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Autore: ScandalousLaRabiosa    28/06/2012    2 recensioni
Erano passati vent'anni, ma Piccolo ancora non l'aveva dimenticata: quel profumo di miele, le labbra rosse, gli occhi profondi.
Dopo vent'anni aveva deciso di rivederla, sperando che tutto fosse rimasto come allora; ma, in realtà, molte cose erano cambiate.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo tanto tempo era riuscito a meditare senza tanti intoppi, nella pace del Palazzo del Supremo.

Ora che Honey era a posto era meno ansioso di vedere se aveva nuovi segni sul corpo o se fosse felice, perchè sapeva alla perfezione che lo era.

Erano passati cinque giorni, nei quali la ragazza era stata data in affidamento ad una lontana amica di famiglia, la quale aveva un compagno ma zero figli, che avevano sempre desiderato.

I suoi segni della violenza domestica sembravano sbiadirsi ogni giorno di più, come se respirare quella nuova aria non opprimente le stesse dando benefici.

E il suo viso aveva anche preso più colore, e le occhiaie che aveva di solito erano sparite quasi del tutto.

Per Honey quello era un ottimo nuovo inizio.

Adesso andava a scuola e da lassù lui vedeva che rideva di più con i compagni e che era più felice, meno tesa.

Avevano avuto gli esami finali e alla fine era uscita con ottimi voti, o almeno da quello che aveva capito.

Adesso si vedevano al pomeriggio, dove stavano insieme, parlavano, andavano alla cascata. Insomma, le solite cose, solo senza orari e paura di essere beccati da quel padre non degno di tale nome.

Honey aveva anche voluto presentarlo ai suoi nuovi genitori, come il ragazzo che l'aveva aiutata, omettendo ovviamente tutta la storia del nammecciano, de Supremo e tutto il resto.

Quei due sembravano brave persone, sempre sorridenti e dolci e anche un po' in carne. Un altro tipo di umani che Piccolo non avrebbe mai capito.

Solo Honey capiva, ma solamente perchè ne era innamorato,a suo parere.

Quei due all'inizio erano stati un po' diffidenti, dato l'aspetto del nammecciano, però alla fine l'avevano reputato una brava persona, visto che aveva tolto Honey dalle grinfie di quell'uomo.

Ma, come quei signori erano stati diffidenti con Piccolo, Honey lo era con loro, non ancora abituata a degli adulti normalie amorevoli e ancora spavenata da possibili reazioni o scatti violenti di quelle persone.

Sorrise, tornando a terra e sedendosi sui gradini del Palazzo.

Eppure non riusciva ancora a rimanere calmo o a tenere la mente svuotata: continuava a pensare a Honey, nel bene e nel male.

-Piccolo.- Dende lo richiamò dal bordo della piattaforma, mentre guardava giù.

-Si, cosa c'è?- gli chiese alzandosi.

-C'è Honey qua sotto.

A quelle parole reagì automaticamente e saltò giù, pronto a rivederla.

Atterrò proprio di fronte a lei, la quale gli saltò in braccio e lui la prese al volo.

Honey gli prese il viso tra le mani e lo baciò, con un sorriso ancora stampato sulle labbra.

Quella bocca ora era così liscia e morbida, quasi guarita del tutto.

-Ciao.- gli disse lei appoggiando la sua fronte a quella di lui.

-Ciao, Honey.- le disse lui piano baciandola di nuovo, sempre tenendola in braccio.

Quando anche quel bacio finì lei lo guardò seria.

-Dobbiamo parlare, Piccolo.- gli disse con tono quasi grave.

Si preoccupò un poco a tal parole, ma non lo diede a vedere.

-Okay, cosa mi devi dire?- le chiese rimettendola giù.

Honey si appoggiò con la schiena all'obelisco, guardando Piccolo negli occhi.

Sospirò.

-Tra due giorni parto.- arrivò dritta al punto.

Non ne capiva il motivo, ma a Piccolo non piacquero per niente quelle parole.

-E dove vai?- chiese, cercando di rimanere naturale.

Lei abbassò gli occhi, un po' timorosa.

-Sono stata promossa all'esame. Ti ricordi cosa ti avevo detto, quando ci siamo conosciuti?

Piccolo scosse la testa, pensando che erano molte le cose che si erano detti.

Honey sorrise, un sorriso che divenne subito serio.

-Vado al college, Piccolo.

Il nammecciano rimase in silenzio.

Ora ricordava tutto.

Lei cercava di andare bene a scuola per andare nel college più lontano da casa, vincendo una borsa di studio, visto che non era ricchissima.

E, anche ora che tutto era passato, lei voleva ancora andarci.

-Quant'è distante da qui?

-Un po'...

Honey tenne lo sguardo basso.

-Quanto tempo stara via?- era quella la risposta che Piccolo temeva di più.

Allora lei alzò lo sguardo, già velato di alcune lacrime.

-In teoria poco più di cinque anni. Però...

-Però cosa?- chiese più allarmato di quanto volesse dare a vedere, avvicinandosi a lei di qualche passo.

Lei inspirò a fondo.

-I miei nuovi genitori si trasferiscono lì per starmi vicino, per darmi supporto. Noi vivremo li.

No, non poteva essere.

Lui aveva aspettato per tutta la vita una persona come lei, e ora la stava per perdere così in fretta.

Non voleva lasciarla andare, non voleva che lei non tornasse più.

Non voleva che lo dimenticasse.

Si sentì quasi gli avesse dato uno schiaffo. E non faceva male perchè era abbastanza forte da ferirlo, ma perchè era lei a darglielo.

-Piccolo, mi dispiace, ma è da sempre il mio sogno andare al college, avere una vita normale e studiare come tutti, senza intoppi familiari.- gli disse avvicinandosi e accarezzandogli un braccio.

Già, lei aveva ragione: Honey voleva una vita normale. Una cosa che con lui non avrebbe avuto di certo.

Non sarebbe mai riuscito a scegliere tra lei e la guerra, ma ora era lei che stava scegliendo di abbandonarlo.

Lei stava scegliendo la vita di un qualunque essere umano.

Strinse forte i pugni, finchè non li sentì scricchiolare.

Honey lo notò e si ritrasse.

-Va bene così.- le disse con un grande sforzo, smettendo di stringere il pugno.

-Tu vuoi una vita normale. Vuoi una cosa che con me non avrai di certo.- lo disse con una nota amara nella voce.

Honey gli prese il viso tra le mani, costringendolo a guardarla.

-Piccolo, tu mi avevi fatto una promessa, una che hai mantenuto. Ora io te ne faccio una che manterrò.- gli disse decisa.

-Un giorno io tornerò. Tornerò e staremo insieme. Non mi importa se tu mi dimenticherai, se adesso mi odierai per questa mia scelta o se tu sarai coinvolto in qualche battaglia. Ti prometto che ci rivedremo.

Lo baciò sulle labbra.

Che bel contatto.

Quella ragazza era in grado di leggergli dentro: sapeva che era un combattente, anche se non glielo aveva mai detto.

Però era davvero sciocca: come poteva credere che l'avrebbe dimenticata? Tutto, ma questo mai.

Anche se era ciò che più lui voleva, che lei tornasse, sentiva che era sbagliato: Honey doveva vivere quella nuova vita, doveva andare avanti, studiare, ridere con nuovi amici, tornare a casa alla sera dalla sua nuova famiglia... doveva anche innamorarsi di una persona normale, anche se ciò lo faceva sanguinare dentro in modo quasi perenne.

Forse lei sarebbe tornata, ma non sapeva se lui l'avrebbe accolta.

Lo faceva per il suo bene.

Un bene che gli costava tanto dolore.

 

I due giorni passarono in fretta e loro due non si videro, perchè lei doveva dare una mano a prepara i bagagli e gli scatoloni.

Alla fine lui fece come lei gli aveva chiesto: andò a salutarla dalla sua auto.

I suoi genitori stavano caricando le valigie e lei lo aspettava.

Magari non sarebbe venuto, perchè troppo arrabbiato da tale notizia.

Quando ormai sembrava perdere la speranza, eccolo lì, appena atterrato di fronte a sé.

-Ciao, Piccolo. Allora sei venuto...- gli disse senza alzare gli occhi.

In risposta Piccolo la attirò a sé, e lei, con un sorriso, gli mise le braccia intorno al collo.

-E' l'ultima volta che ci vediamo, no?

-Per un po' di tempo.- lo corresse lei.

-Honey, sei pronta? Dobbiamo andare!- le urlò la sua nuova madre.

Notò Piccolo e lo salutò con la mano.

-Devo andare.- gli disse.

Il nammecciano le prese la mano. Quanto gli sarebbe mancato quel contatto?

Però aveva preso una decisione, e avrebbe dovuto farci l'abitudine.

Per il bene di Honey. Solo per lei.

La ragazza gli strinse la mano con tutta la forza che aveva, mentre la vedeva stringere gli occhi.

-Vai. Non rinunciare al tuo sogno per me.

-Io non sto rinunciando al mio sogno. E non sto nemmeno rinunciando a te, anche se non puoi venire.

Lei non gli aveva mai chiesto se voleva andare con lei, però, sorprendendolo come sempre, aveva intuito che Piccolo non poteva cambiare vita e doveva restare al Palazzo del Supremo.

La donna la richiamò di nuovo e Honey si alzò sulle punte e baciò Piccolo un'ultima volta.

-Ci si vede, Piccolo.- disse mentre si avviava verso l'auto.

Il nammecciano non rispose, sapendo che non sarebbe successo niente di buono se l'avesse fatto.

Anche se Honey gli dava le spalle, vide comunque una lacrime scintillante scivolarle lungo una guancia e una mano che passava sugli occhi come per fermarle.

Sorpreso, si toccò una guancia che sentiva umida.

Non poteva crederci: lui, il figlio di Al Satan, stava piangendo. Stava piangendo per una donna umana. Esattamente come lei, donna umana, stava piangendo per un nammecciano come lui.

Seppur con espressione impassibile, lo stava facendo.

Solo che lei non poteva vederle cadere.

Ma quello, era il prezzo della sua decisione. 

  
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