Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Hymn    29/06/2012    2 recensioni
Quel giorno, mancavano appena una manciata di settimane al mio diciannovesimo anno di età.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
10. The End is Coming « ASHLYNN!! »

Un urlo triplo si alzò dal nostro gruppo, Maximme che tentava di sorreggermi dopo che mi ero liberato di lei per lanciare - invano - il pugnalo, nonostante l'evidente sforzo, Gladius con l'arco in mano. In lontananza, ormai fuori tipo, il trio dei Favoriti.
Inginocchiata davanti a noi, Ashlynn. A pochi metri, morto, una freccia in gola, Bennett.
« VAI! » urlai a Maximme, che non poteva muoversi a causa del mio peso. Lei mi guardò, e per qualche secondo fu incerta, poi annui.
Mi maledissi di esser stato piagnucolone solo qualche ora prima. Se avessi avuto ancora l'antidolorifico...
Gladius e Maximme raggiunsero Ashlynn, l'uno con l'arco ancora in mano, gli occhi nocciola fissi su quelli della ragazza del Dodici, la mia compagna del Dodici.
I suoi occhi, tipici del Dodici, ma così particolari, grigi ma striati d'azzurro, si muovevano tra di noi, in preda al panico.
Maximme le portò una mano sulla bocca, impedendole di parlare. Gladius le accarezzava la fronte, per calmarla.
Ed io, arrancando, giunsi accanto a lei, diametralmente al ragazzo del grano * (così mi piaceva nominarlo) e le presi la mano destra tra le mie, gli occhi verdi tristi, le spalle ciondolanti, distrutte da quel carico di emozioni degli ultimi giorni.
« Shaw, riesci a strappare questo tessuto? » - Maximme catturò la mia attenzione, mentre mi stava passando una lunga striscia (pensai almeno tre metri, larga anche un metro, ad occhio e croce) di tessuto nero. La afferrai, saggiandone la resistenza.
« Penso di poterlo fare. » - la guardai, e mi indicava Gladius. Mentre carezzava Ashlynn, non sembrava esser presente. Aveva lo sguardo spento, e avevo già intuito il perché.
Con i denti saggiai l'estremità del tessuto in larghezza, e trovai una cucitura leggermente più lente. Strappai con gli incisivi il filo, e con tutta la forza di cui disponevo, tirai in direzioni opposte i due lembi. Per qualche secondo sembrò inutile, poi un sonoro strap il tessuto si aprì per almeno cinque centimetri, non proprio al centro, ma quasi.
Sorrisi, e continuai a tirare. In pochi attimi, avevo ricavato due strisce larghe più o meno cinquanta centimetri.
Maximme piastricciò con altre erbe mediche la ferita sul fianco di Ashlynn, maledicendo il fatto che non poteva suturarle, ma solamente avvicinare i lembi di tessuto tra di loro per cercar di favorire la cicatrizzazione della stessa. Almeno le erbe avrebbero aiutato il sangue a coagulare.
Con il mio aiuto, tenendo il più vicino tra loro i bordi della ferita, "spingendo" da entrambi i lati, Maximme fasciò stretta Ashlynn, per bloccarne il sanguinamento.
La ragazza era completamente madida di sudore, gli occhi stanchi, la bocca contratta in una smorfia di dolore. « Andrà tutto bene, Ashlynn. »

Alzai lo sguardo verso gli altri due; Maximme era stravolta, ma lucida. Gladius era... Era e non era, sembrava completamente immerso in un mondo a parte. Due omicidi in pochi giorni, non era preparato.
Al momento l'unico a non aver ucciso qualcuno ero io. Tutti aiutavano me, io non proteggevo nessuno. Bello scambio.
Afferrai il pugnale, pulendo la lama sull'erba, e lo infilai nella cintura. Facendo leva sull'asta dell'alabarda mi alzai, saggiando la resistenza della caviglia. Maximme mi guardò.
« Dobbiamo andarcene da qui, prima che sbuchino altri tributi. »
Annuì, per poi guardare Gladius. Il ragazzo era ancora immobile. Sospirai, portandomi zoppicando accanto a lui. Poggiai una mano sulla sua spalla, scuotendolo leggermente. Niente. Di nuovo, nessuna reazione.
Spazientito, sbuffai un po' corrugando la fronte.
Lo obbligai, in parte, a girarsi verso di me, quando lo chiamai per nome. E istintivamente gli mollai un sonoro ceffone, che neanche lui si aspettava.
Si sbilanciò all'indietro, per poi emettere una specie di ringhio, e voltarsi verso di me, visibilmente incazzato.
« Che cazzo credi di fare, eh, Shaw? »
Lo fissai, accigliato. « Niente, richiamavo la tua attenzione. Ma smetti di cadere in questo stato di catalessi... Possiamo capir... »
Potevo quasi vedergli pulsare le vene nel braccio quando si slanciò contro di me, atterrandomi.
Portò entrambe le mani sulle mie spalle, obbligandomi a terra, facendomi battere la schiena.
« Gladius! » - « Maximme, porta Ashlynn nella foresta, cerca un luogo riparato. Adesso. »
La ragazza lo guardò di traverso, ma obbedì. Raccolte le proprie cose, e lo zainetto di Ashlynn, la aiutò ad alzarsi, e si diressero il più veloce possibile verso la foresta, che distava poco dal punto in cui eravamo.
Gladius le osservò sparire, pochi minuti dopo, nel folto della vegetazione.

« Gladius, mi stai facendo male. » - puntai i miei occhi verdi nei suoi nocciola, che erano tornati, fiammeggiante, nei miei. Fiammeggianti d'ira, in quel momento.
« Ne sono consapevole! »
« E allora levati e torna a comportarti normal... »
Non finii la frase che mi obbligò a tacere, quando sferrò un pugno a pochi centimetri dal mio orecchio sinistro, impattando con le nocche sul terreno.
« Cosa credi di capire, esattamente?! Tu, voi, NON potete affatto capire! »
Lo guardai, mentre tremava, le pupille dilatate, sull'orlo di una crisi.
« VOI  non avete mai visto uccidere qualcuno di fronte ai vostri occhi, ad eccezione di ora! »
Mi ci volle poco a realizzare le sue parole, ed arrivai a fare due più due velocemente.
Si rialzò, voltandomi le spalle. Rimasi in quella posizione, il cuore che mi batteva all'impazzata, la schiena dolorante. Non accennò a girarsi quando lo chiamai. Non si girò, non parlò.
Stringendo i denti, feci leva sulla gamba sinistra, per rialzarmi, facendo molta attenzione alla caviglia ancora steccata. Zoppicando, mi avvicinai a lui, da dietro.
Allungai le braccia, e gli cinsi il collo. Lo sentii rabbrividire al contatto con il mio corpo. Poggiai la mia fronte nell'incavo della sua spalla, senza dire niente, continuando ad abbracciarlo.
Non so quanto rimasi in quella posizione, ma sicuramente una decina di minuti.
Il respiro di Gladius, prima affannato e irregolare, tornò al suo ritmo consueto. Il tremore che gli pervadeva le membra andò scemando, finché non scomparve del tutto.
Le sue mani si posarono una sul mio braccio, l'altrà sulla mia testa. Anch'io, come lui, rabbrividii di quel gesto. Mi obbligò a sciogliere l'abbraccio, per tornare a stringermi in posizione frontale.
Solo in quel punto, da eretti, notai la lieve differenza d'altezza tra di noi. Le sue labbra potevano tranquillamente arrivai all'altezza del mio zigomo. Strinse forte, obbligandomi al suo petto, assaporando ogni attimo di quel breve intervallo di tempo. Sentivo le sue guance ispide per via della barba incolta degli ultimi giorni sul mio viso. Un sussurro all'orecchio. « Grazie, Shaw. »
Gli carezzai i capelli, tranquillamente.
Sciolsi l'abbraccio, e gli sorrisi, incerto. Ricambiò il sorriso, e mi fece segno di poggiarsi sulla sua spalla.

* * *

Le ragazze nel frattempo erano giunte al bordo della foresta, nascondendosi in un piccolo spiazzo.
Maximme non sapeva che fare, ma si era accorta che le condizioni di Ashlynn stavano lentamente degenerando. Un colpo di cannone, e poi un altro, la fecero rabbrividire. Due colpi; due morti. Il suo pensiero saettò subito a Gladius e Shaw, ma si obbligò a mantenere la calma.
Dalla borraccia afferrò un po' di acqua, e pestò delle erbe all'interno di un piccolo bicchiere da campo (frutto della scelta del suo zaino), e fece bere ad Ashlynn l'infuso ottenuto. Era una specie di antidoto, e sperò funzionasse. La ragazza, che fino a pochi minuti prima aveva comunque una certa mobilità, sembrava iniziare a dare segni di difficoltà motorie.
Maximme aveva pensato ad un veleno con proprietà di blocco sui nervi, ma senza sapere quale veleno era effettivamente stato usato, non poteva che affidarsi ad antidoti molto, molto generici. Forse, troppo generici.
Alzò lo sguardo al cielo, mentre stringeva forte la mano di Ashlynn.
« Gladius, Shaw, sbrigatevi... »
Era un sussurro, una supplica. Ashlynn non si accorse neanche di quelle parole, caduta in un sonno senza sogni.

* * *

« Quel coglione del Nove ha ucciso Bennett... »

Fu la ragazza del Due a parlare.
Un seno prosperoso, due occhi di un misto tra arancio e marrone, la pelle pallida, i capelli di un colore molto simile al rame. La sua voce tradiva rabbia, odio per quel ragazzo del quattro, un contadino, uno che badava al grano. Non si spiegava il suo grande talento con l'arco. Che fosse anche un cacciatore?
« Calmati, Lea. » - un'altra voce femminile. Era stata la ragazza del Distretto Uuno a parlare, adesso.
Occhi scuri, quasi neri, la pelle abbronzata, capelli di un bellissimo colore, un biondo più luminoso di quelli di Ashlynn. Alla cintura portava uno stiletto.
La voce era pacata, con una leggera vena di tristezza.
Sì, i Favoriti erano carogne con gli altri tributi, venivano addestrati appositamente per essere macchine da guerra; ma finché non si dovevano schierare l'uno contro l'altro, mostravano una buona fedeltà.
« Taci, Jessy, taci. »
La voce di Lea era un sussurro, misto all'odio che provava per il ragazzo del Nove, e al dolore che provava pensando a Bennett che, lo sguardo perso nel niente, il terrore negli occhi, crollava a terra, una freccia conficcata in gola.
Non amava Bennett, ma da quando si erano offerti come tributi, era diventato qualcosa di più simile ad un amico che avesse mai avuti.
Aveva quasi 18anni, era senza dubbio bello, corti capelli a spazzola, castani con riflessi biondi, gli occhi di un bellissimo colore, ghiaccio.
Ma non erano freddi, anzi. Erano gentili, nonostante nell'Arena il ragazzo fosse evidentemente addestrato all'essere proprio una macchina da guerra vera e proprio.
Non era muscoloso, ma aveva una muscolatura guizzante, simile a quella di Gladius (ma Lea non poteva saperlo), forse più tonica e piazzata. Gladius non aveva avuto l'allenamento di Bennett, la sua muscolatura si era tonificata con il lavoro nei campi e con l'interesse nel tiro con l'arco.
Jessy fissò Lea, incerta sul da farsi. Si portò accanto a lei, sedendogli vicino. Lea, senza dire niente, si sdraiò, la testa sulle gambe della ragazza del Distretto Uno.

In tutto questo, l'altro ragazzo Favorito, era rimasto in silenzio. Gli occhi, quasi viola, erano fissi a terra. Aveva i capelli neri. E su quella carnagione scura che lo contraddistingueva, e al viola degli occhi, lo rendevano senza dubbio un bel ragazzo.
Nella testa di Sebastian, l'unica parola che guizzava tra i suoi pensieri, era vendetta.

__________

Okey, prima di tutto devo ringraziarvi per le numerose visite (che scemano verso gli ultimi capitoli, ma vabbé), che devo dire non mi aspettavo molto.
Poi ringrazio Lusio per le recensioni, che sono sempre gradite, e sono contento che il modo in cui scrivo lo colpisce. :P
Inoltre per la citazione "Ragazzo del Grano", contrassegnata da un (*) nel testo, ringrazio Umbro.
E beh, l'idea me l'ha fornita lui, dopotutto. :)

Grazie a tutti!
Hymn
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Hymn