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Autore: Franfiction6277    28/06/2012    1 recensioni
Shannon è un musicista, Sarah una regista. Racconterò di come il mondo della musica e del cinema si possano trovare in stretta correlazione attraverso questi due personaggi e la loro travagliata storia d'amore.
Si sa, le cotte che le ragazze hanno durante la loro adolescenza restano sempre incastonate nel loro cuore.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8.

Un tonfo. Un dolore atroce alle tempie.
Mugugnai, portando automaticamente le mani ai lati della testa per dare sollievo alle martellate continue che sembrava stessero dando al mio cervello.
Sentivo oltretutto un gran caldo, e un peso non trascurabile sul mio fianco destro.
Mi girai, aprendo gli occhi per vedere chi stesse premendo su di me.
Sgranai gli occhi, vedendo il volto di un uomo rilassato, il respiro pesante, le labbra socchiuse e dannatamente invitanti: Shannon.
Il suo viso era appoggiato sulla mia spalla, il braccio destro avvolgeva pigramente il mio stomaco e la gamba appoggiava sulle mie.
Sentii un altro rumore, e cercai di sbirciare al di sopra del divano, senza successo.
Mi staccai lentamente da Shannon, cercando di non svegliarlo: era così bello nel sonno.
Prima di alzarmi, posai un bacio casto sulle sue labbra, e lui mugugnò qualcosa, ma senza svegliarsi.
Mi misi in piedi, e barcollai fino al piano bar del salotto di casa Leto.
Poco prima di arrivarci, inciampai, finendo dritta tra le braccia di qualcuno.
Alzai lo sguardo, i miei occhi ancora annebbiati dalla sbronza: Jared mi sorrideva sincero, e soprattutto molto divertito.
Arrossii, e lui mi aiutò a sedermi su uno sgabello lì di fronte.
Prese un bicchiere di succo d'arancia e mi porse due pastiglie, che ingoiai senza nemmeno chiedermi a cosa servissero: per farmi passare il mal di testa, immaginai.
"Voi Leto siete degli esperti in rimedi post-sbronza" ridacchiai, e Jared mi seguì: sembrava un po' nervoso, però.
"Diciamo che nel corso degli anni abbiamo preso domestichezza con questo genere di cose" rispose, scuotendo la testa e aggrottando le sopracciglia, come se si fosse ricordato improvvisamente di un episodio.
"Allora, qual buon vento?" chiese Jared, evidentemente curioso di saperne di più.
Arrossii. Cosa potevo dirgli? "Volevo solo vedere tuo fratello e fare un po' di acrobazie con lui".
No, non credo che sarebbe stata una buona idea.
"Avevo dei conti in sospeso con Shannon" riflettei, guardando brevemente l'interessato: dormiva come un sasso, disteso ancora sul tappeto del salotto.
"Conti in sospeso di lunga data" aggiunse Jared, una traccia di ironia nella sua voce vellutata.
"Non avrei mai immaginato che vi avrei rivisti di nuovo" sussurrai, guardando negli occhi il minore dei Leto: aveva sempre gli stessi occhi limpidi, glaciali e pieni di sogni che ricordavo.
"Io sì, anche perché mi sono permesso di seguire tutta la tua carriera, dall'inizio" puntualizzò, fiero di se stesso.
"Anche io l'ho fatto, per qualche tempo" risposi, ricordando gli esordi del loro primo album. "Sono cambiate molte cose da allora" disse Jared, suonando quasi dispiaciuto: come poteva esserlo?
"Dovresti essere soddisfatto della tua carriera: hai fatto talmente tante cose assieme che altri esseri umani non oserebbero nemmeno pensare di fare. Hai assaporato tutte le arti" dissi, con un pizzico d'invidia nella mia voce: chi non sarebbe invidioso di Jared Leto?
Lui sorrise imbarazzato, abbassando leggermente lo sguardo e prendendo un sorso d'acqua.
"Ci ho provato" sospirò, aprendosi poi in un sorriso più spontaneo.
"Devo andare a casa: ho un film da girare" dissi, con finto entusiasmo.
Jared rise appena, accompagnandomi fino alla porta.
"Lo lascerai lì per il resto della giornata?" chiesi divertita a Jared, indicando Shannon.
"No, penso che si sveglierà molto presto. Buona giornata, Sarah" rispose.
"Anche a te, Jared" sussurrai, avanzando verso la mia macchina.
Il suo sguardo era riflessivo, mentre lo guardavo dallo specchietto retrovisore: certamente la nostra vita era stata nuovamente capovolta dagli eventi.

"Bro, svegliati" disse Jared, divertito.
Lo scosse appena, e Shannon aprì gli occhi, protestando e chiudendoli subito per la forte luce che lo investì.
Come se avesse ripreso coscienza della realtà che lo circondava, aprì nuovamente gli occhi e si tirò a sedere, cercando Sarah con lo sguardo.
"È andata via poco fa, doveva girare" lo informò Jared, anticipando la sua domanda.
"Che ore sono?" mugugnò Shannon, alzandosi in piedi e appoggiandosi al divano: dannate sbronze.
"Le 7:30" rispose Jared, porgendogli un bicchiere d'acqua.
Shannon la bevette tutta d'un sorso, con gli occhi pieni di gratitudine verso il fratello.
"Te la sei scopata?" chiese Jared, andando subito al sodo.
"Certo che no" borbottò Shannon, senza imbarazzarsi minimamente a quella domanda: ci era abituato.
Sentirono suonare il campanello, e Shannon andò ad aprire: magari era di nuovo Sarah...no, non poteva essere.
Era Tomo, che guardò a occhi sgranati il batterista: era proprio messo male.
"Ehi, amico. Tutto bene? Sei uno straccio" gli disse sinceramente il chitarrista, con una traccia di preoccupazione nella voce.
"A Shannon piace ubriacarsi e dormire accoccolato a delle ragazze sul tappeto del salotto" disse Jared, mentre Tomo entrava in casa.
Il chitarrista scoppiò a ridere, mentre Shannon fulminò suo fratello: Sarah non era una ragazza come tutte le altre.
"Chi era stavolta? Se n'è già andata?" chiese incuriosito Tomo, guardandosi in giro. "Sarah...Wood" puntualizzò Shannon, sussurrando appena.
Tomo lo guardò sorpreso: Sarah aveva già ceduto?
Era proprio vero che i Leto ci sapevano fare con le donne.
"Non è successo niente" si affrettò a dire Shannon, suscitando i sorrisi maliziosi dei suoi compagni di band. "Oh, che Dio mi perdoni. Andiamo a provare" protestò Shannon, alzando il tono di voce.
Spinse il chitarrista verso lo studio, mentre Jared li seguiva, divertito: non ci avrebbe mai fatto l'abitudine.

"Sarah, ma che ti è successo?" chiese stupita Jamie, adocchiando le mie occhiaie: ero in condizioni pietose.
"Ho bevuto" tagliai corto, aggiustando il nastro di una cinepresa: dannazione, vedevo tutto sfocato.
"Ti sei ubriacata? E dove?" chiese Jamie, preoccupata.
La fulminai, e lei arrossì, tornando al proprio posto accanto a me: stai al tuo posto, ragazza. Non mi andava di dirle che avevo iniziato a frequentare Shannon, si sarebbe fatta troppe fantasie.
"Allora, oggi giriamo la scena numero 35: Christian se ne va dal paese di Sophie" urlai, imprecando mentalmente: la mia povera testa, che dolore.
Sentii delle voce dietro di me, voci giocose e serie.
"La vuoi piantare? Fai silenzio" disse una voce che riconobbi appena.
"Croato dei miei stivali, ti strappo tutti i capelli" ridacchiò un'altra voce, e sgranai gli occhi: quella voce era familiare, molto familiare.
Mi girai, e Jamie fece lo stesso: impallidimmo entrambe.
"Oh cazzo" disse Jamie, lanciandomi un'occhiata di scuse per l'imprecazione: volevo dirle che era la reazione giusta, ma ero immobilizzata a guardare Shannon avanzare verso di me. "Ciao" sussurrò, con un sorriso ampio: era sempre così solare.
Non era solo: c'era Tomo con lui, il chitarrista dei 30 Seconds to Mars.
"C-ciao" balbettai, non sapendo che altro dire.
"È un piacere rivederti, Sarah" disse il chitarrista, prendendo la mia mano e stringendola con abbastanza fervore: probabilmente mi conosceva di fama.
Gli sorrisi, stringendogli anche io la mano.
"Il piacere è tutto mio" risposi con gentilezza: stavo tornando a ragionare con lucidità. "Cosa fate qui?" chiesi a Shannon, e lui mi fece uno sguardo strano, un luccichio malizioso. Arrossii, mentre Tomo ci guardava entrambi sospettoso.
"Allora, Sarah. Giriamo?" protestò l'attore che interpretava Christian, ossia Shannon. Quest'ultimo lo guardò dall'alto in basso, sorridendo soddisfatto per la scelta: gli assomigliava, un po'.
"Sì, perdonatemi. Potete restare a guardare, se volete" dissi, rivolgendomi a Shannon e Tomo. Loro annuirono freneticamente, eccitati.
Risi, avvicinandomi alla cinepresa e guardando la lente: i protagonisti erano fuori schermo. "Spostatevi verso il centro, ancora, ancora. Perfetto" ordinai, soddisfatta.
Sentivo Shannon e Tomo parlare animatamente con Jamie: probabilmente le stavano chiedendo informazioni sul film. Oh, a dir poco imbarazzante.
Sentii poco dopo Shannon accanto a me.
Si avvicinò a sussurrarmi qualcosa all'orecchio, che sentii appena.
"Dovrei chiedere i diritti d'autore" disse divertito, e arrossii.
"È il minimo, dopo quello che mi hai fatto" risposi, indicando il set.
Lui contrasse la mascella, senza però ribattere.
"Azione" urlai, e Shannon sussultò: ridacchiai.
Lo vidi impallidire e sgranare gli occhi, man mano che riconosceva l'episodio già vissuto da noi nel passato: finalmente sapeva come ci si sentiva.
"Perché l'hai fatto?" mi sussurrò, con una voce quasi disperata: i suoi occhi ardevano di rabbia, di rimorso, di dolore.
"Perché avevo bisogno di un finale alternativo, irreale, di un lieto fine, al contrario del nostro" risposi, decisa: lo dovevo a me stessa, alla mia pace mentale.
"Guarda" gli dissi, indicandogli il set: il protagonista decide di stare con la sua amata, al contrario della realtà.
Shannon mi rivolse uno sguardo ferito, facendomi arretrare impercettibilmente.
"Io sono stato costretto, Sarah: mia madre non aveva un marito, e aveva bisogno di un lavoro" sibilò Shannon, prendendomi per un braccio: i nostri visi erano pericolosamente vicini.
Tutto il set si fermò, mentre gli attori e la troupe ci guardavano attoniti: oh, dovevamo essere un bello spettacolo.
"Andiamo a casa, Tomo" disse Shannon, lasciandomi il braccio: il chitarrista lo seguì subito.
"Aspetta, Shannon: ho scritto questo copione due anni fa" gli dissi, posando una mano sulla sua spalla: si irrigidì, senza voltarsi.
"Io vado. Ti aspetto fuori. Ciao Sarah" mi salutò Tomo, e io annuii solamente.
"Vieni con me" disse Shannon, imperioso, trascinandomi verso il mio camerino. Chiuse la porta, e poi mi ci sbatté contro.
"Non avevo scelta" ripeté, con voce asciutta.
Gli presi il viso tra le mani, accarezzando la sua barbetta incolta.
Lui chiuse gli occhi un attimo, mentre la sua mascella si irrigidiva.
"Lo so, ma adesso ce l'hai" sussurrai, e lui aprì gli occhi: erano lucidi, infuocati.
Avvicinai le mie labbra alle sue, chiudendo gli occhi.
Sentii il caldo e morbido contatto con le sue, e il suo gemito roco.
Prese il mio viso tra le mani, approfondendo il bacio e sollevandomi da terra.
Avvolsi le mie gambe sui suoi fianchi, gemendo nel sentire quanto fosse eccitato.
Abbassò la zip dei miei pantaloni, e mi irrigidii.
"Shannon, non ancora" ansimai, e lui mi sorrise perfidamente.
"Eppure il tuo corpo dice il contrario" rispose, infilando due dita nella mia intimità.
Sgranai gli occhi, gemendo e appoggiando la testa al muro.
"Senti come gradisce il tuo corpo" disse piacevolmente sorpreso, facendo scorrere le dita all'interno.
"P-per favore" sussurrai, ansimando.
Mi mise giù, togliendo le dita e alzando la cerniera dei jeans.
"Come vuoi" disse, divertito e soddisfatto.
"Sei perfido" mormorai, fulminandolo.
"Oh, non immagini quanto" ridacchiò, baciandomi ancora.
   
 
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