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Autore: nowtellmeastory    28/06/2012    7 recensioni
Dal capitolo 7:
“Aspetta un attimo Christ –lo interruppe Zacky sgranando gli occhi- ci stai dicendo che abbiamo in casa una ragazzina minorenne scappata di casa, e che se i genitori lo vengono a sapere, finiremo TUTTI nei casini??” Okay, si era incazzato.
Johnny annuì con aria colpevole.
“Oh, ma tu e Matt vi siete bevuti il cervello?!?!” Iniziò a dire.
“Andiamo Zacky, cosa avresti fatto tu al posto nostro?” Ebbe l’istinto di provare a proteggerla. Strano!
“Che cazzo di situazione!” Si mise a ridacchiare Brian.
“E tu Jimmy?? Non dici nulla??” Insisteva Zacky.
“Io.. beh.. a dire la verità io avrei fatto la stessa cosa, Zacky..” il ragazzo era rimasto molto sorpreso dalla giovanissima età di Gwen, ma non riusciva proprio a vederne i lati negativi. Lui vedeva solo una ragazza che andava protetta, e anche se la conosceva da nemmeno 24 ore, poteva dire tranquillamente di volerle bene.
E se volete sapere di più, basta solo leggere! :)
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19


Mi svegliai ancora in piena notte, e notai che Jimmy era ancora di fianco a me. La poca luce che c’era in camera illuminava a malapena il profilo perfetto, e sorrisi a quella tranquilla e perfetta visione. Non avevo dimentica...
to quello che era successo, volevo alzarmi, lavarmi il viso, mangiare qualcosa e poi tornare vicino a Jimmy. Quel ragazzo con la sua sola presenza riusciva a rendermi serena, cosa che tante altre persone non erano mai riuscite a fare.
Mi alzai il più piano possibile, senza sfiorare il ragazzo, e mi misi in piedi. Guardai stancamente l’orologio e mi accorsi che erano appena le 03:00. Decisi di scendere e bere qualcosa, andai di sotto in cucina e presi del latte, mi sedetti e lo versai nel bicchiere. La luce del lampadario era regolabile, e in quel momento era tenue, giusto per aiutarmi a non andare a sbattere da qualche parte. Bevvi il latte silenziosamente e poggiai la testa al tavolo, chiudendo gli occhi. Era stata un’esperienza tra l’inferno e il paradiso, per ovvie ragioni, ed ero ancora troppo scossa per parlarne con qualcuno, figuriamoci con Jimmy che era il suo migliore amico. Nessun rumore, nessuna voce, eravamo io, il bicchiere di latte e la luce tenue, ma ormai avevo perso il sonno e decisi follemente di andarmi a vestire, per andare a fare un giro in solitudine. Tornai in camera, presi con una delicatezza e un silenzio spaventosi i miei vestiti e mi chiusi in bagno, mi diedi una rinfrescata e mi vestii, uscii guardandomi bene intorno per evitare chiunque. Entrai un’ultima volta in camera e diedi un bacio sulla guancia a Jimmy, presi il cellulare e andai via.
Uscii silenziosamente e mi accorsi che la luce degli enormi lampioni illuminava per bene la strada, tirai un sospiro di sollievo e iniziai a camminare. Lì chiunque avrebbe visto una ragazzina di diciassette anni da sola in strada alle 03:00 passate di notte, avrebbe chiamato i genitori che l’avrebbero rinchiusa in camera e punita con il vietare le uscite per un bel mesetto, ma io potevo stare tranquilla. Al massimo Zacky mi avrebbe fatto una ramanzina, ma alla fine saremmo tornati amici come prima. Mi incamminai con questi pensieri che mi volavano nella mente, e pensai anche al fatto che la strada mi aveva sempre fatto riflettere molto, su tutto e tutti. Sospirai. Entrai in un piccolo parco incustodito e presi posto su una panchina. Sorrisi. Era tutto iniziato così: una valigia, una trovatella, una fuga. Quel posto mi ricordava tanto la mia fuga da casa e il giorno in cui vidi Matt e Johnny per la prima volta, o meglio, il giorno in cui loro videro me e decisero di aiutarmi. Allungai lo sguardo verso due figure lontane che sembravano parlare in tono sommesso e quasi sussurrato, mi davano le spalle e probabilmente erano due amici che stavano bevendo e stavano chiacchierando piano fra di loro.. sistemai il cappuccio della felpa addosso e mi alzai, con l’intento di allontanarmi. Non era mai prudente stare troppo vicini a persone ubriache a quell’ora della notte, soprattutto se si era da soli. Ma nel momento in cui mi alzai, calpestai un ramoscello di un albero e provocai un rumore secco, facendo voltare uno dei due verso di me. Aveva fra le mani una siringa e una bustina, rabbrividii e alzai lo sguardo per guardarlo negli occhi.
“Non può essere..” sussurrai sentendo gli occhi che mi pungevano.
“Cosa ci fai qua?” Si avvicinò a me guardandomi con la rabbia negli occhi e in una frazione di secondo, l’altro che era con lui, sparì.
“Brian..- strozzai la voce in gola tremando- co..cosa stavi facendo?” Era palese quello che stava facendo, ma volevo che me lo dicesse lui. Volevo vedere se aveva il coraggio di dirmelo in faccia. Nascose ciò che aveva fra le mani nella tasca posteriore dei jeans e tornò a guardarmi.
“Non dovresti essere in giro a quest’ora da sola, ragazzina. Perché sei venuta qui?”
“Non cambiare discorso Brian, -continuavo a tremare- cosa stavi facendo??”
“Ero con un amico! Non posso? Sei gelosa??” Ridacchiò convinto che non avessi visto nulla di ciò che aveva fra le mani pochi secondi prima.
“Fammi vedere cosa avevi fra le mani.”
“Non sono affari che ti riguardano.”
“Non riguardano me, ma la tua band si.”
“Diglielo e la pagherai cara.”
“Brian, Cristo Santo, non me ne importa se la pagherò cara e non mi importa se ci odiamo, è orribile quello che ho visto, e lo è ancora più per te. Tu stavi ..comprando droga!” Lo accusai guardandolo negli occhi.
“Abbassa la voce e vieni con me.”
“Dov..” mi mise una mano sulla bocca zittendomi e mi trascinò tenendomi per un polso al fiume poco lontano, si sedette sulla riva e aspettò che lo facessi anche io. Presi un lungo respiro rendendomi conto che ormai c’ero dentro e non potevo lasciarlo da solo, per quanto l’odiassi.
Passarono infiniti secondi prima che uno dei due prendesse la parola.
“Perché?” Gli domandai semplicemente.
“Perché volevo provare..” mi rispose accendendosi una Marlboro.
“E da quanto va avanti?” Fissavo il vuoto davanti a me, incredula.
“Da tre mesi, più o meno. –Scosse la testa- Senti, non so nemmeno perché te lo sto dicendo, sei solo una ragazzina e io non parlo dei miei problemi con le ragazzine.”
“Ma non ne parli nemmeno con i ragazzi, da quanto ho capito.”
“Non voglio dirglielo! Qual è il problema?”
“Il problema c’è eccome. –Mi voltai a guardarlo arrabbiata- Se non la smetti, la cosa verrà sicuramente a galla perché inizierai a comportarti in modo strano, come un lupo che cerca la carne con cui deve nutrirsi senza mai trovarla, e gli altri se ne accorgeranno. Non sono stupidi, lo sai meglio di me.”
“Non ne sono dipendente, posso smettere quando voglio, e gli altri non se ne accorgeranno.”
“Ah, non ne sei dipendente. –Risi amaramente- Ed è per questo che per comprarla esci nel bel mezzo della notte di soppiatto di casa e avevi gli occhi iniettati di sangue quando mi hai vista.”
Sbuffò, quasi con aria colpevole e allo stesso tempo strafottente.
“Ora lo sai e sei l’unica a saperlo. Cosa vuoi fare? Dirlo agli altri??”
“Assolutamente si. Non devi più farlo e gli altri sapranno certamente meglio di me come farti smettere.”
“Non sono abituato e chiedere favori a nessuno e tanto meno a te. Quindi non ti pregherò di non dirglielo, ma tu prova a farlo e ti puoi considerare nei guai fino al collo, Gwen.”
“Davvero?? E cosa vuoi fare? Picchiarmi? Saresti tanto meschino da mettermi le mani addosso?? Se lo facessi dopo saresti nei casini il doppio, perché i ragazzi prenderebbero senza dubbio le mie difese in questo caso, e lo sai bene.” Abbassò lo sguardo buttando via la sigaretta ormai consumata e si passò le mani sul viso, tornando a guardarmi.
“Perché vuoi aiutarmi?” Mi fissò cercando la risposta nei miei occhi.
“Perché non sono come te. Io la gente l’aiuto, non la metto in difficoltà. –Mi alzai- E ora dammi quella roba.” Allungai la mano guardandolo severa. Provavo schifo al solo pensiero di avere quegli oggetti fra le mani, ma dovevo farlo.
“Tu scherzi, l’ho pagata un’occhio della testa!”
“Ti stacco via anche l’altro se non mi dai immediatamente quella roba, Brian.” Dissi più seria che mai.
Si alzò sbuffando e prese il sacchettino con la siringa ben imbustata dalla tasca, allungando tutto verso di me.
Ebbi un attimo di esitazione, ma poi presi coraggio e gli strappai quegli oggetti infernali dalle mani, mettendoli nella tasca della felpa. Mi voltai e mi incamminai verso casa.
“Gwen..”
“Che vuoi?” Mi voltai verso lui un’ultima volta.
“Non credere che inizierò a volerti bene. Eri solo la persona sbagliata, nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Coincidenze.”
“Mi va bene così. Non ho chiesto mai affetto a nessuno, nemmeno alla mia famiglia. E non vedo perché dovrei iniziare ora.” Lasciai cadere una lacrima silenziosa e tornai trascinando i piedi a casa, ripensando alle parole che mi erano state dette da Brian e soprattutto a quelle che avevo detto io.
Dopo tutto era la verità. Chi avevo io che mi volesse bene? Nessuno.





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COLPO DI SCENA! AH-AH! Non odiatemi, vi prego çç
Cosa ne pensate? Si accettano tutti i commenti! ù_ù

 
  
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