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Autore: Moonage Daydreamer    01/07/2012    2 recensioni
Ero l'emarginata più emarginata dell'intera Liverpool: fin da quando era bambina, infatti, le altre persone mi tenevano alla larga, i miei coetanei mi escludevano dai loro giochi e persino i professori sembravano preferire avere a che fare con me il meno possibile, come se potessi, in uno scatto di follia, replicare ciò che aveva fatto mia madre.
(PRECEDENTE VERSIONE DELLA STORIA ERA Lucy in the Sky with Diamonds, ALLA QUALE SONO STATE APPORTATE ALCUNE MODIFICHE.)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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I don't want to spoil the Party.
 



" Tanto non lo vedrai mai più." mi dissi, mentre il mio pensiero correva un'ultima volta al ragazzo dell'autobus. Non mi voltai per vedere se era sceso così da potermi scusare con lui, perché non sarei stata in grado di riconoscerlo.                                                                                                                    
 Quindi mi voltai e mi diressi finalmente a casa.                                                                                        

- Ciao, sono tornata!- salutai i miei genitori adottivi mentre richiudevo la porta alle mie spalle.                 
-E' andata bene oggi a scuola?- mi chiese Elisabeth dal salotto.                                                                           
La raggiunsi e le baciai la guancia:- Certo. Se mi cerchi sono di sopra, ok?-                                                                   
La mia madre adottiva annuì, forse sorpresa di vedermi così espansiva.                                                                    
-Ti chiamo quando è pronta la cena. - disse, ma io la udii appena, perché stavo già dirigendomi verso le scale, che salii praticamente di corsa.                                                                                        
Così come avevo fatto la notte precedente aprii le tre grandi finestre della mia stanza per far entrare la luce del sole. Gettai un'ultima occhiata alla tela ridotta a brandelli, poi la presi e la gettai in un angolo, sostituendola immediatamente con quella che la mattina avevo lasciato, insieme ai colori ad olio, sui cuscini sparsi sul pavimento.
Cominciai a frugare tra gli schizzi lasciati sui tavolini posti di fianco ai cavalletti alla ricerca di una matita dalla punta morbida adatta a disegnare lo schizzo direttamente sulla tela.
Anche se la mia idea di partenza era quella di raffigurare una bambina, avevo deciso che avrei lasciato vagare la mia fantasia, permettendole di tirar fuori qualsiasi cosa da poter disegnare e ben presto mi accorsi che stavo schizzando due figure, quella della bambina e l'altra di una persona più grande, forse adulta.                                                                                                                                                     
Finii il disegno appena prima che Elisabeth mi chiamasse per cena. 
Scesi le scale con più calma rispetto a quando le avevo salite, e il mio pensiero corse di nuovo al litigio con Cyn.                                           
Dentro di me pregai di non aver rovinato la nostra amicizia. Sapevo perfettamente che lei non si sarebbe venuta a scusare per prima (anche perché ero io quella ad avere torto) e cominciai a pensare ad un modo per rimediare al mio errore.
Mi sedetti a tavola insieme ai miei genitori adottivi, i quali cominciarono come al solito a chiacchierare, anche se si dovevano essere ormai accorti che ero più silenziosa del normale. Stavo cercando il coraggio di fare loro quella dannata domanda che mi girava nel cervello e mi tormentava.                                                                                                                        
- Per voi va bene se questa sera faccio un salto al Cavern? - chiesi sfruttando un momento di silenzio.
Sia Elisabeth che James mi guardarono straniti: del resto era la seconda volta in tutta la mia vita che chiedevo loro il permesso di uscire.                                                                                                 
- Vai da sola?- domandò James riprendendo a mangiare.                                                                                                                                                        
-No- risposi - Devo incontrarmi con Cyn. Lei mi aspetta là. -                                                                                  
- Be', mia cara, hai sedici anni ed è ora che tu ti decida a goderti un po' la vita!- osservò il mio padre adottivo, come se quella fosse la cosa più naturale che potesse dire.                                                      
- Io ti chiedo di andare in un locale e tu invece di giurare di segregarmi in casa mi dici che era ora?-                         
-Tesoro, il fatto che tu non uscissi mai cominciava un po' a preoccuparci, in realtà.- replicò Elisabeth.  Li guardai entrambi prima di scoppiare a ridere.                                                                               
- Be', grazie mille allora!- conclusi tra le risa.                                                                                                         
-Su,su, va' a prepararti: non vorrai fare aspettare Cyn, vero?- mi liquidò James sorridendo a sua volta.                                                                                                                                                               
Scrollai le spalle, quindi  portai il mio piatto fino al lavandino e poi salii nuovamente in camera mia. 
In realtà, per quello che mi interessava, avrei potuto benissimo presentarmi al Cavern indossando i jeans vecchi e  macchiati in modo indelebile di vernice che indossavo quando dipingevo, tuttavia, dal momento che mi sarei recata nel locale solo per far pace con Cyn, pensai che fosse meglio cambiarmi per cercare di non metterla troppo in imbarazzo.                                                                                     
Per raggiungere l'armadio dovetti aprirmi la strada spostando un cavalletto e parecchi fogli che intralciavano il mio cammino, ma alla fine riuscii nell'impresa.                                                              
Non avevo molti abiti che potessero andare bene per uscire la sera e non avevo la più pallida idea di quello che avrei dovuto indossare in quell'occasione. Alla fine scelsi uno dei tre abiti piegati alla rinfusa in fondo all'armadio. Era lungo sino al ginocchio, di colore verde foresta. Era molto semplice, ma elegante.
Raccolsi i capelli biondi in una treccia laterale e mi truccai il viso il minimo indispensabile: odiavo impiastricciarmi il volto con tutta quella roba!                                                                      
Quando fui pronta erano quasi le nove e mi accorsi di essere in ritardo;  Cyn era di sicuro già al Cavern e ogni possibilità di incontrarla senza dover entrare nel locale era sfumata.                                    Correndo andai alla ricerca di un paio di scarpe basse che stessero bene con il vestito che indossavo.                                                                
Scesi le scale come una furia e afferrai la giacca appesa all'ingresso, infilandomela in fretta.                             
- Sei bellissima, tesoro.- disse Elisabeth appoggiandosi allo stipite della porta che collegava l'entrata alla cucina.                                                                                                                                         
-Grazie, Elisabeth. Scusami, ma devo andare: sono davvero in ritardo!- risposi. Odiavo i ritardi, soprattutto i miei; era per questo motivo che qualche volta ero arrivata addirittura a presentarmi di fronte al cancello della scuola con un'ora d'anticipo.                                                                                                                                   
A passo svelto raggiunsi la fermata per prendere l'autobus che mi avrebbe portata al Cavern. Salendo sul mezzo mi accorsi con sollievo che era semivuoto, quindi presi posto in uno dei sedili più vicini all'uscita.

Mathew Street era affollata e la maggior parte della gente gremiva l'ingresso del Cavern.                                  
Del resto che mi aspettavo? Era sabato sera e gran parte della gioventù di Liverpool si era recata nel locale ubicato al numero dieci di quella via.                                                                             
Sebbene fossi perfettamente a conoscenza della popolarità del Cavern, a fatica trattenni un gemito quando vidi la massa delle persone di fronte all'entrata del locale.                                                  
Cercai di farmi coraggio: ero lì per Cyn e non me ne sarei andata finché non avessi chiarito con lei.                              
Scrutai la fila di persone alla ricerca del volto familiare della mia amica, ma non la vidi , così mi infilai nella colonna e riuscii a entrare nel Cavern in poco tempo.                                                   
Quando scesi nello scantinato ebbi un tuffo al cuore.                                                                                      
Tre corsie, separate da due file di archi, procedevano sino a punto in cui si apriva il palco.                      
L'ambiente era immerso nel buio , poiché le uniche luci che c'erano erano quelle poste ad illuminare il gruppo che in quel momento stava suonando.                                                                                 
In quella penombra sinistra non si faticava a vedere il fumo delle sigarette levarsi dalla folla di persone dai contorni non ben identificabili che affollavano il locale.                                                                 
Non sarei mai riuscita a trovare Cyn lì dentro, senza contare il problema della claustrofobia.                                
Era la prima volta che entravo in quel locale, e volevo già andarmene a gambe levate. Mi sentivo in trappola lì dentro. L'aria era viziata dal fumo e dal sudore dei ragazzi.                            
Continuavo a spostare lo sguardo da una persona all'altra, pregando di riuscire, prima o poi, a scorgere il viso di Cynthia.                                                                                                                             
Guardai una figura e nella penombra riuscii a riconoscerne i tratti.                                            
"Merda!" pensai mordendomi il labbro "Ci mancava solo lui!"                                                                                                    
Lo sguardo di Lennon si alzò e incrociò per un secondo il mio. Mi voltai immediatamente, sperando nella remota possibilità che non mi avesse riconosciuta.                                                           
- Ehi, Mitchell. -                                                                                                                                              
Come non detto.                                                                                                                                                          
Lennon si avvicinò lentamente, ostacolato dalla folla. Cercai disperatamente un modo per sfuggirlo, ma un gruppo di ragazzi mi bloccava il passaggio.                                                                
Mi voltai: se non potevo evitarlo, avrei fatto in modo di dimostrargli che non avevo timore di affrontarlo.                                                                                                                                                   
Lennon mi raggiunse e mi strinse il mento, sorridendo con cattiveria.                                                              
-Che cosa ci fa qui la mia lesbica preferita?- disse, senza curarsi del fatto che altra gente avrebbe potuto sentirlo, ma per fortuna il volume della musica era talmente alto che persino io faticai a sentirlo.           
- Vattene, Lennon. Non ho voglia di stare a sentire le tue cazzate.- ribattei.                                                      
-Altrimenti?- chiese lui sfidandomi con lo sguardo.- Ah, già, di te dovrei avere paura: potresti chiedere a quella pazza assassina di tua madre che, una volta fuori, venga a vendicarsi al posto tuo, no?-     
Strinsi i pugni e serrai la mascella. Diedi fondo a tutte le mie riserve di calma, pazienza e sopportazione per ignorare quel commento.                                                                                                            
- Vaffanculo, Lennon.- dissi infine, poi mi voltai e mi infilai tra la folla. La soddisfazione di essere riuscita ad avere l'ultima parola e il desiderio, o meglio, la necessità di allontanarmi da quello stronzo mi fecero scordare per un secondo la mia avversione nei confronti dei luoghi chiusi, scuri e affollati.                                                                                                                                                               
Fu in quel modo che mi ritrovai schiacciata in mezzo a un gruppo di persone che accennavano a ballare seguendo il ritmo della canzone che stava venendo suonata.                                                                  Faticavo a respirare e mi girava la testa.                                                                                                                 
"Mi congratulo per la bella trovata, signorina Mitchell!" mi disse una vocina nella mia testa con un tono odioso "Aspettare a domani pomeriggio no, eh?"                                                                                    
-Oh, ma sta' zitta.- dissi a voce troppo bassa perché qualcuno potesse sentirmi.                                                                  
- Anna?- mi chiamò una voce familiare alle mie spalle. Mi voltai immediatamente e mi ritrovai il viso contornato di capelli biondo platino di Cynthia.                                                                                         Nella mia mente ringraziai tutti gli dei della mitologia greca e pure di quella nordica, già che c'ero.                 
Deglutii mentre cercavo di respirare più ossigeno che potevo in quell'aria viziata.                                                 
Aprii le labbra per parlarle, ma alla fine mi ritrovai a boccheggiare.                                                                   
- Ti porto fuori- disse lei con semplicità. Mi prese per mano e cominciò ad aprirsi la strada sgomitando fra la folla. Una volta che fummo in Mathew Street mi sedetti sul marciapiede e Cyn si accomodò al mio fianco.                                                                                                                                          
- Mi spieghi perché sei venuta?- esclamò lei alzando la voce  -Stavi sperimentando una nuova tecnica di suicidio, forse?-                                                                                                                                       Sorrisi, ma non tanto per la sua affermazione, quanto per il fatto che dal suo tono traspariva preoccupazione, non rabbia nei miei confronti.                                                                                                
- Sono venuta per scusarmi- risposi a bassa voce. - Il mio comportamento di questa mattina è stato così... stupido.-                                                                                                                                                  Non riuscivo a trovare un altro aggettivo che potesse descrivere il modo in cui mi ero comportata.                                
- Hai ragione a dire che sono un egoista: in tutti questi anni non ho fatto che pensare ai miei problemi, a come riuscire a venirne fuori, per trovare un po' di felicità.-                                                 
Cyn mi abbracciò. - Tesoro, tu sei la persona meno egoista sulla faccia della terra!- replicò - E lo dimostra il fatto che per venire a chiedermi scusa sei entrata in uno dei locali più claustrofobici di Liverpool, quando sai benissimo che la tua più grande paura sono gli spazi chiusi e bui!-                                                 
-Quindi mi perdoni?- chiesi.                                                                                                                                    
Lei mi sorrise:- L'avevo già fatto: anche io ho esagerato questa mattina.-                                                                       
- Mi dispiace averti trascinata fuori dal Cavern.-                                                                                             
Cyn rise:- Quando ti fai venire i sensi di colpa per motivi inesistenti mi dai sui nervi!-                                                 
Io mi alzai dal marciapiede, scuotendo appena la gonna dell'abito :- Bene, ora che ti ho chiesto scusa non ho più alcun motivo per tornare in quel buco, quindi vado a casa. -                                              
-Ti accompagno.- si offrì Cynthia.                                                                                                                          
- Ma ti ho già sottratto abbastanza tempo, per questa sera e non vorrei mandare a monte i tuoi piani per la serata!-                                                                                                                                    
Cyn mi guardò di sbieco:- Mi costringi a insistere.-                                                                                       
Scrollai le spalle, fingendo un'espressione rassegnata. La mia amica rise, poi mi prese sottobraccio.                  
-Ehi, Cyn, dove vai?- ci bloccò la voce di Lennon.                                                                                                    
Cynthia e io ci voltammo e lei lasciò il mio braccio. Lennon le si avvicinò, le strinse delicatamente il mento e avvicinò il suo volto a quello della ragazza.                                                                                         - Non vorrai lasciarmi da solo così presto, vero, amore?- La baciò con passione.                                              
Abbassai lo sguardo, punta sul vivo dal  comportamento di Lennon; voleva forse dimostrarmi la sua superiorità esibendo la mia unica amica come un trofeo davanti ai miei occhi?                                     
-Ho promesso ad Anna che l'avrei accompagnata a casa. - mormorò Cyn quando Lennon si staccò da lei.
Lui rise:- La ragazzina non riesce a trovare la strada di casa da sola?-                                                                                               
Io ignorai la sua frecciatina e mi rivolsi a Cynthia, che mi guardava mortificata.                                                 
- Non ti preoccupare, Cyn. Vado a casa da sola, tu resta pure qui. -                                                                      
- Ne sei sicura?- mi chiese incerta.                                                                                                                       
Io annuii sorridendole:- Non ti preoccupare. Divertiti.-                                                                                             
Non aggiunsi nient'altro nei riguardi di Lennon e salutai la mia amica come se lui non fosse esistito e mi allontanai.                                                                                                                           

Presi un autobus, perché la distanza fra il Cavern e casa mia era troppo grande da percorrere a piedi, soprattutto di sera, ma anche questo, per fortuna, era quasi vuoto.                                                                   Approfittai del tragitto per cercare di far sbollire la rabbia, ma mi riusciva estremamente difficile.                 
Mi lasciai cadere su un sedile, sbuffando.                                                                                                                
Era la terza volta in una stessa giornata che prendevo un autobus e cominciavo a sentirmi davvero male. Appoggiai la testa contro il finestrino e socchiusi gli occhi, cercando di darmi una calmata.         
Ero tesa come la corda di un violino.                                                                                                                                           
 Lennon era riuscito a farmi incazzare di nuovo, e sicuramente era proprio questo che voleva: costringermi al limite della sopportazione e spingermi a fare qualcosa di stupido.                                                   Tirai un pugno al sedile vuoto che avevo davanti. Avrei voluto gridare e sfogare la rabbia che avevo dentro, ma avevo deciso di reprimermi, e così avrei fatto sino in fondo.  Forse era una cosa stupida, ma, se non altro, non si poteva dire che io non fossi coerente.                          
L'autobus si fermò alla fermata di Forthlin Road e scesi letteralmente di corsa, attirando su di me lo sguardo accigliato dell'autista.                                                                                                                         Fuori la temperatura era mite, così decisi di percorrere la poca strada dalla fermata a casa in tutta tranquillità, così da restare da sola con i miei pensieri.                                                                    
Sospirai. Ero stremata; mai nella mia vita mi ero ritrovata in una situazione nella quale fosse necessario nascondere in un modo così assoluto quello che sentivo veramente. Non avevo neanche mai detto una menzogna prima di allora!                                                                                                            
Cercai di convincermi che reprimere i sentimenti violenti e l'orrore che celavo nell'anima e che affioravano soprattutto di notte fosse la cosa giusta da fare.                                                               
Quando entrai in casa, vi trovai un insolito silenzio.                                                                                                
Mi recai subito in salotto, dove trovai James seduto in poltrona a leggere un libro.                                                  
- Elisabeth era stanca ed è già andata a dormire.- disse anticipando la mia domanda. Alzò gli occhi dal libro e mi guardò da sotto gli occhiali rotondi che indossava per leggere. - Già di ritorno?-        
Scrollai le spalle :- Dovresti esserne felice, no? E comunque sono andata là solo per parlare con Cyn.-                                                                                                                                                                    
 -E avete parlato?- 
Annuii lentamente, poi dissi al mio padre adottivo che sarei andata in camera mia. La prima cosa che feci fu togliermi quell'abito scomodo e sciogliermi i capelli.                                                 
Mi infilai il pigiama quindi accesi la lampada appoggiata sulla scrivania. Mi sedetti e aprii il taccuino di pelle.                                                                                                                                                          

" Era il sassolino che provoca una frana.                                                                                                               
Perse il controllo sulle sue emozioni e sulle sue azioni.                                                                                 
Serrò il pugno e alzò il braccio, ma chiuse gli occhi appena prima che la propria mano colpisse la guancia del ragazzo.                                                                                                                               
Lei non amava la violenza, non l'aveva mai fatto.                                                                                                
Ma quella volta lui se l'era meritato. Aveva fatto di tutto, quasi desiderasse che lei lo colpisse."                         

Lasciai cadere la penna con un sospiro. Non avevo idea di chi fosse quella "lei" di cui scrivevo, ma attraverso le sue azioni sfogavo le mie emozioni.
Sapevo che non sarei durata a lungo, altrimenti: se già dopo un solo giorno mi sentivo così stanca, non sarebbe passato molto tempo prima che esplodessi; mi accorsi di aver creato una valvola di sfogo per tutti i sentimenti che avevo deciso di nascondere.                                                                                                                                             
Chiusi il quadernetto e mi alzai dalla sedia.
Mi ricordai del disegno che avevo iniziato, così mi avvicinai al cavalletto sul quale era appoggiata alla tela e lo guardai attentamente, dal momento che nel pomeriggio non avevo avuto il tempo materiale per rivederlo. 
Avevo disegnato un primo piano di due figure femminili, completamente diverse tra loro: una madre con in braccio la figlia. La donna aveva la fronte appoggiata sulla testa della bimba e sorrideva ad occhi chiusi. Il suo volto era incorniciato da una cascata di capelli che in parte circondava anche la figlia, come una sorta di scudo protettivo. La stessa espressione di pace e felicità della madre era dipinta sul viso delicato della bambina. Ella, però, aveva gli occhi aperti e lo sguardo fisso sull'osservatore.                                     
Sorrisi soddisfatta: mi pareva di aver fatto un ottimo lavoro, nonostante l'avessi schizzato velocemente.                                                                                                                                                          
Ritoccai qualche tratto di matita per rendere ancora più dolce e verosimile l'espressione delle due figure, ma fui costretta a fermarmi dopo poco tempo, perché gli occhi mi bruciavano per la stanchezza.
Spensi la luce e mi diressi verso il letto, ma a metà strada inciampai in uno dei tanti cuscini sparsi in giro e caddi. Sbattei la testa contro la struttura di ferro battuto del letto.                                      
-Merda!- imprecai a denti stretti e mi portai una mano fra i capelli, dove mi faceva più male. La punta delle dita si bagnò.
"Proprio quello di cui ho bisogno" pensai. "Magari dopo questa botta riesco a rinsavire e a tornare normale!"                                                                                                   
 Analizzai l'eventualità di chiamare James ed Elisabeth, ma poi decisi che era meglio far finta di niente.
"De dovessi morire, almeno l'avrei fatto nel mio letto e non in un fottuto ospedale"                           
Mi trascinai sul letto e, facendo attenzione a non appoggiare la parte lesa della testa, mi lasciai sprofondare nel cuscino.

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Ookay, eccomi di nuovo al mio computer, di ritorno, come mi avevo già anticipato, da due settimane di vacanza a Verona insieme a mia cugina. (A questo proposito, mi scuso ancora per il ritardo) Ho "utilizzato" queste settimane per meditare sui futuri sviluppi della storia e riempire un intero quaderno di appunti, quindi non si può dire che non siano state produttive.
Per ciò che riguarda questo capitolo, prendetelo così com'è: una parte di me mi dice che non è male, l'altra grida che è terribile; anch'io sono piuttosto confusa al riguardo e mi rimetto al vostro giudizio.
( Una piccola precisazione riguardo al Cavern: all'epoca era ancora un locale dove si suonava la musica jazz, ma ho avuto bisogno di un luogo in cui Anna non potesse trovarsi a suo agio e il Cavern è perfetto per lo scopo, quindi mi sono, per così dire, presa una licenza poetica )Inoltre, anche se non so se possiate averlo notato, ho deciso di aggiungere l'avvertimento "non per stomaci delicati". La ragione va ricercata negli incubi di Anna, poiché mi sto accorgendo che si stanno facendo sempre più... cupi, diciamo così. Per questo motivo mi sembrava opportuno mettere l'avvertimento.

 
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno recensito la mia storia, e chiedo loro scusa per lo spaventoso ritardo con cui rispondo.

Lonely Heart : ti ringrazio per la tua recensione e sono davvero contenta che la storia ti piaccia. Spero che in futuro non deluda le tue aspettative!

Jane across the universe : Chiedo ancora scusa per il casino successo con la prima versione della fan fiction ( devo ancora far luce su quello che è accaduto quel giorno) e ti ringrazio davvero tanto per la tua recensione: fa sempre piacere sentire opinioni esterne su un proprio progetto, soprattutto se è uno cui stai cominciando ad affezionarti in modo particolare.

CheccaWeasley: Grazie davvero per i complimenti (anche se non sono sicura di meritarmeli). Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, devo confessare che ho ancora adesso l'impressione di aver esagerato, come spesso tendo a fare. Credo di essere incapace di creare personaggi "grigi": o sono bianchi o sono nere, un estremo o l'altro, senza compromessi. Per questo motivo vivo con il timore che risultino inverosimili, soprattutto quelli realmente esistiti (anche a causa della poca esperienza che ho nel tratteggiare la personalità di persone reali, essendo questo il mio primissimo esperimento) Spero comunque che alla fine il risultato d'insieme possa considerarsi discreto.

Grazie anche a quelli che stanno semplicemente leggendo! Spero di finire il prossimo capitolo in fretta.


Peace n Love



 






 P.S ( Scusate anche per l'impaginazione scombinata, non riesco a capire perché me l'abbia messa così)



  




  
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