INFORMAZIONI RAPIDE DALLA FRANCIA
In casa Belmont il telefono fisso era stato creato per essere una sorta di tortura. C'erano almeno una ventina, tra cordless e oggetti arrivati dall'età della pietra, tutti funzionanti, dislocati ovunque per la grande villa. Tutti ovviamente in corridoi e grandi stanze, di modo che quando suonavano, il rimbombo di venti diverse suonerie si distibuiva per tutta la casa, assordando chiunque non fosse abituato o almeno preparato al fenomeno.
Quando il solito concerto prese il via, Koko era seduta a chiacchierare con Sherry.
– Vado io! – esclamò la brunetta, alzandosi e correndo pur di far cessare subito quella cosa insopportabile.
– Pronto? – disse allegra.
– Uh... Sherry? –
– No, sono Koko, un'amica. Chi parla? –
– Ah... Kyo Takamine, sono un... conoscente di Sherry –
– Piacere –
– S-sì, anche per me... Senti, mi puoi passare Sherry? –
– Ecco, Sherry non sta molto bene in questo periodo –
– Cos'ha? –
– Sai, è da un po' che un suo amico è sparito e credo che questo la faccia sentire triste... e in più ha una specie di influenza, si sente debole e sviene, quindi io sto qua e le do una mano –
– Capisco... c- ah, senti –
– Cosa? –
– Ecco... ma è una cosa seria, non so contagiosa? –
– Ma... Io non sono proprio al massimo della forma, quindi credo di sì... Perché? –
– Niente... Grazie Koko, ciao –
– Ciao Kyo! – Koko si girò e tornò allegra dalla sua migliore amica.
– Chi era? – chiese Sherry.
– Un ragazzo con un nome strano, Kyo mi pare –
– E cosa voleva dire? – chiese Sherry, appuntandosi mentalmente che se Kyo avesse anche solo nominato la parola “mamodo” in presenza di Koko e rischiato di farle tornare la memoria o simili avrebbe fatto un viaggetto in Giappone e gli avrebbe poco delicatamente infilato il suo scettro in quel determianto punto del corpo.
– Ha chiesto come stavi e basta. Dì un po', non è che è un tuo ammiratore? – chiese Koko maliziosa.
– No, no, per nulla! – disse Sherry. Perché Kyo avrebbe dovuto chiamarla solo per sapere come stava? Avevano tutto sommato buoni rapporti, ma non così buoni. E chiamare dall'altra parte del mondo senza motivo non era molto logico.
– Che c'è Sherry? – chiese Koko.
– Nulla, stai tranquilla – la rassicurò la bionda. Koko la guardò. Da quando quel ragazzo se n'era andato Sherry era un po' malinconica, certo migliorava, ma non era allegra come prima. E quella sua strana influenza la stava facendo diventare pallidissima. Koko scattò in avanti velocemente sorreggendo Sherry, che era svenuta di nuovo.
A casa sua, Kyo sbuffò. Dannazione, meglio che la botta in testa l'avesse rimbambito e che quello che pensava fosse un'idiozia scaturita da una qualche parte del suo cervello a cui piaceva fare scherzi di cattivo gusto. C'era solo un modo per confermare la sua teoria. Chiamare subito Dufox.
Ed eccoci col terzo capitolo! Se vi chiedete a cosa serva, ecco serviva solo per far ragionare Kyo. Tutto qua, immagino (perchè notare, sono l'autrice ma non ho idea del motivo per cui scrivo le cose). Ci sentiamo tra un paio di settimane, quando torno dalla Sardegna. Bye!