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Autore: Didi Sunshine    03/07/2012    0 recensioni
Nella vita ci vuole equilibrio. Il giusto mezzo è quello che ci permette di stare bene con noi stessi. Ma Alice Watson questo equilibrio non riesce a trovarlo. È continuamente sballotata a destra e a sinistra dai suoi compagni di scuola e dai suoi insegnanti. Tutti sembrano sapere qualcosa che lei non sa. Il problema è che quel qualcosa la riguarda in prima persona.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La signorina Smith

 

If you point your question,

The fog will surely chew you up

(System of a Down – Suggestion)

 

 

Quando Alice si era risvegliata era ormai pomeriggio inoltrato e la luce del tramonto stava colpendo il suo volto attraverso le serrande delle finestre dandole fastidio. Era stesa sul suo letto e non aveva minimamente voglia di alzarsi. Quello che era successo poche ore prima le cadde addosso come un macigno: non aveva fatto assolutamente niente, (come quasi ogni volta che veniva incolpata di qualcosa), ma avrebbe dovuto fare il doppio turno in cucina. Per colpa di quelle cretine delle sue compagne di stanza. E di quell'idiota del preside Lewis, non dimentichiamoci. Ma la cosa che la scocciava di più era che avrebbe dovuto saltare la gita; e non una gita qualunque. Quella all'osservatorio di Greenwich, uno dei più grandi al mondo. Alice aveva sempre avuto sin da piccola una passione per le stelle. Sapeva riconoscere nel cielo tantissime costellazioni come le Orse, Cassiopea, il Cigno, il Dragone e, anche se dall'inquinata città di Londra non si vedevano bene, era disposta ad andare a fare le camminate in montagna che ogni tanto il collegio organizzava pur di poterle osservare. La sua parte di camera era ricoperta di poster riguardanti ogni qualsivoglia argomento riguardasse l'astronomia, (oltre ad alcuni poster dei System of a Down), e la sua biblioteca personale comprendeva una ventina di libri sulla mitologia greca che racconta come le stelle fossero finite in cielo. Oltre a ovviamente i libri fantasy. Alice adorava leggere, immaginare e raccontare storie a se stessa prima di andare a dormire. Ogni volta che aveva un romanzo sotto mano si sentiva protetta in qualche modo: era nel suo mondo, dove niente poteva distrarla o farle del male.

Alice sbuffò. Non poteva sopportare di perdersi quella gita cavolo!

-Alice, sei sveglia?-. Una voce la fece trasalire. Si girò di scatto. Anthony la stava fissando, gli occhi smeraldini che la guardavano da poco sopra il letto. Era seduto per terra, con i capelli scarmigliati.

-An..Anthony, che ci fai qui?- chiese con voce meravigliata. Si ricordava che erano andati in camera insieme ma non si aspettava che stesse con lei tutto il pomeriggio. Bhè forse era andata a vedere se si era svegliata.

-Ermm, da dove comincio- disse il ragazzo mettendosi una mano tra i capelli. -Ti ho accompagnato qui dopo...bhè dopo quello che è successo-. Alice gli fu grata che cercasse di non ricordarle la sua giornata. -Poi ti sei sfogata, hai pianto molto. Quando ha finito ti sei addormentata poco dopo sulla mia spalla e ho pensato di appoggiarti sul letto per farti stare un po' meglio, spero di non avere sbagliato- continuò abbassando lo sguardo. Non riusciva più a reggere quello di Alice, che lo fissava accigliato.

-E...e sei rimasto qui tutto il tempo?- chiese la ragazza con un certo imbarazzo.

-Sì, spero di non averti fatto un dispiacere....-. Anthony non finì mai quella frase perché fu travolto da una cascata di capelli marroni. Alice si avvinghiò a lui stringendolo in un abbraccio. Il ragazzo, dapprima stupito, piano piano la strinse a sua volta accarezzandole i capelli.

-Grazie- la sentì dire mentre era con la testa appoggiata alla sua spalla. Dopo qualche secondo la ragazza si scansò da Anthony. Non era rossa in volto, ma rideva con un certo imbarazzo.

-M-ma cosa hai fatto per tutto questo tempo qui?- gli chiese incuriosita. Da quello che poteva vedere e capire, era rimasta addormentata dall'ora di pranzo fino al tramonto. Circa sei ore quindi.

-Spero che tu non ti offenda, ma ho visto in quello scaffale che hai molti libri sulla botanica. Sai, mi è sempre piaciuta e pensavo di avere tante cose riguardanti questo argomento. Ma guardando te e la tua collezione, mi sono convinto che ho sbagliato-. Sorrise. Aveva un sorriso bellissimo.

Un'altra passione di Alice erano le piante. Sapeva riconoscerne diverso tipi, da quelle rampicanti a quelle come le querce secolari, ma quello che davvero la incuriosiva di più erano i funghi. Ogni volta che la sua classe andava a fare le camminate in montagna veniva tempestata di domande su ogni fungo che i suoi compagni vedevano a terra.

-Ah, e quindi ti interessano le piante è?- domandò Alice guardandolo stupita.

-Già e mi piacerebbe dire che so più cose di te. Mio padre è un erborista-.

-Eh, ma allora hai un vantaggio ingiusto cavoli!- disse sbuffando Alice incrociano le braccia e mettendo su il broncio.

-Sì, ma la mia è tutta intelligenza- ribatté Anthony sorridendo ancora.

-Modesto il ragazzo è?-.

-No, solo sincero- rispose Anthony alzando le spalle.

Alice scoppiò a ridere e prese un cuscino. Si scaraventò sul ragazzo che cadde rovinosamente a terra sghignazzando. Alice gli buttò il cuscino sulla faccia.

-Ritira quello che hai detto e ti lascio respirare-. Alice sentiva Anthony far finta di soffocare sotto il suo peso, ma le sue risate le facevano capire che stava solo scherzando.

-Chiedo venia, o saggia Regina della Terra. Lascia respirare questo tuo umile servitore- disse Anthony mentre con una mano all'aria reclamava aria. Alice lo lasciò andare ma gli fece segno di alzarsi.

-Bene, e adesso inchinati. Non dimentichiamo le buone maniere su!-.

Anthony si prostrò dinanzi alla ragazza e le prese la mano; poi gentilmente gliela baciò. -È sempre un onore servirvi mia regina- disse tra le risa della ragazza.

Il fato volle però, che quel giorno non fosse il fortunato di Alice. Proprio mentre il ragazzo le stava baciando la mano, la porta si spalancò. E chi poteva entrare se non le tre oche? Stavano tutte e tre parlando amabilmente l'una con l'altra quando si accorsero di chi e di che cosa stava succedendo in camera loro.

Le reazioni furono molteplici e diverse: Michelle sgranò gli occhi in una maniera tale che Alice si stupì che non le fossero usciti dalle orbite; Myranda aveva connesso dopo un po' quello che stava osservando ma il suo sguardo era carico d'odio e la mano stretta pugno lo confermava; Maegan si limitò a esibire il suo classico viso da “non ho capito niente” che faceva vedere ventiquattro ore al giorno. Anthony invece si limitò a staccarsi da Alice, mentre quest'ultima sbuffava pensando che quel giorno non gliene capitava una giusta.

-Sarà meglio che vada Alice- le disse il ragazzo mentre si allontanava. -Ci vediamo a cena- continuò esibendo uno dei suoi sorrisi.

-Certo Anthony. E grazie- rispose Alice mentre lo salutava timidamente con la mano. Non appena lui fu uscito dalla stanza, Alice si alzò e prese a mettere a posto il letto che aveva disfatto quando si era addormentata. Stava ormai per appoggiare il cuscino sul materasso quando sentì la voce di Michelle. Alice si stupì di aver dovuto aspettare tanto per essere messa a ferro e fuoco.

-Cosa ci faceva lui qui dentro Watson?- chiese con una punta di rabbia nella voce. Le aveva puntato il dito contro come se la avesse colta con le mani nel sacco a fare qualcosa di illegale.

-E che problema c'è scusa? Fino a prova contraria, questa è anche camera mia-. Alice rispose guardandola in faccia e senza un minimo segno di spavento nella voce. Dopotutto, che aveva fatto di male?

-Lo sai che è vietato fare entrare i ragazzi nei dormitori femminili- rispose con un ghigno malvagio sulla faccia che presagiva un “dopo lo andrò a dire al preside”.

-Oh, bhè, che detto da te che se ne fa uno a sera dovrebbe spaventarmi. Da che pulpito vien la predica, Michelle- rispose sghignazzando Alice. Pensava davvero che l'avrebbe avuta vinta così? -E poi, diamine ho quattordici anni! Non è che puoi pensare tanto male, ragazza!-. Alice si porto una ciocca dietro l'orecchio e riprese a sistemare la sua parte di stanza.

-Sta di fatto che ti ho visto Watson e non la pagherai liscia-.

-Sta di fatto che io ho un testimone che può provare che noi non stavamo facendo niente di sbagliato e che può confermare che ho dormito tutto il pomeriggio, Johnson-. Se Alice cominciava a usare il cognome di Michelle allora voleva dire che si stava arrabbiando. Perché non la lasciavano semplicemente in pace?

-Ora, se non ti dispiace, dato che per colpa del tuo scherzetto mi sono sporcata di uova- Alice fece segno con la mano dove la carbonara le era caduta, colorandole di giallo la camicia -gradirei andarmi a lavare. E vorrei che al mio ritorno tutto fosse esattamente come l'ho lasciato in questa stanza-. Il trio delle oche aveva infatti l'abitudine di spostare le cose di Alice nella camera sperando che non le trovasse più.

Alice lasciò le sue compagne nella camera da letto con la rabbia ancora da sbollire ed entrò nel bagno. La prima cosa che fece fu guardarsi allo specchio: nonostante il pianto il trucco non aveva sbavato perché probabilmente e fortunatamente ne aveva messo davvero poco. Sorrise all'idea del trucco sbavato: aveva rischiato di diventare un clown davanti a Anthony!

Dopo essersi svestita, entrò nella vasca da bagno. Si immerse fino alla bocca come faceva di solito. Stare nell'acqua calda la rilassava talmente tanto che quando usciva di solito si addormentava pochi minuti dopo. Alice si ritrovò a pensare quella non era proprio la sua giornata: si era beccata un doppio turno in cucina, avrebbe saltato la gita e le sue compagne di stanza l'avevano vista in compagnia di un ragazzo in camera. E non un ragazzo qualunque. Anthony Harris colui per cui Myranda aveva una cotta da non sottovalutare. Si sarebbero vendicate, di questo ne era sicura. Ma non pote fa altro che ridere al ricordo della rabbia che si leggeva palesemente negli occhi marroni di Michelle e in quelli azzurri di Myranda. Era tutto così paradossale!

Dopo quello che a Alice sembrava più di una ventina di minuti, la ragazza si decise di uscire dalla vasca. Doveva essere parecchio stressata considerando che il tempo che stava immersa era direttamente proporzionale a quanto pesante era stata la giornata. Si asciugò in fretta e si vestì. Poi si guardò allo specchio: il verde le stava bene, sicuramente. Aveva indossato una maglia abbastanza larga dalla quale le usciva una spalla e dei pantaloni stretti di un verde un po' più chiaro che si intonavano con le scarpe. Vans chiaramente.

Uscì dal bagno sperando di trovare tutto come prima e quello che vide la lasciò spaesata. Myranda era seduta sul suo letto, singhiozzando, me soprattutto senza le sue amiche. Alice si avvicinò lentamente a lei e le si sedette di fianco. Non sapeva cosa dire. Non erano di sicuro amiche e Alice non era mai stata brava in queste cose.

-My..Myranda- chiese Alice. La ragazza emise un grugnito come per dar segno che aveva capito. -Myranda....che è successo?-.

La ragazza alzò gli occhi. Alice ci trovò odio misto con tristezza.

-Osi anche chiedermi come sto dopo quello che mi hai fatto?!- urlò alzandosi in piedi e puntando il dito contro Alice, che non sapeva cosa rispondere. Cosa aveva combinato di tanto grave? -E non fare quella faccia signorinella! Come se non sapessi che Anthony piace a me! Perché ti ci sei messa insieme? Perché?-. Myranda aveva continuato a urlare per tutto il tempo.

-Myranda, ascoltami- tentò di dire Alice.

-No che non ti ascolto, non c'è niente che tu debba dirmi!-

-Te l'ha detto Michelle che ci siamo messi insieme?-.

-Sì!- urlò di rimando.

-Myranda cavoli, a me Anthony non piace va bene?!- le disse tutto d'un fiato mettendole le mani sulle spalle per farla stare ferma.

-Come?!- chiese la ragazza spaesata da quella confessione.

-Hai capito benissimo. È solo un buon amico non ti preoccupare. Te lo puoi tenere-. Alice non le lasciò nemmeno il tempo di rispondere che si alzò dal letto e uscì dalla stanza, tremante di rabbia. Perché Michelle si divertiva a far star male le persone?

Mentre camminava nel corridoio che portava all'uscita, Alice guardò l'orologio: le sette e un quarto. Oh cavolo.

Cominciò a correre verso la sala mensa. Era in ritardo di quindici minuti e Dio solo sapeva che cosa le avrebbero fatto se non fosse entrata in sala nel giro di dieci secondi. No, di sicuro non era la sua giornata.

Percorse il corridoio a ritroso fino a quando si trovò all'entrata. Dentro vide tutta la scuola seduta ai tavoli, ma c'era ancora un vociare di sottofondo, segno che la preghiera non era ancora stata fatta. Alice tirò un sospiro di sollievo. Non l'avrebbero punita questa volta. Michelle e Maegan erano al tavolo senza Myranda: Alice intuì che fosse ancora in camera da letto. Un braccio la distolse dai suoi pensieri: Anthony si stava praticamente sbracciando per tentare di chiamarla. Le aveva tenuto un posto di fianco a lui e Alice, sorridendo in risposta al gesto che aveva appena fatto, si incamminò verso di lui. Si era cambiato e indossava un paio di jeans blu larghi e una maglia dei Metallica dell'album Master of Puppets. Alice non era una grande fan di quel gruppo, certo conosceva le canzoni più famose, ma non potè far altro che dire che quella maglia gli stava benissimo. Si era ingellato giusto un po' i capelli neri e si suoi occhi verdi risaltavano in modo particolare con i suoi vestiti.

-Finalmente ce l'hai fatta. Pensavo che quelle tre ti avessero ucciso o qualcosa del genere- disse scherzando e scompigliandosi i capelli. -Questi sono i miei amici: Cody Adams, David Bell e Beatrix Carter- continuò puntando ognuno dei tre ragazzi mentre diceva il nome. -Sono tutti in classe con me-.

-È un piacere Alice. Finalmente possiamo conoscerti- disse David stringendole la mano. Era un ragazzo un po' più robusto dell'età che aveva. Dimostrava diciassette anni, ma Alice sapeva che era dovuto al suo allenamento costante nella scherma. Aveva i capelli corti e neri che gli stavano scompigliati, gli occhi marroni nocciola e anche lui aveva una maglia dei Metallica, questa volta però l'album era And Justice For All.

-Davvero, non ne potevamo più di sentire Anthony che parlava solo di te- continuò Cody. Alice vide Anthony diventare rosso in volto e non pote non ridere. Cody aveva i capelli biondi legati dietro da una coda e gli occhi marroni scuro. Lui aveva i pantaloni della tuta e una maglia degli Iron Maiden dell'album Killers.

-Uhuh, ragazzi vedo che la piccolina qui non ha la maglia di riconoscimento del gruppo “I metallari del Preston College”-. Beatrix si era intromessa interrompendo le risate, ma riportandole poco dopo. Aveva i capelli rossi legati e gli occhi azzurri penetranti. Anche lei indossava una maglia degli Iron Maiden con la copertina dell'album Best of Beast. -Dimmi Alice, qual è il tuo gruppo preferito?- le chiese Beatrix.

-I..I System of a Down- rispose titubante la ragazza. Guardare negli occhi Beatrix era inquietante e Alice non riusciva a reggere lo sguardo.

-Bene, faremo in modo di rimediarti una maglia, che ne dici An?- chiese Beatrix a Anthony.

Il ragazzo non fece tempo a rispondere perché il preside Lewis porto tutti al silenzio. Era risaputo che quando il preside si alzava tutti dovevano tacere all'istante.

-Bene, ora che la signorina Myranda Cooper si è degnata di unirsi a noi, direi che il caso di cominciare a mangiare prima che quello che avete nel piatto si raffreddi. Vorrei dare una comunicazione alla signorina Alice Watson: dopo cena la signorina Smith la aspetta nel suo ufficio per discutere del suo doppio turno in cucina-.

Il preside si sedette e dai tavoli si levò un “Per il Padre, per il Figlio e per lo Spirito Santo. Amen.”:

 

Cantiam insiem alla presenza del Signor che verrà,

alla potenza, del Signor!

Alziam le mani sopra di noi, sia gloria a Dio, ci salverà!

Egli è Gesù Cristo, il signore Egli è Gesù Cristo:

il Signor.

Alice non si godette molto le scaloppine che aveva per cena. Rispondeva alle domande che le rivolgevano i suoi nuovi amici, ma con la mente era già al colloquio con la signorina Smith. Lei era colei che all'interno di quella scuola aveva sostituito la vecchia balia di Alice a sette anni. Le voleva bene e Alice si rispecchiava molto in lei: stessi occhi verdi e stessi capelli biondi.

Appena finito di mangiare, la ragazza salutò i suoi nuovi amici e si incamminò verso l'ufficio dell'insegnante di storia e geografia. Davanti alla porta si fermò e bussò. Non appena sentì l'”avanti” raggiante della signorina Smith, entrò.

La trovò seduta alla cattedra con il registro sotto gli occhi. Il suo ufficio era addobbato con le foto dei suoi studenti e di suo figlio che aveva cinque anni. Era simile a lei, solo che i capelli erano scuri come quelli del signor Smith. La signora aveva sì e no trentacinque anni e portava i suoi classici vestiti un po' strani: indossava sempre qualcosa che avesse un colore acceso. Portava i capelli sciolti sulla schiena e profumava sempre e costantemente di gelsomino. Le pareti della stanza spiccavano particolarmente: una era verde, con degli alberi dipinti in modo talmente realistico che sembrava si muovessero sfiorati dal vento; un'altra blu, affrescata da alcune onde le quali sembravano emanare un forte odore di acqua salmastra che Alice aspirò con forza; quella di fronte era di un azzurro più chiaro, interrotto a tratti da quelle che sembravano nuvole, anche queste talmente vere che a Alice sembrava di sentire il rumore del vento; l'ultima, forse la più affascinate, era uno sfondo rosso, sul quale erano state dipinte delle fiamme. A Alice parve di percepire il calore del fuoco sulla pelle. La ragazza si guardò intorno affascinata, come se quella stanza la attirasse. Poi il filo dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce della signorina Smith, la quale aveva appoggiato il registro sulla cattedra nel momento in cui aveva visto la ragazza.

-Oh, buonasera Alice- la salutò con un sorriso a trentadue denti che le illuminava il volto. Le fece cenno di sedersi davanti a lei.

-Voleva vedermi signorina Smith?- chiese Alice.

-Sì, ragazza mia. Ti volevo solo dire che martedì resterò io con te mentre farai il tuo doppio turno in cucina-.

Alice la guardò stupita. Sapeva che anche alla signorina Smith interessavano le stelle. Per quale motivo allora aveva deciso di stare con lei anziché andare all'osservatorio?

-Perché signorina?-

-Oh, non posso dirtelo e sinceramente spero che tu non capisca mai il motivo-.

La ragazza fece una faccia ancora più stranita. Che cosa voleva dire con quella frase?

-Ora scusami Alice ma devo fare un lavoro importante. Ci vediamo martedì allora- la salutò esibendo un sorriso.
Alice uscì dall'ufficio di controvoglia. In quella giornata si era posta tante domande, ma nella sua mente in quel momento c'era solo una gran nebbia.












Eccomi qui con il continuo di questa schifezza storia. Mi è stato fatto notare di come le mie descrizioni non siano particolarmente esaustive. Lo so, purtroppo non mi piace descrivere i luoghi, ma spero di migliorare col tempo.

Prima che qualcuno dica qualcosa sulla religione, vorrei dire che sarà un concetto importante per la storia, quindi aspettate e vedrete.

Per favore, ditemi i vostri pareri! :)

Dids.Sunshine


 

   
 
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