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Autore: Meredith    18/01/2007    2 recensioni
Chelsea è appena arrivata nella nuova scuola, e già un ragazzo le si fa avanti. E' uno sbruffone, uno di cui Chelsea non si potrà mai innamorare. Ma chissà che le loro strade non si incorcino...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Chelsea non tornò a scuola per tre giorni. Non ci teneva a rivedere che la gente si girasse e la indicasse come ‘ la ragazza mollata da Josh’, ma soprattutto non voleva rivedere Josh. Non ce l’avrebbe fatta a vederlo di nuovo. Se lo immaginava in quelle foto, con Victoria.
Proprio in quel momento il cellulare suonò. In nome di Josh comparve sul telefonino. Con un singhiozzo rifiutò la chiamata. Per fortuna poco dopo arrivò Izzie a consolarla e a darle i compiti.
“ Cosa… cosa fa?” chiese Chelsea
“ Chelsea, avevi promesso che non te saresti più interessata”
“ Lo so… ma….”
“ Okey, non importa. Mi chiede di te ogni giorno, più volte al giorno. Dice che gli dispiace moltissimo, che è stato uno sbaglio enorme e che vuole ricominciare con te. Lui e Victoria non si guardano neanche”
“ Ci spero, che non guardi quella maledetta s*****a”
“ Secondo me non dovresti rimetterti con Josh. Non subito, almeno. Aspetta un po’, pensaci.”
“ Ho deciso che non gli rivolgerò mai più parola, a Josh. E domani torno a scuola”
“ Brava, Chelsea, così mi piaci”.
Però la verità era che Chelsea sapeva di non farcela, nella sua impresa di escludere Josh dal suo mondo, perché ormai il ragazzo era una parte del suo mondo. Ma non sarebbe tornata da lui, non dopo quello che le aveva fatto.
Così la mattina dopo si preparò per andare a scuola. La prima cosa che notò, appena arrivata, fu che la gente non si fermava più di tanto a guardarla. Certo, c’erano persone che si zittivano appena passava, ma lei le ignorò. La prova più difficile che la ragazza dovette affrontare fu l’incontro con il ragazzo.
Sapeva che era inevitabile, ma avrebbe preferito non rivederlo mai più.
“ Sei tornata” disse Josh, imbarazzato
“ Sono tornata, e sono anche in ritardo alla lezione. Quindi, scusa, ma devo andare” rispose lei, come se nulla fosse.
Vide la reazione del ragazzo, un attimo prima di andarsene. Era sbigottito. Si aspettava di essere ignorato, maltrattato, certamente non di essere trattato come uno qualunque.
Non era facile per Chelsea tenere la parte dell’indifferente, ma lo dovette fare, ogni giorno, ogni minuto. Non poteva permettere di girarsi quando lui le passava accanto, non poteva permettersi di sospirare mentre vedeva le altre coppiette della scuola. Doveva recitare, ogni istante, quando era a scuola. A casa invece, piangeva, chiusa in camera sua.
“ Chelsea? Posso entrare?” chiese il padre, un giorno.
“ Sì” rispose Chelsea, asciugandosi le lacrime
“ Senti, in queste situazioni c’era tua madre che…”
“ Smettila di parlare di mamma”
“ Scusa. Comunque, volevo dirti che, se hai bisogno di qualche consiglio, io ci sono”
“ Grazie, papà. Ma io non ho bisogno di consigli. Non me ne servono perché ho già deciso. Ti ricordi del mio ragazzo? E’ andato con un’altra. Non credo che servano molti consigli, a riguardo”
“ Mi dispiace, tesoro”
“ Grazie, papà”
“ Credo di sapere dove potrei portarti, per farti tornare il buon umore”
“ Papà, non ho voglia di andare da nessuna parte”
“ Dai, vieni”.
Per non deludere il padre, Chelsea lo seguì, anche se avrebbe voluto stare a casa a piangere.
Il padre guidò per un po’ e Chelsea non riuscì a capire dove stavano andando, perché era già calato il buio. Dopo un po’ si accorse che erano usciti da Londra.
“ Papà, vuoi fermarti?”
“ Siamo quasi arrivati”.
Infatti si fermarono di lì a poco. Era talmente buio che Chelsea non si accorse di dove erano arrivati.
“ Ma questa è…”
“ La casa vecchia. Te la ricordi?”.
Ormai non era altro che una casa bianca con la vernice che si era in gran parte scrostata, le finestre rotte e il giardino con l’erba incolta, ma per Chelsea era il simbolo di una vita fantastica. Aveva vissuto lì dalla nascita fina agli otto anni, ed era stata un’infanzia bellissima, con tanti amici.
Quando si erano dovuti trasferire per seguire il lavoro di suo padre, aveva pianto per una settimana. Era a quello che pensava quando era felice.
Tanto aveva pregato il padre di tornarci.
A Chelsea tornò il sorriso al solo vederla.
“ Grazie, papà”
“ Pensavo che ti sarebbe piaciuto rivederla, dopo nove anni”.
Per tutta la durata della sera, Chelsea non pensò neanche un attimo a Josh. Tutti quei ricordi, mentre imparava ad andare in bicicletta sul vialetto, mentre andava sull’altalena, mentre sua madre la sgridava… Sua madre. Era inevitabile pensare a lei, in quel momento. Fu la prima volta in quattro mesi che la ricordò con un sorriso.
Quella notte sognò un’ episodio successo dieci anni prima, di cui non si era ricordata per tutti quegli anni.
Era una bambina con i codini ed un vestitino rosa a fiori ed aveva appena rotto una finestra con una pallonata, mentre giocava col suo vicino di casa.
Sua madre era uscita in cortile e Chelsea bambina si era messa a piangere per il dispiacere. Sua madre allora si era chinata e le aveva detto, che se era veramente pentita, allora non l’avrebbe sgridata.
Chelsea si svegliò di soprassalto, col suono della sveglia. Aveva il respiro corto e un peso al cuore, come se fosse stata ancora la bambina di sette anni che aveva appena rotto la finestra. Scese le scale, ma, per quello che l’attendeva, avrebbe voluto non essere scesa.
Sua madre era seduta nel salotto. Chelsea si stropicciò gli occhi, convinta ancora di sognare.
“ Mamma?”
“ Ciao, tesoro”
“ Cosa…”.
Chelsea non riuscì a finire la frase. Qualcuno aveva bussato. Izzie.
“ Ciao, Chelsea. Buongiorno signor Walker”.
Il padre di Chelsea infatti era spuntato dalla cucina, con tre caffè in mano.
“ Allora, devo…”.
Izzie si bloccò appena entrò in salotto e vide la donna sulla poltrona.
Guardò con aria preoccupata Chelsea. L’amica alzò le spalle.
“ Signora Walker?” chiese Izzie, titubante
“ Sì, sono io. E tu saresti?”
“ Izzie. Isabel, in realtà, ma nessuno mi chiama col mio nome intero”
“ Piacere, Izzie. Sei un’ amica di Chelsea?”
“ Sì, sono nella stessa scuola di sua figlia. Beh… credo che… ci vediamo a scuola, Chelsea. Piacere di averla conosciuta, signora Walker”.
Chelsea rimase sola, con sua madre e suo padre, che apparentemente andavano d’accordo. Non seppe perché, ma in quel momento le venne in mente l’immagine della bambina coi codini e il vestitino rosa.
  
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