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Autore: Zomi    29/06/2012    5 recensioni
-Io? Oh, bhè, io volevo solo far stare da soli Nami e Zoro… è da tanto che non passano un paio d’ore soli soletti… se non stanno in intimità, come me lo fanno a me un bel nipotino, eh?!?-
Il biondo cuoco saettò fulmini e lampi dagli occhi, sporgendosi con l’intero corpo sopra la tavola occupata da lui e dai suoi Nakama.
-COSA HAI DETTO?!?-
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL’AUTORE:
A Mitica Rosa_pessima 94, Phoenix_passion, Carin e Pokemaster90 bravi studenti che ho deviato dall’apprendimento con le mie boiate…

 

Zomi
 

 BROOK RACCONTA: L'ARCIPELAGO DI SABAUDY
 

 
-Uhm…-rimuginò il moro, serrando gli occhi pensieroso e puntando il mento sopra ai due pugni sopraposti posati sul tavolo -… davvero il tuo racconto mi sazierà, Brook?-
Lo scheletro rise divertito, posando il cranio niveo sui palmi scavi delle mani ossute.
-Yohohoho-ho… in senso figurato, mio capitano…-
-Uhm… il senso figurato non mi riempie molto lo stomaco…- si portò le mani alla pancia Cappello di Paglia, massaggiandola e cercando di calmare il suo ringhiare affamato.
-Taci Rufy…- soffiò scocciato Sanji, invitando con un cenno del capo un cameriere ad avvicinarsi -… se proprio vuoi mangiare, ordina pure… basta che poi ci fai ascoltare in silenzio il ricordo di Brook…-
-SIIIIII!!!!!- esultò il moro, gettando le braccia in aria stendendo con un pugno il povero cameriere che gli si era avvicinato.
-Uh, uh, uh… anch’io gelato, anch’io…- saltellò sulla sedia Usop, mentre Chopper aiutava il povero lacché steso al suolo.
-Glip… i si-signori desiderano…?- barcollò il ragazzo in divisa, reggendosi traballante sulle sue gambe.
-Allora… io vorrei…- iniziò Rufy, sorridendo accontentato -… una coppa extra gigante tremila gusti con scaglie di cioccolato, più sciroppo al miele e glassa…-
-Io invece vorrei un cono stracciatela cioccolato…- aggiunse Usop.
-Io alla fragola…-
-Anch’io alla fragola come quello di Chopper…- si mosse in una posa Super Franky, spaventando il cameriere per il suo balzo improvviso e artistico.
-Altro che ciurma di pericolosi pirati… siamo un asilo nido…- scuoté sconsolato il cuoco, reggendosi in una mano la fronte, pulsante di rabbia per il comportamento dei suoi Nakama. Robin sorrise dolcemente, mentre anche Brook si aggiungeva all’ordinazione del dessert con l’aggiunta di una coppa di fior di latte.
-Bhè… ora che siamo tutti a posto… ridacchiò Rufy, sfregandosi le mani, mentre seguiva con lo sguardo il cameriere oscillare per la locanda, fino ad appoggiare l’ordinazione sul ripiano del bar -… sono curioso di sentire il tuo racconto Brook…-
-Si, anch’io…- saltellò sulla sua sedia Chopper, alzando le orecchiette verso la melodiosa voce del canterino.
-Si fratello… racconta!!!!-
-Non tenerci sulle spine, violinista…- gli sorrise dolce Robin, osservandolo interessata.
-Prima hai detto che l’episodio di tenerezza tra quel babbuino algato e la mia dolce crostatina, avvenuto a Thriller Bark, non si è concluso lì…- Sanji disegnò nell’aria con il fumo della sua sigaretta un castello oscuro, lasciando che la nebbiolina acre gli arricciasse le labbra. Brook annuì semplicemente.
-Quindi il malessere di Zoro…- rimuginò Franky -… ha avuto alcuni effetti sul suo rapporto con la sorella?-
Il cranio afro oscillò divertito, dondolando ambiguo.
-Diciamo che, qualunque cosa sia successa allo spadaccino sulla nave di Moria…- puntò lo sguardo su Robin e Sanji, sorridendo ammiccante -… ha fatto preoccupare parecchio la dolce navigatrice…-
-E cioè?!? Su Brook!!!! Racconta!!!!- Rufy saltò con le sue elastiche gambe sulla sedia, facendo tremare tutto il pavimento del locale.
-Yohohoho-ho… come vuoi capitano…- ridacchiò il canterino, sistemandosi la chioma afro, smossa dalla curiosità energica del suo Nakama. Con sguardo nero e sorridente, lo scheletro osservò il cameriere avvicinarsi al loro tavolo, offrendo a ciascuno di loro la propria ordinazione, prima di allontanarsi in fretta da quella tavolata di pazzi.
-Sapete…- parlò, assaggiando il suo gelato, mentre la luce pomeridiana giocava con il metallico cucchiaino della coppa -… anche quella volta stavamo facendo merenda tutti assieme sul ponte della Sunny, insieme alla dolce sirena Kayme, a Pappagu e Hacchan… Sanji aveva preparato una buonissima crostata con le pere prese dal castello di Moria, creando un grazioso dessert…
 
… stavamo tutti mangiando sul ponte erboso, dirigendoci tranquilli sull’Arcipelago di Sabaudy, su consiglio del buon uomo polpo e dei Dokuro Raiders, per far rivestire la nostra nave e poter raggiungere tranquillamente l’Isola degli Uomini Pesce.
Nel breve tragitto dal covo di Duval e dei suoi, all’arcipelago, non avevo distolto per un solo momento i miei occhi dalla bellissima e sorridente Kayme.
Non avevo mai visto una sirena, e potermi sedere accanto ad una dalla così splendente bellezza, mi faceva scoppiare il cuore di felicità (anche se il cuore ormai non ce l’avevo più da tempo)!!!!
Ero ammaliato dai suoi smeraldi crini, e il suo bel viso ovale era perfetto…
-Yohohoho-ho… dolce Kayme!?!? Di che colore hai le mutandine? Ma le sirene indossano le mutandine?!? Yohohohoho-ho!!!!-
La sirena aveva riso divertita, più dal calcio tuonante e dolorosa che Nami mi aveva dato, però, che dalla mia domanda.
-Ma ti sembrano domande da fare?!? Razza di maniaco scheletrico!!!!-
-Yohohoho-ho… la mia era una semplice curiosità… yohohoho-ho…-
La navigatrice si era spalmata una mano sulla forante, borbottando frasi sconnesse sull’insanità mentale di tutta la ciurma.
-Oh dolce Nami!!!!! Vuoi un po’ di torta?-
Sanji aveva piroettato fino a lei, dal balcone sopraelevato della cucina fin sul ponte, porgendole una fetta enorme della succosa crostata che aveva cucinato, salvandola dall’appetito instancabile di Rufy. Nami aveva fissato silenziosa la fetta di dolce, lasciando però che il suo sguardo attraversasse il piatto, perdendosi in strani e oscuri pensieri. I suoi dolci occhi sembrarono oscillare nell’ombra delle vele, macchiandosi di lievi nubi nere.
Senza dare risposta al cuoco, aveva alzato il capo fin sulla cima dell’albero maestro, puntando i suoi leggiadri occhi di cioccolata sulla palestra dove Zoro si era richiuso fin dalla partenza della Sunny.
La vidi sospirare pesantemente e, afferrando veloce il piatto che le offriva Sanji, si diresse senza dare spiegazioni verso le reti d’appoggio legate ai lati della nave.
Sanji piroettò dirigendosi ad offrire un po’ di caffé a Robin, seduta attorno al tavolo in cui mangiavamo.
Rimasi fermo a fissare la figura della navigatrice arrampicarsi fin sopra l’albero maestro, per poi entrare decisa nella palestra dello spadaccino. I suoi occhi, che iniziavo a conoscere così pieni di vita e brillanti, mi erano parsi opachi, annebbiati da un’ombra buia e pensierosa, pesante come mille montagne.
Ero entrato da poco nella ciurma, e non credevo ancora di aver raggiunto quel grado d’amicizia che mi permetteva di chiederle cosa la turbasse, ma il vederla anche solo per un attimo, o forse nemmeno per quello, così cupa e pensierosa, mi aveva chiuso lo stomaco.
Non ci pensai due volte e, svuotato il mio piatto di dolce, seguì la rossa fin dentro la palestra di Zoro. Aprì piano la porta della stanza, appiattendomi contro la parete esterna di essa, in modo da riuscire a poter vedere e sentire cosa si dicessero i due all’interno, ma che allo stesso tempo non si accorgessero di me.
Dal piccolo spiraglio che mi ero aperto, socchiudendo l’uscio, riuscii a vedere che Nami, con la sua solita grazia e gentilezza, si era seduta a cavalcioni sopra al corpo steso a terra e sudato di Zoro.
-Mocciosa!!!!- si dimenava il verde, tentando di togliersela di dosso, prendendole con forza i suoi delicati polsi e allontanandoseli da lui.
-Sta fermo, idiota!!!- lo zittì lei, muovendo nell’aria le sue mani, strette con decisione attorno a due rotoli di garze sterili, recuperati dalla valigetta del pronto soccorso che il medico di bordo aveva lasciato nella palestra in previsione di qualche dolore del ancora malconcio spadaccino.
-Togliti!!! Pesi un macello!!!- sbuffò ghignando Zoro, mentre la navigatrice gli immobilizzava le braccia sopra il suo capo verde.
-Imbecille!!!- lo colpì con la mano libera, facendogli spuntare un enorme bernoccolo rosso sulla fronte –Lo faccio per te!!! Sei ancora convalescente!!! Non dovresti sforzarti!!!-
Con espressione imbronciata e sguardo cupo, la rossa, iniziò a bendargli lo sterno, ricoprendo alcuni leggeri tagli rossi che lì lo ferivano, stringendo e accarezzando a ogni nuovo strato le garze.
-Chopper ha detto che hai bisogno di riposo…- gli ricordò, finendo di fasciarlo -… non dovresti affaticarti combattendo o allenandoti così pesantemente…- con sguardo di brace fulminò i pesanti pesi che lo spdaccino aveva usato fino al suo arrivo per esercitarsi.
-Sto bene…- sbuffò Zoro, incrociando le braccia sotto il capo, e fissando le delicate mani delle ragazza sfiorargli lo sterno medicato -… Chopper esagera…-
Nami non gli rispose, abbassando lo sguardo sull’addome che accarezzava. Piano, Zoro, si mise a sedere, lasciando che lei restasse addossata a lui.
La strinse per le spalle, abbracciandola forte contro il suo petto, mentre posava ghignando il suo mento tra i suoi capelli rossi.
-Che hai mocciosa? È da un po’ che sei strana… e non dirmi che hai il ciclo, che lo so che non è periodo…-
Nami non mosse nemmeno le labbra, tentando di ridere alla sua battuta, ma lo abbracciò di rimando semplicemente, infossando il viso sul suo collo. Strusciò appena la fronte contro la gola dello spadaccino, non emettendo parola.
Non mi sorprese il loro comportamento così affettuoso e dolce.
Avevo notato i loro sguardi nascosti e significativi a Thriller Bark, conoscevo quel loro squadrarsi attento e protettivo, e lo sfiorarsi delicato e furtivo con cui si accarezzavano velocemente: si amano.
Lo sospettavo e quel loro stringersi delicato ma con forza, ne era la prova definitiva.
Sorrisi della dolcezza in cui il samurai stringeva a se la navigatrice, che teneramente lo accarezzava con la punta delle dita sulla schiena.
-Ho paura…- sussurrò d’un tratto Nami, reggendosi con disperata forza al suo collo -… ho paura di perderti…-
Lo spadaccino le accarezzò il capo con tenerezza, strusciando il mento contro le sue tempie, mentre le mani di lei sfioravano le ferite di Thriller Bark che lo segnavano.
-Ve tutto bene mocciosa… sto bene…- tentò di tranquillizzarla.
Lei si scostò dal suo petto, puntando i suoi occhi colmi di lacrime verso lo sguardo nero e profondo di lui. Gli accarezzò con mano tremante il viso, sfiorandogli le basette verdi e circondandogli con i palmi la gola.
-No…- scuoté il capo ramato -… non è vero, non stai bene… lo vedo… vedo quanto sei debole e affaticato, quanto ti stanchi anche solo per camminare sul ponte… lo vedo e lo sento… lo sento quando mi baci, quando il respiro ti manca e affanni per ritrovarlo… non stai bene buzzurro, e io non posso permettermi di perderti… sei troppo importante per me…- posò la fronte contro quella ampia e sudata di lui, sussurrandogli contro le labbra e continuando ad accarezzarlo suo profilo del volto -… ho paura di perderti… e non dirmi che stai bene, perchè lo sento che una parte di te soffre e ha bisogno di riposare… quindi, per favore, Zoro, per favore, arrivati sull’arcipelago, non t’immischiare in guai o casini vari… lascia che per una volta siano gli altri a divertirsi menando le mani… resta qui sulla nave e riposati…-
Era una supplica disperata, sussurrata come una preghiera rivolta al più alto dei Kami, ma che difficilmente l’orgoglio del samurai avrebbe ascoltato.
Zoro le accarezzò il viso, circondandoglielo con le mani grandi e calde. Lo asciugò di quelle poche lacrime che lo avevano bagnato mentre parlava, lasciano poi scivolare tra le dita i corti capelli rossi di lei.
-Non posso… lo sai…- le rispose, facendole tremare triste le labbra -… il dolore che provo non può fermarmi… se non lo sconfiggo, non raggiungerò mai il mio sogno…-
Le scostò alcuni ciuffi di capelli che le oscuravano il viso, fissandola dritta negli occhi.
-Non posso accontentarti, mocciosa mia… mi dispiace… ma sappi che, se non mi do tregua e riposo, continuando ad allenarmi, lo faccio anche per te, non solo per il mio obiettivo…- l’abbracciò con maggior forza -… perché se riuscirò a diventare il miglior spadaccino al mondo, allora riuscirò anche a difenderti da ogni tipo di pericolo che c’è nel Grande Blu… non posso, mocciosa mia, non posso fermarmi…-
Nami abbassò lo sguardo sulle sue mani strette attorno ai lembi aperti della camicia a righe dello spadaccino, annuendo sconfitta. Non tentò di fargli cambiare idea con altre suppliche, ricorrendo alle lacrime come ricatto o mettendo il broncio.
No, lei per amore accettò la sua scelta.
Con sorriso stretto, lo baciò a fior di labbra, chiudendo i suoi begli occhi per asciugare le lacrime. Con dolcezza, Zoro le accarezzò il viso, sorridendogli complice.
-Lo sai…- le sussurrò ancora, baciandole la fronte e le guance -… non farei mai niente per farti soffrire… se so che posso farcela, allora ce la farò… l’importante…- le prese la mani e le baciò, facendole riaprire gli occhi -…è che ci sia tu… quando diventerò il migliore, voglio che tu ci sia al mio fianco, a festeggiare e gioire con me…-
La baciò ancora, sulle mani, sull’incavo delle braccia, sulla lieve scollatura della maglia bianca con i fiori sul colletto, sulla gola, sulle labbra. Nami rispose ai suoi baci, baciandolo con lievi schiocchi, mentre Zoro si liberava dalle fasciature che gli impedivano i movimenti. La strinse al petto, costringendola a inclinare di piacere la schiena per il travolgente bacio che si stavano scambiando, al quale arrossì imbarazzato ed emozionato allo stesso tempo.
Era travolgente, spasmodico, come se potesse essere l’ultimo che si sarebbero scambiati per tanto tempo. Nami accarezzava la nuca verde con gesti calcolati e precisi, carezze che si erano formate dopo notti e notti di amore segreto. Zoro si permetteva di giocare con la ciocca ribelle dei ramati capelli di lei, piegandola in lievi spirali attorno al suo dito, lasciandola poi libera di volare nella sua mano.
-Quando sarò il migliore…- le soffiò socchiudendo gli occhi -… sarai orgogliosa di me, e più nessuno ci impedirà di essere felici insieme…-
La rossa sorrise, baciandolo a fior di labbra.
-Ti amo, buzzurro…- si staccò, piegandosi all’indietro per afferrare qualcosa oltre le loro figure abbracciate.
-Anch’io, mocciosa…- le baciò il collo, strusciando il naso contro la sua pelle diafana.
-Su… tieni, mangia…- gli porse il piatto con il dolce che Sanji le aveva dato -… hai bisogno di reintegrare gli zuccheri persi con l’allenamento…-
Zoro ghignò sadicamente, schioccando la lingua mentre nei suoi occhi una strana luce brillava.
-Aaaa…- spalancò le ganasce.
-Che?!?- sbottò lei, sgranando gli occhi e capendo che aveva in mente il verde –Scherzi?!?-
-Assolutamente no…- sghignazzò quello -… l’hai detto tu, no? Sono ancora convalescente… e quindi devi assistermi…-
-Ma sei scemo?!? Non sono mica un’infermiera io!!! Ringrazia il cielo che non ti abbia addebitato di già il servizio incamera, piuttosto di reclamare tanto!!!-
Lo spadaccino strinse i fianchi della rossa, portandosela contro al suo bacino, dove iniziò a strusciarsi su di lei.
-Uhm… infermiera…- ghignò -… ti ci vedo sai… calze a rete, minigonna bianca, stetoscopio nella scollatura abbondantissima, magari una giarrettiera…-
-Scordatelo!!!!- arrossì Nami, puntandosi contro il suo petto, tentando di allontanarlo -… non ci pensare nemmeno… sei convalescente e hai bisogno di riposo, invece che… che…-
-Sesso?!?- suggerì lui, baciandole il collo -… uhm… si dice che abbia facoltà mediche miracolose, sai…-
Il piatto con la fetta di dolce si spiaccicò sul suo viso ghignate, fermando ogni suo impulso e tentativo di saltare addosso a Nami, sulla cui fronte pulsava una rossa vena di imbarazzo e furia. Con due dita, la navigatrice si sfregò gli occhi.
-Un maniaco… sto con un maniaco…-
-Mmmgh… stregg… gghnnn…- mugugnò il verde, rimuovendo dal volto i resti del dolce.
-Ma taci, almeno!!!!-
Un pugno mise fine alla discussione, zittendo molto violentemente Zoro e le sue lamentele…
 
… di quel che accadde dopo, non penso ci sia bisogno dir nulla: arrivammo all’Arcipelago di Sabaudy, ci dividemmo, Kayme fu rapita e portata alla Casa d’Asta, grazie all’intervento di Rayleigh riuscimmo a salvarla e poi noi tutti…- Brook lasciò la frase a metà, sospirando pesantemente.
Franky e Sanji sghignazzavano per la figuraccia di Zoro raccontata dallo scheletro, non turbati dal ricordo della loro divisione. Ormai, quella, era acqua passata, e rinvangare il passato era del tutto inutile. Ora, erano di nuovo assieme e l’Arcipelago di Sabaudy non rappresentava più la loro più grande sconfitta, ma la loro grande rinascita.
-Hi hi hi hi… Marimo!!!! Ben ti sta, depravato!!!!- gridò, battendo un pugno sul tavolo Sanji, mentre il boss se la rideva divertito.
-P-posso riaprire le orecchie?!?- chiese timidamente Chopper, che si era otturato le sue esili orecchiette quando lo scheletro aveva iniziato a raccontare delle carezze troppo profonde della coppia. Robin annuì alla renna, sorridendo del suo imbarazzo.
-Io non ho capito…- si grattò il capo Rufy, leccando la sua coppa di gelato, ormai trasparente e vuota –Che centra Nami con le infermiere? È Chopper il medico di bordo… se Zoro sta male, deve andare da lui…-
-Amico… sei ancora troppo piccolo per certe cose…- lo prese sotto braccio Franky, sghignazzando, mentre Robin accarezzava il capo confuso del suo capitano.
-Sapete…- sospirò Usop, che se ne era rimasto zitto per tutto quel tempo -… è triste...-
Franky e Sanji smisero di ridere, osservandolo stupiti.
-Che vuoi dire, Usop?- chiese Chopper, mentre si lisciava le orecchie, liberandole dal formicolio che le intorpidiva.
Il cecchino fece roteare il cucchiaino della coppa del gelato di Rufy, lì al suo fianco, sospirando.
-Quella è stata l’ultima volta che Nami e Zoro hanno potuto starsene un po’ per conto loro ad amarsi…-
Robin annuì seria. Dopo quei teneri e segreti baci, erano stati divisi per due anni. Due anni, trascorsi lontani, divisi, soli. Se per tutti loro era stato difficile essere divisi dai loro Nakama, per loro due doveva essere stato anche peggio. Non vedere, sentire e nemmeno sapere che fine avesse fatto la persona amata, doveva averli fatti impazzire.
-Non deve essere stata facile per loro…- affermò seria.
-Non sapere che fine avesse fatto la mia Dea ramata, deve aver fatto perdere il senno al Marimo…- rimuginò Sanji.
-Nemmeno Nami dev’essersela vista tanto bene… in fin dei conti, l’ultima volta che ha visto il fratello, era sotto il piede di Kizaru, minacciato dalla lama della sua spada di luce e in fin di vita…-
Brook annuì serio a Franky, non accennando nemmeno a una piccola risata.
-Credete…- aprì bocca Chopper, per poi richiuderla con forza, serrando le labbra scure.
-Cosa?- lo spronò Robin.
-Credete... credete che nonostante questi due anni trascorsi, Nami e Zoro si amino ancora?-
Tutti lo fissarono atoni e sorpresi.
-Insomma, non fraintendetemi…-mosse nell’aria le zampette velocemente il medico –… sono una coppia perfetta e piangerei a dirotto se si lasciassero… ma, dopo tutto questo tempo, in cui sono stati divisi… insomma, il dottor Hilk mi diceva sempre “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore”… e se…-
-AAAHHHH!!!!- urlò Rufy, interrompendolo –No, no, no!!! Sono certo che Nami e Zoro si amino ancora come la prima volta!!! E se no io, che li ho lasciati soli a fare?!? Ad amarsi sulla Sunny, sicuramente!!!!-
-Si Chopper…- si unì a Cappello di Paglia Usop -… non devi temere…-
Con una leggera pacca sulla spalla pelosa del medico, il cecchino gli sorrise, facendogli l’occhiolino.
-E poi, devi sapere che il qui presente Capitan Usop, Re dei Cecchini, ha la prova certa che la nostra cara navigatrice e lo spadaccino si vogliano ancora un bene infinito…-
-Davvero?!?- s’illuminò la sorridente renna, annullando ogni sua preoccupazione.
-Ma certo!!!! E ora te lo dimostrerò!! Apri le orecchie, amico mio: è il turno di Capitan Usop di raccontare!!!-



 

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