ti raggiungo – mi disse lui senza staccarsi troppo dalle mie labbra così da potermi stampare subito un altro bacio.
- Ok ti aspetto in camera! –
Considerando che quando ero entrata in casa non ebbi modo di guardarmi bene intorno decisi di approfittarne e presi a ispezionare accuratamente la stanza di Edward anche perché ero curiosa di conoscerlo ancora meglio e quale posto migliore per entrare nel suo mondo, della sua stanza?
Vidi molti testi universitari ma anche tanti libri di letteratura ma soprattutto molto dischi che con sorpresa scoprii essere in particolare di musica classica. In verità la mia attenzione fu poi attirata da un altro oggetto, un peluche, giacché ero l’unico in quella stanza, pensai che dovesse avere un certo valore per essere lì e conservato nonostante l’età di Edward. Non appena mi feci più vicina, venni di nuovo sopraffatta da quella sensazione di deja-vu che provai prima sulla riva del lago, presi tra le mani il peluche e mi accorsi che era un simpatico pollo, un po’ vecchiotto però molto tenero.

Ed ecco che al deja-vu si sostituirono delle immagini:

Io da bambina che correvo per la corsia dell’ospedale con quel peluche stretto tra le braccia e il pianto di un bambino che mi attraeva …

… io che consolo il bambino e che per non farlo piangere più gli regalo il pollo …

… - Adesso non sei più solo, ci sono io con te! - …

… - Io mi chiamo Bella e questo è Memè, invece tu come ti chiami? - …

… - Mi chiamo Edward - …

Edward! Il bambino dell’ospedale di tanti anni fa è lui! Ecco perché mi ricordava qualcuno, quegli occhi e quei capelli, ma certo! Erano di Edward come ho potuto dimenticarlo e come ho fatto a dimenticare Memè, il mio peluche preferito!

- Eccomi Madame! Il suo gelato è servito! – disse Edward entrando,
ma io ero così persa nei miei pensieri che non me ne accorsi finché lui non mi giunse alle spalle facendomi sobbalzare.
- Bella! –
- Edward! Mi hai spaventato! –
- Che succede? – poi notando che stringevo il peluche in mano continuò:
- Che ci facevi con questo peluche? Beh già che ci sono, faccio le presentazioni, Bella questo è Memè, Memè ti presento Bella! Eheh! – disse ridendo
- Seriamente Bella, lo so che sono un po’ grande per i peluche però questo è speciale perché me lo regalò una bimba dolcissima quando io ero in ospedale dopo l’incidente dei miei genitori. Sai ora che ci penso vi somigliate un po’, lei aveva i tuoi stessi occhi coloro cioccolato, luminosi e allegri … -.
- L’hai conservato per tutti questi anni? –
- Bella ma che … ? – improvvisamente Edward si bloccò e prese a guardare alternativamente me e il peluche e poi scattò come se avesse avuto un’illuminazione
- Tu e quella bambina vi somigliate fin troppo, non mi dirai che … -
- Edward quella bambina sono io! –
- Cosa? Non posso crederci! Davvero? Oh finalmente ti ho ritrovata piccola Bella! Non sai che dolore è stato dover lasciare l’ospedale senza poterti neanche salutare – e dicendo questo mi sollevò tra le sue braccia e cominciò a farmi volteggiare.
- Adesso che ti ho ritrovata non ti lascio più andar via! Non sai quanto ti ho aspettata! –
- Non dovrai sforzarti più di tanto perché io non ho nessun intenzione di andar via! – suggellammo quella sorta di promessa con un bacio che poi divenne di nuovo amore sul suo letto. Credo che quella sia stata una delle notti più magiche della mia vita, alla quale però ne sono seguite tante altre poiché le ho trascorse tutte con Edward.


13 settembre 2015
Ormai da tre anni a questa parte, la mia vita è perfetta e il motivo è molto semplice: Edward. Da quella sera non ci siamo più lasciati e abbiamo trascorso insieme dei momenti magici e li viviamo tuttora.
Ora però sono davanti al mio armadio come al solito eternamente indecisa su cosa indossare, è il mio compleanno e Edward ha deciso di portarmi fuori a cena ma non mi ha detto, dove nascondendosi dietro la solita scusa, “è una sorpresa”. Il problema è che non posso neanche contare sui consigli di Alice perché è fuori per un weekend romantico con il suo amato Jasper, perciò devo fare a gusto mio, ma nel frattempo continua a ripetere nella mia testa:

“Edward mi ama per quella che sono e quindi qualsiasi cosa indosserò a lui piacerà!”

Alla fine scelgo un abito verde con le rifiniture nere, regalo di compleanno di Alice dell'anno scorso, copri spalle nero sandali con la zeppa neri e infine un trucco abbastanza semplice eye-liner verde, matita nera all’interno dell’occhio, mascara, blush e gloss alla fragola (il preferito di Edward). Nel momento in cui sto per afferrare la borsa, mi coglie l’ennesimo capogiro della giornata, per fortuna questa volta senza nausea, comunque mi riprendo subito faccio un bel respiro profondo e mi dirigo in salotto per aspettare che Edward mi venga a prendere. Il tempo di sedermi sul divano che sento il citofono suonare, è arrivato quindi prendo le chiavi e scendo di sotto. Purtroppo però non sono mai sufficientemente preparata alla bellezza del mio ragazzo, infatti, questa sera indossa un completo scuro cui ha abbinato una camicia azzurra abbastanza attillata da evidenziare il suo fisico scolpito e scarpe classiche. Mi accoglie con il suo solito sorriso sghembo e mi porge una bellissima rosa rossa:
- Buon compleanno amore mio! Ti amo! – e mi bacia in modo sconvolgente nonostante non ci vedessimo da stamattina, da come ci coccoliamo, sembrerebbe che abbiamo passato interi mesi lontani.
Comunque sciolto il bacio, mi scorta fino alla sua Volvo argentata e partiamo alla volta del luogo misterioso, dove vuole farmi festeggiare il compleanno, non prima però di avermi coperto gli occhi con una benda, e avvicinandosi al mio orecchio mi ha spiegato:
- altrimenti rischieresti di riconoscere la strada e tutta la sorpresa si rovinerebbe piccola mia! – lasciandomi poi un bacio dietro l’orecchio ha acceso il motore e via.

Non ho idea di dove siamo, mi sembra solo di sentire il rumore dell’acqua e ora mi sembra di essere poggiata a una ringhiera mentre Edward stringe la mia schiena al suo petto tenendomi per i fianchi:
- Ora ti toglierò la benda ma devi promettermi che non aprirai gli occhi finché non te lo avrò detto io, va bene tesoro? – mi sussurrò di nuovo nell’orecchio e mentre aspetta la mia risposta, inizia a lasciarmi dei baci infuocati lungo il collo che naturalmente ritardano ulteriormente la mia risposta insinuando già in me l’eccitazione.
- O-ok – risponde con la voce bassa e roca
Sciolse il nodo della benda e al suo via aprii gli occhi per ritrovarmi davanti ad uno spettacolo meraviglioso, siamo al nostro lago ma questa volta la superficie dell’acqua non riflette solo la luna ma mi mostra una serie di lanterne che compongono la scritta “Ti amo”. Una lacrima di felicità sfugge al mio controllo e mi solca una guancia e non appena Edward la vede, s’irrigidisce, sicuramente avrà pensato di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma io mi affretto a rassicurarlo:
- Grazie amore! È meraviglioso! Non immagini quanto sia felice – e immediatamente lo sento di nuovo rilassarsi e facendo pressione sui miei fianchi mi gira verso di lui e fa scontrare le nostre labbra in un bacio dolcissimo.
Al termine di quel bacio mozzafiato, Edward, stringendomi la vita con un braccio mi scorta al nostro tavolo e solo quando mi siedo noto che il resto del locale è vuoto o meglio non c’è nessun altro tavolino sulla terrazza, perciò mi sorge spontanea una domanda:
- Amore, dove sono tutti gli altri tavoli? –
- Non ci sono. Questa sera il locale è tutto per noi in fondo è una serata speciale! – mi risponde lui con tranquillità
- Mi stai dicendo che hai affittato l’intero locale solo per noi due questa sera? –
- Esattamente! Tanti auguri amore! –
Mi ha spiazzato come al solito e continua a farlo poiché il menu prevede tutte le mie cose preferite dall’antipasto al dolce e al vino.

- Credo che non riuscirei a ingoiare un altro boccone neanche se mi pagassero! Scherzi a parte, tesoro, era davvero tutto perfetto! –
- Non è ancora finita … è il momento del tuo regalo, cucciola! –
- Edward, non avresti dovuto. Questa cena e questo posto sono già un regalo meraviglioso! –

- Non cambierà mai il mio dolce e romantico uomo! –

- Non dire sciocchezze! È ovvio che non potesse mancare il regalo!- detto questo si china ai piedi del tavolo per prendere qualcosa e dopo essersi rialzato, mi porge Memè con un fiocco dietro la cresta, il papillon e un assurdo zainetto sulle spalle. Povero il mio pollo! Anche se devo ammettere che è proprio buffo.
- Amore, scusa ma mi stai regalando Memè? Se la memoria non m’inganna, te l’ho già regalato io qualche anno fa? –
- Infatti, non ti sto regalando Memè, tesoro, lui in realtà è il mio paggetto, ti sta porgendo il mio dono! Prova a guardare meglio la sua schiena! –
Non so se ridere o continuare a restare perplessa a causa delle parole di Edward, in ogni caso faccio come mi dice e focalizzando meglio l’attenzione sulla schiena di Memè scopro che quello che indossa non è effettivamente uno zaino ma una scatoletta di velluto blu.
Mentre realizzo questa scoperta, Edward si alza e solo quando lo vedo inginocchiarsi davanti a me l’attenzione si sposta da Memè su di lui. In compenso lui prende Memè, gli sfila lo “zainetto” e mi rivolge forse lo sguardo più intenso che abbia mai usato da quando lo conoscevo e inizia a parlare:
- Bella, ormai sono tre anni che stiamo insieme e con te ho trascorso i momenti più felici della mia vita. La sera in cui ci siamo ritrovati io ho capito che noi eravamo destinati perché tu sei stata capace di donarmi il sorriso la prima volta che t’incontrai quindici anni fa in quell’ospedale e me l’hai donato di nuovo il giorno che ci siamo scontrati al parco e poi hai continuato a farlo per tutti i giorni che sono seguiti fino ad oggi. Io ho capito che non riesco a immaginare la mia vita senza di te, che voglio condividerla con te per sempre e per realizzare tutto questo c’è solo un modo: Bella, vorresti continuare a farmi sorridere per il resto della nostra vita e donarmi forse il sorriso più grande e importante diventando mia moglie? –
Credo di essere sotto shock, perché non riesco a dire niente? E, infatti, Edward non ricevendo alcuna risposta prosegue:
- Quello che sto cercando di dirti è: Isabella Swan, mi vuoi sposare? – e detto questo apre la scatolina mostrandomi uno stupendo solitario di oro bianco con un diamante meraviglioso contornato da piccoli smeraldi.
Finalmente, dopo aver fatto un respiro, molto profondo, riesco a recuperare la parola e rispondo nel solo modo possibile:
- Si! Non vedo l’ora di diventare tua moglie! –
A questo punto Edward fa per abbracciarmi e baciarmi ma lo blocco e riprendo a parlare:
- Amore, aspetta io non avevo finito di parlare. Dicevo che non vedo l’ora di diventare tua moglie e … la madre di tuo figlio –.
Ecco abbiamo sganciato la bomba. Ebbene sì! Sono incinta di sei settimane.
- Amore, scusa che cosa vuoi dire? – dice Edward evidentemente sorpreso e perplesso.
- Edward sono incinta! Da sei settimane aspettiamo un bambino! –
Mi è davvero difficile decifrare lo sguardo di Edward, al punto che rinuncio nella speranza che lui si affretti a dire qualcosa perché il panico mi sto chiaramente assalendo, infatti, cerco di stimolarlo a parlare:
- Non dici niente? –
E come se si fosse risvegliato da uno stato di trance, Edward finalmente mi risponde:
- Mi stai dicendo che tu ed io avremo … cioè che io avrò una mia famiglia con te? Io diventerò padre! Oh mio dio! Sarò padre! Amore mio ti amo infinitamente non potevi farmi dono più bello! Sei anzi siete tutta la mia vita! – e finalmente gli permetto di baciarmi mentre lui mi stringe tra le braccia e per la felicità mi fa volteggiare.

Ora siamo a letto e dopo aver fatto e rifatto l’amore in un modo in cui forse non l’abbiamo mai fatto ed è stato ancora più stupendo delle altre volte, Edward si è addormentato, non prima, però, di avermi dato un ultimo bacio e avermi sussurrato.
- Buonanotte amore mio! – e aver fatto lo stesso rivolgendosi però al mio grembo dove sta crescendo il nostro piccolo e sul quale lui ora poggia la testa. Io intanto ho immerso una mano nei suoi capelli e glieli accarezzo delicatamente anche perché so quanto questo gesto, lo rilassi e inizio a ripercorrere con la mente tutta la mia vita e i suoi momenti più espressivi, che per la maggior parte comprendono Edward ovviamente. Ed ecco che rivedo il nostro incontro in ospedale, lo scontro al parco, la cena sul lago, la nostra prima notte insieme e il ritrovamento di Memè e la scoperta della verità, e questa stessa sera in cui mi ha chiesto di sposarlo usando Memè. E senza accorgermene mi ritrovo a pensare che indirettamente è merito del mio adorato pollo se io e Edward ci siamo incontrati la prima volta, ci siamo ritrovati e ora fidanzati, perciò mi viene spontaneo sussurrare:

- Grazie Memè – e mi addormento con un sorriso rivolto al pensiero della vita meravigliosa che mi attende da oggi in poi, anche perché con Edward non potrebbe essere diversamente.

Ed eccoci qui giunti alla fine! piccola nota: il cambio dei tempi verbali da passato per il 2000 e 2012 a presente per il 2015 è voluto perché volevo sottolineare il fatto che Bella stesse raccontando la sua storia con Edward ora che é la sua fidanzata ufficiale e futura moglie nel presente! Per il resto spero che vi sia piaciuta e spero che vogliate lasciarmi un commentino perché mi farebbe molto piacere. Ciao! baci

 
 
 
 

 
  
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