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Autore: Ysis Donahue    29/06/2012    1 recensioni
One shot su Rosalie, sui suoi sentimenti post mutazione e sull'incontro che la cambierà. E' un po' particolare, spero che possa comunque piacere almeno un pochino =)
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rosalie Hale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Alza il capo stizzita e fissa gli occhi alla parete, dove un’altra lei, a grandezza naturale, la osserva torva attraverso la gigantesca specchiera.
Il corpo è celato da vestiti maschili vecchi e sporchi, parecchio più grossi della sua taglia.
I lunghi capelli biondi sono nascosti sotto un lacero berretto, e le ciocche che sbucano qua e là sono orribilmente ingarbugliate l’una all’altra.
Mani, braccia, collo e viso sono ricoperti di sporco.
Eppure, anche conciata così, Rosalie è di una bellezza da mozzare il fiato.
La ragazza riflessa ha un fremito che dura appena lo spazio di una frazione di secondo, e il momento dopo ogni centimetro quadrato della gigantesca superficie riflettente è a terra, triturato da una furia cieca, più simile ad antico pulviscolo che alla lastra di argento ed ossido di silicio che era fino a pochi istanti fa.
Rosalie sta in mezzo alla devastazione, e gira compiaciuta tra la polvere di vetro, cercandone frammenti più grandi, pronti per essere schiacciati dai grossi scarponi da lavoro che indossa. Per un istante sembra soddisfatta e quasi abbozza un sorriso, ma ben presto la parte razionale della sua mente le fa notare che non ha risolto nulla.
Potrà rompere tutti gli specchi di questo mondo, ma non riuscirà mai a distruggere ciò che è la sua dannazione e castigo.
La giovane esce dalla scuola di danza, si mescola alla folla di operai che hanno appena finito il turno nella vicina fabbrica tessile, e li segue in un bar. Siede vicino alla finestra e, dopo aver chiesto una pinta di birra con voce contraffatta, osserva meditabonda il cielo.
Si domanda se il dottore e la sua signora stiano bene, e se il telepate sia poi tornato a casa.
Quando ha scoperto che se ne era andato, la moglie del dottore si è rinchiusa in camera e Rosalie l’ha sentita “piangere” per giorni.
Ultimamente si domanda spesso se anche la sua partenza improvvisa l’abbia ferita a tal punto, e ogni volta spera dal più profondo del cuore che non sia così.
I Cullen sono probabilmente le persone migliori del mondo, e sicuramente la vita con loro sarebbe stata piacevole, ma il vero problema è lei, che non sa dove andare né dare un perché alla sua esistenza.
Per un certo periodo di tempo ha provato a dare a Royce la colpa di tutto, e ha finito col convincersi del fatto che, una volta fatta giustizia, tutto si sarebbe aggiustato. Invece la morte del suo aguzzino non ha in alcun modo placato l’orrore che vive nella sua mente e, anzi, la ha anche privata della carica che la rabbia e il desiderio di vendetta le avevano infuso.
Rosalie lascia che il tempo passi e scorra senza uno scopo, badando solo a girovagare senza meta, a nutrirsi quando la sete diventa troppo forte per essere ignorata e, soprattutto, a sfuggire alle ombre.
Non importa quanto ora sia forte ed invincibile, non riuscirà mai più a liberarsi dalla paura del buio.
Il primo bar che le ha offerto asilo chiude, e lei è svelta ad infilarsi in un altro, uno aperto tutta la notte. Veglia fino a che l’alba non fa capolino a Est, si alza, paga ed esce.
Come sempre i suoi piedi si inseguono l’un l’altro senza bisogno di uno schema, e se improvvisamente si piantano in terra è solo perché, davanti alla vampira, è apparso un cerbiatto.
L’istinto è più forte di qualunque altra cosa, e Rosalie comincia la sua battuta di caccia. Si nutre in fretta e voracemente, badando a malapena a ciò che cattura e curandosi solo di non fare un lavoro sporco. Quando sente il ruggito dell’orso e l’urlo dell’uomo ha quasi finito, ed è svelta a rifugiarsi su un alto albero.
Pochi secondi e parecchi fruscii dopo, la scena entra nel suo campo visivo e si ritrova ad osservare l’imminente fine di un giovane cacciatore troppo avventato, sorpreso da un grizzly appena uscito dal letargo.
C’è sangue ovunque e i rumori che si sentono sono orribili, ma tutto questo non intacca minimamente la corazza di fredda apatia che circonda Rosalie.
Osserva senza interesse il ragazzo, e impiega qualche minuto prima di capire cosa stia facendo: credeva  che cercasse di divincolarsi e strisciare via, e invece sta assurdamente cercando di dare battaglia. Prima ancora di potersi rendere conto di quello che sta facendo, Rosalie è piombata giù dall’albero, ha strappato il ragazzo dalle fauci dell’orso e ha finito l’animale rompendogli il collo.
 Non sa perché ha deciso di agire, ma va bene così. Si sente meglio, ora: più leggera, più cosciente.
 Si gira verso il malcapitato ragazzo, e la gravità delle sue condizioni le fa prendere una decisione immediata: deve tornare dal dottore.
Un uomo normale non potrebbe fare nulla, ma Rosalie è sicura che lui lo salverà, in un modo o nell’altro.
Tampona come meglio può le ferite e comincia a correre come una forsennata.
 Vuole salvare questo folle sconsiderato e vuole imparare ad essere come lui.

Salve! Non so, precisamente,  a cosa serva questa storia, nè perchè abbia deciso di pubblicarla: mi è semplicemente venuta in mente, e di per questo do come sempre la colpa ad Alice Cooper e alle sue splendide canzoni,  e mi ha tormentato finchè non l'ho scritta. Misteri di una mente deviata xD  Ti ringrazio se l'hai letta e sei arrivato/a a leggere le note fino a questo punto!
   
 
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