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Autore: Harleen Quinzel    03/07/2012    3 recensioni
Questa è una Lily-Scorpius. Narra delle vicende di due scalmanati ragazzi in una Hogwarts un tantino più rock n'roll di quella originale.
Ci sarà azione, amore, sesso, problemi, avventure e tanta tanta musica.
La nostra Lily è una scatenata chitarrista, ma si arrangia a volte anche come vocalist. Lei è alla ricerca di futuri idonei componenti della sua band, ma ne vedrà di cotte e di crude. Leggete e scoprite ;)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Il ritorno della nostra musica


Era il secondo giorno di lezione del suo quinto anno ed era già stanca di alzarsi così presto. Irrimediabilmente i geni copiosamente pigri di suo zio Ron si erano fatti largo lungo il suo DNA.
Quella mattina avrebbe avuto due ore di Cura Delle Creature Magiche e trovò una gran voglia di affrontare la mattinata solo per quell’unico e impagabile motivo: avrebbe visto Hagrid.
Quel giorno si era alzata ancor prima che suonasse la sveglia, non aveva dormito molto per via della costante agitazione che provava avendo appena iniziato uno dei suoi più importanti anni ad Hogwarts, ovvero l’anno in cui avrebbe affrontato i G.U.F.O..
Una chioma di fuoco – la quale era ancora più luminosa per via dei profondi raggi solari che facevano irruzione nella camera grazie alle ampie finestre - si alzò di scatto dal suo letto a baldacchino per andare a prepararsi ad affrontare un’altra giornata nel suo luogo preferito. Afferrò la sua bacchetta di Quercia con nucleo di piuma di Fenice da quattordici pollici e mezzo con una flessibilità leggermente elastica e la infilò precisamente parallela alla sua gabbia toracica, posta sulle coltole laterali, a destra, incastrata tra il suo busto e il reggiseno nero che portava: faceva troppo caldo per dormire in  pigiama ancora.
Lily appena entrò in bagno non fece altro che notare un aggeggio babbano, in bilico, posto sul lavandino: una sigaretta.
Per un istante Lily si chiese a chi potesse appartenere, visto e considerato che nessuna delle sue coinquiline fumava, poi la risposta vien da se.
La scorsa sera, Dominique portò in camera sua un ragazzo Tassorosso, Lily non ricordì precisamente di chi si trattasse, ma giurò che il suo cognome era simile a un Kimperdon o Keppledon. Ambedue fecero irruzione nella stanza - dove Lily stava tentando di leggere uno spartito alquanto impegnativo - pomiciando.
Essi non si resero conto da subito della presenza di un terzo incomodo. Lily si accorse che quel ragazzo teneva un bilico tra l'indice e il medio una sigaretta ed ebbe altamente paura che i capelli di sua cugina potessero andarle a fuoco visto che tale ragazzo non si fece alcun problema ad accarezzarle - se quello poteva chiamarsi "accarezzare" - la testa. Si ricordì inaspettatamente del nome del ragazzo: Kettleburn. Ciò grazie a sua madre Ginny che continuò la tradizione di dedicarsi alla lettura di Le Fiabe Di Beda Il Bardo ai suoi figli in età puerile. Era ilnipote del Professor Silvanus Kettleburn, ovvero colui che insegnò Cura Delle Creature Magiche prima dell'arrivo di Hagrid, da quanto Lily sapeva.
Dopo tale visione, Lily decise di avere uno stomaco alquanto delicato in quattro determinanti fasi: la nascita dei bambini; il vomito di lumache; l’accoppiamento dei mammiferi; Albus in mutande. Uno di essi rientrava perfettamente in ciò che stava assistendo.
Levò le tende afferrando la sua più piena e totale vitalità, Firred, ed uscì da quel bordello pronunciando l’unica frase che le passava per tutto il cervello e mandava acute connessioni neuronali: “Fa non sul mio letto. Fa non sul mio letto”.
Riaffiorando dai ricordi della sera precedente Lily dedusse che tale oggetto babbano appartenesse al ragazzo Tassorosso. La afferrò e sottrò dal suo reggiseno la sua bacchetta.
«Incendio», la sigaretta si accese. Lily optò per un risveglio tranquillo all’insegna della pacata tranquillità e spensieratezza e dall’evitare le urla fuori dal bagno che la incentivavano a velocitarsi ad uscire e quant’altro. Si coricò sul fresco pavimento per placare quella feroce percezione di caldo che invadeva tutto il castello e fumò l’ormai sua sigaretta non pensando a nulla.
Una volta finita, si preparò. Uscì dalla camera quando ancora le sue compagne di stanza dormivano. Decise di andare a fare un salto al suo più  caro amico prima di giungere alla Sala Grande a fare una strabordante colazione, quelle che le piacevano tanto.
Non vi era alcun incantesimo che vietava l’accesso all’entrata nei dormitori maschili, al contrario di quelli femminili e non provò alcuna difficoltà ad arrivare davanti la stanza ricercata.
Dopo una lunga bussata aprì la porta Joe Bryce, battitore dei Grifondoro lo scorso anno.
Frank Bryce era il suo bisnonno, ovvero colui che fu uccido dall’anatema che uccide poiché fu scoperto in casa Riddle dal serpente di Lord Voldemort, Nagini. Lily era molto informata sulle parentele di determinati individui, poiché suo padre da quand’era piccola non faceva altro che raccontarle varie esperienze della sua gioventù. Harry raccontò con un gran sorriso stampato in volto che il vecchio Frank lo rivide per l’ultima volta quando nel duello dopo la reincarnazione di Voldemort, avvenuta nel cimitero, grazie al Priori Incantatem, riapparì sotto forma di spirito insieme a tutte le anime uccise dalla bacchetta di Lord Voldemort, menzionando al fatto che si occupò insieme alle anime dei suoi genitori, di Cedric Diggory e Bertha Jorkins di esortare e incentivare Harry a tener duro e combattere, salvandolo dalla morte.
«Cosa vuoi?» chiese brusco.
«Vedo che la gentilezza non l’hai portata nei tuoi bagagli, Bryce. Se ti levi forse riesco a trovare Mike» disse Lily cercando di scorgere la figura del suo amico da dietro quella di Joe. Molto difficile visto e considerato che essa misurava 1.80 metri.
«Lily?» domandò Mike da dietro Bryce.
«Sai com’è, una volta tanto che la tua migliore amica si sveglia in orari umani e dignitosi vorrebbe non trovare buttafuori che la ostacolano nel far visita al suo migliore amico. È già un miracolo che riesco a stare in piedi, se adesso devo fare la lottatrice di wrestling mi sa che chiedi troppo amico» disse incrociando le braccia sotto il seno.
Di tutta risposta Joe Bryce si levò dalla porta con espressione alquanto scocciata.
«Tieni, è tutta tua amico, non ti invidio neanche un po’» disse a Mike porgendogli una pacca sulla spalla.
Mike uscì dalla camera insieme a Lily e si sedettero a terra a parlare.
«E così tu saresti il mio migliore amico eh? Fatti controllare un po’, vorrei trovare la garanzia attaccata da qualche parte del tuo corpo. Fai vedere dietro l’orecchio?» disse lei iniziando a tastare bruscamente la faccia a lui.
«Lily, fermati, son già rincoglionito di mio, se ti ci metti tu…».
«Ho tutte le buoni ragioni del mondo per essere incazzata con colui che sorride a Mr. Bodyguard dopo che prende in giro la sua migliore amica» disse a bruciapelo lei.
«Se il buon giorno si vede dal mattino... Comunque dovrei essere anche io a controllarti un po’ sai? Non è che non sei Lily ma in realtà sei Scorpius Malfoy sotto effetto della pozione Polisucco? Io, se la memoria non mi inganna, ricordo che la mia migliore amica è una dormigliona patentata, di quelle che può esserci la Terza Guerra Magica e non si sveglierebbe se prima non ha terminato le sue ore di sonno. Cos’è che ti ha spinto  a venire qui? Non è che sei incinta no?».
«Prima di tutto non mettere il mio nome e quello di Testa Ossigenata nella stessa frase. Secondo non sono incinta. Terzo son venuta qui per parlarti un po’ di una faccenda. È da un bel po’ di tempo che io e te suoniamo dentro quelle quattro mura della Stanza delle Necessità dopo che la nostra vecchia band si è sciolta. Abbiamo trascorso le nostre più belle esperienze quando suonavamo tutti insieme, ricordi? Le peggio cazzate, le canne prima di esibirci, i tornei a chi faceva più rutti a intermittenza, i nostri venerdì di cibo messicano. Bè, ecco, che ne dici di formarne una nuova? Di band intendo. Cantante, bassista e tastierista. Mancano solo questi. Pensa positivo, ci sarà mai qualcuno dotato di abilità musicali in un castello popolato da centinaia di adolescenti, no? » buttò fuori lei tutto d’un fiato.
«Credo che tu sia la mia anima gemella mancata. Mi vuoi sposare Lilian Luna Potter?».
«Ma ti fai le paglie di prima mattina senza neanche avvisarmi? Ma che cazzo di amico sei tu? E levati questa faccia da ebete e rispondimi» disse lei.
«Ti pare che quello che ho detto non sia una risposta? Certo che ci sto! Che domande fai? Dio del rock sia lodato. Mi accontenterei anche di uno che suona il Banjo!» disse entusiasta lui.
«E che Banjo sia!» battendo il cinque all’amico.
Lily era l’unica dei suoi cugini ad essersi svegliata così presto quel giorno. Una volta aver salutato Mie poiché questi doveva prepararsi ancora per la lezione di quella mattinata, Lily scese in Sala Grande visto e considerato che il suo stomaco era in procinto di cantare una canzone Metal.
Quando arrivò lì non vide nessuno che conosceva o col quale aveva una certa confidenza.
Vide, però, suo fratello Albus seduto insieme a Michael Pritchard e sua sorella Jolanda, figli di Graham Pritchard, ex Serpeverde anch’esso.
Albus, appena vide Lily, non ci pensò due volte a chiamarla e farle gesti di presunto soccorso.
A quanto pareva, Jolanda stava piangendo e Lily sapeva benissimo che Albus odiava queste cose. Diciamo che Albus era l’ultimo consolatore a cui Lily avrebbe fatto affidamento i suoi sentimenti nel giro di due o tre galassie minimo. Soprattutto se si parlava di amore adolescenziale.
Lily rise di sottecchi, il fatto che suo fratello Albus aveva bisogno di lei e che implorava il suo aiuto la faceva ridere di gusto. Era liberissima di alzargli un dito medio e andarsi a sedere pacificamente a divorare i suoi biscotti al tavolo dei Grifondoro, magari avrebbe attaccato bottone con qualcuno che faceva parte alle sue lezioni. Decise però di accettare la proposta di suo fratello: non aveva nulla da fare e avrebbe potuto utilizzare il favore che stava per compiere come un ricatto a suo guadagno, in futuro.
«Hey fratello! Passavo di qui. Che si dice da queste parti serpentesche?» vivacizzò la situazione alquanto melodrammatica lei sedendosi accanto ad Albus.
«Potter, sempre il solito ciclone deduco? Un minimo di tatto, qui c’è gente che sta male» sputò Michael.
«Hey, tu sei Michael Pritchard giusto?» domandò.
«Si e allora?» chiese lui cercando di darsi un tono di superiorità.
«Bene, da oggi in poi tu per me sei Mike Dirnt» disse lei addentando un biscotto al cioccolato.
«Ma se ti ho appena detto che mi chiamo Pritchard di cognome!».
«Sch, stai zitto, tua sorella qui piange. Piuttosto dimmi cos’ha, Dirnt» disse lei a bocca piena. I geni Weasley avevano intaccato decisamente troppo la sua struttura sanguigna.
Lily quasi non si soffocò con il suo trancio di biscotto alla visione di Scorpius Malfoy diretto verso di loro. Al suo braccio, attaccata come un polipo vi era Frencis Montague, Serpeverde, splendente e radiosa in tutto il suo chilo e mezzo di fondotinta e reggiseno imbottito. Forse la cosa più leggera che vi era in lei era il suo cranio, vuoto. Era figlia di Kain Montague, ex Serpeverde nel 1989, era odiosa quanto il padre, se non peggio. Lily ricordò di aver avuto occasione di comunicare con tale ragazza l’anno scorso, e pensò che parlare con Mirtilla Malcontenta e dei suoi amori mancati  fosse decisamente più interessante e ricco di bagaglio culturale. Ricordò di come era ostinata ed intenta a sminuire la figura di Lilian Luna Potter specialmente quando si trovava insieme alle sue amiche oche o ai ragazzi più invidiati della scuola. Il signor Montague e sua moglie dopo aver terminato gli studi ad Hogwarts si dedicarono all’apertura di un negozio posto in una delle vie più prestigiose e di lusso della Londra babbana appartenente a una famosa catena di moda. Così almeno aveva sentito dire Lily. Insieme a loro due si avvicinò anche Newton Zabini, colui che sdegnò vivamente il nome di Isaac Newton, famoso fisico babbano. Lily quand’era piccola, pensò che Zabini facesse finta di essere deficiente, per prenderla in giro, con gli anni capì che lo era veramente. Si sedettero accanto ai loro compagni Albus e i due fratelli Pritchard. Erano tutti un po’ sconvolti, o nauseati, forse perché Jolanda Pritchard piangeva come se stesse partorendo quindici ippopotami contemporaneamente, o forse perché –Lily se ne rese conto dopo – vi era una Grifondoro al tavolo dei Serpeverde. Non se ne turbò di un minimo e continuò la sua conversazione.
«Mi chiamo Pritchard !» Esclamò lui.
«Ma dai, mi vuoi dire che non sai chi è Mike Dirnt?» Domandò lei cercando di non vomitare i suoi biscotti al cioccolato alla visione della Montague che creava movimenti strani della lingua sul collo di Malfoy.
«È uno dei tuoi amichetti di sangue sporco per caso?» Domandò, ingenuo, Pritchard.
Lily non lo degnò di risposta. Probabilmente in quel tavolo la consideravano tutti come una pazza. Insistere a chiamare un ragazzo Mike Dirnt, nonostante si chiamasse Pritchard di cognome era insensato, per alcuni.
Mike Pritchard era lì per lì dall’avere uno sfogo di nervi; la sorella di questi non badava a tale conversazione poiché troppo impegnata a piangere sulla sua colazione; Francis Montague la guardava come se fosse una pazza. Solo Albus e Malfoy risero di sottecchi. Malfoy pareva serio come sempre, ma Lily conosceva la sua espressione quando cercava di trattenere una risata.
In quel preciso tavolo, solo Lily a Albus Potter e Scorpius Malfoy conoscevano Mike Dirnt, bassista dei Green Day. Esso si chiamava originariamente Michael Pritchard, successivamente adottò il nome d’arte Dirnt, poiché costui da bambino riteneva che “Dirnt” fosse il suono che emanava un basso.
«Jolanda piange perché ha scoperto che Joe Bryce se la spassa con una Corvonero» disse Albus per fermare l’istinto omicida di Pritchard.
«Sempre il solito tatto, Albus» disse Francis Montague scollandosi per un secondo dal collo di Malfoy, dando una pacca sulla schiena all’amica, per poi ritornare a fare il polipo.
Lily associò il nome Joe Bryce alla faccia del buttafuori coinquilino di Mike.
«Diceva che ero io l’unica che voleva. Che ero io la più bella di tutte e che non avrebbe guardato nessun’altra. Poi quest’estate abbiamo litigato, ma poi ci siamo riappacificati. Ma da quel momento mi sono resa conto che non era più lo stesso. Si è rotto qualcosa in noi. Non mi guarda più come faceva prima, non mi ama più. Non mi regala più niente e non mi dice mai parole dolci» disse Jolanda alternando ogni tre parole a due singhiozzi.
Lily quasi non ebbe un infarto dallo stupore del sentirla parlare, finalmente.
«Cosa vuole di più? Io gli ho sempre fato tutta me stessa. Prima mi illude e poi mi tratta come fossi uno zerbino. Ma io lo so che sotto sotto mi vuole ancora, e quando tornerà da me gli lancerò  la fattura più potente che esista. Nessuno ha mai osato lasciarmi» disse piagnucolante la Pritchard.
«Jol, domani mettiti una minigonna e quel rossetto rosso che mi hai fatto vedere ieri e ne te trovi un altro. Vedrai, il ragazzo che merita veramente le tue lacrime non te ne farà versare una» disse Francis, prendendo aria finalmente dal collo di Malfoy.
Lily Potter, in tutta risposta, buttò grezzamente le sue gambe sul tavolo, stravaccandosi.
Francis, alla vista degli anfibi consumati della Potter, quasi non rigurgitò.
«È un’emerita cazzata. Il ragazzo che meriterà non le farà versare una lacrima? Ma dove vivi? Nel mondo delle favole? Questo è il mondo magico, sveglia! Cercate tutti le stesse cose: la scritta sotto casa, la collanina a forma di cuore dopo un mese, le rose rosse, i cioccolatini a San Valentino, la fedina dopo un anno passato a sopportarvi l’un l’altro e altre stronzate che vanno a rimpiazzare i sentimenti, che in realtà non ci sono neanche. La maggior parte della gente sta insieme per abitudine, noia. Quanto a me basterebbe trovare una persona che mi stia ad ascoltare anche quando sto sulla tazza del cesso. Per me questo è romanticismo» disse Lily armeggiando e giocando con la sua bacchetta, facendola roteare tra l’indice  e il medio.
«Chi ti ha invitata Potter?» chiese acida Francis Montague.
«Scusami se non ho comprato l’invito per entrare a far parte del circolo delle ochette imbottite, sai, da me i soldi si sudano, non li vomito mica» disse Lily addentando un altro trancio di biscotto, mettendosi più comoda e avvicinando i suoi anfibi a Francis Montague.
«Albus, per dire che sei nostro amico non hai il diritto di far sedere insieme a noi la Regina dei camionisti. Cosa fai tu il sabato sera Potter, lo passi a farti le canne e mangiare ciambelle insieme a quello sfigato di Mike Higgs?».
«Se proprio vuoi saperlo i miei sabati sera li passo a spacciare roba a tuo padre» disse Lily, strafottente.
Lily non ne era certa, ma le parve di scrutare un lieve ghigno dall’angolo destro delle bocca di Malfoy.
«Francis, non parlare mai più così a mia sorella. E tu Lily, il tatto l’hai lasciato alla Tana? » chiese calmo e pacato Albus.
«Hey, hey, ragazzi. Qui si sta sorvolando sul problema principale. La nostra Jolanda ha il cuore a pezzi» disse Zabini cercando di placare le acque.
Forse Lily aveva sbagliato a giudicarlo così coglione. Forse.
Tutti si girarono a vedere Jolanda Pritchard che stava continuando a piangere, coprendosi il volto, non calcolando i suoi compagni che a momenti avrebbero creato la Terza Guerra Magica.
«Sai Potter, non ti ho mai invidiata, ne per chi frequenti ne per come ti vesti, e a dirla tutta ai tuoi capelli potresti dare una sistemata ogni tanto, potresti renderli magnifici se solo volessi…» disse Jolanda.
«Si. Afferrato. Grazie. Il punto?» la interruppe Lily, mezza infastidita.
«Il punto è che da questo punto di vista ti ho sempre ammirata. Sul fatto che non te ne sbatte nulla di niente intendo. Vivi la tua vita sempre come se fosse il tuo ultimo giorno di vita…» disse Jolanda.
«Jolanda?» domandò scioccata e infastidita  Francis.
«Lasciami finire Fran. Il punto è che in questo ambito ti invidio. Non te ne importa nulla delle persone, basta che hai i tuoi amici e la tua famiglia e sei felice. Credo tu abbia un buon cuore. Non ti scalfisce l’amore, ne nulla di tale genere» finì Jolanda.
Impercettibilmente, per un millesimo di secondo, giusto il tempo di sbattere le ciglia, o di accendere una lampadina, o di premere una nota sul pianoforte, quel millesimo di secondo che bastava in una partita di Quidditch per afferrare il boccino d’oro, gli sguardi di Malfoy e della Potter si scontrarono.
«Sai Pritchard, avere un "buon cuore" al giorno d'oggi è una qualità adatta solo per l'espianto di organi» disse Lily mimando le parole virgolettandole con le dita.
«Vedrai Jol, questo tuo dolore passerà e ritornerà da te come hanno fatto tutti finora. Sei Jolanda Pritchard, diamine. Tutti in questa scuola farebbero la fila per uscire con uno della nostra classe sociale come noi» disse suo fratello, rincuorandola.
Lily si fece scappare un colpo di tosse soffocato, che non sfuggì però all’occhiataccia che le mandò Michael Pritchard.
«Belle parole Michael, hai ragione. L’amore alla fine vince sempre. Guarda me e Scorpius, ci amiamo follemente e niente e nessuno è in grado di dividerci. Certo, gli ostacoli ci sono e ogni tanto litighiamo, ma poi ritorna tutto come prima e i pericoli si affrontano, cosa che capiterà di certo anche a te. Questa è la forza dell’amore» disse Francis sognante prima di tornare a pomiciare con Malfoy.
Lily cercò di autoconvincersi di non aver visto la mano della Montague vicino ai pantaloni di Malfoy.
«Cazzate. L’amore è un fuoco. Non sai se ti scalderà il cuore o se ti brucerà la casa» disse pacatamente Lily.
«Potter, ma oggi non hai nulla da fare?» disse infastidita Francis Montague.
Lily era lì per lì per attaccare, ma Jolanda decise di aprire nuovamente bocca.
«Avevamo anche fatto l’amore» disse Jolanda, cercando di trattenere un singhiozzo.
Tutti non proferirono parola. Silenzio. Si sentì solo lo struscio degli anfibi di Lily che scendevano dal tavolo. Si alzò, e andò dritta al volto della Pritchard. Jolanda Pritchard sentiva il respiro della Potter su di lei quando quest’ultima parlò faccia a faccia davanti a lei. Si chinò e proferì le ultime parole di quella discussione in maniera calma ma decisa.
«Prima del sesso, vi aiutate a spogliarvi. Dopo il sesso sei solo tu a vestirti. Morale della storia, nella vita, nessuno ti aiuta quando sei stato fottuto».
Lilian Luna Potter levò le tende così, lasciando tutti di stucco. Andandosi a dirigere verso il tavolo dei Grifoni avendo colto in un colpo d’occhio i suoi cugini in lontananza.
«Hey, Al, ti dispiace se ci provassi con tua sorella? È una bomba!» disse entusiasta Zabini.
«Non provarci nemmeno o ti affatturo il tuo amichetto» disse Albus contraendo la mascella.


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Heilà! Non tranciatemi, please. Sono ingiustificabile, ne sono consapevole. Dico solo che per via dello studio assiduo e per il fatto che la sottoscritta si è decisamente fissata con una storia totalmente diversa da HP (Naruto) non aveva ne testa e quant'altro per dedicarsi alla stesura di tale storia. Be, diciamo che in questo capitolo non succede quasi nulla, è solo un capitolo di passaggio per nuove vicende. Più che altro serve per far comprendere la situazione di un giorno quotidiano ad Hogwarts, come tanti altri :)
Ora scappo, BUONE VACANZE A TUTTI/E alla prossima!

P.S.: quanlcuno sa come eliminare un capitolo? Dovrei eliminare quelli in cui chiedevo un aiuto a voi lettori, dove non si narrava la storia. Grazie mille a tutti, per l'aiuto, per leggere, recensire e quant'altro, come sempre :*
   
 
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