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Autore: madamina    03/07/2012    3 recensioni
Settimo anno ad Hogwarts per il Magico Trio che ritorna a scuola dal momento che Voldemort non ha mai creato i suoi Horcrux. Ma molte cose sono cambiate ed altre ancora cambieranno radicalmente, rivoluzionando la loro vita; chi era amico ora non lo è più, e chi era nemico si potrebbe rivelare il più prezioso dei tesori.
Draco Malfoy è morto, Piton sembra scomparso nel nulla e la guerra è in pieno svolgimento.
Harry decide di scoprire l'assassino di Draco, ma non sarà una cosa semplice. Per fortuna può contare su nuovi amici, in particolare su un nuovo studente dal passato misterioso.
Riuscirà Harry a scoprire l'assassino, e soprattutto a sconfiggere Voldemort nella battaglia finale?
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Capitolo 23

§ Cap. XXIII – Healing rain - Epilogo §

 
L’aria fresca gli sfiorava il viso, una leggera brezza che lo accarezzava dolcemente. Aprì gli occhi ma riusciva a vedere soltanto una soffice nebbia simile ad ovatta tutta intorno a lui, come ad offrirgli un morbido riparo da ogni cosa. Tutto ciò che vedeva era candido, ma non ne era accecato, nulla era eccessivo, nulla lo disturbava, sembrava anzi che la natura si adattasse come meglio poteva ai suoi desideri e bisogni. Anche il silenzio non era assordante, interrotto dal dolce fruscio della brezza nelle orecchie, giusto quel tanto perché la mancanza di suoni fosse solo rilassante e non opprimente. Era seduto, se ne accorse quando prese coscienza del suo corpo. Era seduto e con le mani teneva saldamente il manico della sua scopa. Stava volando quindi, e non era il vento ad accarezzarlo ma era lui a fendere dolcemente l’aria mantenendo una velocità moderata. Sentiva l’umidità sul viso e percepiva il fresco odore di quella nebbia che nonostante gli impedisse una visuale ampia e nitida sembrava stare lì solo per avvolgerlo in un dolce abbraccio. In lontananza scorse le sagome scure di tre anelli fissati alla sommità di tre aste: si trovava evidentemente in un campo da Quidditch. Decise quindi di atterrare e quando smontò dalla scopa i suoi piedi mossero alcuni passi su di un prato verde chiarissimo per via della brina che ricopriva i fili d’erba come una fragile guaina. Si guardò intorno e vide che quello strano stadio era provvisto di gradinate di marmo bianco, lisce e solenni.

Tutto attorno a lui era bianco ed apparentemente freddo, ma non era gelo quello che sentiva, solo un fresco ristoratore, una sensazione di calma e serenità come non provava da tanto, forse troppo tempo. Mosse qualche passo verso una delle estremità del campo accompagnato dal fruscio dei suoi passi che sfregavano contro il morbido tappeto intarsiato di cristalli di ghiaccio, e pian piano dalla nebbia, leggermente più rada a terra, emerse una sagoma, sicuramente umana, vestita con un abito candido, da cui riceveva una sensazione rassicurante. Avvicinandosi riuscì a distinguere i ricami argentati che impreziosivano la veste di quello che era sicuramente un uomo data la lunga barba fluente, finchè non ritrovò due occhi azzurri che tante volte lo avevano scrutato con affetto da dietro un paio di occhiali a mezzaluna.

“Salve Harry” disse l’uomo.

“Buongiorno professor Silente” rispose il ragazzo rasserenato da quell’incontro.

Silente mosse giusto qualche passo per osservare ciò che lo circondava poi chiese: “Dove siamo?”.

“In uno stadio da Quidditch, credo, ma non ne ho mai visto uno simile. Sembra una scultura per quanto è bello”.

“Immagino che il volo per te significhi molto se hai deciso di portarmi qui”.

Harry annuì, poi mise a fuoco un particolare. “Portarla qui? In che senso?”.

“Beh sei stato tu a richiamarmi e a scegliere il luogo dell’incontro”.

“Richiamarla? E da dove?” chiese Harry sempre più disorientato da quella conversazione che per lui aveva dell’assurdo. “Non so neanche dove siamo”.

“Dove eri prima di ritrovarti qui?” gli chiese Silente placidamente.

Harry cercò di mettere a fuco qualche ricordo poi delle immagini gli salirono alla memoria come flash. Hermione e Draco accanto a lui insieme a decine di altri, un pesante portone di legno che veniva ridotto in mille pezzi, il cielo rosso sangue sopra di lui, un parco nel quale di combatteva e si moriva, due occhi pieni di odio che lo fissavano da un volto mutilato, un bruciore così intenso da polverizzarlo sul posto, una spada conficcata nel cuore del suo nemico, la comprensione che tutto era finito.

“Quindi immagino che il volo rappresenti una parte importante della tua personalità” disse Silente interrompendo quel silenzio carico di ricordi e riflessioni.

Harry annuì. “Rappresenta la mia libertà. Lassù non sono il Prescelto, il Ragazzo Sopravvissuto o chissà cos’altro, sono solo un ragazzo, niente di più e niente di meno”.

“Credo che tu abbia ragione. Io non lo ricordo più, è così tanto tempo che non volo più in sella ad una scopa…”

“Qui ne avrà occasione se vorrà, professore”.

Silente si abbandonò ad una sommessa risata divertita. “Questo è il tuo sogno Harry, qui sei tu il protagonista, non io”.

*“Il mio sogno? Vuol dire che tutto questo sta succedendo solo nella mia testa e che non è vero?”

“Certo che sta succedendo dentro la tua testa, Harry. Ma perché diavolo dovrebbe voler dire che non è vero?”. *

Il ragazzo rimase sconcertato e riprese a guardarsi intorno, notando che la nebbia sembrava essersi leggermente diradata. “Cosa succederà adesso?”

“Non lo so con precisione, questi sono i tuoi pensieri, ma credo che dovresti decidere se tornare indietro o andare oltre”.

“Cosa mi aspetta oltre?” chiese inaspettatamente Harry.

Silente alzò un braccio, indicandogli l’ingresso al campo, dove apparvero due sagome: James e Lily abbracciati e sorridenti. Harry rimase pietrificato da quella vista. Tutto ciò che aveva sempre desiderato era ad un passo, aveva sconfitto Voldemort per sempre ed aveva la possibilità di riunirsi finalmente con la sua famiglia, nessuno gliel’avrebbe più strappata. Guardò Silente che gli restituì uno sguardo sereno ed un sorriso, poi mosse un passo ed un altro ed un altro ancora, finché un singulto alle sue spalle non lo fece bloccare. Si girò trovandosi davanti l’ombra evanescente di Hermione che piangeva per lui. Poco dopo apparve anche Pansy e poi Neville, Blaise, perfino Draco, e via via tutte le persone che gli volevano bene.

Harry si girò di nuovo verso i suoi genitori e notò che anche accanto a loro stavano comparendo altre figure. Sirius, poi Lupin, Tonks, tutti quelli che lui considerava parte della sua famiglia, che lo guardavano sorridenti e che erano decisamente più consistenti delle ombre tristi che stavano alle sue spalle. Una scelta difficile. Da una parte l’amore sicuro della sua famiglia, per sempre, dall’altro un futuro incerto e magari non sempre felice.

“Loro saranno sempre qui ad aspettarmi, vero?” chiese a Silente che rispose con un sorriso sereno.

“Ma certo Harry, loro saranno sempre qui ad aspettarti, per tutto il tempo”.

Harry annuì e poi si diresse verso l’entrata dello stadio dove lo aspettavano tutte quelle persone care davanti a cui si fermò.

“Mi riunirò certamente a voi, ma non adesso”.

Lily allungò un mano per accarezzargli i capelli dolcemente “Saremo qui per accoglierti”.

Poi il gruppo si aprì in due ali permettendogli di passare e di uscire da quello strano stadio, ed in quel momento tutto venne investito da una luce accecante.

 

Un tremolio delle palpebre annunciò che era prossimo al risveglio ma nessuno nella stanza vi fece caso, ognuno era assorto nei propri pensieri e nello stesso tempo concentrato nello sforzo di tenere sgombra la mente perché immagini cruente non potessero riaffiorare. E d’altronde lui decise di non svelare subito che si era svegliato e di riprendere contatto con la realtà solo poco a poco, socchiudendo gli occhi quel tanto che gli serviva per avere un’idea di dove fosse e soprattutto con chi, e poi restare lì ad ascoltare.

Nella stanza regnava incontrastato il bianco: il soffitto, le pareti, perfino le piastrelle quadrate, tutto era bianco, così come le lenzuola e le strutture metalliche dei letti, gli infissi delle finestre, le tende ed i mobili. Tutto così pulito, tutto così asettico, tutto così impersonale, ma anche puro, senza macchie.

Hermione era seduta su una seggiola dall’aria piuttosto scomoda e con la mano libera teneva quella del suo ragazzo. L’altra era immobilizzata contro il petto da una fasciatura che le bloccava completamente il braccio a partire dalla spalla, affinché la profonda ferita che si era procurata durante la battaglia non si riaprisse e riprendesse a sanguinare.

Draco era sdraiato su uno dei due letti con una grande fasciatura che gli copriva completamente il torace al centro del quale si allargava una macchia rosa antico. La sua ferita era molto profonda ed era stata inferta con un’arma impregnata di magia oscura. Ci sarebbe voluto del tempo prima che si rimarginasse e ancora di più per far si che guarisse completamente. Gli sarebbe comunque rimasta per sempre la cicatrice, ma era un buon compromesso per essere ancora vivo.

Sulla parete di fronte ai letti, un divanetto bianco e scomodo, come è prerogativa di ogni accessorio d’arredamento di un ospedale, magico o babbano che sia, ospitava Pansy che stava seduta in una posa rilassata ed osservava il cielo azzurro fuori dalla finestra senza vederlo realmente, mentre accarezzava distrattamente la testa di Blaise che si era addormentato sulle sue gambe.

La porta si aprì, calamitando l’attenzione di coloro che erano svegli sul nuovo arrivato. Michael entrò portando tra le braccia un grosso mazzo di fiori coloratissimi e dal profumo intenso, che sistemò in un grosso vaso sul comodino al centro dei letti.

“Scusate ma tutto questo bianco è davvero opprimente, non lo sopporto più!" si giustificò davanti agli sguardi incuriositi degli altri che subito si esibirono in un cenno di assenso.

Poco dopo fece il suo ingresso anche Neville, che si muoveva faticosamente con le stampelle a causa di una pesante ed ingombrante fasciatura che gli ricopriva interamente la gamba destra, sorretto da Luna che lo accompagnò delicatamente verso un altro divanetto che era stato fatto comparire da Hermione sotto la due finestre.

“Ciao a tutti – esordì Luna – spero che i toffolotti non vi abbiano dato troppo fastidio”.

Tutti si guardarono straniti, poi fecero cenno di no con la testa sorridendo.

“Meno male – continuò la ragazza – di questa stagione il pelo si allunga e si impregna di una fastidiosissima polvere starnutifera. Però sono tanto carini con quella pelliccetta azzurra e verde…”.

“No Luna tranquilla, non ci sono toffolotti qui” le rispose gentilmente Hermione senza mai lasciare la mano di Draco.

“Oh ciao Harry, sei sveglio da molto?” chiese poi Luna guardando verso il letto del ragazzo che faceva finta di dormire. A quel punto Harry dovette aprire gli occhi  e svelare il suo piccolo inganno.

Pansy balzò in piedi facendo malamente cadere a terra Blaise ma senza accorgersene. “Sei… sveglio?!? E da quanto?” chiese avvicinandosi a lui con ampie falcate ed uno sguardo torvo.

“Qualche minuto” confessò Harry con voce rauca, visto il tempo che era trascorso dall’ultima volta che aveva parlato. Tutti subito si raccolsero attorno al suo letto, anche Hermione, e a Draco non rimase che emettere un sonoro sbuffo tanto per segnalare il suo disappunto per essere stato totalmente dimenticato.

“Ehi, fatemi vedere il principino!” rise Harry facendo cenno di spostarsi ad un paio dei suoi amici.

“Non sei divertente Potter!” rispose acido Draco calcando sul cognome ed incrociando le braccia al petto, salvo poi esordire con un guaito di dolore per non essersi ricordato della ferita che portava al torace.

Harry scoppiò in una risata roca ma sentita. “Tu invece si, e anche parecchio”.

Anche Draco si mise a ridere, comprendendo la comicità della situazione, ma se ne uscì con un altro gemito per il dolore.

“Che ti è successo, furetto?” chiese Harry incuriosito.

“Lucius ha deciso di trasformarmi in uno spiedino umano…” rispose Draco laconico. Harry non capì cosa volesse dire, guardò Hermione ma lei scosse la testa facendogli capire che non era il momento adatto.

“Quanto tempo ho dormito?”

“Quasi due settimane. Quando ti hanno ritrovato avevi una brutta ferita alla testa e delle ustioni molto profonde su tutto il corpo. – Harry si tastò il viso e poi si guardò le mani – I medimaghi hanno preferito tenerti in stato di incoscienza finché la pelle non si fosse rigenerata, in modo che non provassi dolore” gli spiegò Hermione. In effetti la pelle del suo corpo era rosa ed aveva l’aspetto molto delicato, come il sottile strato che si forma quando una ferita si rimargina. Tuttavia non aveva cicatrici, se non quella sulla fronte, i medimaghi avevano fatto un gran bel lavoro non c’erano dubbi.

Come se si fossero dati un segnale tutti i presenti iniziarono a fare domande ad Harry ed a strapazzarlo con abbracci e pacche sulle spalle, finché il colorito del ragazzo non divenne verdognolo, non più abituato a tutta quella confusione e soprattutto ancora debilitato.

“Ma lo lasciate respirare? Altrimenti tanto valeva che lo facesse fuori Voldemort!” sbottò acido Draco, ma l’effetto fu immediato, tutti si staccarono dal letto e ripresero i loro precedenti posti, tranne Pansy che si avvicinò con una sedia, lasciando finalmente respirare il povero Harry.

“Grazie Malfoy” disse aggiustandosi gli occhiali che nel marasma gli erano finiti di traverso.

“Ma come, non avevi detto di usare i nostri nomi?” lo prese in giro Draco.

“Hai ragione, ma ammetterai che è strano che proprio noi ci chiamiamo per nome e facciamo gli amiconi”.

“Magari non ci ritroveremo la sera al bar a scolarci boccali di burrobirra, ma direi che possiamo mantenere un rapporto civile come abbiamo fatto negli ultimi mesi”.

“Si mi sembra un’ottima idea”. Harry rimase in silenzio qualche minuto, poi se ne uscì con una domanda che gli ronzava in testa da prima della battaglia.

“Si può sapere perché diavolo hai messo su tutta questa farsa? Insomma posso capire che ti volessi nascondere, ma poi perché tornare qui? E’ stata la cosa più idiota che potessi fare. Davvero Draco”.

Il ragazzo si prese qualche secondo per riordinare le idee, poi fece un profondo sospiro ed iniziò a parlare.

“E’ nato tutto per caso, non avevo programmato niente. Voi non sapete… non avete idea… La vita a Malfoy Manor insieme a Voldemort era un vero incubo. Eravamo prigionieri e sorvegliati a casa nostra. Vivevo col costante terrore che uccidesse i miei genitori, che uccidesse me. Poi ci ho fatto l’abitudine. All’idea di morire intendo. Ma non a quella che potesse uccidere mio padre o mia madre. E Bellatrix di certo non aiutava. Anzi a volte era lei stessa a minacciare sua sorella tanto per farsi bella agli occhi dell’Oscuro. Ad un certo punto ho perfino cominciato a desiderare di morire, almeno non avrei più vissuto tutto quell’orrore, quell’angoscia, quel dolore.

Sono andato avanti così fino alla notte della Torre di Astronomia, fin quando non ho visto il corpo di Silente cadere nel vuoto. E’ stato allora che ho avuto l’idea”.

Draco si fermò e guardò fuori dalla finestra perdendosi nei ricordi che riviveva nel suo racconto. Fu una stretta affettuosa alla mano che lo riportò al presente. Guardò intensamente Hermione negli occhi, poi prese un profondo respiro e continuò il suo racconto.

“Ho visto il corpo di Silente disteso nell’erba e poco lontano quello di un Mangiamorte, e mi sono chiesto perché a lui era stato concesso di morire e smettere di vivere quell’incubo mentre io ero condannato a continuare ad andare avanti. La mia mente ha sovrapposto il mio viso a quello di quell’uomo ed in quel momento ho deciso che Draco Malfoy sarebbe morto. Sono scappato dalla torre, sono fuggito davanti a tutti, avevo poco tempo e dovevo fare le cose per bene. Ho raggiunto il corpo e l’ho trasfigurato, facendogli assumere le mie sembianze. Gli ho messo addosso la mia divisa mentre io indossavo i suoi abiti per potermi mimetizzare meglio tra i Mangiamorte che si allontanavano dalla scuola e per confondermi meglio nella notte. Mi sono assicurato che nessuno mi avesse visto, poi sono fuggito, cercando di mettere più distanza possibile tra me ed il castello di Hogwarts. Ho vagabondato per un po’ non sapendo dove andare. Non potevo neanche farmi riconoscere, altrimenti mi avrebbero portato da Voldemort con l’accusa di tradimento e avrei condannato i miei genitori . I miei genitori… E pensare che mio padre ha tentato di uccidermi durante la battaglia” disse con amarezza.

“Draco, te l’ha spiegato Narcissa quando è venuta a trovarti, che Lucius dopo la tua morte è impazzito. Si è trasformato in una macchina assassina alla ricerca di vendetta nei confronti di chi aveva ucciso il suo amato figlio” gli disse Hermione con dolcezza.

“Ha tentato di uccidermi!” ribatté seccamente Draco.

“Non era in sé, e per di più era in preda allo shock di ritrovarsi davanti una persona che credeva morta. Magari potevi aver preso la polisucco ed essere qualcun altro. Non lo giudicare troppo severamente”. Draco non rispose e si limitò a fissare ostinatamente la finestra.

“Che cosa hai fatto allora, dopo che sei scappato, se non potevi tornare a casa?” chiese Harry per spezzare la tensione.

“Ho cambiato il mio aspetto, ho cercato di rendere il mio viso irriconoscibile per chiunque, ed in quel momento è nato Bryan Akira Hope”

“Hope, come la speranza, Bryan, nobile nella lingua celtica, Akira, richiama la luce in giapponese. Non c’è che dire, ottima scelta” disse Luna con naturalezza.

Draco si limitò ad annuire, poi riprese il suo racconto.

“Non sapevo dove andare…”

“Avresti potuto chiedermi aiuto!” fu bruscamente interrotto da Blaise che lo guardava con aria furiosa.

“No ti avrei solo messo in pericolo. Se mi avessero trovato ci avrebbero uccisi entrambi, credimi”.

“Tu non ti sei fidato, ecco la verità! Non ti sei fidato allora e non ti sei fidato neanche dopo a scuola!” sbottò Blaise che si alzò ed uscì dalla stanza sbattendo violentemente la porta.

Draco si abbandonò sul cuscino e si portò le mani sul viso con un gemito di frustrazione.

Pansy lo fulminò con lo sguardo poi uscì dalla stanza alla ricerca del suo amico. Forse era l’unica che poteva farlo ragionare perché comprendeva esattamente i suoi pensieri visto che erano gli stessi che frullavano nel cervello di lei.

“Mi sono nascosto, ho fatto la vita del vagabondo per un po’. Però sono andato al mio funerale. Ero curioso di vedere chi sarebbe venuto a piangere davvero per me, e poi dovevo mantenere vivo l’incantesimo di trasfigurazione su quel corpo. Gli sono rimasto accanto abbastanza a lungo da recitare un incantesimo piuttosto duraturo fingendo invece di pregare, e a quanto pare almeno in questo ho avuto successo. Poi sono fuggito all’estero, sono andato in Bulgaria, da Karkaroff, un vecchio amico di Piton, e l’ho convinto a nascondermi per un po’ in nome dell’amicizia nei confronti di Severus, ma non ha mai saputo chi fossi veramente. Lì ho approfondito la conoscenza delle arti oscure, del combattimento all’ultimo sangue. Lì ho anche trovato le motivazioni per arrivare ad uccidere, lì ho capito chi ero veramente, proprio quando non avevo il mio aspetto e fingevo di essere qualcun altro. Via via che continuavo i miei studi e prendevo sempre più coscienza di me, sentivo che era arrivato il momento di tornare a casa e di affrontare la realtà. Non avendo però istinti suicidi ho deciso di tornare nel luogo che per me sarebbe stato più sicuro e nel quale speravo di trovare le persone a me più care” nel dire questo sollevò lo sguardo e lo puntò con decisione negli occhi dei suoi due amici che stavano in piedi appoggiati allo stipite.

“Come vedete non sono venuto da voi, è vero, ma sono tornato per voi”.

Blaise non disse nulla, in modo da non doversene pentire più in là, ma rientrò nella stanza e si sedette di nuovo sul divanetto, questa volta con una posa piuttosto rigida. Accanto a lui si sistemò Michael che gli diede un paio di pacche sulla spalla per tirarlo su.

“Quindi la tua bacchetta non si trovava perché ce l’avevi tu” osservò Harry.

“Quella è stata una pecca nella messinscena, ma era troppo rischioso abbandonare la mia bacchetta, mi sarei ritrovato disarmato e circondato da nemici.

Quando poi sono tornato a scuola, ho scoperto che tu avevi deciso di indagare sulla mia morte ed io ovviamente non potevo permettertelo perché rischiavi di far saltare la mia copertura. Avevo preso moltissime precauzioni, avevo cambiato il mio aspetto, mi ero perfino reso indisegnabile in modo che non fosse possibile scoprire la mia vera identità neanche con la magia, ma tu rischiavi di mandare a monte tutto. Quando poi ho scoperto che per giocare al piccolo investigatore oltre a mettere in pericolo la mia vita lo facevi anche con quella delle persone a cui volevo bene e delle persone a cui mi stavo legando, beh lì non ci ho visto più e ho avuto la seria intenzione di farti fuori, davvero. Forse devi la tua sopravvivenza fino a questo momento solo all’intercessione di Hermione che ha cercato di farmi vedere i tuoi lati positivi. Ha affrontato un’impresa titanica, poverina!” disse battendole qualche delicata pacca sulla mano e ricevendo in cambio una linguaccia che fece scoppiare a ridere tutti.

“Ecco perché conoscevi il duello con la spada” esordì Neville, della cui esistenza tutti si erano dimenticati visto che era restato perfettamente in silenzio e immobile fino a quel momento.

“Si, nella mia famiglia si impara a duellare fin da bambini in modo da padroneggiare quest’arte una volta adulti”.

“Ma cosa vogliono dire le due lettere incise sulla lama?” chiese allora Hermione incuriosita.

Draco allungò la mano sul comodino e prese la catenina con il ciondolo, osservandolo per qualche secondo appeso tra le dita, poi lo strinse nel palmo ed evocò la sua spada. Dall’elsa si formò una lama di cristallo lucente e dritta, non più la terribile arma uncinata che era stata fino a poco tempo prima, ma una semplice spada, adatta ad un ragazzo che aveva finalmente trovato la pace. Proprio sotto l’elsa erano incise le due lettere gotiche S.P. che Draco accarezzò con le dita.

“La spada la fece forgiare mio padre e vi fece incidere queste due lettere perché non dimenticassi che per la nostra famiglia le cose più importanti erano il potere ed il prestigio. Slyherin Prince, questo dovevo essere, prima ancora di essere Draco Malfoy”. Draco riportò la spada alla forma originaria di cristallo che ripose di nuovo sul comodino accanto al suo letto.

“Quando ho scoperto delle indagini che avevate deciso di fare sulla mia morte mi sono reso conto che potevate scatenare un casino e parecchia gente avrebbe rischiato inutilmente la vita. Non potevo credere che San Potter in persona avesse deciso di chiedere giustizia per il suo nemico di sempre. E così oltre a preoccuparmi, sono anche dovuto correre ai ripari. Ho fatto sparire il corpo che giaceva nella mia tomba, perché chiunque fosse andato a controllarlo avrebbe trovato un’altra persona. Quell’incantesimo per quanto potente non è eterno. Ho dovuto anche manomettere il rapporto degli Auror e vi assicuro che non è stato facile. Per fortuna sono un vero mago con i Confundus! – affermò compiaciuto guadagnandosi però un’occhiataccia dalla sua ragazza – E quando poi mia madre ti ha detto del Voto Infrangibile, lì ho veramente temuto che avreste scoperto tutto. Severus non era morto, semplicemente perché aveva fatto tutto quanto era in suo potere per proteggere la mia vita, soprattutto dal momento che non ero davvero morto. Sinceramente lo rimpiango, era un grande uomo. E’ vero, ha ucciso Silente, ma glielo aveva chiesto il preside in persona tempo prima sapendo che era condannato da una maledizione che lo aveva colpito. E poi lo ha fatto anche per difendere me, perché non mi succedesse niente. Lo avete sempre disprezzato e sottovalutato ma era l’uomo migliore che abbia mai conosciuto”.

“Hai ragione, è stato un grande uomo. Alla fine ha fatto saltare la sua copertura per uccidere Nagini prima che il serpente mi raggiungesse. Si è sacrificato perché potessimo vincere questa guerra” intervenne Harry, poi istintivamente si tastò la tasca ma non indossava più i vestiti che aveva durante la battaglia ed un vago senso di panico si impossessò di lui.

“Tranquillo ce l’ho io” disse Pansy tirando fuori dalla tasca la fialetta contenente la lacrima di Piton, al che Harry tirò un sospiro di sollievo mentre si riproponeva di vedere quel ricordo al più presto.

“Domenica mattina ci sarà una cerimonia in suffragio delle persone che hanno perso la vita in questa terribile guerra. Non so se troverò la forza di andare, anche se vorrei con tutto il cuore, per dare l’ultimo saluto a tante persone a noi care”.

“Chi… chi è morto?” chiese Harry deglutendo e stringendo le lenzuola nei pugni così forte da farsi sbiancare le nocche.

E mentre i ragazzi facevano un lungo elenco i volti di Lupin, Tonks, Fred, Colin e tanti altri passarono davanti agli occhi di Harry, dai quali scesero due grandi lacrime che lui non si curò di trattenere e che si infransero contro il lenzuolo. Nessuno lo prese in giro perché gli altri erano nelle stesse condizioni. Perfino Draco aveva gli occhi lucidi ed accarezzava dolcemente i capelli di Hermione che piangeva con rumorosi singhiozzi con il busto totalmente appoggiato alle gambe del suo ragazzo, nascondendo il viso contro le coperte.

“E’ morto anche il professor Thunder” disse Draco dopo diverso tempo per spezzare quel silenzio così pesante. Hermione alzò finalmente la testa dalle gambe del ragazzo.

“Addosso gli hanno trovato una treccia di capelli chiarissimi intrecciati con altri capelli biondi ma più scuri. Adesso è insieme alla sua Grace” terminò Hermione facendo nascere un’espressione serena sul viso di Harry, che chiese poi: “Che ne è stato del corpo di Voldemort?”.

“Si è completamente dissolto, non è rimasto nulla. Non sarà possibile resuscitarlo un’altra volta” rispose Blaise intuendo i pensieri dell’amico.

“E gli altri Mangiamorte?”

“Quelli che sono sopravvissuti alla battaglia adesso sono rinchiusi al sicuro ad Azkaban e non ne usciranno tanto presto” disse duro Draco.

Harry si limitò ad annuire e a stringere la mano di Pansy, trascinandola fino a farla sedere sul suo letto accanto a lui per abbracciarla forte.

Anche Hermione si accoccolò contro il corpo di Draco che per quanto debilitato gli trasmetteva comunque sicurezza. Luna e Neville si strinsero la mano e si guardarono con occhi dolci finchè Blaise sbottò piagnucolante: “Non è giusto voi state tutti insieme! E io sono rimasto da solo, non c’è nessuno che mi voglia abbracciare o che mi faccia gli occhi dolci!”.

Michael, seduto accanto a lui, si allungò verso il vaso di fiori e ne estrasse una bellissima rosa rossa che porse a Blaise sbattendo furiosamente le ciglia. “Se vuoi ci sono io” gli disse con voce seducente prima di sbottargli a ridere in faccia, guadagnandosi un poderoso pugno sulla spalla.

“Molto divertente Corner, davvero molto divertente” rispose Blaise con un ghigno sadico che non presagiva niente di buono.

Harry guardò tutti i suoi amici, passando in rassegna quell’improbabile combriccola che si era formata e che lo aveva accompagnato durante tutti i momenti più importanti degli ultimi mesi, che aveva sempre creduto in lui e che lo aveva sostenuto. Era grato ad ognuno di quei ragazzi perché gli aveva dato qualcosa, lo aveva arricchito dentro. Poi con un gesto sbadato si sfiorò la fronte.

Non sentiva nessun fastidio, non sentiva niente.

*La cicatrice non gli faceva male. Andava tutto bene.*

  
FINITE  

INCANTATEM



Madame's Space: la fine è arrivata anche per questa storia. La più lunga che io abbia mai scritto, ma anche la più complicata e la meno seguita. Tuttavia ho deciso di completarne la pubblicazione per chiudere definitivamente con un lungo periodo della mia vita. Se avete osservazioni o critiche costruttive come al solito sono a vostra disposizione. Tuttavia vorrei chiedervi un consiglio. Nell'intento di mantenere il mistero non ho indicato tra i personaggi la coppia principale, tuttavia vorrei sapere se secondo voi è il caso, visto che tanto la vera identità di Bryan è il segreto di Pulcinella e l'avete scoperta tutti subito.
Vorrei segnalare inoltre la presenza di due citazioni riprese dai Doni della Morte, comprese tra due asterischi.
Bene, non mi resta che salutarvi tutti.
A te che hai accompagnato i miei personaggi nella loro avventura.
A te che hai partecipato al mistero e alla sua soluzione.
A te che hai passato il tuo tempo leggendo la mia storia.
E a tutti coloro che hanno creduto nella magia.


Disclaimer: i personaggi citati, ad eccezione di Bryan Hope, Mathias Thunder e Grace Malfoy, non mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K. Rowling, così come l'intero Potterverse.
La storia non è stata scritta a scopo di lucro ma per puro diletto personale.
  
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