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Autore: giulia_b    28/06/2012    4 recensioni
[...] -Domani pomeriggio, alle quattro in biblioteca. Puntuale. Sei la mia unica speranza di non venire bocciata, quindi vedi di non fare cazzate, chiaro? Metti in moto il mezzo neurone che ti è rimasto per far sì con la testa se hai capito- gli dissi, puntandogli il dito contro.
Annuì, per poi tornare a fissare il vuoto davanti a sé.
“Avrò bisogno di tanta pazienza. Tanta pazienza” pensai, accendendo la moto. [...]
beh, questa è la prima storia che pubblico sul sito, che pubblico in generale, per l'esattezza. spero che la leggerete e mi farete sapere cosa ne pensate.
ciaociao =)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Scusa il disordine, non mi aspettavo arrivassi oggi- gli dissi, spingendo in casa Axel e facendo segno di entrare ad Alessandro.
Appoggiò le valigie nell’ingresso e si tolse il cappotto.
-Avevi ragione, c’è un caldo assurdo qui dentro- commentò.
Sfilai gli stivali, appesi la giacca a vento e presi un panno per cercare di asciugare almeno un po’ il pelo del cane.
-Di che razza è?- mi chiese Alessandro, chinandosi ad accarezzare il muso di Axel.
-Cane lupo cecoslovacco-
-E tu ti tieni un mezzo lupo in casa?-
-Se hai dei problemi, quella è la porta-
-No, no, nessun problema. Credo di essergli già simpatico-
Il traditore. Quel cane abbaiava come un dannato appena sentiva il campanello suonare o una macchina rallentare vicino alla casa, mentre con Alessandro non aveva fatto una  piega, quasi lo conoscesse da sempre.
-Ti faccio vedere la casa, anche se non c’è poi così tanto da vedere. Ci sono due bagni, ma dovremo dividere la cucina, il salotto e il garage- dissi, alzandomi, quando il pelo di Axel era abbastanza asciutto da non gocciolare in giro.
Il cane ci seguì scodinzolando mentre accompagnavo Alessandro nella sua stanza. Prima di andare in cucina a prepararmi qualcosa di caldo da bere, mi fermai in camera mia per prendere una felpa e dei calzettoni di lana, che alzai fino alle ginocchia. Mi sedetti di nuovo al tavolo e cercai di concentrarmi sui documenti che avevo davanti, raccogliendo le gambe sotto di me e stringendo la tazza di tè bollente tra le mani, mentre Axel si accucciava accanto al termosifone, appoggiando la testa sulle zampe anteriori.
-Che fai?- mi chiese Alessandro, sedendosi sulla sedia vuota accanto a me.
-Cerco di lavorare. Ti serve qualcosa?- risposi, senza sollevare lo sguardo dai fogli che non stavo leggendo.
-Cosa stai bevendo?-
-Tè caldo, ne vuoi?-
-No, grazie. Con questa temperatura servirebbe piuttosto qualcosa di ghiacciato-
-Ho freddo- mormorai, stringendomi nelle spalle.
-Lo credo. Che lavoro fai?-
-Sono ricercatrice al Shakespeare Institute di Birmingham. Sono venuta a controllare dei documenti all’università qui vicino. Tu?-
-Il professore universitario. Mi hanno mandato qui a fare gavetta-
-Ti hanno mandato qui da un università italiana?- chiesi stupita, incontrando per la prima volta i suoi occhi.
-No, ho studiato a Londra. Sono venuto in Irlanda perché c’è una cattedra temporaneamente libera-
Ci eravamo mancati di soli 180 kilometri.
-Cosa insegni?-
-Fisica nucleare-
Fisica nucleare. E pensare che alle superiori aveva rischiato di farsi bocciare tre o quattro volte.
-Non guardarmi così- borbottai, abbassando di nuovo lo sguardo.
-Non ti sto guardando in nessun modo particolare, se non come uno che ha passato dieci anni a chiedersi perché la ragazza di cui era innamorato perso non si fosse nemmeno degnata di dirgli che sarebbe partita-
-Alessandro…-
-E vuoi sapere la cosa più assurda?- m’interruppe. –Non mi sono reso conto subito che il tuo “ci vediamo” volesse dire “ci rivedremo, ma forse anche no, visto che sto per partire e non so quando e se tornerò”. Ha dovuto spiegarmelo Carlotta. Quando sono tornato dagli altri, pensando che magari fossi sorpresa, confusa o che ne so, stava piangendo come una disperata. Le ho chiesto cos’avesse e ha detto che ormai poteva dirmelo dato che te ne eri andata. Ha detto che saresti partita, avresti raggiunto tuo padre all’estero e avresti continuato a studiare là. E io come uno stupido, ho preso la macchina e sono andato a casa tua, cercando di chiamarti. Poi tua madre mi ha detto che eri già salita sull’autobus per l’aeroporto. Ho passato giornate intere a telefonarti e a mandarti e-mail, senza mai ricevere una risposta. Sei anche riuscita a farmi piangere dopo quindici anni. E un giorno sul giornale, vedo il nome di tuo padre, corrispondente da Londra. Così ho pensato: tanto vale provarci, in Italia non ci resto comunque. Ho preso l’aereo, sono andato in Inghilterra, ho cercato un’università e mi sono iscritto. Il problema era che sì, tuo padre era a Londra, ma tu no. Quindi ogni giorno libero che avevo lo passavo girando la città e sperando di incontrarti-
-Per quanto tempo?- chiesi in un sussurro.
-Per quanto tempo cosa?-
-Per quanto tempo sei stato innamorato di me prima di baciarmi?-
-Quattro anni-
Sollevai lo sguardo verso di lui.
-Sorpresa? Mi sei piaciuta dal primo momento che ti ho vista. Capelli talmente lunghi da coprirti quasi completamente, occhi tanto verdi da far invidia agli smeraldi e un coraggio da far invidia ad un eroe antico. Ma per te sono sempre stato il ragazzo stupido fissato con lo sport, non ti sei mai accorta di me-
-Non lo sapevo-
-E come avresti potuto? Non ho mai cercato di fartelo capire. D’altronde, sappiamo entrambi come è andata a finire quando ho provato. Se anche tu avessi tenuto a me, saresti rimasta-
-Ti è mai passato per il cervello che magari non potevo rimanere? Che non sei stato l’unico ad essere stato male? Naturalmente no, perché quel mezzo neurone che hai in testa è troppo concentrato sulla tua di sofferenza. Ricordi quando non sono venuta a scuola per una settimana, la primavera della maturità? Ero in Inghilterra. Mio padre mi aveva chiamata per dirmi che era riuscito ad organizzare un colloquio con il preside dell’università di Birmingham. C’era un solo posto disponibile, l’ho ottenuto e mi sarei dovuta trasferire appena finiti gli esami o l’avrei perso. Mi era stata data la possibilità di ottenere quello per cui avevo faticato una vita. Non potevo mandare tutto all’aria. Mi sono sentita morire quando l’aereo è partito e rischiavo di non vederti più. Un paio di anni fa sono tornata in Italia e non ti ho cercato perché ero convinta che ti fossi dimenticato di me e ti fossi fatto una famiglia. Non volevo sembrasse che pretendessi qualcosa. Dopotutto ero solo una cotta del liceo-
Mi voltai dalla parte opposta a lui, socchiudendo gli occhi. Sentivo salire le lacrime, ma non gli avrei permesso di vedermi piangere.
-Perché non mi hai mai risposto?-
-Perché mi avresti chiesto di tornare. E non sarei riuscita a dirti di no. Nemmeno dopo dieci anni-
Lo udii alzarsi dalla sedia e venirmi vicino. Prese la tazza, l’appoggiò sul tavolo e mi strinse le mani tra le sue.
-La famiglia?- gli chiesi, guardandolo chinarsi davanti a me.
-Una moglie e tre figli…-
Sentii un tuffo al cuore.
-…che non ho mai avuto perché cercavo te- concluse con un sorriso.
Mi allungai verso di lui fino a toccargli le labbra con le mie. Mi lasciò le mani, che infilai tra i suoi capelli, più corti rispetto a dieci anni prima, mentre le sue si spostavano sul mio viso e sulla schiena. Quando cercai di avvicinarmi ancora, persi l’equilibrio e caddi dalla sedia, finendogli addosso.
-Sei gelida- osservò, con un’ombra di preoccupazione negli occhi.
-Vorrei vedere te dopo mezz’ora in mezzo alla neve in pantaloncini corti- sbuffai.
Con un braccio sotto le mie ginocchia e uno dietro le mie spalle, mi sollevò e mi portò nella mia stanza.
-Dove hai le coperte?-
-Prima anta dell’armadio, in basso a destra- risposi, infilandomi sotto le lenzuola.
Axel saltò sul letto e si distese contro i miei piedi, mentre Alessandro prendeva una coperta di lana e la stendeva sopra di me.
-Buonanotte- sussurrò, chinandosi a sfiorarmi le labbra con un bacio.
Lo fermai prendendolo per una mano, prima che andasse via, e intrecciai le dita alle sue. Tirai fino a quando si fu coricato accanto a me e mi raggomitolai contro di lui, appoggiando la fronte al suo petto.



grazie. grazie di cuore a chi ha letto la mia storia, spero vi sia piaciuta =)
mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate, se c'è qualcosa da cambiare o mantenere, sia nel racconto, sia nel modo in cui scrivo =)
grazie ancora, alla prossima =)
ciaociao =)
giulia
  
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