Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: shesfede    01/07/2012    10 recensioni
«Cosa sei?» chiesi di nuovo, sempre più spaventata.
«Lo sai» si rassegnò a rispondere.
Indietreggiai di nuovo, fino a scontrare una colonna che tagliava il corridoio. Scostai i capelli, impreparata e sconvolta per quello.
«Non può essere» mormorai, guardando il vuoto.
«Non può essere» dissi di nuovo, questa volta guardando lui.
I suoi occhi erano spenti, vitrei, quasi invisibili. Completamente diversi da come ero abituata a vederli. Un altro brivido mi percorse la schiena, facendomi raggelare il sangue.
«Se solo mi lasciassi spiegare…» provò ad avvicinarsi, ma lo scansai ancora prima che mi fosse vicino.
«Dillo» gli ordinai. Lui mi guardò, supplicandomi con gli occhi di non farlo.
«Dillo. Voglio che sia tu a dirmelo» non mi lasciai incantare, non più, e glielo chiesi di nuovo.
Lui inspirò, per poi buttare fuori l’aria assunta. «Sono un vampiro, Juliet.»
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Chapter five.
 

1864
Afferrai la sua mano e senza pensarci su due volte lo trascinai via con me. Ero stanca di nascondermi, ero stanca di stare al buoi. Volevo vivere alla luce del sole, volevo vivere con lui.
«Juliet dove mi stai portando?» mi chiese divertito, mentre sgattaiolavamo via da palazzo. Io risi, senza rispondergli. Mi piaceva tenerlo sulle spine, visto che quasi sempre era lui a farlo.
Varcammo l’enorme porta d’entrata e finalmente fummo fuori, di fronte ai giardini. «Vieni con me» lo incitai, senza mollare la presa su di lui.
Cercando di non farci vedere, sorpassammo il giardiniere intento a potare qualche albero e entrammo in quello che a me piaceva chiamare il ‘labirinto alberato’. Era un nome buffo, stupido e anche banale se volete, però era perfetto. I giardini erano il luogo più contorto e complicato di forse l’intera residenza. Una volta entrati era difficile riuscire ad uscirne. Per mia fortuna avevo trascorso tra quei cespugli la maggior parte nella mia infanzia: erano stati il mio nascondiglio perfetto ogni volta che volevo nascondermi dal mio maestro di portamento oppure dagli eventi sociali organizzati da mia madre.
«Erano anni che non mi inoltravo qui dentro» pensai, camminando verso il centro mano nella mano con Harry. Saperlo al mio fianco mi faceva stare bene. Era qualcosa di difficile da spiegare, qualcosa che ancora mi sembrava irreale.
«Sicura che ne usciremo vivi?» scherzò, prendendosi gioco di me. Lo guardai, riducendo gli occhi a due fessure.
«Se non vuoi stare con me puoi sempre tornare nella tua camera» gli dissi acida, staccando la mia mano dalla sua e procedendo da sola. Non mi ero arrabbiata davvero, ormai avevo imparato a capire quando Harry scherzasse e quando no, però ogni tanto mi piaceva tenerlo sulle spine.
«Non fare la bambina, torna qua.» Non stetti a sentirlo, continuando a camminare verso l’interno di quel posto. Sbuffò rumorosamente, tanto che anche io riuscii a sentirlo. Ridacchiai piano, per non farmi sentire.
«Dove credi di andare senza di me?» mi afferrò improvvisamente per il polso, facendomi voltare verso di lui. Mi ritrovai schiacciata contro il suo petto, col suo respiro che mi arrivava dritto al viso.
«Prendimi e lo scoprirai» sussurrai lentamente. Mi staccai da lui e iniziai a correre. Lui mi seguii, infatti sentii subito i suoi passi dietro ai miei. Continuai così, fino a quando, quasi arrivata, non lo sentii più dietro di me.
«Harry? Harry, dove sei?» lo chiamai, quando ormai mi trovavo nel cuore del giardino. Si trattava di un piccolo spazio circolare, limitato da alcune siepi. Era un posto tranquillo, dove nessuno ci avrebbe potuto disturbare o interrompere.
«Harry, non è divertente. Dai, vieni fuori!» Iniziai a guardarmi intorno, preoccupata. E se non avesse preso la strada giusta? E se invece che andare a destra dopo il roseto avesse preso la direzione opposta, allontanandosi da me? Mille pensieri mi si formarono in mente, fino a quando non lo rividi.
«Ti sono mancato?» sussurrò alle mie spalle. Sobbalzai, sorpresa e spaventata. Lo guardai in silenzio per una frazione di secondo, il tempo necessario per accertarmi che stesse bene. Poi mi ricordai dello spavento che mi aveva fatto prendere e allora tornai in me.
«Sei uno stupido, mi hai fatto preoccupare» lo rimproverai, schiaffeggiandogli il petto. Sembravo una formica in confronto a lui, ma poco mi importava. Volevo che capisse quanto mi fossi preoccupata per lui, nonostante non ne avessi motivo.
«Mi dispiace, non volevo» si scusò, cingendomi la vita e facendo combaciare la sua fronte con la mia. «Mi perdoni?» chiese, facendo un’espressione da cucciolo alla quale non sarei mai e poi mai riuscita a resistere.
«Si, ti perdono» gli risposi, buttandogli le braccia al collo. Rimanemmo in quella posizione per del tempo che parve interminabile. Il suo respiro si confondeva col mio, mentre i nostri nasi si sfioravano e i nostri sguardi si intrecciavano.
Si avvicinò a me quel poco che bastava per toccare le mie labbra con le sue. Ogni volta che lo faceva per me era come andare in paradiso. Ogni suo tocco, anche il meno percettibile, mi faceva sussultare e rabbrividire. Era quello giusto, lo avevo capito da tempo ormai anche se ancora non avevo avuto il coraggio di confessarglielo.
Ci sdraiammo a terra, abbracciati l’uno e all’altra. Di tanto in tanto ci scambiavamo qualche bacio o carezza, dimenticandoci del tempo e dello spazio attorno a noi. Esistevamo solo noi, in quell’universo parallelo che ci eravamo costruiti grazie al nostro amore.
 
2012
Il freddo che mi aveva raggelato il corpo adesso era sparito, lasciando spazio ad un intenso e piacevole calore. Stropicciai gli occhi per un po’ di tempo, per poi aprirli lentamente. Per un attimo vidi tutto intorno a me sfocato, ma durò poco perché subito tutto dinanzi a me divenne chiaro e cristallino. Le fiamme di un fuoco ardente scintillavano ed illuminavano la stanza in cui mi trovavo. Abbassai gli occhi sul mio corpo, notando una coperta di lana avvolgermi delicatamente. Spostai ancora una volta lo sguardo, fino a vedere nella penombra il suo volto. Era sdraiato al mio fianco, mentre mi accarezzava lentamente i capelli.
«Torna a dormire, è presto» mi disse dolcemente, scostandomi qualche ciocca dalla fronte. Scossi la testa, tirandomi su con la schiena con l’aiuto delle braccia. Mi appoggiai allo schienale del divano, rimanendo con lo sguardo fisso sui suoi occhi.
«Che ore sono?» gli domandai, iniziando invece a guardarmi intorno. Mi trovavo in quello che doveva essere l’appartamento di Harry e, stranamente, ricordavo ogni particolare di come ci fossi arrivata.
«Quasi le due» rispose, girandosi su di un fianco per potermi guardare in viso. Le fiamme del fuoco continuavano ad illuminare la stanza lievemente, creando dei giochi di ombre che rendevano l’atmosfera intima e… romantica.
Mi schiarii la voce, in imbarazzo per la sua presenza così ravvicinata. «Grazie per avermi aiutata» sussurrai, giocherellando con un lembo della coperta per la tensione.
«Non ringraziarmi, non è necessario» disse, facendo degli strani gesti con le mani. Risi leggermente per quanto buffo fosse in quelle circostanze. Non era mai stato bravo con le parole e a quanto pareva non era migliorato affatto. Certo, quando voleva sapeva farci, ma richiedeva uno sforzo così grande che era raro sentirgli dire determinate cose.
«Lo so, ma voglio farlo» ammisi, alzando leggermente lo sguardo. Lo vidi sorridere e questo provocò in me la stessa cosa.
«Sono indelicato se ti chiedo cosa ti è successo questa notte?» Il mio sorriso si spense subito di fronte a quella domanda. Deglutii rumorosamente, irrigidendomi subito.
«Ehi, se non ti va di parlarne non farlo.» Abbassai lo sguardo sulla mia mano poggiata sul divano che adesso era stretta nella sua. Harry aveva quello strano effetto su di me, capace di farmi stare tranquilla sempre e comunque. Scossi la testa, intenzionata a parlare con lui.
«Quando non ti nutri di sangue umano per tanto tempo capita che al minimo litigio la sete si riaccenda in modo incontrollabile. È qualcosa che non puoi frenare, qualcosa che va oltre la tua stessa forza di volontà. Potrai tentare infinite volte di resistere al richiamo del sangue, ma non riuscirai mai a contrastarlo.» La stretta della sua mano aumentò, facendomi bloccare le parole in gola. Cosa mi stava succedendo? Perché dopo tutto quel tempo mi stavo comportando in quel modo con Harry? Lo avevo evitato, mi ero nascosta da lui, eppure adesso volevo averlo accanto. «Ho litigato con Liam questa sera e questa è stata la conseguenza. La rabbia mi ha accecato e io sono caduta in trappola.»
«Cosa vuoi dire? Che non bevi sangue umano?» mi chiese, corrugando la fronte. Annuii, facendo mente locale e schiarendomi le idee.
«I primi tempi sono stati davvero duri: ero da sola e nessuno mi aveva insegnato come vivere questa vita. Una cosa però l’avevo capita da sola, ovvero non volevo che degli innocenti morissero a causa mia.» Feci una pausa, prendendo un respiro profondo. «Così ho iniziato a cacciare animali, evitando gli uomini per giorni interi. Alla fine sono riuscita a riorganizzare il mio organismo, rendendolo forte anche solo grazie al sangue animale. Ma hai visto anche tu che non sempre è possibile resistere.»
Lo guardai mentre teneva il volto abbassato. I capelli ricoprivano interamente il suo viso, ma anche un cieco si sarebbe accorto dell’espressione di tristezza che aveva durante il mio racconto.
«Mi dispiace» sussurrò poi, interrompendo il silenzio che si era creato tra di noi.
«Non è colpa tua» risposi pronta.
«Si invece» sbottò, alzandosi in piedi e allontanandosi da me. Iniziò a fare avanti indietro per la stanza, passandosi le mani tra i capelli nervosamente. «Quella notte io non avrei dovuto…» fece una pausa, lasciandosi cadere nuovamente sul divano. Piegò la schiena verso avanti, nascondendo il viso tra le mani in un misto tra disperazione e rabbia.
Mi avvicinai a lui, poggiando una mia mano sulla sua spalla. Gliela accarezzai lentamente, per poi finire col poggiarci il viso. «Non volevi farmi del male, lo so.»
Alzò il viso, che era rigato dalle lacrime. Stava piangendo e stavo male a vederlo così. «Come fai a saperlo?» disse con voce smorzata, asciugandosi il viso bagnato. «Ho rovinato la tua vita Juliet, non ne avevo alcun diritto. Ti ho tolto la possibilità di scegliere solo perché sono egoista e avevo paura della tua decisione.»
Gli presi il viso tra le mani e lo obbligai a guardarmi dritto negli occhi. «Basta con i rimorsi, fanno parte di un passato lontano ormai. Hai passato la tua esistenza a rincorrermi, mentre io la mia a scappare da te. Non hai voglia di fermarti dopo tutto questo tempo?» Improvvisamente tutto l’odio, il disprezzo, il rancore che provavo per lui scomparvero, lasciando il posto a dei sentimenti positivi. Quella notte mi accorsi di quando avessi amato Harry e di quanto mi fosse mancato averlo al mio fianco.
«Credevo che mi odiassi» disse ridendo a bassa voce, prendendo le mie mani tra le sue.
Feci spallucce, cercando una risposta che cambiasse quell’atmosfera triste e cupa. «Chi ti dice che non ti stia odiando ancora e che questa sia tutta una farsa per pugnalarti alle spalle?»
Mi guardò serio per qualche secondo, per poi lasciarsi cadere indietro e scoppiare a ridere veramente. Una risata genuina, spontanea, allegra. Una risata che mi era mancata da morire.
«Grazie Harry.» Si arrestò, ricomponendosi e sedendosi nuovamente in modo corretto.
«Per cosa?» mi domandò, guardandomi curioso con i suoi profondi occhi verdi.
«Per essere tornato nella mia vita.» Dirlo ad alta voce aveva un effetto totalmente diverso da quello che risultava nella mia testa. Detto così sembrava essere più intenso, più forte… più vero.
«Non c’è di che» rispose, sorridendomi calorosamente e allungando un braccio dietro le mie spalle. Mi lasciai attirare da lui verso il suo petto, dove appoggiai la testa. Chiusi gli occhi e, senza neanche programmarlo, feci partire i flashback. Rivivemmo la maggior parte dei momenti trascorsi insieme, dal nostro primo incontro al nostro primo bacio. Dopo qualche minuto, quando ebbi terminato, lui mi guardò sorpreso.
«Cosa è successo?» Sorrisi, alzando leggermente la testa verso di lui.
«Sapevi che quando trasformi una persona con cui hai un legame forte questa prende parte dei tuoi poteri?» Lui mi guardò, facendo di no con la testa. «Beh, neanche io. Ma a quanto pare ho ereditato il controllo della mente da te… anche se con una leggera modifica.»
«Perché lo hai fatto?» mi chiese, accarezzandomi i capelli.
«Fatto cosa?» finsi di non capire, quando in realtà era ovvio a cosa si stesse riferendo.
«Mostrarmi quei ricordi.» Alzai le spalle leggermente, perché non sapevo esattamente cosa dire.
«Sono stanca, forse è meglio parlarne un’altra volta» mentii per levarmi da quella situazione, accoccolandomi di più a lui. Harry non disse niente, lasciandomi condurre il gioco per una volta. Mi strinse solamente ancora di più a sé, continuando ad accarezzare ogni parte del mio corpo che gli capitava sotto mano.
«Notte Julie» sussurrò quando ebbi chiuso gli occhi, baciandomi dolcemente la testa. Sorrisi, restando però in silenzio.
Finalmente avevo ritrovato il mio angolo di salvezza.
 
Mi ero svegliata presto, stranamente di buon umore. Avevo lasciato Harry che dormiva quando ebbi lasciato l’appartamento. Ero passata da casa giusto per cambiarmi e mi ero diretta subito a scuola.
I corridoi erano semivuoti, erano percorsi solo da qualche docente che si stava dirigendo in aula insegnanti o da qualche studente impegnato a ripetere per qualche compito in classe importante.
Sistemai i libri che non mi servivano nell’armadietto, tenendo con me solo quello di letteratura inglese, la mia materia preferita tra l’altro. Sbrigata questa faccenda, mi diressi verso l’esterno per andare ad aspettare Niall in cortile. Sarebbe stato sorpreso di trovarmi lì a quell’ora.
Passai davanti alla palestra e dei rumori tonfi e pesanti catturarono la mia attenzione. Deviai, affacciandomi da quella porta per sbirciare al suo interno. Vidi Liam, già stanco e sudato, andare a canestro. Mi fermai in un angolo ad osservarlo in silenzio, mentre cercavo di respingere nella mia mente le immagini della notte scorsa: avevamo litigato, avevo rischiato di ferirlo, ero impazzita e infinte ero stata con Harry. Decisamente stavo iniziando a sentirmi in colpa.
«Che ci fai qui?» Trasalii, tornando sul pianeta Terra.
«Ciao Liam» dissi, staccandomi dalla parete e avvicina nomi a lui, che stava ancora sotto canestro.
«Dest» si limitò a dire, preparandosi ad un lancio che si rivelò davvero buono. «Come stai? Ti è passato il mal di testa?» Lasciò che la palla rotolasse lontano da noi, prendendomi le mani. Credevo che fosse arrabbiato con me, invece si stava mostrando preoccupato.
«Quale mal di testa?» domandai, confusa.
«Quello che hai avuto ieri sera e per il quale sei tornata a casa presto» rispose accarezzandomi il viso.
Non ero stupida e perciò realizzai subito quello che fosse successo. Harry era andato da Liam per poi soggiogarlo e fargli dimenticare tutto quello che avevo fatto.
«Giusto, il mal di testa…» dissi vaga. «Sto meglio, grazie» mentii. Lui sorrise, per poi sporsi verso di me. Provò a baciarmi, ma io mi scansai delicatamente, porgendogli la guancia. Mi baciò lì, per poi dirigersi verso gli spogliatoi in silenzio.
«Che casino!» sussurrai tra me e me, prendendomi i capelli tra le mani e sedendomi a terra.
Ero confusa, non sapevo cosa fare, come comportarmi. Provavo mille emozioni diverse, un tornando di sensazioni mi attraversava in quel momento. La testa mi diceva di fare una cosa, il cuore ne voleva un’altra. Forse sarei dovuta scappare di nuovo, lasciarmi quella vita, quella città, alle spalle una volta per tutte. O forse sarei dovuta restare e affrontare i fantasmi del mio passato.
La campanella mi salvò dalle mie preoccupazioni. Uscii così dalla palestra, convincendomi che per almeno la prossima ora la mia unica preoccupazione sarebbe stata cercare di prendere un buon voto in letteratura inglese.


here i am:

spero che il quinto capitolo vi sia piaciuto, io personalmente AMO la parte al presente akcjsnak
quella al passato mi piace anche, ma è niente in confronto al riavvicinamento di quei due, non trovate anche voi? cwc
cosa ne pensate di tutta la situazione? tifate per harry o per liam? LOL
fatemi sapere, grazie a tutte! xx

   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: shesfede