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Autore: Blue_Moon97    30/06/2012    0 recensioni
Sono due storie parallele che forse, dico forse, si congiungeranno.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dall'altro lato della nazione c'era una città meravigliosa. Tutte le strade erano lustre poiche i cittadini non le sporcavano mai. Erano tutti gentili gli uni con gli altri e vivevano in pace tra loro. Il sindaco della città era un uomo buono e non era corrotto e riusciva sempre a trovare investitori per i suoi progetti per la città, che di anno in anno diveniva sempre più bella. Nelle periferie lunghe file di case con giardini curati si estendevano a vista d'occhio. In questa città, in una di queste villette disseminate ovunque, viveva una famigliola che però stonava con quell'ambiente. Non erano felici. I coniugi litigavano non appena la loro bambina andava a dormire. Per questioni stupide ogni sera in quella casa c'era discordia. Dall'altro capo del paese la mammina e il suo bambino stavano male perchè quella notte aveva piovuto e l'umidità gli era entrata nelle ossa. Avevano trovato una donna in città che aveva bisogno di aiuto nelle faccende domestiche e permetteva che il piccolo Daniel restasse con la mamma. Era una donna buona e anche Daniel la giudicava così. Gli regalava caramelle e lui si era lasciato comprare da quell'amicizia che però era sincera. La mamma lavorava sodo, dava il massimo per ottenere il minimo : lavava i pavimenti, faceva il bucato, stirava. Sollevava insomma la signora ormai anziana dai lavori più duri. Spendeva poco, sempre meno di quanto guadagnasse. Ogni mese metteva da parte un gruzzolo, che di volta in volta crescendo ridava speranza all'animo oppresso della mammina. Erano passate settimane da quando la mamma di Miriam era andava via. Era stata lei a lasciare il marito ed ad andarsene all'estro, accettando una proposta di lavoro. Miriam aveva solo cinque anni quando aveva visto la mamma baciarle la fronte e le guancie e quando aveva sentito susurrarsi all'orecchio dolci parole rassicuranti sul fatto che sarebbe tornata con tanti doni per lei. Ma Miriam piangeva ugualmente e non voleva lasciare la caviglia della madre per nessun motivo. - Miriam cara su. Ci sentiremo sempre sempre. E ti telefonerò ogni giorno e tu potrai fare lo stesso quando vorrai. Ci sentiremo sempre e tu mi racconterai la tua giornata - e intanto la madre di Miriam cercava di staccare la mani che le attenagliavano come in una morsa le gambe - Miriam, su - - Noooooo, mammina resta qui. Non mi lasciare sola, nessuno mi aiuterà più a fare i compiti, nessuno mi accompagnerà alla festa di Suzy! Mamma la festa ? Noooooo mammina! - - Oh, Charlie aiutami ! - disse la mamma era spazzientita al marito. - Miriam, piccola. Ci sono io qui, ti accompagno io da Susan e sceglieremo insieme il regalo - - No. Tu non sei la mamma, queste cose le fa la mamma - E ora anche se Miriam continuava a protestare lo faceva con meno convinzione. Stava cedendo. - Miriam, vedrai che il papà è quasi bravo quanto me. Okay ? Ora tesoro, mi lasci andare ? - - Mmm... ma torni ? - - Torno - Uscendo dalla porta le aveva lanciato un occhiata straziata accompagnata da un piccolo bacio. Dopo qualche giorno Miriam sentiva sempre di meno la mancanza della mamma. Lasciava che fosse suo padre a cantarle la ninna nanna che le aveva insegno la madre e che la aiutasse con i compiti. Ma il povero papà era molto impegnato, lavorava sodo e stranamente lavorando onestamente aveva avuto molto successo nel suo campo. Era uno scrittore e un negoziante, lavorava in una delle librerie più belle della città. Era una libreria magnifica, con poltrone comode per leggere i libri e camerieri che servivano il tè su dei tavolini e ogni settimana, o al massimo due, veniva uno scrittore a parlare del suo libro. Era un posto molto freguentato da signori di classe, di solito sostavano al piano terra, dove servivano il tè, ma anche da bambini che al piano superiore avevano uno spazio tutto per loro dove potevano colorare e disegnare oppure farsi leggere dai genitori o dalle ragazze che lavoravano lì libri fantastici o libri romantici che parlavano di eroi o di principesse. Alla sinistra delle scale che portavano al primo piano si trovavano i tappetini di gomma o di stoffa dove i pargoli ancora troppo piccoli per poter leggere da soli si lasciavano raccontare sommessi i libri. A destra stavano poltrone e sedie varie e tutto era meno colorato ma non per questo più triste. Era lo spazio per i ragazzi ed era pieno di libri di viaggi d'avventura e di racconti d'amore. Le mamme andavano lì per rilassarsi e per passare una mattina insieme senza perder d'occhio i loro figli. I ragazzi andavano per fare ricerche scolastiche e per passare i pomeriggi in un posto sicuro e senza pericoli. Nessuno, mai, usciva dalla libreria senza portar con se uno di quei libri. Anche a Miriam piaceva passare le giornate lì e lo faceva molto più spesso ora che la madre non c'era. Le piacevano le storie e nonostante avesse ancora cinque anni leggeva storie per bambini più grandi. - Papà ! Mi prendi quello là ? Quello verde ! - - Questo ? Ecco qui tesoro. Ma non stavi leggendo fino a qualche minuto fa il libro di racconti che ti ho dato ? - - Si ma voglio cambiare. Ho finito le prime due storie e ora volevo leggere un libro diverso - - Sta bene. Tra una mezz'oretta c'è ne andiamo - - Mmm si - ma stava già leggendo e non aveva ascoltato una sola parola.
  
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