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Autore: Reina    14/01/2007    4 recensioni
Quando bene e male hanno un significato ben diverso da quello che gli viene generalmente attribuito. Quando a distanza di 12000 anni la tragedia rischia di ripetersi ancora una volta e due anime devono lottare per proteggere il loro amore... un amore che per alcuni, invece, è sinonimo di peccato. Attenzione: Il penultimo capitolo è stato modificato. Per coprendere al meglio alcuni avvenimenti ne è consigliata la lettura.
Genere: Triste, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grazie per le recensioni e correzioni raga

Grazie per le recensioni e correzioni raga.

Si vede che mi sto divertendo sputtanare Sasuke, vero?

Far andare d’accordo quei due sin dal principio non mi sembrava divertente, tanto quanto fargli faticare un po’ per conquistare la sua dolce metà.

Se trovate Kuryo molto OOC rispetto Sasuke, niente traumi, tenere solo presente che non ha mai subito il trauma infantile del fratello maggiore che ti stermina il clan.

Il capitolo sarà un po’ tranquillo, ma nel prossimo scoprirete quanto è dannoso un demone della lussuria con poteri fuori controllo.

X Topomouse: Se poi vedi Kuryo un povero pirla, aspetta a vedere quando OOC diventa Itachi dopo l’esorcismo :lol:  

X KK: Grazie per avermi prestato il tuo alter ego.

 

Come conquistare una donna. Volume I

 

 

 

Al momento del risveglio Kuryo si alzò di colpo dovendo far fronte ad uno dei peggiori mal di testa di tutta la sua esistenza, poi decise che fosse ben più ragionevole rimettersi sdraiato.

Cominciò a guardarsi intorno nel tentativo di identificare la una stanza in cui si trovava.

Ambiente spoglio.

Le ante di legno della finestra scricchiolavano mentre il vento le faceva sbattere. Da uno spiraglio si intravedevano le cime dei tetti delle case circostanti.

Si trovava in una camera del secondo piano.  

* È chiaro. Sono in una locanda.*

Resta sdraiato nel letto in attesa di riuscire ad alzarsi senza sentir male.

Si lascia sfuggire un lieve sorriso.

Non può fare a meno di pensare a quanto accaduto poche ore prima.

Sahara non rientrava assolutamente nella categoria dolce fanciulla indifesa, e neanche alle svenevoli dato il modo inconfondibile con cui aveva chiaramente espresso la sua opinione sul bacio.

E doveva ammetterlo, gli piaceva.

Lei era particolare… diversa da tante donne cadute ad i suoi piedi con niente, semplici e noiose civette buone solo a rassettare casa, stare ai fornelli e scaldare il letto ai propri mariti.

Non solo quella che si era la più bella donna che avesse mai visto, aveva un carattere forte, deciso e maniere rudi a parte, era a dir poco perfetta.

Aveva solo cominciato con il piede sbagliato.

Semplici moine e banalissimi apprezzamenti non erano alla sua altezza.

Ora, le avrebbe riservato un corteggiamento degno di tale nome.

Avrebbe dovuto essere un folle per lasciarsela scappare.

 

Se ne era andata.

Da quello che aveva potuto apprendere dal locandiere, non erano stati il Saké o il pugno ricevuto a metterlo knock out, quanto il colpo auto infertosi cadendo sullo spigolo di un tavolo lì vicino.

Sahara aveva poi lasciato precise istruzioni sul lasciarlo in una delle camere dell’ostello (ovviamente pagata non di sua tasca), un attimo prima di abbandonare la locanda.

Dopo aver setacciato il villaggio era chiaro che restando lì non avrebbe cavato un ragno dal buco.

Non poteva essere andata troppo lontana dato che al momento del misfatto il sole era in procinto di tramontare.

Tanto valeva usare le sua abilità di Shikigami.

In fondo essere una bestia sacra vuol dire poter in un certo senso saper comunicare con gli animali, e che fosse sacro o meno, un drago è pur sempre un drago e per nessuno può essere una prospettiva parecchio gradevole quella di diventare improvvisamente parte integrante del suo menù serale.

 

 

- Ancora tu? Che ci fai qui?

- Io? Una passeggiata.

- Nel bel mezzo della foresta!?

- Diciamo allora che volevo assicurarmi che una certa persona arrivasse a destinazione sana e salva.

- Veramente? Ma che gentile.

- Noto una certa nota di ironia nella vostra voce… signorina.

I due si fissavano intensamente.

Kuryo la guardava con le labbra increspate in un ghigno divertito.

Sayaka era visibilmente irritata sia dal tono arrogante che dal ghigno divertito.

Girò i tacchi e si incamminò.

- Ehi aspetta. Non dirmi che sei ancora arrabbiata per la questione del bacio.

Colpito e affondato.

- *Se vuole un altro pugno, non ha che da chiedere* Cosa te lo fa pensare?!

- Va bene, hai ragione. È stato a dir poco sciocco da parte mia compiere qualcosa di così disdicevole, ed ora le imploro di accettare le mie scuse. Mai più accadrà qualcosa del genere. Ha la mia parola.

E finì eseguendo un lieve inchino.

Ormai era giunta alla conclusione che avrebbe impiegato molto meno tempo cercando Ren al suo stesso villaggio anziché setacciare tutta la zona palmo a palmo.

Da sola e con il suo scarso senso dell’orientamento però non sarebbe mai riuscita ad arrivarci.

A questo punto tanto valeva farsi aiutare da lui.

Il suo volto esprimeva autentico dispiacere, ma nonostante tutto ancora non si fidava.

Ne aveva conosciuti a centinaia di voltafaccia come lui.

Un attimo prima fanno il loro faccino sorridente beota, un attimo dopo ti stanno accoltellando.

 “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” dice il proverbio.

Un po’ di circospetta prudenza non avrebbe guastato di certo.

- E va bene, puoi accompagnarmi se ciò ti fa piacere, ma prova a fare una mossa sbagliata…

 

Da alcune settimane erano in viaggio verso il villaggio degli Yoko.

Ed ora si erano accampati nel bel mezzo di una radura, divisi da un focolare scoppiettante acceso faticosamente con delle pietre focaie.

Per passare un po’ il tempo Kuryo si era messo a suonare il flauto che aveva ricavato da una canna di bambù intagliandolo minuziosamente sera dopo sera prima di coricarsi; poi aveva ceduto alla stanchezza e si era addormentato.

Era una fortuna che il suo compagno di viaggio conoscesse la strada, anche se per qualche strana ragione sembrava riluttante all’idea di dirigersi da quelle parti.

Puro razzismo verso i demoni volpe o vittima di spiacevoli aneddoti che in qualche modo legati a loro? Solo il tempo e due chiacchiere lo avrebbe determinato.

Ad ogni modo non avevano incontrato particolari ostacoli.

La strada era lunga, ma seguivano sempre sentieri battuti e zone abitate in modo da avere, se possibile, un tetto sotto cui passare la notte, in alternate a caverne là dove la distanza tra un villaggio e l’altro era troppa per essere percorsa in un solo giorno.

Essere una divinità può aiutare, ma la mancanza di esercizio fisico si faceva sentire durante i primi tempi, ma dopo la seconda settimana vesciche e altri spiacevoli inconvenienti non erano più un problema, anche se a fine serata crollava stanca morta, ma era pur sempre un passo avanti.

Per di più, la mattina al risveglio trovava accanto al suo giaciglio un mazzetto di fiori freschi, assieme a frutta di stagione appena colta e qualche bacca commestibile.

La sera gustavano carne (o pesce, se si accampavano nei pressi di un corso d’acqua) arrostita.

Alla lunga il menu aveva cominciato a stancare, le chiacchierate erano rare, ma tutti quei piccoli gesti, quelle piccole attenzioni erano estremamente dolci e spontanei.

Non ci voleva molto a capire che quello era il suo modo per corteggiarla.

Si sentiva coccolata.

*In fondo è un ragazzo dolce.*

- Sahara… 

*Uh!?*

Un lieve rossore spunto sulle guance della ryukami.

- Mia dolce Sahara……… (ronf)   

Tre brevi parole sussurrate nel sonno che riuscirono a strapparle una lieve risata.

*Sta parlando nel sonno?!

Che buffo.*

- Reika   

*Come prego?!*

- Yuri….

*Che cosa?!*

-Mika.

- *Ritiro tutto quello che ho pensato. Ogni. Singola. Parola.* Ma tu guarda. Che imbecille.

E si ridiscese nel suo giaciglio mentre una vena pulsava vistosamente sulla tempia.

 

 

Come prevedibile la mattina dopo Sayaka era di pessimo umore.

Lo Shikigami proprio non capiva cosa avesse provocato il cambiamento d’umore della compagna di viaggio che ad ogni tentativo di intavolare un discussione non otteneva alcun risultato positivo.

Si girava appena, lo fulminava con lo sguardo, sbuffava, si rigirava e accelerava il passo.

Alla fine optò saggiamente per starsene zitto. 

La cosa sarebbe andava avanti giorni e giorni se  il destino non fosse entrato in gioco a sistemare le cose.

Difatti a pochi giorni di viaggio dal villaggio degli Yoko, Sayaka venne investita in pieno da una folgore bionda che le era saltata addosso.

La suddetta folgore, nella foga del momento, seguendo la sua traiettoria, non aveva evidentemente preso in considerazione, che oltre il sentiero su cui la Ryukami stava camminando, c’erano uno splendido dislivello di un metro e mezzo seguito da una discesa un tantino ripida.

Risultato: si ritrovarono entrambi a rotolare come trottole.

Il tempo di riprendere fiato Sayaka identificò il responsabile di quella lunga sessione di capitomboli, questi si ritrovò con un bel bernoccolo in testa.

- Ren! Dannato imbecille. 

- Scusami, scusami, ma cerca di capirmi,  è da settimane che ti cerchiamo senza trovare alcuna traccia. Ci stavamo preoccupando (ç_ç)…

Ren appiattì orecchie facendo gli occhini da cucciolo bastonato (anche se dopo tre secoli di cucciolo non aveva più nulla) nel tentativo di farsi perdonare.

La cosa funzionò egregiamente.

- E va bene. Ti perdono.

La kitsune (che aveva preso a scodinzolare felice) esibì un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

- SAHARA! SAHARA!

Kuryo correva urlando come un pazzo forsennato.

- Sahara!?

- Ti spiego tutto più tardi. Versione ufficiale: io e te siamo amici di vecchia data, abbiamo viaggiato insieme per molto tempo finché non ci siamo separati a causa dell’attacco di un gruppo di banditi. E ricorda che io, per voi tutti, sono un’umana di nome Sahara. Prova a dirgli che sono una dea che ti scuoio vivo. Tutto chiaro?

E concluse la tiritera con un sorriso tiratissimo.

- Err… credo di sì.

- Bene. 

- *Grrr… Menù serale: volpe arrosto* Tutto a posto Sahara?

- Direi di sì. Ah. Ti ricordi di quell’amico di cui ti ho parlato? Quello da cui mi stavi gentilmente accompagnando? Bene, è lui. Kuryo ti presento Ren. Ren, questo è Kuryo.

- Piacere.

- Il piacere e tutto mio. * Stai lontano dalle mie proprietà volpaccia.*

Ren tese la mano con fare amichevole che venne presa da Kuryo, il quale cominciò a stritolargliela per fargli capire che doveva stare lontano dalla SUA donna cercando di non farsi scoprire dall’altra.

Era chiaro che Kuryo, vedendola tra le braccia di un altro soggetto di sesso maschile, era già sul piede di guerra.

Il povero kitsune si trovò quindi coinvolto in una rivalità del tutto infondata, ma lui ancora non poteva ancora spiegare a quell’altro che non era interessato alla cosa.

Tanto, da lì a breve le cose si sarebbero sistemate da sole in un modo o nell’altro.

Intanto, da un ramo di un albero poco distante, un uomo dall’età stimabile sui trenta dai corti capelli argentati e occhi azzurri osservava la scena.

- Questa, sarà un lunga, lunghissima settimana.

 

 

  
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