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Autore: melanita    02/07/2012    4 recensioni
L'umanità ha ormai colonizzato lo spazio, sotto il controllo di grandi Compagnie commerciali. Edward ed Alphonse, due fratelli i cui corpi sono parzialmente sostituiti da parti meccaniche, ed i loro amici si ritrovano coinvolti in una lotta per il possesso di un misterioso potere... un potere che ha qualcosa a che fare con loro padre, misteriosamente scomparso, con inquietanti esseri non esattamente umani, e con una guerra combattuta molti anni prima. Sulla loro strada troveranno anche l'astronave pirata Ishval ed il suo equipaggio, guidato dal capit... pardon, colonnello Roy Mustang, che alla loro ricerca è più legato di quanto lui stesso sappia.
Coppie: Royai, Ling x Lan Fan, Ed x Win
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Edward/Winry, Roy/Riza
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO I

- Dunque, ricapitoliamo. La Ishval è al momento in orbita intorno ad un asteroide deserto ed assolutamente insignificante, circondato da altri asteroidi ugualmente deserti ed insignificanti. Abbiamo danni ai motori principali ed ausiliari, scudi a metà della loro potenza normale, riserve di carburante per circa tre giorni, e se usciamo da qui abbiamo ottime possibilità di essere individuati e fatti a pezzi da quella nave della Compagnia. Ho dimenticato qualcosa?-

Gli altri membri dell'equipaggio si guardarono, poi uno di loro, un giovane con i capelli scuri che si stava sistemando nervosamente gli occhiali, aggiunse:- Beh, in effetti... ho captato una trasmissione della Compagnia. Hanno inviato altre navi nella zona, saranno qui tra poco.-

- Grazie, sergente maggiore Furey.- replicò piattamente il comandante, lasciandosi cadere con il capo reclinato sulla poltrona al centro della sala di comando. Poi si raddrizzò di scatto:- E che mi dite delle armi?-

- Batterie di prua funzionanti al settantacinque per cento, quelle di poppa ottanta per cento, armamenti laterali al settanta per cento. Ancora sei siluri disponibili.- lo aggiornò con rapida efficienza la donna bionda che rivestiva la carica di primo ufficiale.

- Uhm... non siamo messi così male, allora, vero, tenente Hawkeye?-

La donna portò distrattamente una mano alla cintura, verso la fondina della pistola, poi decise che non ne valeva la pena. Con voce molto calma e controllata, dichiarò:- Colonnello Mustang, fino a pochi giorni fa stavamo navigando fuori da tutte le rotte abituali, con ottime probabilità di non incontrare altre navi. Ora siamo bloccati accanto a questo... sasso, e non abbiamo alcun modo di allontanarci senza farci sparare addosso. E tutto questo perché qualcuno doveva assolutamente andare ad un appuntamento con una ragazza su un pianeta controllato da una Compagnia. Quindi... sì, siamo messi così male. E lei dovrebbe avere la decenza di sembrare almeno dispiaciuto.-

Roy Mustang fece immediatamente svanire il sorrisetto che gli aleggiava sulle labbra, osservando preoccupato la sua sottoposta. L'ultima volta che aveva visto Riza Hawkeye così arrabbiata, tre uomini si erano ritrovati a terra con le gambe trapassate da un proiettile... lo stesso proiettile. Quell'episodio doveva essere entrato tra le leggende metropolitane.

Una voce divertita salì dall'interfono:- Ehi, colonnello, la prossima volta potrei andarci io all'appuntamento al posto suo!-

- Tenente Havoc, si occupi dei motori!- intervenne Riza.

- Lo sto facendo, Riza! Ma se qualcuno non avesse risparmiato sui ricambi, all'ultimo atterraggio Breda e Falman farebbero sicuramente più in fretta, ed io potrei riprendere il mio posto di pilota invece di fare il meccanico!-

- Ma perché oggi ce l'hanno tutti con me?- mugolò il colonnello, imbronciato, salvo poi zittirsi quando la bionda riportò il suo sguardo su di lui.

- Lei, colonnello, farebbe meglio a smettere di lamentarsi e pensare ad un piano per portarci via.-

- Oh?!- Roy rimase a bocca aperta:- Pensi ancora che io possa portarci fuori di qui?-

Riza alzò le spalle, voltandosi verso un pannello di controllo:- Mi fido di lei.-

 

***

 

Edward Elric, immobile sulla porta di casa, stava per perdere la pazienza. Respirò profondamente, contando fino a dieci. Venti. Trenta. Poi esplose:- Si può sapere che cosa sta succedendo qui?!-

Nel piccolo appartamento calò di colpo il silenzio più totale, mentre i suoi occupanti si bloccavano e si voltavano verso la porta. Ed notò distrattamente il suo amico Ling disteso a terra con una ciambella in bocca ed un groviglio di cavi elettrici avvolto intorno ai piedi, mentre Lan Fan incombeva sopra di lui con un paio di cesoie in mano. L'intera stanza sembrava un campo di battaglia, con vestiti, confezioni di cibo e attrezzi meccanici sparsi in giro sul pavimento, sui mobili e, nel totale disprezzo di ogni legge di gravità, addirittura al soffitto.

Ma tutto questo era normale amministrazione a casa Elric. Quello su cui Edward stava concentrando la sua attenzione era l'angolo in cui stavano Alphonse e May Chang, affiancati con l'aria innocente di chi sta sicuramente nascondendo qualcosa dietro la schiena. E considerato che il volto di Alphonse era fatto di metallo, Edward doveva dargli credito che l'aria innocente era davvero ben riuscita.

- Che cosa sta succedendo qui?- ripeté Ed, più tranquillo.

- Siamo venuti a trovarvi e quella peste ci è venuta dietro e...-

- Ling è inciampato in un cavo mentre inseguiva May e...-

- Io volevo salutare Al e Ling non voleva lasciarmi venire...-

- Sono venuti a farci una sorpresa però...-

Edward sentì che stava per urlare di nuovo, ma si morse la lingua. Ricorda le lezioni della maestra Izumi... calma ed autocontrollo... calma ed autocontrollo... si ripeté meccanicamente, mentre avanzava schivando gli ostacoli sul pavimento verso suo fratello. Diede un calcio ad un vassoio con la protesi di metallo che aveva al posto della gamba sinistra, mentre diceva:- Lan Fan, per favore, lascia perdere le cesoie, quei fili potrebbero servirci ancora. E tu, Ling, si può sapere perché devi venire qui per mangiare? Vivi in un palazzo, insomma! E' pieno di cibo là!-

Ling bofonchiò:- Ma io ho fame...-

Prima di poter replicare, Ed sentì un suono flebile provenire dall'angolo, subito coperto da May con colpi di tosse assai poco genuini. Sospirò:- Al, che cosa ti ho detto sui gattini dello spazioporto?-

- Quali gattini?- domandò Al, con un tono di serafica sorpresa che riusciva perfino a non sembrare fuori posto nella bocca di un cyborg quasi interamente metallico.

- Quelli che tu e May state tentando di nascondere dietro la schiena. Ed uno ti è appena passato in mezzo alle gambe.- fece notare Ed, puntando lo sguardo sul tenero animaletto. Sospirò ancora una volta:- Al, io non ho niente contro i gatti, lo sai. Ma ne abbiamo già quattro, maledizione! In un monolocale!-

- Ma li avevano abbandonati in una discarica.! Non potevo lasciarli lì, Ed!-

- Ma perché dovevi portarli qui? Non li puoi...- si interruppe per un momento attendendo l'illuminazione... ah, ecco! Riprese:- Non li puoi dare a May Chang? A lei piacciono, ha tanto spazio...-

L'ultima frase, rifletté tra sé, era decisamente un eufemismo. Ling e May erano i figli, da due matrimoni diversi, di uno degli uomini più potenti del pianeta, uno dei direttori della Compagnia Xing. Le Compagnie, le grandi aziende multiplanetarie che dominavano, a livello pratico, buona parte della galassia, erano notoriamente generose con gli stipendi dei propri dipendenti più importanti, e questo significava che l'abitazione del direttore generale Yao (nonché della sua attuale moglie e dei figli nati dai suoi svariati matrimoni precedenti) occupava l'equivalente di un quartiere della città.

- Ma mio padre non mi lascia prenderne altri, dice che ne ho già troppi!- protestò la bambina nel frattempo.

- Che è vero.- intervenne Ling, rimessosi finalmente in piedi con l'aiuto della sua efficiente guardia del corpo/segretaria/autista/tuttofare. Tutti lo ignorarono.

- Puoi sempre chiedergli di finanziare la costruzione di un ospizio per gatti randagi.- suggerì Edward:- Dopotutto se paga tutto quello che mangia Ling, potrà permettersi anche un'opera di beneficenza.-

- Ehi, perché ce l'hai con me oggi?- protestò l'altro ragazzo, sentendosi chiamato in causa, mentre May rifletteva sulla proposta.

- Comunque...- Al tentò di cambiare argomento:- Ling, Lan Fan e May sono venuti qui per andare a fare un giro insieme.-

- Ma Ling si è dimenticato che oggi pomeriggio tu lavoravi.- puntualizzò May. Il fratello (fratellastro, come lei rimarcava regolarmente) la guardò molto male e lei gli rispose con una linguaccia. Al, Ed e Lan Fan fecero del loro meglio per nascondere le risate, di fronte a quella prova di amore tra fratelli.

Ed prese in mano la situazione:- Allora, facciamo un giro in città?-

La proposta ottenne l'istantanea approvazione di tutti: pochi minuti dopo erano fuori, ignari degli occhi che per tutto il tempo li avevano osservati.

 

***

 

- Ecco la chiave della sua stanza, signore. Si fermerà molto?-

- Non l'ho ancora deciso. Ma se tutte le ragazze di questo pianeta sono come lei... potrei fermarmi molto a lungo.- sussurrò l'uomo, sfiorandosi il cappello bianco in segno di saluto mentre si allontanava dal bancone, lasciandosi alle spalle la ridacchiante addetta alla reception. Finalmente solo nell'ascensore, si concesse una smorfia infastidita: era stato un viaggio sfibrante. Chi avrebbe immaginato che si sarebbero accorti così in fretta dell'accaduto? Aveva dovuto affrettare i tempi... e, si disse, lasciando scivolare lo sguardo sulle pieghe che rovinavano il suo elegante completo bianco, si vedeva. Doveva assolutamente farsi dare l'indirizzo di un sarto.

Con un po' di fortuna, comunque, ora avrebbe avuto un po' di tempo per riposare e pianificare la sua mossa successiva. Il suo sguardo passò dal vestito alla grossa valigia posata accanto a lui. Quello che c'era lì dentro era, probabilmente, il più grande successo della scienza negli ultimi decenni. Ed era suo. Assolutamente suo. Valeva la pena di essere solo contro il resto del mondo, solo per il piacere di vedere cosa sarebbe successo.

Mentre usciva dall'ascensore, raggiungeva la sua camera ed osservava con aria di sufficienza l'arredamento, non smise mai di sorridere. D'accordo, la Compagnia Amestris ha praticamente emesso una condanna a morte contro di me, pensò, e se la Compagnia Xing scopre che cosa ho portato sul loro pianeta,mi inseguiranno come cani dietro ad una lepre. Ma tutti loro dovranno imparare che Zolf J. Kimbley non è una lepre.

 

***

 

Il bar dello spazioporto era affollato come al solito, nonostante fosse ancora pomeriggio, ed il barista stava facendo del suo meglio per servire tutte le persone che si affollavano intorno al bancone. Tutti i tavoli erano già occupati. Soltanto uno, in un angolo che l'illuminazione stroboscopica lasciava in penombra, poteva passare per vuoto. Chi si avvicinava, però, si accorgeva presto della figura solitaria che lo occupava. Un uomo dai capelli bianchi, con gli occhi nascosti dietro un paio di lenti scure ed una lunga cicatrice sul volto, stava fissando la bottiglia davanti a lui, come se il vetro opaco potesse rivelargli qualche segreto.

Scar non aveva intenzione di rimanere su quel pianeta. Non c'era nulla lì che riguardasse la sua missione, ed era sfumata anche la possibilità di ottenere un lavoro per recuperare un po' di soldi... ed aveva bisogno di soldi, se voleva raggiungere il suo scopo. Anche se ormai, ogni mese, ogni anno che passava, faceva sembrare quello scopo sempre più impossibile. Tutte quelle ricerche, tutti quei lunghi viaggi tra le stelle, ed era ancora lontano dallo scoprire i veri responsabili di quel massacro. Lontano dal punirli. Sarebbe stato più facile lasciare perdere.

Ripensò al corpo di suo fratello, devastato dall'esplosione, che diventava freddo tra le sue braccia, e scosse la testa. Non avrebbe mai lasciato perdere. Anche dopo anni, la battaglia di Ishval continuava a rivivere nei suoi incubi. Ogni notte, ogni singola notte, le astronavi cadevano dal cielo illuminato a giorno dalle esplosioni, la fanteria caricava e moriva, il puzzo della carne carbonizzata e del sangue invadeva le sue narici, le urla dei feriti erano sovrastate dai botti assordanti. Ogni. Singola. Notte.

Afferrò di scatto la bottiglia, versandone l'intero contenuto nel bicchiere di fronte a lui. Sarebbe ripartito quella sera stessa. Non voleva sprecare altro tempo.

 

***

 

- Sei sicura che sia su questo pianeta, sorella?- domandò la figura che fissava lo schermo con una smorfia, passandosi una mano tra gli spuntoni di capelli verdi.

Una donna, mollemente sdraiata su un divanetto, alzò la mano pallida, controllando in controluce lo smalto che aveva appena finito di stendere sulle lunghe unghie eleganti. Con l'altra mano soffocò uno sbadiglio di noia, mentre rispondeva:- Sì, ma non è stato facile. Kimbley è stato bravo a nascondere le sue tracce... ed a scegliere un pianeta dove la Compagnia Amestris non ha giurisdizione.-

- Già. Se non fosse stato così intelligente, non sarebbe stato il direttore del progetto di ricerca... e non se ne sarebbe andato portandosi via il risultato finale di anni di studi.- intervenne la terza persona presente a bordo, risistemandosi gli occhiali scuri:- E nessuno di voi ha sospettato niente finché non lo ha fatto, vero, fratellini?-

- Tu non sapevi neppure chi fosse Kimbley prima che il Padre ti chiamasse, Greed.- gli rinfacciò la donna, senza distogliere l'attenzione dalle sue unghie.

- E sarei contento anche continuando a non saperlo, Lust. Non mi interessano i vostri giochetti.-

- Ed allora perché ora sei qui con noi?-

- Perché il Padre mi paga. E molto. Tu, Envy e gli altri tenetevi la vostra fedeltà e le vostre chiacchiere sul meraviglioso futuro che vi aspetta. Io sono qui in nome del mio conto in banca.-

- Sei solo un ingrato piccolo avido che...-

- Adesso basta, voi due.- li interruppe l'altro:-Stiamo per atterrare sul pianeta. Ci saranno le solite formalità, poi si inizia la ricerca.-






ANGOLO DELL'AUTRICE

Ed ecco il primo capitolo della storia, che serve soprattutto per introdurre alcuni dei personaggi. Sì, so che per adesso non si capisce molto come si sia passati dal prologo a questa situazione, ma verrà spiegato tutto più avanti (almeno spero). Non sono sicura della caratterizzazione, mi sembrano OOC, anche se alcuni aspetti saranno più chiari andando avanti con la storia. In ogni caso, come ho già detto all'inizio, questo è un esperimento, quindi sentitevi liberi di farmi tutte le critiche che volete! Ho assoluto bisogno di consigli!
Una piccola nota sulla nave di Mustang: si chiama Ishval perché questa è la versione del nome che mi piace di più, ma ho trovato anche Ishbar e Ishbal... qualcuno sa se c'è una traslitterazione corretta? Perché io non l'ho ancora capito ^_^
Per quanto riguarda il nome, sì, si riferisce alla stessa battaglia a cui pensa Scar. E sì, c'è un legame... però sarà chiarito più avanti, così come il motivo per cui Mustang è ancora "colonnello" e non "capitano". Mi sono ispirata un po' ad un film chiamato Serenity, quindi se qualcuno lo conosce ha già un indizio.
Mi pare di aver detto tutto. Ringrazio ombra_notturna e Stratovella che hanno recensito il capitolo precedente, e tutti quelli che lo hanno letto. Per favore, ditemi cosa ne pensate di questo!
Tanti saluti!

Melanita

  
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