Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Alexiel_Slicer    30/06/2012    2 recensioni
Una quindicenne a metà anno scolastico cambia scuola e cambia vita: dalla frenetica Berlino finisce alla tranquilla Loitsche. La nuova scuola le permetterà di porsi un obiettivo importante: far finire le prepotenze di un gruppo di bulli su un ragazzo.
Una grande amicizia nascerà, ma che un destino atroce spezzerà e in un primo momento non darà la possibilità ai tre amici di dire le cose che tengono in fondo al loro cuore, i segreti mai rivelati e i sentimenti più puri.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 6
I giorni passarono, passarono le settimane, la scuola finì ed iniziò l'estate ed io non parlai più con Bill da quel maledetto giorno della gara di talenti. In classe non ci guardavamo, ci comportavamo come se non esistessimo e questo mi faceva stare male, inoltre i miei rapporti con gli altri si inclinarono: con Georg e Gustav scambiavo solo un semplice "Ciao" di sfuggita quando li vedevo e con Tom neanche quello, si limitava solamente a lanciarmi delle occhiate fuggitive.
All'inizio delle vacanze estive, quando le giornate erano tiepide e tutti i miei coetanei passeggiavano spensirati per le strade io rimanevo a casa dipingendo le mie giornate di grigio; ma proprio in uno di quei giorni sentii l'esigenza di imprimere sulla carta tutto quello che sentivo, tutto quello che mi portavo dentro da troppo tempo e che non avevo mai detto e ora era diventato un macigno che mi opprimeva.
Così mi accomodai alla scrivania e dal cassetto tirai fuori carta e penna: la mia mano mentre scorreva sul foglio tremava e di tanto in tanto una lacrima cadeva bagnando la carta. Quando finii piegai il foglio in due parti e lo infilai dentro una busta per lettere bianca e al suo interno misi anche la mia catenina, che portavo sempre con me.
Sigillai la busta, che ormai consideravo un pezzo del mio cuore che avevo deciso di staccare dal resto per donarlo a qualcuno che non l'avrebbe mai ricevuto.
Il campanello suonò e mia madre dal piano di sotto urlò "E' per te" allora misi la busta, che avevo ancora tra le mani, dentro il cassetto e mi precipitai di sotto.
A metà delle scale scorsi una figura dagli inconfondibili rasta biondi "Tom" mormorai con un filo di voce sorpresa da quella visita
"Hey ciao" mi disse abbozzando un timido sorriso
"Andiamo in camera mia" gli dissi e il ragazzo senza fiatare mi seguì su per le scale e arrivato nella mia stanza chiuse la porta dietro di sè.
"Sei una delle ultime persone che mi aspettavo di vedere" ammisi "Come mai sei qui?" gli domandai
"Volevo vederti" mormorò e si avvicinò a me, mi prese le mani e sussurrò "Mi mancavi", il suo viso si avvicinò pericolosamente al mio e mi baciò.
Non mossi un dito, ero pietrificata, non mi aspettavo una cosa simile e soprattutto da parte sua.
Quello era il mio primo bacio, era bello ma non lo sentivo mio, l'unica cosa che sentivo era il frastuono del mio disagio. Cercai di riacquistare le forze, di riprendere di nuovo il possesso dei miei arti e ci riuscii e mi allontanai da Tom.
"No Tom non è quello che voglio" mormorai scossa da quella situazione
"Non è quello che vuoi da me...vero?" mi domandò, ma non risposi e mi limitai ad abbassare lo sguardo
"Lo sapevo" disse scuotendo la testa rassegnato, poi si avvicinò di nuovo e con l'indice mi alzò il mento "Scusami dimentica tutto. Volevo solo dirti che io non ho niente con te..." fece una breve pausa "...sei davvero una buona amica" concluse sorridendo e poi fece per andarsene ma lo fermai
"Tom mi dispiace di non volerti bene nel modo in cui tu ne vuoi a me, ma se ci pensi forse è meglio così, non sono la persona giusta per te. Però voglio che tu sappia che io ti voglio bene come se fossi un fratello...anche tu sei un buon amico" terminai abbozzando un lieve sorriso
il ragazzo mi guardò e poi mi abbracciò dicendo per sdrammatizzare "Complimenti hai resistito al mio fascino" e si mise a ridere e anch'io risi, poi quando stava per andarsene lo fermai un'altra volta, presi la busta bianca dal cassetto e gliela porsi "Dalla a Bill perfavore" gli dissi, lui annuì e scomparì dietro la porta.
Le mie gambe cedettero e mi lasciai cadere sul pavimento a peso morto chiedendomi se avessi fatto bene a dargli la lettera; ma ormai era troppo tardi per i ripensamenti, quel che era fatto era fatto.
Due giorni dopo decisi di uscire a fare una passeggiata per prendere una boccata d'aria fresca: la mattinata era troppo bella per stare a deprimersi in casa. Percorsi un centinaio di metri e arrivai in una grande strada con un bel parco verde sul lato opposto del marciapiede in cui stavo, decisi di attraversare e raggiungerlo, quando a metà strada sentii il rumore di un'auto a velocità: mi girai e vidi un veicolo impazzito che si dirigeva verso di me, un secondo dopo tutto divenne buio.
Improvvisamente mi trovai incolume di nuovo sul marciapiede e vidi una massa di gente con espressioni attonite che vociferavano in mezzo alla strada, attorno a qualcosa. Mi avvicinai e mentre mi facevo spazio tra la folla avvertii la sensazione di non essere percepita.
Quando, finalmente, raggiunsi il centro mi trovai davanti uno spettacolo raccapricciante: il corpo di una ragazza riverso a terra in una pozza di sangue, mi accorsi che aveva i miei stessi vestiti e automaticamente mi portai una mano davanti alla bocca. Non volevo realizzare quello che stava succedendo, non poteva essere davvero accaduto!
Una sirena di un'autoambulanza in lontananza interruppe il flusso incessante di pensieri orribili nella mia mente.
Arrivò un paramedico che fece allontanare la folla di curiosi, tutti tranne me, poi ancora noncurante della mia presenza si inginocchiò accanto al corpo riverso sull'asfalto e lo girò.
Rimasi immobile, pietrificata dall'orrore, non poteva essere reale, sicuramente quello doveva essere solo un brutto sogno da cui mi sarei presto svegliata. Quella persona, li per terra, non potevo essere io! Anche se aveva i miei stessi vestiti e il mio stesso volto non potevo essere io! La vera me era li, in piedi davanti a tutti.
Il paramedico divenne scuro in faccia e scosse la testa, le persone che lo accerchiavano a quel gesto si portarono le mani davanti alla bocca e un signore mormorò "Sicuro che sia davvero morta?", quello annuì e coprì il corpo, di quella persona che sarei dovuta essere io, con un telo argentato.
A quella scena la mia vista si annebbiò e una grande quantità di lacrime cominciò a scendermi sul viso: io non potevo essere morta! Io non volevo morire!
"Gente che scherzo è questo? Io non sono morta! Io sono viva! Sono qui!" urlai ma nessuno mi prestava attenzione "Siete sordi?! Io sono qui! In piedi davanti a voi! Perchè non mi sentite?! Perchè mi ignorate?!" continuai ad urlare ma la reazione fu la stessa: nessuno sembrava considerarmi, ero invisibile.
Mi lasciai cadere a terra "Io sono qui" sussurrai tra le lacrime.
Vidi il mio corpo essere portato via lasciando sull'asfalto solo una pozza di sangue, mentre le persone si allontanavano parlottando attoniti tra di loro.
Mi alzai e andai verso casa, durante il tragitto nessuno sembrava vedermi, tutti mi attraversavano come se non ci fossi, come se fossi fatta d'aria. Davanti alla porta di casa mi fermai e allungai solo una mano per vedere se anche la porta mi attraversava e fu così, ero un fantasma, ero diventata un maledettissimo spirito fatto d'aria che nessuno poteva nè vedere, nè toccare e nè sentire.
Non potevo morire e basta? Invece di dover sopportare tutto quello?! Non doveva andare così!
Entrai in casa e in quel preciso istante il telefono squillò: mia madre andò a rispondere e un minuto dopo un'espressione da spiritata le si dipinse sul viso, iniziò a gridare dicendo cose incomprensibili, riattaccò il telefono e con la stessa espressione da folle andò in cucina delirando e si accomodò su una delle sedie di legno, non disse più nulla per dei minuti e rimase a fissare un punto indefinito della stanza, poi improvvisamente si mise ad urlare e scaraventò a terra il cesto della frutta che stava al centro del tavolo, si buttò a terra e cominciò a piangere ed imprecare sbattendo i pugni sul pavimento.
Le avevano dato la notizia dell'incidente e del...mio decesso.
Mi avvicinai e piansi insieme a lei "Scusa mamma, mi dispiace di crearti così tanto dolore. Ti voglio bene mamma e perdonami se non te l'ho mai detto, ma te lo sto dicendo ora che te ne voglio tanto, lo so che è troppo tardi, lo so che tu non puoi più sentirmi, ma te lo dico lo stesso...mamma ti voglio un bene dell'anima" le dissi piegandomi su di lei e avvicinandomi il più possibile al suo orecchio nella speranza che potesse sentirmi, alzò la testa con gli occhi gonfi e quasi fuori dalle orbite "Sabrina sei tu?" mormorò "Si mamma sono io" dissi, ma lei non mi sentì e continuò a piangere disperata.
Non volevo continuare ad assistere a quella scena straziante e non trovavo nemmeno giusto che io la vedessi in quello stato allora me ne andai, lasciandola sola con il suo dolore.
Andai a casa dei gemelli per vederli per l'ultima volta. Attraversai la porta e li trovai tranquillamente seduti sul divano con Bill che cantava e Tom che l'accompagnava con la chitarra mentre Simone comodamente seduta sulla poltrona cuciva.
Bussarono alla porta e la donna posò ago e filo ed andò ad aprire: sulla soglia c'era la signora Frank, la nostra vicina di casa che ricordai di aver visto tra la folla di persone riunite attorno al mio corpo senza vita, con il viso stravolto parlava con voce sommessa a Simone che appena la congedò e chiuse la porta si appoggiò al muro con il viso tra le mani. I gemelli che avevano spiato la scena dal salone, vedendola compiere quell'azione le si avvicinarono preoccupati "Mamma che succede?" le domandarono, Simone si portò una mano sul petto mostrando gli occhi rossi a causa delle lacrime e con voce tremante li informò dell'accaduto, mentre io alle loro spalle mi tappai le orecchie e mi accovacciai su me stessa per non sentire di nuovo quella triste realtà.
Bill corse in camera sua sbattendo con forza la porta dietro di sè, mentre Tom corse in giardino.
Mi diressi verso la stanza di Bill e da dietro la porta sentii singhiozzare, feci un lungo respiro e attraversai l'ostacolo: il ragazzo era riverso sul letto, con i pugni stretti sul cuscino e con il rimmel che gli colava sulle guance. Mi sedetti accanto a lui, senza dire una parola e con una mano sulla sua spalla chiusi gli occhi e calde lacrime mi inondarono per l'ennesima volta il viso. Dopo quanto tempo non saprei dire Tom bussò alla porta del fratello, ma non ricevette alcuna risposta ed entrò lo stesso: anche lui era stravolto, aveva gli occhi gonfi e rossi, aveva dovuto piangere molto. Si accomodò accanto al fratello, attraversandomi e allora mi allontanai verso il muro.
"Bill" mormorò posandogli anche lui la mano sulla spalla, il ragazzo non rispose ma si girò e si buttò tra le braccia di Tom ancora piangente "Non le ho potuto neanche chiedere scusa" disse improvvisamente Bill con le parole rotte dal pianto
"Lei ti ha già perdonato" cercò di confortarlo Tom
"No, non è vero! Mi sono comportato da idiota, l'ho trattata malissimo, le ho detto un sacco di cose brutte, l'ho fatta pure piangere" disse Bill ancora più disperato e scoppiando in un nuovo pianto "E ora lei non c'è più, se n'è andata per sempre e non potrò più rimediare ai miei errori, non potrò più farmi perdonare e non potrò più vedere il suo sorriso" continuò a sfogarsi
"Mi mancheranno le sue prese in giro" ammise Tom ricominciando a piangere.
Loro non lo sapevano ma io ero li, sentivo ciò che dicevano e li vedevo piangere, il mio cuore, semmai ne avevo ancora uno, si strinse in una morsa e non riuscivo più a trattenere le lacrime, che per un momento erano cessate, ricominciarono ad uscire a dirotto dai miei occhi.
"Ragazzi io sono qui con voi e lo sarò per sempre, non piangete! Bill accetto le tue scuse, non sono mai stata arrabbiata davvero con te, ma solo con me stessa. Ragazzi io sarò sempre al vostro fianco, anche se non mi vedrete, io ci sarò sempre. Sarò sempre seduta su quel vecchio sgabello del garage a sentirvi suonare, sarò sempre all'ultimo posto dell'autobus insieme a voi e sarò sempre nel banco ai primi posti in classe con voi. Io sono al vostro fianco" dissi abbracciandoli
"Hai sentito?" domandò esterefatto Bill al fratello, interrompendo lo scorrere delle lacrime per un attimo
"No, cosa?" gli chiese Tom
"Una voce" rispose Bill "...familiare" aggiunse
"E che ha detto?" gli chiese il fratello asciugandosi gli occhi
"Sono al vostro fianco" mormorò Bill. 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Alexiel_Slicer