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Autore: Egle    17/05/2004    2 recensioni
Terminata la guerra contro Voldemort, Draco Malfoy viene processato come Mangiamorte, ma Ginny Weasley , Auror del Ministero, si offre come sua garante per liberarlo. Perchè si espone a tal punto per una persona che non ha fatto altro che creare problemi a lei e ai suoi fratelli fin dal primo anno ad Hogwarts? E che cosa comporta essere il garante di un prigioniero? Quale legame s'instaura tra la piccola Weasley e l'enigmatico Malfoy?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UNDER YOUR SPELL

CAPITOLO 2

“Grazie per avermi portato la mandragola , Neville”.

Ancora la voce che ho sentito per tutto il tempo in cui ho avuto la febbre. Provo a sollevarmi e con mia grande sorpresa scopro che posso mettermi seduto senza sforzo. Le forze mi stanno a poco a poco tornando. Non vedo chi sta parlando, ma conosco solo una persona che ha un nome tanto cretino come “Neville”.

“non c’è di che.” Un attimo di silenzio. “Gin?”

“Mh?”

“La mia proposta è ancora valida”

“sei tanto caro, Neville, ma sappiamo entrambi che sarebbe uno sbaglio. Io ti voglio bene. Ti voglio veramente bene, ma…non posso…”

“lo so. Sono stato un idiota a continuare a insistere. Non ci pensare”

“Non sei un idiota, Neville. Sei una delle persone migliori che io conosca e sarei felice di…”. La voce di lei s’incrina per un momento.

“ma non puoi, giusto?” finisce per lei la frase.

“Grazie per aver capito”

Dopo qualche momento sento dei passi che si allontanano e Virginia Weasley entra nella stanza con in mano una pianta di mandragola in un vaso. Tiene gli occhi fissi sul pavimento, ma non ho difficoltà a intravedere le tante lacrime che vi albergano. Tira su col naso e si siede sulla poltrona dove l’ho vista dormire, appoggiando il vaso ai suoi piedi. Si copre il viso con le mani e rompe in un singhiozzo. Sono sicuro che sta tentando di piangere senza farsi udire da quelli di sopra. Una volta l’ho fatto anch’io, ma sono più che certo che le nostre ragioni sono completamente diverse. Lei non vuole far preoccupare i suoi genitori…io cercavo di non mostrarmi debole, indegno della loro stima…

Cerca nelle tasche qualcosa, probabilmente un fazzoletto per soffiarsi il naso, ma non lo trova. Si alza velocemente, ma i suoi piedi inciampano in qualcosa. Non so ancora come afferro al volo il suo braccio, slanciandomi di lato,  per impedirle di cadere, ma il mio corpo debole per la malattia non riesce a sostenere il suo peso e vengo trascinato giù dal letto con lei. I suoi occhi scuri sono sbarrati per la sorpresa e le sue guance sono umide per le lacrime.

“t- ti sei ripreso” mormora quando la porta viene aperta violentemente.

“Non la toccare” urla Fred - o George- attraversando la stanza come una furia e sbattendomi contro al muro. L’impatto mi mozza il respiro in gola. Le sue mani sono chiuse intorno al colletto del mio pigiama.

“Lascialo stare, Fred” grida lei tentando di liberarmi della sua stretta, ma lui non cede “Non mi ha fatto niente”

“Niente? Quello lo chiami niente? E allora perché stai piangendo, Ginny?” ringhia, facendomi sbattere di nuovo la testa contro alla parete.

“Fred! Fred!”

“lo ammezzerai!”. Il Weasley fricchettone lo immobilizza facilmente e lo allontana da me. Senza forza mi accascio al suolo. La gola mi brucia incredibilmente e faccio fatica a respirare.

“Stai bene?” mi chiede la mia ospite inginocchiandosi di fianco a me e accarezzandomi la fronte con due dita. Scaccio la sua mano come posso, sforzandomi di alzarmi, ma da solo con ce la faccio.

“Che cavolo state combinando?” .

Ci mancavano solo loro, penso, guardando l’inseparabile trio comparire sulla porta. San Potter, il Weasley dall’espressione vuota e Miss So-tutto-io.

“Malfoy ha aggredito Ginny” sbraita Fred. Il fratello maggiore non molla la presa, altrimenti sono più che sicuro che si scaglierebbe di nuovo addosso a me.

“Io ti faccio a pezzi Malfoy”

“No”. Virginia si frappone tra me e Ron. Non l’avevo mai visto così infuriato. Nemmeno quando ho dato della Mezzosangue alla sua preziosissima Granger. “E’ stato un incidente. Sono inciampata nel tappeto e Malfoy ha solo cercato di non farmi cadere, ma ci siamo ritrovati sul pavimento”. Ron si arresta di fronte a lei. I pugni sono serrati violentemente.

“Ma tu stavi piangendo” insiste Fred.

A queste parole, Ron compie un altro passo verso di me. Non distolgo i miei occhi dai suoi. Virginia gli mette le mani sul petto per non farlo procedere oltre. “Non mi ha fatto piangere lui. Non…non è colpa sua. Ron…ti prego

“E’ andata così?” interviene il Weasley fricchettone, fissandomi intensamente.

“Sì, più o meno è andata così” rispondo.

“Tu prova solo un’altra volta a mettere le mani addosso a mia sorella” dice Ron in un ringhio “prova anche solo a pensare di farle del male, Malfoy” pronuncia il mio nome come se fosse un insulto “e io ti ammazzo con le mie mani”. Dall’espressione del suo viso capisco facilmente che non sta mentendo. E’ la stessa minaccia che leggo anche sulla faccia degli altri due fratelli.

“dai andiamo” interviene la Granger, prendendolo per un braccio e cercando di trascinarlo fuori.

“Stasera rimarrò io con lui. Non voglio che succedano altri…incidenti

“Ron, sono io che mi sono offerta di ospitarlo. E’ una mia responsabilità…e poi non è successo niente”. Lui la supera senza rispondere, mi prende per un braccio e mi fa rimettere nel letto. Se solo potessi gli tirerei un pugno in faccia, ma non ne ho le forze. Odio essere così debole. E soprattutto odio esserlo con loro qui.

“ho detto che rimango qui io. Tu hai bisogno di riposo. Domani sei convocata al Ministero” chiude il discorso afferrando la sedia e accomodandosi di fianco al mio letto. Appoggia il mento sulle braccia incrociate sopra allo schienale e mi fissa direttamente negli occhi.

“Vieni di sopra, Gin. La cena si sta raffreddando”. La Granger le passa un braccio intorno alla vita e la conduce fuori. Ma lo sguardo di lei non si distoglie da me finché la porta non viene richiusa alle sue spalle. Sto ancora guardando il pannello di legno levigato quando due mani si chiudono nuovamente intorno al mio collo.

“Tu ringrazia il tuo Dio che mia sorella si è messa in mezzo, altrimenti avrei ridotto il tuo preziosissimo corpo di purosangue in un milione di pezzettini” ringhia Weasley “Nascondersi dietro alle gonne di una ragazza…questo è troppo anche per te, Malfoy”

“Chi ti dice che non mi sia già infilato sotto le gonne di tua sorella invece”

Solleva il braccio e chiude il pugno pronto a colpirmi.

“avanti, Weasley. Avanti. So che non aspetti altro da dieci anni a questa parte, ma sei sempre stato troppo vigliacco per farlo”. Le sue labbra si riducono a una fessura e il suo braccio scatta all’indietro per caricare il colpo.

“RON. NO!” scandisce una voce femminile. La Granger attraversa la stanza velocemente e posa un vassoio con un piatto fumante su un basso tavolino. “Lascialo” ordina nello stesso tono di voce pacato, avvicinandosi.

“Questo bastardo…”

“Può dire quello che vuole, Ron. Non ha più importanza ormai. Non c’è più nessuno che lo stia a sentire. E’ solo. Il suo mondo è andato in pezzi e…guardalo. Guardalo, per favore. E’ debole come un bambino, costretto a letto. La ricchezza della sua famiglia è andata distrutta. I suoi amici…morti o imprigionati. È un povero furetto senza denti. L’unica cosa che gli è rimasta è il suo veleno”

La rabbia mi fa distorcere le labbra in un ghigno, ma non rispondo. So che ha ragione. E lo sa anche Weasley che molla la presa.

“Tu sei troppo arrabbiato per occuparti di lui. Resto io”

“No! Potrebbe…”

“Oh lascia solo che ci provi” ribatte lei, estraendo la bacchetta “Non aspetto altro che un buon motivo per usarla” . Weasley scuote la testa in segno di diniego e mi lancia un’occhiata torva.

“adesso chi si nasconde dietro alle gonne di una ragazza, Weasley?” sogghigno. Lui vorrebbe aggredirmi di nuovo, ma la Granger glielo impedisce.

“Va’ di sopra”

Mi volta le spalle e raggiunge la porta.

“Pensaci Weasley. Perché tua sorella avrebbe dovuto salvarmi la vita se non le importasse nulla di me? Perché avrebbe dovuto rischiare così tanto se non mi amasse?”. Sentendo le mie parole si blocca. Un tremito lo scuote e i suoi pugni si chiudono nuovamente. E’ solo un istante, ma io me ne accorgo ugualmente.

Centro!

Mi abbandono contro i cuscini, degnando appena di uno sguardo la Granger seduta poco distante da me, con le gambe incrociate e la bacchetta in mano. Mi sta studiando.

“che hai da guardare?”

Lei non risponde, limitandosi a far dondolare mollemente una gamba annoiata. Mi immergo nelle coperte e chiudo gli occhi, ma non riesco a prendere sonno per molto tempo.

Perché Virginia Weasley avrebbe dovuto prendersi la responsabilità della mia vita? Non so con esattezza che cosa sia accaduto, ma da quello che ho potuto capire è chiaro che è per causa sua che io mi trovo qui, invece che in una cella. Che cosa può averla spinta a rischiare così tanto? E come diavolo ha fatto a tirarmi fuori da Azkaban?

 

Sto per mettermi a urlare. Continuo a mangiare quello che ho nel piatto senza nemmeno far caso al sapore, mentre intorno a me la tensione cresce ogni minuto che passa. Fred e George continuano a fissarmi e si trattengono dal dirmi cose che potrebbero ferirmi solo perché mamma li ha sgridati per bene prima che salissi dal seminterrato. Accanto al camino Bill pulisce un coltello che ha scovato in una tomba non so dove con fin troppo zelo. Harry è silenzioso, seduto di fianco a me. Si è fermato qui a cena come tutti i giovedì sera. Papà ha fatto qualche tentativo di conversazione, ma ha abbandonato l’impresa quando le uniche risposte che ha ottenuto sono state monosillabiche. E’ strano respirare quest’atmosfera alla Tana. Mai ci sono state tante tensioni e tante liti. Fred e George hanno dato il loro bel daffare ai miei genitori, ma credo che loro non li abbiano mai…delusi. Non come ho fatto io, la piccola e coccolata Ginny. Alla fine ho dovuto raccontare loro con esattezza che cosa è successo durante l’udienza e quale obblighi comporta il fatto di essere garante per qualcuno. Se poi questo qualcuno è accusato di essere un Mangiamorte, questi sono ancora più onerosi.

Quando Ron compare sulla porta che dà al piano inferiore ci voltiamo tutti a guardarlo. I lineamenti del suo viso sono tesi.

“Dobbiamo parlare”.

“veramente…” bofonchio.

“Adesso” ribadisce secco precedendomi in cortile. Poso il tovagliolo sul tavolo e lo seguo. Il cielo si è rasserenato e l’aria fresca della sera mi fa rabbrividire. Camminiamo in fretta nella semioscurità, dirigendoci verso il pozzo. È la parte del giardino più lontana dalla casa. Anche se urliamo è difficile che da dentro possano udirci. L’erba umida mi bagna leggermente i pantaloni e l’oscurità mi impedisce di vedere chiaramente dove metto i piedi. Finalmente Ron si ferma a pochi passi da me. Rimane voltato verso lo steccato. Mi stringo nello scialle azzurro e aspetto che lui parli per primo.

“lo ami?” mi chiede senza preamboli.

Sbatto le palpebre confusa e lo guardo girarsi verso di me. Le sue orecchie stanno andando a fuoco. Forse Malfoy gli ha riferito il discorso tra me e Neville…

“chi?” dico cautamente.                                            

Ron avanza verso di me e io mi sento intimorita da lui. Per la prima volta in vita mia ho paura di mio fratello. Mi prende per le spalle e mi scrolla violentemente.

“Malfoy, Ginny. È di Malfoy che sto parlando. Voglio sapere se lo ami. Voglio sapere se mia sorella si è completamente bevuta il cervello.”

“lasciami! Mi fai male” grido, divincolandomi.

Gli occhi di Ron si fanno ancora più grandi per lo shock. Congiunge le mani e se le porta alla bocca, come se stesse pregando. Io mi passo le mani sulle braccia per riscaldarmi e cerco di ricacciare indietro le lacrime.

“Voglio sapere perché piangevi” continua con voce apparentemente più calma.

“Non stavo piangendo” mento.

“Ginny, credi che io sia uno stupido? Credi che Fred sia uno stupido? Dannazione! Sei mia sorella…MIA SORELLA, capisci?”

“ed è per questo che devi avere fiducia in me” ribatto, compiendo un passo verso di lui.

“Allora è vero?”

“che cosa?”

“che sei innamorata di lui”

“No”. La mia affermazione si perde nella brezza della sera. Rimaniamo in silenzio per alcuni istanti.

“Domani parlerò con il Ministro. Gli spiegherò la situazione e gli chiederò di scioglierti dall’impegno”

“tu cosa?”

“hai sentito bene. Non voglio che mia sorella sia immischiata con un Malfoy. Non voglio che tu gli stia vicino. Non voglio che…Diavolo Ginny! E’ Malfoy. Ti rendi conto? Hai già dimenticato tutto quello che abbiamo passato per causa sua? Hai dimenticato che cosa ha fatto a Harry? A me? A Hermione e perfino a te?”

“no, Ron” dico a bassa voce “non ho dimenticato niente. Ma lui ha salvato la vita di Neville. E anche la mia”.

Ron mi guarda stralunato scuotendo la testa come se fosse infastidito da una mosca.

“Cosa?”

“hai capito bene. Ha salvato Neville quando Hannah Abbott è stata ferita. E la mia…una volta…”

“Quando? Ma di che diavolo stai parlando?”

Mi sistemo meglio lo scialle sulle spalle e mi avvicino al pozzo. Non riesco a vederne il fondo. E’ troppo buio e le luci della casa arrivano fioche fino a noi.

“E’ stato durante il mio primo anno ad Hogwarts. Io mi sentivo molto, molto sola. Mi mancava la mia casa e tu, Harry ed Hermione sembravate così affiatati, così irrimediabilmente chiusi nella vostra amicizia. Pensavo e forse non a torto che non avrei potuto farne parte. Poi trovai Tom Riddle. Lui diceva di voler essere mio amico. Lui diceva che io ero ... speciale. Mi fidavo di lui e gli rivelavo tutti i miei piccoli segreti. E la cosa peggiore è che lui mi capiva. Mi diceva le cose che avevo bisogno di sentirmi dire. Solo dopo qualche tempo cominciai ad accorgermi che c’era qualcosa che non andava. Avevo vuoti di memoria. Mi ritrovavo nel mio dormitorio e non mi ricordavo come avevo fatto ad arrivarci. E tutte quelle aggressioni…io sapevo di esserne coinvolta, ma non potevo dirlo a nessuno. A nessuno”

“Potevi dirlo a me”m’interrompe.

“Mi vergognavo” ammisi semplicemente “Come sempre voi tre scopriste il colpevole e io…mi sentii ancora peggio. Tom mi aveva tradita. E mamma non mi guardava più con gli stessi occhi. Vi leggevo il sospetto e la preoccupazione ogni volta che si fissavano su di me. Me ne accorsi quando lei e papà corsero a scuola dopo che Harry mi ritrovò nella Camera dei Segreti. E fu allora che cominciai a pensare che forse il Cappello Parlante aveva ragione. Sai mi ha chiesto se volevo essere messa tra i Serpeverde?”

“tu? Tra i Ser…”

“sì. E fu con uno di loro che mi confidai. Mi confidai con Malfoy”

“cosa?”. La voce stridula di Ron mi farebbe ridere se quello che sto raccontando non mi facesse così male.

“I corsi stavano per finire e io sarei stata costretta a tornare a casa, dove tutti sapevano. Sapevano quello che avevo fatto e…”
”Ma non è stata colpa tua. Nessuno ha mai pensato che …”

“Forse voi no, ma io sì. Non vi siete mai chiesti come mi sentissi io? Non vi siete mai chiesti se non provassi vergogna o rimorso?”

“ma…”

“Per favore lasciami finire. Come stavo dicendo,” inspiro a fondo e chiudo gli occhi per qualche secondo. Quando li riapro è come se mi trovassi di nuovo nella guferia quella notte d’estate. “Il dolore che provavo era troppo forte per essere affrontato da sola. Il pensiero che Percy…”

“Percy? Eri preoccupata per quello che avrebbe pensato Percy?”

“Percy. E Bill e tu…chissà cosa devono pensare di me i miei fratelli, continuavo a dirmi. E mamma. Come ho potuto dare un tal dispiacere a mamma. Piangevo e mi disperavo e non avevo neppure Tom a cui confidare le mie paure. Fingevo che tutto andasse bene, ma non era affatto vero. Una sera sgusciai fuori dal mio letto e andai nella guferia. Ero decisa a mandare un messaggio a mamma e a scappare via, lontano, dove nessuno potesse sapere che cosa avevo combinato. Avevo già legato la lettera di addio alla zampa di uno dei gufi della scuola, quando guardai il cortile dalla torre. E mi chiesi come sarebbe stato buttarsi da lì, librarsi nell’aria senza scope o altro. Pensai alla delusione che vi avevo dato e mi sedetti sul bordo della finestra. La luna piena era alta e luminosa nel cielo e io…mi sentivo così infelice. Mi chiedevo se nel mio cuore vi fosse qualcosa di sbagliato, qualcosa di cattivo e se era per questo che Voldemort mi avesse scelta. Mi sporsi ancora, lasciando penzolare una gamba al di fuori del parapetto. Quando improvvisamente sentii una voce alle mie spalle.

Se vuoi farlo, muoviti, mi disse.

Mi voltai e vidi Malfoy fermo sulla soglia. Sulla faccia aveva il solito ghigno crudele.

Lasciami in pace, Malfoy, risposi cercando di allontanarmi dalla finestra come se mi trovassi lì per caso. Ma lui me lo impedì. Si avvicinò a me e guardò di sotto.

Un bel salto, eh Weasley. Il tuo amato Harry Potter ti ha piantata per caso? È per questo che sei qui tutta sola soletta a disperarti?

Fatti gli affari tuoi, Malfoy risposi, cercando di andarmene ,ma il suo corpo quasi appoggiato al mio mi teneva inchiodata alla finestra. Tentai di nuovo, ma lui rise di me e mi imprigionò il mento con una mano e la nuca con l’altra.

Non giocare con la morte, piccola Weasley, se non sei pronta ad andare fino in fondo. mi disse. Che ne sai tu di quello che sono pronta a fare? ribattei, mostrando una sicurezza e una spavalderia che ero ben lungi dal provare.

Beh se non lo hai già fatto dubito che tu possa avere abbastanza fegato per buttarti. Senza contare che sporcheresti la tua bella magliettina da quattro soldi.

Sei disgustoso Malfoy ringhiai dandogli uno spintone. Lui mi afferrò le braccia e me le torse dietro la schiena. Tentavo di oppormi con tutte le mie forze, ma lui non si smuoveva di un millimetro. Mi spinse all’indietro verso la finestra.

Guarda giù, piccola Weasley. Guarda il prato e la serra sotto di noi. Vedi come sono piccoli? Ci vogliono almeno cinque secondi per raggiungere il suolo. Saresti capace di sopportare cinque lunghi secondi cadendo nel vuoto con la consapevolezza di morire? Ne saresti capace, piccola Weasley? Mi disse. Ero terrorizzata, semplicemente terrorizzata. Mi aggrappai a lui, piantandogli le unghie nelle braccia e tremando dalla paura. In quel momento mi accorsi che volevo vivere. Che volevo riconquistare la fiducia e la stima della mia famiglia. Ma soprattutto di me stessa. Sarei diventata più forte e più abile con gli incantesimi, per non farmi più ingannare a quel modo. Non volevo più essere debole e indifesa…

Ho capito. Ti prego…ti prego, lasciami andare, piansi. E lui lo fece. Mi rivolse qualche altra frase cattiva e mi seguì con lo sguardo correre giù dalle scale. Non ne abbiamo mai parlato. Non so se lui intuisse quello che si agitava dentro di me o se si è comportato a quel modo per divertirsi, ma…” mi volto di nuovo verso mio fratello e mi passo i palmi delle mani sulle guance per asciugare le lacrime “è per questo che l’ho fatto. Era il suo turno di essere affacciato dalla finestra della torre. Non potevo lasciare che si gettasse di sotto.”

Il silenzio cade tra di noi come un manto invisibile e pesante. Ron copre la distanza che ci divide e mi abbraccia forte. Immergo il viso nel suo torace e piango a lungo. Il mio corpo è scosso dai singhiozzi, ma mio fratello è qui con me. So che ci sarà sempre.

“Va bene, Gin. Va bene. Non piangere. Sistemeremo tutto. Non preoccuparti”

Annuisco piano e mi scosto da lui. Mi appoggia le mani sulle spalle e mi fa alzare il viso verso di lui. “non ho mai pensato che tu fossi debole. O che ci fosse qualcosa di sbagliato in te” mi dice e io mi chiedo se ha capito qualcosa del mio discorso. Ero io prima degli altri a dovermi convincere che tutto questo era vero. Sorrido e gli stringo una mano con la mia. So che questo è il suo modo di starmi vicino.

“Grazie, Ron” mormoro. Lui mi circonda le spalle con un braccio e mi conduce di nuovo verso casa.

“Sai che ti dico?”

“cosa?”

“che ho una fame da lupo!”

 

La visita al Ministero è stata più lunga del previsto. Molti dei miei colleghi volevano sapere tutto - o meglio tutto quello che potevo raccontare - sulla mia decisione di fare da garante a Malfoy. I pettegolezzi si sprecavano e il mio solo desiderio ,mentre mi tempestavano di domande e mi lanciavano sfrecciatine, era di poter tornare a casa. Ma ora che sono qui, cerco una scusa qualsiasi per andarmene di nuovo. Ho raccontato tutto ai miei genitori e l’intera storia a Ron, ma non avevo ancora affrontato lui. La febbre è sparita del tutto e un pallido color rosa è tornato a tingere le sue guance , fino a ieri sera mortalmente pallide. E’ ancora debole, tuttavia credo che per la fine della settimana potrà già alzarsi dal letto. Gli porgo una tazza di tè, che lui si porta alle labbra lentamente. I suoi occhi sono fissi nei miei, come se cercassero risposte che non voglio o che non sono capace di dare.

“E così non finirò ad Azkaban, non potrò usare la bacchetta e sono legato indissolubilmente a te per tre anni”. Mi inumidisco le labbra con la punta della lingua e annuisco.

“Sai Weasley, non riesco ancora a capire perché tu l’abbia fatto” dice con voce tagliente “Non ti sarai per caso innamorata di me?”. Sollevo la testa con uno scatto rabbioso.

“non per distruggere il tuo fragile ego, Malfoy, ma non sei poi così irresistibile”

“davvero?” mi dice, inarcando un sopracciglio. Mi alzo dalla sedia e afferro il libro posato sul tavolino. L’ho letto quasi tutto vegliandolo nelle lunghe notti in cui delirava e il suo corpo bruciava per la febbre. Lo apro casualmente e faccio scorrere lo sguardo sulla pagina, senza cogliere veramente quello che c’è scritto. Mi siedo nuovamente , mostrando palesemente di non badare a lui.

“eppure non mi sembrava che ti sia dispiaciuto che io ti abbia baciata”

Il libro mi scivola dalle mani e finisce sul pavimento con un tonfo sordo. Lui inclina la testa da un lato come per studiare con più attenzione la mia reazione. E io mi sento andare in panico. Raccolgo il libro e cerco di ricompormi.

“non so di che cosa tu stia parlando” rispondo, incrociando le gambe e tenendo gli occhi fissi sulla pagina.

“Io dico di sì”

“e io dico basta con queste sciocchezze! Mi chiedo perché io stia ancora qui ad ascoltarti” . Mi rimetto in piedi e faccio per andarmene quando le sue parole mi impietriscono

“perché sei attratta da me…oppure perché mi ami, Virginia” sogghigna. Mi volto verso di lui. Sento lo sdegno e il disgusto che mi distorcono la bocca in una smorfia.

Amarti? Dammi una sola ragione per cui dovrei amare o per cui dovrei essere attratta da uno come te, Malfoy”

Lui mi guarda fisso e io sostengo il suo sguardo con fermezza. I suoi occhi sembrano la superficie di un lago di alta montagna, così profondi e cristallini. Alla fine è lui a distogliere lo sguardo, voltando il capo dall’altra parte e osservando un punto indeterminato sulla coperta.

“Credo che la discussione sia chiusa” concludo con tono volutamente beffardo. Esco dalla camera e mi appoggio alla porta con la schiena. Non so perché sono stata così…cattiva. Continuo a ripetermi che devo avere pazienza con lui, che non può essere così perfido se ha salvato Neville e Hannah…e se ha salvato, seppur inconsapevolmente, anche me…ma non ce la faccio. C’è troppo veleno in lui. Troppo odio. Troppo rancore. Dov’è la luce che ha visto Silente? Io non riesco a trovarla. Per quanto mi sforzi non sono in grado di vedere altro che tenebre in lui. Ron aveva ragione: è ancora lo stesso dannato Malfoy, infido e strafottente. Non un cenno di ringraziamento, non una parola gentile, solo quell’aria di superiorità che ho sempre detestato.

Mi ripeto in continuazione che molto probabilmente è la sua unica difesa contro il mondo. Quella difesa che si è creato per non essere ferito o umiliato. Ma è difficile. È così difficile e io non so se sono capace di aiutarlo. Non so nemmeno se devo aiutarlo o se lui vuole essere aiutato.

Un lieve pop mi fa trasalire.

“Professor Silente” balbetto.

Si dev’essere materializzato.

“ciao Ginny. Sono venuto a vedere come sta il nostro protetto e a parlare con te”

“con me? M-ma certo. Posso offrirle qualcosa? Un po’ di tè?”

“Magari più tardi. Ora vorrei parlare con Draco, se non ti dispiace”

“Certo” rispondo” venga che l’accompagno”

Silente mi segue senza aggiungere altro fino alla stanza dove abbiamo sistemato Malfoy. “preferirei parlargli da solo” mi dice.

Lancio un’occhiata nervosa in direzione della porta. Sono un po’ preoccupata, ma Silente mi rassicura stringendomi affettuosamente il braccio e sorridendomi da sotto la folta barba bianca.

“l’aspetto di sopra” dico, prima di allontanarmi. Salgo in cucina e metto sul fuoco il bollitore per il tè. Mi siedo davanti alla finestra e aspetto. I minuti passano lentamente e io mi chiedo che sta accadendo al piano inferiore. Mamma entra in casa, carica di borse come sempre e io l’aiuto a sistemare la spesa, raccontandole della mia visita al Ministero e della comparsa di Silente, che dopo quasi un’ora ricompare finalmente sulla soglia della cucina.

“Preside, buongiorno” lo saluta mamma “si accomodi. Il tè sarà subito pronto”

“Grazie Molly”. I suoi occhi azzurri si fermano su di me attraverso le lenti a forma di mezzaluna. “Ho fatto una lunga chiacchierata con il nostro ospite e sono felice di comunicarvi che forse abbiamo raggiunto un compromesso” dice dopo un istante di silenzio. “ora dipende da te, Ginny”

“da me?”

“Come sua garante, dovrai stargli vicino quindi ogni decisione riguardante la sua vita dovrà riguardare anche te e viceversa”. Rabbrividisco, invasa da un brutto presentimento. Silente sembra intuire il mio stato d’animo e mi sorride. “oh non preoccuparti. È stato molto ragionevole” mi assicura e mi chiedo se lui abbia parlato proprio con lo stesso ragazzo odioso che avevo lasciato solo pochi minuti prima del suo arrivo. “Il numero di iscritti ad Hogwarts quest’anno è aumentato molto e ci servono nuovi insegnati. Potresti prendere in considerazione quest’idea?”

“Io? Un’insegnate?”

“Esatto. Chi meglio di un Auror può occupare la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure?”

“Ma il professor Lupin?”

“il professor Lupin rimarrà al suo posto. Ci servono due insegnati. Dato che non hai esperienza come docente ti affiderei solo i ragazzi del primo anno e le supplenze nelle ore in cui il Professor Lupin non si sente bene…sempre che tu lo voglia”

“Io? Signor preside…io non so che cosa dire…e Malfoy?”

“Ho offerto un incarico anche a lui”

“Ma preside, i genitori non…” esclama mamma con un tono di voce forse un po’ troppo alto.
”E poi non ha il permesso di usare la bacchetta…” intervengo io.

Silente solleva le mani con i palmi rivolti verso di noi.

“calma. Ne ho già parlato con il Ministro in persona e il Signor Caramell mi ha assicurato che non interferirà negli affari di Hogwarts. Qualsiasi lamentela verrà spenta sul nascere. E poi per l’incarico che avevo in mente non avrà bisogno di usare la bacchetta.”. Sorseggia piano il tè, che gli ha preparato mia madre, stando attendo a non scottarsi le labbra sottili “ Il Professor Piton” riprende dopo qualche istante “dovrà assentarsi per lunghi periodi di tempo e c’è bisogno di un altro insegnate di Pozioni. Draco lo sostituirà quando se ne presenterà la necessità. Preparerà pozioni per l’infermeria e darà ripetizioni ai ragazzi che ne avranno bisogno.”

“Malfoy…COSA?”sbraito, sfoderando lo stesso tono di Ron quando è sbalordito.

“lei sta scherzando, signor preside”

“io non scherzo mai sul corpo insegnate e sul Quidditch. Ma come ho già detto dipende da te, Ginny”

“vuol dire che Malfoy ha accettato?”

Silente si stropiccia i lunghi baffi bianchi distrattamente. “Ha detto semplicemente che non ha più nessun posto in cui tornare e che gli è…indifferente”

“beh Ginny cara, tu fai quello che ritieni più giusto per te. Lui…si adatterà”

“Vorrei rifletterci un po’ su, preside” taglio corto.

Silente annuisce alzandosi in piedi. “ora devo andare. Fammi sapere la tua risposta al più presto” dice “e ricordati che siete sempre i benvenuti ad Hogwarts. Tutti e due”

Improvvisamente si smaterializza lasciando dietro di sé solo il suo profumo di menta peperita.

 

Sono trascorsi due giorni da quando Silente ha fatto la sua comparsa nella mia stanza. Non so ancora perché non l’ho mandato direttamente al diavolo. Mio padre mi ha sempre ripetuto che Silente è stato la peggior disgrazia che potesse capitare alla scuola…me lo ha ripetuto così tante volte che ho finito per crederci. Se ora sapesse che lui è l’unico che mi ha offerto la possibilità di rimettere insieme quello che è rimasto della mia vita e se sapesse che io ho accettato, mi ucciderebbe con le sue stesse mani. So che ne sarebbe capace. Esco per andarmi a sedere sul dondolo sotto al porticato, ma con mia grande sorpresa vedo che è già occupato. Prima che possa fare marcia indietro indisturbato, lei gira il capo verso di me.

“Siediti un po’ qui. Dobbiamo parlare” mi dice, raccogliendo le ginocchia contro il petto. Io ignoro le sue parole e mi appoggio alla ringhiera. C’è tanta pace qui la notte. L’aria è riempita dal canto dei grilli e non una luce rischiara il giardino a parte quella delle stelle e della grande luna piena.

“di che cosa dobbiamo parlare?”

“del nostro futuro”

nostro?”. Lei china lo sguardo giocherellando con un filo che pende dalla sua gonna corta.

“Oggi ho parlato con il mio superiore al ministero” continua ignorando la mia affermazione “Silente ha già sistemato tutto. Se vogliamo diventare insegnanti di Hogwarts non dobbiamo fare altro che prendere l’Espresso al binario 9 ¾ il primo settembre.”

“Allora mi sembra che non ci siano più problemi”

“Ho sempre desiderato diventare un’insegnante. Silente lo sapeva. Ma tu? Tu che cosa vuoi fare?”

“Ha importanza?”. Lei mi guarda per qualche istante senza rispondere. “Forse no” ribatte alla fine , superandomi come una furia e dirigendosi verso la porta d’ingresso. “Tra due settimane andremo ad Hogwarts. Ti conviene ripassare come si preparano le pozioni se non vuoi che tutti si accorgano fin da subito di quanto tu sia incompetente. Questa volta non ci sarà Piton a coprirti”

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Non mi ricordavo che la partenza per Hogwarts fosse così caotica. Ragazzini che corrono da tutte le parti. Genitori in lacrime. Grida di gufi e civette che riempiono il binario…e non mi ricordavo che gli ultimi saluti fossero così penosi…

“E così non potremmo più lavorare insieme”mi dice a bassa voce.

“A quanto pare no . Spero che il tuo nuovo compagno sia all’altezza di te” rispondo, porgendogli la mano. Lui la trattiene nella sua a lungo.

“Tu lo sei” mi dice e il mio cuore comincia a battere più forte. Lo sento nella mia gola, come se stesse per balzarmi fuori dal petto. E’ solo un attimo, poi Harry lascia la mia mano e mamma ricomincia le sue raccomandazioni, ma il mio sguardo indugia ancora sul migliore amico di mio fratello. Intorno a noi gli ultimi ritardatari corrono verso il treno, ma io continuo a fissare Harry, cercando una spiegazione per le sue parole. Per il tocco caldo e sconvolgente della sua mano. E il suo sguardo così serio e triste.

“Non essere troppo severa con loro. Sono solo dei bambini. Ma ricordati anche ci vuole polso con i ragazzini di quell’età” mi dice mamma.

“Lo sa, ma! Non continuare a riempirle la testa di cose che si dimenticherà non appena salirà sul treno” esclama George, subito fulminato da un rimbrotto da parte di lei. Ron, Hermione ed io scoppiamo a ridere, mentre mamma strapazza ancora una volta i gemelli.

“in carrozza!” grida il capotreno.

“e’ ora. Stai attenta e scrivi spesso”

“Lo farò”

“Mi mancherai, Gin” mi sussurra Ron in un orecchio. La sua voce è strozzata e imbarazzata e io provo un moto di affetto ancora maggiore per lui. Poi è la volta di Hermione, la mia migliore amica. All’inizio credevo che noi due fossimo “amiche per riflesso” dato che lei è amica di Ron. Ma in questi anni mi ha sempre dimostrato la sua lealtà e il suo affetto come solo una vera amica può fare. “ non abbassare mai la guardia, Ginny” mormora e io non ho difficoltà a capire a chi si riferisca.

“Credi che oserebbe farmi del male ad Hogwarts?” le chiedo scostandomi da lei scioccata.

“affrettarsi prego” urla il capotreno. Devo andare, ma voglio sapere perché Hermione mi abbia detto una frase del genere.

“Si può far male in molti modi a una persona. Tu … stai solo attenta.” Mi bacia su una guancia e mamma mi spinge verso il treno.

“ciao cara” mi saluta mentre lei e i gemelli mi issano quasi di peso sul vagone. Il mio sguardo rimane fisso su Hermione. Ron le ha circondato la vita con un braccio. Harry è appena dietro di loro. E io non sono mai stata tanto confusa in vita mia. Solo quando le porte si chiudono e il convoglio comincia a muoversi lasciando la stazione dietro di noi, mi decido a raggiungere il mio scompartimento.

Malfoy sta guardando fuori dal finestrino con le braccia incrociate sul petto. “Che scena commovente” ghigna non appena mi sente entrare.

Io non gli rispondo prendendo posto di fronte a lui. I miei pensieri continuano a tornare alle parole di Hermione e all’espressione di Harry. Perché ora? Perché proprio adesso che me ne sto andando? Perché proprio ora che cominciavo a farmene veramente una ragione? Perché doveva ancora una volta sconvolgere i miei sentimenti? Lui…è sempre stato il mio chiodo fisso. Il mio primo vero amore. Il ragazzo che non potrò mai dimenticare. Ma avevo finito per convincermi che lo avevo idealizzato troppo. Che l’Harry Potter che amavo in realtà non esisteva e in questo modo ero riuscita a cancellarlo almeno in parte dai miei pensieri. E per lo meno fino ad ora…

“Ginny, Draco. Buongiorno” . La voce del Professor Lupin mi strappa dalle mie riflessioni. Gli rivolgo un largo sorriso di benvenuto e sposto la borsa per farlo sedere accanto a me.

“E così comincia un altro anno!” commenta, lasciandosi cadere sul sedile con uno sbuffo. I suoi capelli sono diventati ancora più grigi dall’ultima volta che ci siamo visti, anche se i suoi vestiti sono meno malandati. Le rughe gli solcano il viso senza rendere la sua espressine arcigna o dura. Nonostante tutto è sempre un uomo affascinante. Non come Sirius, ma non è il classico professore gentile e intelligente , ma irrimediabilmente brutto. Mi chiede se ho bisogno di qualche consiglio per il mio programma didattico e io sono più che felice di parlare con lui di questo, sperando, in questo modo, di distogliere la mia mente dal pensiero di Harry…o di Malfoy che per tutto il tragitto non spiccica una parola e rimane con gli occhi inchiodati fuori dal finestrino. L’Espresso arriva in stazione all’imbrunire. Scendiamo dal treno , facendoci largo tra gli studenti. Il professor Lupin afferra la sua valigia e si offre di portare anche i miei bagagli, ma io declino l’invito.

“Se speri che ti faccia da schiavetto e che te li porti io, ti sbagli di grosso” sibila Malfoy passandomi di fianco.

“No, non conto di certo su di te, furetto” rispondo nello stesso tono di voce.

“cominciate già a litigare, bambini” ride una voce poderosa alle nostre spalle.

“Hagrid” dico, abbracciandolo. Le mie braccia sono lunghe abbastanza per circondare un terzo della sua ampia vita. Lui mi accarezza piano la testa un po’ imbarazzato. “sono contenta di rivederti”

“Anch’io, bambina” risponde con voce rotta “ma ora è meglio che faccia il mio dovere. Ci vediamo a cena” dice per poi allontanarsi gridando “primo anno! Da questa parte!”

“e’ meglio che ci affrettiamo anche noi. Da questa parte” dice il Professor Lupin precedendoci verso una delle carrozze. Le luci del castello si riflettono sull’acqua del lago, solcato dalle tante barche cariche di studenti. E quando la carrozza comincia a muoversi mi sembra quasi di star facendo ritorno a una seconda casa…a un luogo che amo e che ha significato così tanto nella mia vita: Hogwarts.

 

   
 
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