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Autore: Lushia    01/07/2012    1 recensioni
Il nostro gruppetto è partito alla ricerca di un qualcosa che li aiuterà a crescere e a diventare forti per prendere, un giorno, il posto della decima famiglia dei Vongola. Dove li porterà questo viaggio? Cosa incontreranno durante il loro cammino così lontano da casa?
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 2 – Medio Oriente II

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I poveri malcapitati, dopo aver subito un atterraggio di emergenza ed essersi persi nel bel mezzo di una remota regione turca, erano finiti nelle mani di alcuni ribelli e venivano scortati verso una delle loro basi per motivi ancora sconosciuti.
Il pilota era l'unico a essere riuscito ad avvicinarsi all'uomo dalla carnagione leggermente più scura il quale era completamente avvolto da una bandana per cui non era possibile riconoscere altri particolari. L'uomo tentò invano di chiedere la liberazione dei poveri ostaggi ma non venne minimamente calcolato.
Intanto, la ciurmaglia di ribelli assieme ai passeggeri disorientati e spaventati, si facevano largo tra il fogliame della fitta foresta che via via si diradava per dar posto ad una improbabile cittadina a metà tra i boschi e un'ampia zona desertica che si poteva scorgere sin dalla periferia nella notte più buia.
Mentre tutti seguivano, più o meno in silenzio, gli uomini armati, l'undicesima famiglia si era completamente calata nella parte dei poveri profughi e, anche loro quasi in silenzio, seguivano la banda senza obiezioni.
Finchè un sospiro abbastanza calcato non interruppe l'atmosfera tesa e riflessiva che si era creata.

- Uff. Mi fanno male i piedi. - disse Shinji.
- Ma come, per così poco? - Kaito lo osservò con perplessità.
- Bah, non è abituato a camminare molto. - Luca sorrise.
- … Ecco... -
- Questo perchè non ti sei allenato e non hai fatto nulla per il tuo corpo flaccido. - spiegò Arashi.
- … -
- Nonostante tutto, ciò che serve per Shinji è la mente e non il corpo. - intervenne Arina - Va bene che non sia così forte... -
- Un illusionista deve essere forte psicologicamente, giusto? - chiese Masato, pensieroso.
- Eh, ma un po' di resistenza in più non gli farebbe male. - Kaito sbuffò.

Alcuni uomini armati si voltarono verso i ragazzi, tra le bandane che ricoprivano i loro volti traspariva severità e rabbia, Kaito ne fissò uno con uno sguardo perplesso e si zittì, così come gli altri che stavano ancora parlottando.
- Ad ogni modo... che ci facciamo in Turchia se dovevamo andare in Spagna? - sussurrò il Fulmine, osservando gli altri del gruppo che sembravano anche loro perplessi. Solo la Vongola si fece avanti e affiancò il giovane, così da potergli parlare senza che gli uomini si infastidissero.
- Pardonne-moi, è una compagnia low cost trovata per caso. - spiegò la ragazzina.
- Praticamente se siamo in questa situazione è colpa sua. - Cloud sospirò, rassegnato.
- Ehi, zitto te. - Arashi lo fulminò con lo sguardo - C'è un motivo per il quale abbiamo preso una compagnia low cost, sai? -
- Uh? E quale sarebbe? - Kaito sembrò interessarsi all'argomento.
- Chi pensi ci abbia pagato il viaggio? - la rossa scosse il capo con disapprovazione.
- Sul mio conto non c'era abbastanza denaro per potermi permettere una compagnia più sicura, non potevo certo chiedere a mio padre che me lo ricaricasse senza che lui sospettasse nulla. -
- Beh, direi che questo fosse scontato. - affermò la sua tutrice - Tuttavia non capisco perchè seguire questi ribelli anziché liberarci e ripartire. -
- Po... potremmo liberarci...? - la domanda dell'albino terrorizzato lasciò perplessi Arina e Masato, che erano accanto a lui. Il giovane Jun non aveva ancora aperto bocca da quando erano atterrati ed era rimasto spaventato e silenzioso per tutto quel tempo.

- Scherzi, vero? - Masato alzò un sopracciglio - Penso che con le loro attuali abilità possano sicuramente mettere fuori gioco qualche uomo armato. - affermò - Poi, in effetti, basta contare le caratteristiche di ognuno di loro. - portò l'indice sotto al mento, pensieroso - ...Con la destrezza e la rapidità di Haname-chan e di Undicesima, la forza di Kaito, la precisione e la furia di Arashi... poi, le illusioni inquietanti di Shinji e l'abilità nella moltiplicazione di Cloud... infine la resistenza di Luca e le sue barriere protettive utilissime nel difendere i poveri malcapitati durante gli scontri... -
Il giovane albino sembrò incredulo nel sentire quelle descrizioni così accurate delle abilità individuali dei ragazzi, rendendosi conto di quanto in realtà siano potenti senza che lui ci avesse mai fatto caso.

Quando finalmente raggiunsero un edificio fatiscente, che varcarono accolti da altri uomini dall'apparenza inquietante, mancavano ormai poche ore al sorgere del sole.
Avevano camminato tutta la notte e Shinji, così come Jun, Masato e gli altri passeggeri, erano stremati e si accasciarono al suolo appena raggiunsero una grande stanza distrutta per metà, impolverata e piena di detriti ma con alcune sedie intatte occupate in modo sciatto da degli uomini che discutevano tra di loro.
Alcuni uomini costrinsero gli ostaggi a indietreggiare, facendoli raggruppare in un angolino della stanza e reclamando un rigoroso silenzio.
L'uomo dalla carnagione scura si levò la bandana, rivelando la sua capigliatura scura e degli occhialini da aviatore, prelevò il pilota dal gruppetto e lo portò dinanzi agli uomini che stavano discutendo e che erano rimasti in silenzio nell'osservare gli ostaggi posizionarsi all'estremità della sala.

- Questi qua li abbiamo pescati nella zona della caduta. - disse, costringendo il pilota a inginocchiarsi davanti gli uomini. Due di loro si fecero avanti e affiancarono l'uomo con gli occhialini: uno dei due era bianco, barbuto e aveva una cicatrice sulla guancia destra; l'altro era di colore, aveva delle bende che gli coprivano l'occhio sinistro e una fascia verdastra a macchie legata attorno al capo, tra i capelli corvini e voluminosi.
- Beh, potrebbero tornarci utili per comunicare con i capi, teh. - affermò quest'ultimo.
- Sicuro che nessuno vi abbia visto o seguito, Erol? - l'uomo barbuto osservò con serietà l'uomo con gli occhialini che sembrava il più giovane del gruppo.
- Ehi, Alp, sempre così sospettoso... nessuno era nei dintorni. - Erol parve infastidito.
- Non so, ultimamente i militari sono sparsi ovunque per Mirjad, quei luridi bastardi. - Alp sembrò innervosirsi.
- Dopo che hanno preso il centro commerciale la nostra libertà è molto limitata. - Erol si infilò le mani nelle tasche del pantalone - Cercano di beccarci ma sarei disposto anche a strisciare come un verme pur di non farmi catturare. Ne va della libertà della nostra città. - diede un calcio ad una sedia, sbalzandola via.
- Calmi, voi due. - l'uomo di colore si era avvicinato al pilota, ora più che mai spaventato, chinandosi per guardarlo negli occhi. - Dunque. Tu sei il pilota dell'aereo precipitato, giusto? -
- S-sì... vi prego, liberate i passeggeri, sono indifesi... -
- Più sono indifesi, meglio è per noi. Ad ogni modo io sono Gazi, teh. - l'uomo si alzò, aggiustandosi le bende che gli coprivano l'occhio sinistro. - Sai perchè ho queste bende? - gli chiese.
- … No... - il pilota parve perplesso.
- Quando hanno massacrato i miei, ho cercato di difenderli. Avevo solo dodici anni, teh. Poi sono fuggito perchè volevano uccidere anche me. - raccontò.
- ...Oh... -
- Suppongo che dove vivete voi queste cose sono abbastanza rare, teh. - il suo sguardo era severo ma non sembrava odiare quegli stranieri arrivati per caso in quella città - Qui è nelle norma, almeno da quando c'è al potere quell'uomo. Prima di lui Mirjad era una cittadina tranquilla, ma il vecchio venne ucciso e lui ne subentrò con arroganza, mettendo i poveri alla stregua degli schiavi. -
- Mi dispiace... -
- Ad ogni modo voi ci servite come ostaggi. - spiegò Erol - Chiederemo allo stato la liberazione di Mirjad e dei militari da quello schifoso di Raif in cambio degli ostaggi. -
- Però... non ci farete del male, vero? - il pilota tremò, osservando con perplessità i tre uomini che si guardavano tra di loro con sguardi seri, senza proferire parola.
- Bah, questo non ti riguarda. - rispose Alp, secco. - A noi serve solo che lo stato ci caghi un po' e che elimini quel figlio di puttana. - sputò a terra.

Un uomo alto e abbastanza robusto si avvicinò ai tre, perplesso.
- Gazi, dove li mettiamo questi qui? - disse, rivolto all'uomo di colore.
- Penso che sia opportuno lasciarli in sala, sotto sorveglianza. - rispose lui.
- Li facciamo accampare qua dentro? -
- Chi se ne frega, tanto anche noi dormiamo accampati in giro per la base. - Erol si stiracchiò con non curanza.
- L'importante è che siano sorvegliati, teh. - affermò Gazi.

Il rumore di uno stomaco che brontolava rimbombò nel gruppetto di ostaggi. Non avevano mangiato nè bevuto ed erano depressi e terrorizzati per la situazione in cui si trovavano.
Era più che normale contando che solo il pomeriggio prima erano in viaggio per la loro meta mentre in quel momento, poche ore dopo, si erano ritrovati dispersi in Turchia in mano a dei ribelli che volevano usarli come ostaggi per la liberazione della loro città a discapito della loro salvezza.

- … Qualcuno ha fame... un alpaca mi ha detto che ha sentito uno stomaco brontolare... - il sole si dondolava come se fosse in trance.
Jun si voltò verso di lui, perplesso, notando che sembrava fuori di sé poichè, probabilmente, aveva molta fame anche lui.
- … Inizio a pensare che gli alpaca siano i tuoi amici immaginari, Kaito. - affermò Arashi ma senza la sua solita energia. Sembrava stanca anche lei.
- Ehhh... ma non li vedi? Stanno saltellando qui davanti ballando la hola mentre quello più alto prende a frustate gli altri... che crudeltà... - spiegò il biondino, con una voce basse e sussurrante.
- … Eh, la fame fa brutti scherzi. - Luca scrollò le spalle.
- Ad ogni modo anche io ho sentito lo stomaco brontolare, non era una sua visione. - affermò Masato, sospirando.
- Era il mio. -
Arashi e Haname si voltarono verso Nozomi.
- Uh... da quant'è che non mangi qualcosa, Nozo? - chiese la pioggia, perplessa.
- Uhm.. non me lo ricordo. -
- Ultimamente hai dormito e mangiato poco... fa male per la tua salute, Undicesima. - disse Arina, senza marcare troppo il suo disappunto.
- Ehi, dimmi la verità. E' per tuo padre? - le chiese la rossa, osservandola con severità.
- … -
- Smettila di nascondercelo, Nozo. L'abbiamo capito tutti che sei depressa. -
- Quello che è successo con Juudaime... nessuno di noi se lo aspettava, non è colpa tua. Non prenderti colpe. - disse il fulmine, abbozzando un sorriso.
- Lasciatela da sola, è una fottuta vittimista. Vuole solo le nostre attenzioni e nel mentre cerca di farsi figa. - spiegò Cloud, osservando sottecchi Arina che ricambiò il suo sguardo.
La rossa si voltò offesa verso la nuvola.
- Ehi, cazzi suoi se vuol fare la vittima, ok? -
- Ma lascialo stare, ha ragione. - la bruna osservò dinanzi a sé senza smuovere il suo sguardo. La tempesta tornò a fissarla con uno sguardo dapprima perplesso, poi serio. - La faccenda di mio padre mi ha lasciato senza parole e ammetto di aver anche pensato di essere un totale fallimento. -
- Non è ostentando sicurezza e arroganza che puoi superare questo tuo stato d'animo. - bisbigliò Arina, ma Nozomi non le diede peso.
La nuvola si voltò a guardare la bruna con uno sguardo pensieroso mentre gli altri sembravano alquanto perplessi dalla sua affermazione.
- … Tu che riveli i tuoi complessi con così tanta noncuranza? Devi avere la febbre. - Arashi si grattò il capo.
- Ma no Nozo, cosa vai a pensare? Tu non sei una fallita, è tuo padre che non capisce i tuoi sentimenti e vuole importi i suoi. - Haname sembrava quasi più dolce del solito e lei ridacchiò.
- E' vero, ma dopotutto io ho sempre cercato di essere forte per avere la fiducia delle persone e sorvolare sul mio sesso. -
- Essere donne non è sinonimo di debolezza. - disse la sua tutrice.
- Per te, forse. Ma per gli altri? -
- Continui a pensare ai giudizi altrui. Perchè non la pianti di farti influenzare dalle loro affermazioni? - Arina sembrava seccata.

- La gente è fottutamente superficiale. - affermò Arashi.
- Già, dopotutto basta che io sia me stessa, no? -
- Precisamente. E' per questo che siamo con te. - Haname allungò la mano e accarezzò i boccoli castani della ragazzina.
- Tsk, non siamo qui per sentire i tuoi piagnistei e i tuoi complessi da ragazzina in fase di crescita. - l'affermazione di Cloud creò un'atmosfera gelida e il giovane sbadigliò.
- ...Eppure ha alquanto ragione... - disse Shinji.
- … Potrebbe dirlo in un modo migliore. - Masato lo osservò sottecchi.
- A me dà fastidio il modo con cui ti rivolgi a noi. Chi ti credi di essere, signor io-sono-figo-e-voi-siete-infimi-e-scemi? - la tempesta incrociò le braccia.
- La sua schiettezza è il suo miglior pregio. - la brunetta sorrise, dopo molto tempo da quando erano tornati dall'Italia.
- ...Ma vi siete messi d'accordo senza che lo sapessimo? - Luca inarcò un sopracciglio.
- Ma Nozo! - la rossa sbuffò. - Va beh, se è riuscito a farti sorridere allora posso perdonarlo per la sua arroganza. -
- Ara... ragazzi... perdonatemi. - disse. - Ero così abbattuta che ho dovuto rifletterci su molto, ma... anche una complessata come me vuole fare la protagonista figa. -
- E quindi? - Arina era curiosa di sapere quale sarebbe stata la sua prossima mossa.
- E quindi... permettetemi di prendere le redini della situazione: siamo qui per farci valere, non per perdere tempo. -
- Finalmente si ragiona. - Cloud si voltò nuovamente verso di lei - Cos'è che vuoi fare, miss Conchiglietta protagonista? -
- Ci facciamo fighi, ci prendiamo i meriti, acquistiamo un po' di fiducia altrui e poi facciamo una bella uscita di scena indimenticabile. - spiegò.
- Ovviamente, se prima riesci a non farti prendere in antipatia. - la bionda ridacchiò.
-
Oh, capito. - Arashi parve riacquistare energia - Praticamente aiutiamo sta gente a riprendersi la città nel nome dell'undicesima famiglia dei Vongola? -
La brunetta si voltò verso la rossa, sorridendole.

La ragazzina avvampò, sorridendo anche lei. Sicuramente era felice che finalmente Nozomi fosse tornata a sorridere.
Dopotutto il sorriso di Nozomi e la sua solarità erano alla base della loro famiglia fondata sulla follia, sull'armonia e sulla vivacità.
Quei giorni ombrosi che la vedevano seria e quasi triste, come se fosse posseduta da chissà quale demone, avevano incupito anche gli altri elementi del cielo, costringendoli alla stessa tristezza e oscurità che vedevano il cielo come maggiore esponente.
Ma Nozomi sapeva che non poteva essere triste, per quanto la faccenda di suo padre e i suoi complessi di inferiorità fossero ormai parte integrante del suo essere. Doveva affondare le sue malinconie nel suo cuore, come sempre, tirando fuori la sua allegria per poter rassicurare tutti come sempre faceva e come sempre avrebbe fatto.
Era il cielo, come tale doveva comportarsi. Il resto doveva essere nascosto dentro di lei.
Volente o nolente continuava a mascherarsi come aveva sempre fatto e a nulla erano valse le parole di Arashi e di Haname che l'avevano spinta ad uscire fuori.
Potevano solo crogiolarsi al pensiero che Noun era ormai assopito e Nozomi fosse più libera di comportarsi come voleva, ma avrebbero dovuto accettare che continuasse a fingere di star bene e a mostrarsi forte e decisa nonostante i suoi complessi e le sue mille preoccupazioni.
Per quelli non c'erano speranze.

La brunetta si issò lasciando increduli i suoi guardiani che non si aspettavano una mossa così avventata e improvvisa, mentre gli altri poveri malcapitati si voltarono a guardarla con stupore.
Alcuni ribelli, che si trovavano a guardia del gruppetto, si avvicinarono rapidamente ordinandole di sedersi.
- Io chiedo di parlare con i capi di questa organizzazione. - disse ad alta voce, sicura che la sua affermazione potesse risuonare nella stanza.
I tre uomini, che stavano discutendo con il pilota poco più in là, la ignorarono bellamente e una delle guardie tentò di toccarla con il manico del fucile per costringerla a sedersi ma la giovane si scansò di poco. - Ripeto, perchè forse siete sordi. Voglio parlare con i capi di questa organizzazione, ora. -
- Siediti, non fare confusione! - le urlò la guardia.
Arina la osservò, chiedendosi dove volesse arrivare, anche se probabilmente lo sapeva già.
La brunetta sospirò scuotendo il capo, mentre gli uomini continuavano ad ignorarla per parlare con il pilota dopo che Erol le aveva urlato solo un “fatela sedere”.
- Avanti, siediti. Se devi andare in bagno trattieniti, dopo vi portiamo nell'altra stanza. - spiego l'uomo bendato.
- … Che schifo, dovremmo farla davanti a tutti o cosa?! - Haname sembrò disgustata.
- Ehi, siamo donne mica animali! - Arashi fece per alzarsi ma Masato la bloccò.
- Ci sono stanze divise per maschi e femmine, state zitte, ora! E tu, siediti. -
La Vongola, visibilmente seccata, mise il broncio per qualche istante prima di tornare a parlare.

- Allora voi scemi che non siete altro, adesso mi ascoltate e state in silenzio. - iniziò, parlando rapidamente in modo che le parole risuonassero confusionarie - Io sono Sawada Nozomi, il mio nome non vi dirà nulla ma non sono problemi miei. Sono qui perchè vi offro il mio aiuto quindi non ignoratemi e muovete i vostri culi, venite qui e parliamo da capi a capi perchè mi sto rompendo i coglioni di stare seduta come una cogliona in questa stanza puzzolente e voi non siete da meno, cazzo, LAVATEVI! -
Le guardie parvero alquanto confuse così come gli ostaggi stessi che non le avevano tolto gli occhi di dosso.
Il sole, intanto, parve svegliarsi dalle sue visioni.
- Eh? Uh? La boss ha iniziato a confondere la gente con la sua parlantina veloce! … che succede? -
I tre uomini, che avevano smesso di parlare al pilota, avevano portato l'attenzione su di lei.
- Bene, ora che ho preso la vostra attenzione parliamo di affari. - iniziò, stavolta parlando normalmente e incrociando le braccia. - Io sono il futuro undicesimo Boss della famiglia Vongola, vi offro il mio aiuto e quello dei miei guardiani in cambio della protezione dei passeggeri. -

La risata di Alp echeggiò nella stanza.
- Ma chi è questa pazza? Il suo aiuto? Ma fatela sedere. - disse l'uomo barbuto.
- Sarà affamata e cerca un po' di attenzioni, che vuoi che sia! - Erol scrollò le spalle.
Gazi intanto la stava osservando con perplessità, rimuginando. Pochi istanti dopo si alzò dallo sgabello e si avvicinò alla ragazzina.
- Famiglia Vongola... l'ho già sentita, teh. E tu pensi di poterci aiutare? - le chiese.
- Noi siamo la soluzione ai vostri problemi. - rispose.
- Eddai Gazi, non la starai mica prendendo sul serio? - anche Erol affiancò l'uomo, aggiustandosi i suoi occhialini.
- Mh. -
- Beh, perchè non mi mettete alla prova? - domandò lei.
- Uh, alla prova? - Erol inarcò un sopracciglio.
- Voglio tirarmela un po', oggi. - disse lei, ridacchiando.
- ... Solo oggi? - Arina sospirò. - Non fare cose avventate. Stai con i piedi per terra. - le disse.
Lo sguardo della brunetta si poggiò sulla sua tutrice, che stava fissando altrove con un'espressione rassegnata. Si morse le labbra, infastidita, tornando a volgersi verso Gazi.
- Uno scontro, sì. - specificò la ragazzina. - Facciamo tutti contro me. Se sono tutto fumo e niente arrosto mi mettete un bavaglio e torno a sedermi, altrimenti accetterete il patto. -
Arina sospirò nuovamente, dopotutto sapeva che non le avrebbe dato retta e avrebbe continuato a fare sciocchezze pur di mostrarsi forte.
Stava nuovamente mascherando le sue paure ostentando una falsa sicurezza e un'arroganza infinita.
Quella non era la Nozomi che conosceva ma bensì un personaggio inventato da lei e recitato ad hoc.

Erol si aggiustò gli occhiali nuovamente, sembrava fosse un suo vezzo.
Iniziò infine a ridacchiare in modo preoccupante.

   
 
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