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Autore: madamina    29/06/2012    1 recensioni
Settimo anno ad Hogwarts per il Magico Trio che ritorna a scuola dal momento che Voldemort non ha mai creato i suoi Horcrux. Ma molte cose sono cambiate ed altre ancora cambieranno radicalmente, rivoluzionando la loro vita; chi era amico ora non lo è più, e chi era nemico si potrebbe rivelare il più prezioso dei tesori.
Draco Malfoy è morto, Piton sembra scomparso nel nulla e la guerra è in pieno svolgimento.
Harry decide di scoprire l'assassino di Draco, ma non sarà una cosa semplice. Per fortuna può contare su nuovi amici, in particolare su un nuovo studente dal passato misterioso.
Riuscirà Harry a scoprire l'assassino, e soprattutto a sconfiggere Voldemort nella battaglia finale?
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Capitolo 22

§ Cap. XXII – The Gladiator §

 
Un fiume di persone si riversò velocemente fuori dal portone della scuola i cui detriti giacevano sparpagliati nel raggio di qualche metro. Per prima uscì una divisione di Auror che si era schierata davanti ad Harry dinanzi all’entrata, poi finalmente gli occupanti del castello, alla cui testa stavano Harry, Draco ed Hermione, affiancati da alcuni professori e seguiti da tutti gli altri. Presero a correre velocemente per il parco, calpestando l’erba fresca su cui la rugiada si era tinta dei riflessi di sangue del cielo. Poi pian piano mentre procedeva nella sua avanzata, il fiume di persone rigurgitato fuori dal castello prese a disperdersi ed ognuno si ritrovò impegnato nel combattimento più feroce che avesse mai affrontato nella sua vita.


Harry correva nel parco cercando il suo naturale nemico. Nessuno dei Mangiamorte si avvicinava a lui, tutti si limitavano a guardarlo...

Voldemort era stato molto chiaro a riguardo: "Potter è mio! Chiunque oserà lanciargli un qualunque incantesimo di ritroverà morto prima ancora di avere finito di pronunciarlo!" aveva sibilato all'ultima riunione dei Mangiamorte prima di quella battaglia, durante la quale era stata decisa la strategia.
"Degli altri fate tutto ciò che volete, ma ricordate che Potter è solo mio! Devo essere io ad ucciderlo" ripeté per essere sicuro che il suo ordine fosse chiaro a tutti. Così come il fatto che avrebbe sicuramente vinto lui quel duello.

Harry correva fra i Mangiamorte che gli aprivano il passaggio verso l'Oscuro Signore senza osare far nulla. E questo fece piacere ad Harry, che non desiderava altro che scontrarsi con la sua nemesi senza ulteriori ostacoli.

Ad un certo punto uno dei Mangiamorte, desideroso di farsi notare dal suo signore ma evidentemente non molto sveglio, attaccò Harry a sorpresa: gli si parò davanti puntandogli contro la sua bacchetta. Ma Voldemort non scagliava le sue minacce a vuoto. Neanche il tempo di finire di pronunciare l'incantesimo, ed il Mangiamorte fu raggiunto alla schiena da un fascio di luce verde. Si accasciò all'istante a terra come un burattino a cui sono stati recisi i fili. Subito nell'aria si levò un ruggito assordante.
"POTTER E' MIO! DOVETE LASCIARLO A ME! AVETE VISTO COSA SUCCEDE A CHI DISUBBIDISCE AI MIEI ORDINI!".
Harry non si fece per nulla intimidire e ricominciò con passo deciso ad andare incontro al proprio destino.


Draco avanzava sicuro roteando le due spade che aveva in mano. Protetto dal suo scudo si faceva largo tra le fila dei nemici.
Era ormai uscito alla luce del giorno, particolarmente cupa per via della nube di sangue che aleggiava in cielo, quando un Mangiamorte lo attaccò lanciandogli contro un potente Stupeficium. Il colpo fece lievemente indietreggiare Draco, ma fu quasi del tutto assorbito dalla sfera, la cui superficie si increspò leggermente.

L'uomo, avvolto nel suo mantello nero, guardò Draco sorpreso dall'inefficacia del suo attacco.

"Spiacente amico, ma oggi non è proprio il tuo giorno fortunato!" lo schernì il ragazzo, con lo sguardo illuminato da una furia selvaggia mentre calava un fendente sul suo avversario.
Il colpo fu parato, ed un'altra maledizione partì dalla bacchetta del Mangiamorte infrangendosi di nuovo contro la barriera trasparente, lasciandolo indebolito.

Draco vibrò un potente colpo che sbilanciò completamente l'uomo facendolo cadere a terra, ma senza ferirlo. Dal basso, capendo che a quel punto c'era ancora poco da fare, il Mangiamorte lanciò con tutta la potenza di cui era capace, l'Avada Kedavra. Subito la luce verde avvolse la bolla intorno a Draco facendola brillare sinistramente. La superficie si increspò facendo temere che da un momento all'altro sarebbe scoppiata, permettendo alla maledizione di raggiungere il suo occupante. Ma dopo qualche secondo di sfrigolii in cui l'Anatema che Uccide si scontrava con la potente magia dello Scudo, la luce verde si dissolse mentre la bolla tornò al suo posto come se nulla fosse successo. Il Mangiamorte si accasciò a terra completamente sfinito e per Draco fu facile infilzarlo con la spada che teneva nella destra, che quasi subito estrasse dal corpo e ripulì sugli abiti neri del suo avversario che ai suoi piedi si stava spegnendo.

Una voce conosciuta alle sue spalle richiamò la sua attenzione. "Draco..."

Hermione avanzava sul campo di battaglia avvolta dal suo guscio scintillante che rifletteva tutto intorno una luce color sangue, una promessa di morte per chi si fosse messo sulla sua strada. Combatteva con perizia sia con la spada che con la bacchetta, sorprendendo molti avversari che non si aspettavano che una mezzosangue fosse a conoscenza di tali tecniche. Ma in fondo anche lei si stupiva della naturalezza con cui si destreggiava nel combattimento. Certo si era allenata tanto, ma un conto era combattere con il suo Bryan al sicuro nella sala duelli e un conto era rischiare la vita in uno scontro frontale con un nemico che aveva tutte le intenzioni di uccidere.

Anche lei aveva iniziato a correre per il campo di battaglia appena uscita dal portone della scuola e ben presto si era trovata lontana sia da Harry che da Draco. Subito un Mangiamorte le si era parato davanti e le aveva lanciato contro un Sectusempra. ‘Diretto al sodo’ non potè fare a meno di pensare Hermione, che prontamente gli rispose con uno schiantesimo che venne però schivato. Il suo avversario continuò ad accanirsi con la magia, indebolendosi sempre di più proprio come le aveva detto Draco. Quando il Mangiamorte fu così debole che a malapena si teneva in piedi le fu anche troppo facile lanciare il suo schiantesimo che stavolta colpì il bersaglio privandolo di conoscenza.

“Ma guarda un po’, hanno mandato la feccia a proteggere la scuola” cantilenò una voce stridula alle sue spalle, facendole ghiacciare il sudore addosso.

 

Neville si trovò davanti nientemeno che il feroce Fenrir Greyback, nella sua forma mostruosa, che cercava carne fresca per poter saziare il suo appetito, oltre che per assecondare i suoi sanguinosi istinti. Subito gli si scagliò addosso tentando con gli artigli di accecarlo per rendere il povero Neville una preda più facile, ma riuscì solo a graffiarlo in viso lasciandogli dei tagli dai quali prese a colare del sangue. Neville si era allenato duramente e per quanto non fosse ai livelli di Draco, aveva qualche asso nella manica. Fenrir si scagliò di nuovo contro di lui che con un incantesimo non verbale riuscì a scagliare lontano l’avversario, ma questo non lo placò, anzi lo rese solo più feroce e con un balzo provò a schiacciarlo con la sua mole possente.

Per qualche secondo l’esito dello scontro sembrò scontato, con Neville destinato a soccombere al suo fortissimo avversario che non aveva neanche bisogno della magia grazie al suo fisico potenziato, ma poi il ragazzo da una tasca interna del suo mantello prese un sacchetto da cui estrasse una manciata di una polvere argentata che lanciò in pieno viso a Fenrir. Questi atterrò a pochi centimetri da Neville ma invece di attaccarlo si portò le mani al viso urlando come se stesse bruciando vivo. Il ragazzo non perse tempo e lanciò una nuova generosa manciata della polvere addosso al lupo mannaro che prese a contorcersi sempre più violentemente e poi iniziò a sciogliersi, finché di lui non rimase a terra che una poltiglia indistinta. Neville non era certo un valido combattente, ma conosceva l’erbologia come pochi e sapeva come estrarre dalle piante molte sostanze utili ma anche molti veleni e sostanze pericolose, alcune delle quali mortali come quella che aveva appena provato Greyback.

 

Luna era alle prese con Antonin Dolohov che all’inizio l’aveva sottovalutata per via della sua aria svampita, ma che si era presto trovato in difficoltà a causa dell’acume della ragazza che riusciva a sfruttare ogni piccola debolezza dell’avversario a suo vantaggio. Certo Dolohov aveva dalla sua la prestanza fisica, ma non riusciva comunque a sconfiggere l’intelligentissima ragazza che sembrava leggere le sue mosse direttamente dalla sua mente. E fu grazie a questa osservazione che capì. Legilimanzia non verbale. La ragazzina sapeva il fatto suo non poteva negarlo, ma non poteva permetterle di batterlo. Così sguainò la sua spada in stile spagnolo e con una serie di abili stoccate riuscì a ferire Luna al costato. La ragazza cadde, con gli occhi sgranati per la sorpresa fissi sul suo avversario. Dolohov la raggiunse e guardandola dall’alto le puntò contro la bacchetta ed iniziò a pronunciare l’anatema che uccide. Ma solo la prima sillaba lasciò le sue labbra prima che uno stiletto nascosto nella manica di Luna gli si conficcasse nel petto, facendolo stramazzare disteso a terra accanto alla ragazza, con gli occhi sbarrati ormai privi di vita.

 

Severus Piton si aggirava per il campo di battaglia avvolto nel suo mantello nero ma senza la caratteristica maschera argentata da Mangiamorte, come se egli stesso non sapesse bene da che parte schierarsi. Era partito tra le fila di Voldemort, ma poi aveva preso a colpire i suoi compagni e a schivare tutti coloro che per difendere il castello lo assalivano senza fare loro davvero male, più che altro si limitava a neutralizzarli giusto per il tempo di allontanarsi da loro indisturbato, come se non volesse assottigliare le fila di coloro che seguivano Harry Potter in quella battaglia. Si aggirava per il campo di battaglia chiaramente alla ricerca di qualcosa che con suo grande disappunto non riusciva a trovare. Poi con la coda dell’occhio percepì un guizzo al limite del suo campo visivo e si voltò velocemente, appena in tempo per cogliere un frammento di ciò ce stava cercando: Nagini, il serpente di Voldemort. Il Signore Oscuro aveva sguinzagliato il suo fedele rettile per il campo di battaglia con l’ordine di scovare Harry Potter e ferirlo gravemente, in modo da poter poi infierire sul suo avversario. Solo il serpente aveva il privilegio di poter cacciare Harry, perché Voldemort aveva inserito in Nagini una parte della sua anima, pertanto era sicuro che avrebbe obbedito ciecamente ai suoi ordini. Era sicuro che gli avrebbe portato il suo avversario ormai in fin di vita, lasciando a lui il piacere di spedirlo all’altro mondo. Subito Piton si diede all’inseguimento del grosso rettile che, non appena scoprì la minaccia gli si scagliò contro senza nessuna pietà. Piton non fu abbastanza veloce e Nagini lo azzannò alla giugulare, affondando i sui denti aguzzi in profondità nel collo ed iniettando il potente veleno. L’ex professore capendo che non gli rimaneva molto tempo sollevò la bacchetta dalla quale partì un lampo verde che privò della vita il grosso rettile che si afflosciò a terra come una marionetta a cui abbiano reciso i fili. Dalla bocca del serpente uscì un denso fumo nero che si disperse nell’aria mentre Voldemort levava un urlo furioso al cielo sentendo di aver perso un pezzo della sua anima oltre che un preziosissimo e fedele alleato.

Harry, che si trovava proprio lì accanto e aveva assistito alla scena, si chinò subito accanto a Piton e tentò come potè di tamponare la ferita, ma l’uomo aveva qualcosa da consegnargli prima che la vita lo lasciasse per sempre. “Pren… di… la” riuscì a rantolare indicando una stilla di cristallo che gli scendeva lentamente da un occhio. “Pren… di…la” ripeté vedendo che il ragazzo tentennava e sentendo la vita scorrergli via velocemente. Harry prese dalla tasca una provetta che gli aveva consegnato Neville, la svuotò velocemente del caustico contenuto e vi raccolse con delicatezza la lacrima. La sigillò e la mise al sicuro in una tasca del suo mantello. Semmai fosse riuscito a sopravvivere avrebbe visto ciò che di prezioso era contenuto in quella lacrima.

“Guar…da…mi”  riuscì a dire ancora Piton fissandolo intensamente negli occhi verdi i suoi occhi neri che nel giro di qualche secondo divennero vuoti. Harry gli abbassò le palpebre con una mano e poi si rialzò. Non era sicuro di avere del tutto compreso ciò che era appena accaduto, ma l’importante era che Nagini non fosse più una minaccia.

 

Padre e figlio erano finalmente di fronte.

“Figlio…” disse Lucius, contento di averlo ritrovato e sicuro che si sarebbe schierato al suo fianco, alla ricerca della gloria e della vittoria per il Signore Oscuro.

“Ti sbagli, non sono tuo figlio! Mio padre è morto tanti anni fa, quando ha deciso che il mio destino sarebbe stato essere un Mangiamorte!”.

“Che stai diavolo stai dicendo?”

“Semplicemente che non sono più un pupazzetto da poter comandare a tuo piacimento. Ho trovato il mio posto nel mondo e ho deciso da che parte stare” gli rispose Draco.

“Molto bene – rispose Lucius senza minimamente scomporsi – vorrà dire che allora morirai” ed evocò il suo scudo verde scuro a proteggerlo, già con la bacchetta in una mano ed una spada nell’altra. Draco invece combatteva ancora con due spade.

Il duello era intenso e cruento, i due avversari avevano una tecnica eccellente e delle armi incredibili. I loro scudi li proteggevano ed ogni volta che venivano attaccati indebolivano l’avversario. Presto però Lucius riuscì a far cadere al figlio una delle spade, costringendolo così a prendere la bacchetta per non rimanere parzialmente disarmato. Iniziarono a volare incantesimi estremamente potenti che ebbero come effetto di indebolire non solo lo scudo ma anche entrambi i combattenti. Ma fu lo scudo di Lucius a cedere per primo, così Draco sicuro che non ci fosse pericolo, scagliò un incantesimo oscuro per ferire gravemente il padre, ma questi all’ultimo momento riattivò il suo scudo che stavolta andò davvero in frantumi ma indebolì Draco che cadde in ginocchio privo di forze. Lucius con lo sguardo ardente roteò la spada e trapassò il torace di suo figlio facendolo cadere steso a terra e conficcando poi la punta della lama nel terreno dietro la schiena di Draco. Il ragazzo spalancò gli occhi, colpito più dalla sorpresa che dal dolore, che non percepiva neanche. Forse era così forte e lui ne era così sopraffatto che il suo corpo non era in grado di elaborarlo e di inviare il giusto segnale al cervello.

Lucius si appoggiò con forza alla spada conficcandola ancora più in profondità nel terreno e abbassandosi sopra al ragazzo per schernirlo nei suoi ultimi istanti di vita.

“Ti fa onore aver finalmente scelto da che parte stare. Peccato che tu abbia scelto la parte sbagliata. Ma non ti preoccupare, come vedi non ti darò modo di sbagliare ancora”. Poi gli puntò contro la bacchetta ed iniziò a pronunciare: “Avada…”

Uno scoppio, un piccolo lampo, gli occhi di Lucius si spalancarono, da un foro nel suo petto prese ad uscire copiosamente il suo sangue purissimo. Si portò una mano al petto e poi la guardò per essere davvero sicuro di essere stato ferito.

“Io non.. ti credevo… capace... Non è possibile… Tu mi hai…” poi il suo sguardo si fece vitreo ed il suo corpo si accasciò a terra. Lucius Malfoy era morto per mano di quel figlio che lui aveva sempre ritenuto troppo debole, ucciso da un’arma babbana. “Addio Lucius, ci vediamo all’inferno”.

Draco perse conoscenza poco dopo ed il suo braccio, prima sollevato verso il petto del padre si abbatté a terra con ancora stretta in mano una Glock 17 dalla canna fumante.

 

Hermione si trovava faccia a faccia con Bellatrix Lestrange che di certo non le lesinava le maledizioni più oscure e potenti. Così facendo si stava certamente  indebolendo, ma aveva seriamente danneggiato lo scudo di Hermione, che all’ennesima maledizione crepitò e poi scomparve come una bolla di sapone, lasciandola esposta agli attacchi della sua avversaria resa cieca dalla furia che le scorreva nelle vene per il solo fatto di doversi scontrare con una sudicia sanguesporco che infestava in suo mondo. Hermione si difese come meglio poté, ma la donna era veramente forte e riuscì a farle volare via di mano la spada. Il duello riprese ancora più serrato, con Hermione armata della sola bacchetta, che si difendeva riuscendo a tirare solo pochi incantesimi di attacco che andavano per lo più a vuoto, abilmente parati da Bellatrix. Poi Hermione vide qualcosa alle spalle della sua avversaria, qualcosa che si dimenava violentemente, ed una luce di speranza di accese finalmente nei suoi occhi. Iniziò a portare attacchi più serrati contro Bellatrix, abbassando quindi le sue difese e ricevendo numerose ferite, la maggior parte delle quali comunque lievi. Riuscì a spingere all’indietro la sua avversaria che le scagliò contro un Sectusempra che la colpì alla spalla dove si formò un profondo taglio che iniziò a sanguinare. “Il tuo lurido sangue si rimescola finalmente con la melma dalla quale proviene” prese a cantilenare con voce stridente Bellatrix che però non ebbe il tempo di godersi lo spettacolo perché un grosso ramo nodoso del Platano Picchiatore sferzando l’aria la centrò sulla testa e la spazzò via, facendola malamente atterrare su una formazione di rocce aguzze che sbucavano dal terreno poco distanti dal punto in cui giaceva Hermione.

 

Harry giunse infine al cospetto di Voldemort, sapendo che al massimo solo uno dei due sarebbe sopravvissuto. E se la sorte peggiore fosse toccata proprio a lui, Harry avrebbe fatto qualunque cosa per portare Voldemort con sé dall’altra parte. Presero a studiarsi girando in tondo, poi all’improvviso le maledizioni iniziarono a volare tra i due avversari con un ritmo serratissimo e con una violenza inaudita. Harry cercava di difendersi mentre l’unico intento di Voldemort era la completa distruzione del suo avversario affinchè non rimanesse traccia della sua esistenza. Non si limitava a scagliare potenti maledizioni oscure, ma scatenava contro di lui tutta la furia che gli scorreva nelle vene. Con incantesimi non verbali appellò tutte le rocce piccole e affilate che si trovavano del parco scagliandogliele contro con forza. Una di queste rocce centrò Harry alla testa, coprendogli di sangue parte del viso. Il ragazzo sentì un forte bruciore alla tempia, il punto in cui era stato colpito, e poi la vista iniziò ad offuscarglisi mentre tanti bagliori occupavano il suo campo visivo.

A quel punto l’anziano mago prese a scagliargli contro dei globi infuocati. Si trattava di fuoco magico: Voldemort era ricorso all’Ardemonio per eliminare il suo nemico e continuò a bersagliarlo con questa tempesta di fuoco finché Harry si ritrovò circondato e senza nessuna via di fuga. Il fuoco lo investì in pieno ed Harry tenne fede al giuramento che si era fatto appena pochi minuti prima. Stava bruciando vivo, ma trovò comunque la forza di volontà di lanciarsi addosso a Voldemort che venne colto di sorpresa da quella mossa e si ritrovò ad ardere anche lui per il suo stesso incantesimo. Ma a differenza di Tiger lui era un mago molto potente e sapeva quindi come estinguere quelle fiamme che si dissolsero poco dopo in una nuvola di fumo. Ma ormai Harry si era gettato su di lui e non aveva intenzione di lasciarlo finché aveva fiato in corpo. Voldemort aveva perso la bacchetta, bruciata dall’Ardemonio, ed Harry stringeva più forte che poteva le mani attorno al suo collo finché Voldemort non perse i sensi. Allora si affrettò a recuperare la sua spada e a conficcargliela esattamente nel cuore con le poche forze che gli rimanevano, per poi cadere a terra anche lui, vittima delle profonde ferite subite.

Un rombo cupo si levò dal corpo dell’Oscuro Signore che si trasformò in una densa nube di fumo nero che come dotata di vita propria iniziò a percorrere a forte velocità tutto il campo di battaglia liberando per l’aria un lamento straziante per le orecchie, come quello delle banshee.

 

La battaglia era finita.

La guerra era finita.

Le dense nubi si dissolsero lasciando che i raggi del sole accarezzassero il parco del castello le cui rovine bruciavano in lontananza. Ma la terra non mutò colore e restò rossa, impregnata del sangue di tutti coloro che quel giorno avevano valorosamente combattuto ed erano caduti, da una parte e dall’altra. Draco, Hermione, Harry, erano tra coloro che non si erano uniti ai festeggiamenti, riversi a terra, mentre il loro sangue bagnava l’erba come una calda e densa rugiada che dissetava la terra sempre avida di vita.

  
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