Ringrazio
Loredana per aver postato l'immagine che ha
ispirato la storia.
THE EMPTY HOUSE
Quando le
manette di Lestrade si chiusero con un secco
click attorno ai polsi di Sebastian Moran, qualcosa scattò
anche nella mente di
John.
Il colonnello alzò gli occhi verso Sherlock,
schiaffeggiandolo con uno sguardo feroce e assassino, che nulla aveva
di umano.
"Se gli sguardi potessero uccidere, ora sarebbe
morto." gli era sempre sembrata così banale
quell'espressione, adatta solo
ai romanzieri da quattro soldi che vivevano di frasi ad effetto. Ma
quello
sguardo carico d'odio stava letteralmente squarciando il detective che
gli
aveva portato via la persona più importante della sua vita
e, sì, sembrava
poter uccidere. Poi gli occhi di Moran si spostarono su di lui "Avrei
dovuto disobbedirgli e ammazzarti lo stesso, tre anni fa."
John comprese. Comprese il pericolo che aveva corso quel
dannato giorno, pericolo dal quale Sherlock lo aveva protetto per tutto
quel
tempo.
Fu più che sollevato quando due poliziotti presero di peso
il prigioniero
trascinandolo fuori da quella casa vuota.
Restatono solo loro due, avvolti dal silenzio e dal buio in
quel salottino anonimo e sconosciuto. La luce dei lampioni che
penetrava dalla
finestra gettava ombre severe sul viso di Sherlock, immobile al centro
della
sua stanza. Il livido sotto l'occhio sinistra, lasciato dal suo pugno,
si
andava gonfiando.
Fino a qualche ora fa, quando il defunto consulente investigativo gli
era
riapparso davanti, pensava che non fosse minimamente abbastanza, che il
bastardo se ne meritasse altri cento di quei pugni. Ora voleva solo
portarlo a
casa, applicare del ghiaccio e della pomata sull'ecchimosi e chiedergli
scusa.
"Lo perdoni?
Lo
perdoni così dopo gli anni di inferno che hai passato a
causa sua?" una parte di
lui ci provò anche a
protestare, ma John aveva già preso la sua decisione.
Deglutì, scoprendo che quel boccone era meno amaro di
quanto pensasse.
Un finto suicidio, tre anni di latitanza chissà dove e
tutto per tenerlo lontano dalla furia di Moran.
Qualcosa nella sua espressione dovette tradire i suoi
pensieri, perché la posa rigida di Sherlock si sciolse ed il
detective mosse un
passo verso di lui. Aveva già capito, senza bisogno che John
si profondesse in
inutili spiegazioni.
Si avvicinò di un altro passo. Ah no, stavolta era stato
lui a muoversi.
Lentamente, senza parlare, senza fare rumore, quasi senza
respirare, i due si avvicinarono l'uno all'altro, finché il
detective gli fu
così vicino che John non riusciva più a mettere a
fuoco il suo viso, chino su
di lui, i riccioli morbidi che gli solleticavano la fronte.
John inclinò leggermente la testa, sfiorando col naso lo
zigomo offeso, l'ultima cosa che vide prima di chiudere gli occhi ed
abbandonarsi al calore delle labbra di Sherlock sulle sue.
"Bentornato a casa, idiota." sussurrò,
staccandosi da lui solo per un istante, prima che Sherlock gli
imponesse
nuovamente il silenzio, sigillando la sua bocca con un nuovo bacio.