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Autore: Hotaru_Tomoe    28/06/2012    15 recensioni
Raccolta di oneshot ispirate dalle fanart o prompt che ho trovato in rete su questa bellissima serie. Per lo più Johnlock centriche, con probabile presenza di slash.
Aggiunta la storia I'll be home for Christmas:Sherlock è lontano da casa per una missione, ma durante questo periodo il legame con John si rinforza. John gli chiede di tornare a casa per Natale, riuscirà Sherlock ad accontentarlo?
Questa storia, in versione inglese, partecipa alla H.I.A.T.U.S. Johnlock challenge di dicembre.
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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C'è ben poco da dire: questo è solo uno sfogo da Cumberbitch. Don't take me seriously, seriously!
Volevo inserire la scena in una long a cui sto lavorando, ma non si adattava bene, quindi la posto qui a parte.
Uh, ma ne approfitto per ringraziare tutti quelli che hanno commentato e messo questa raccolta tra le preferite, seguite e ricordate, siete l'amore!


 

 

LABBRA

John aveva un problema.
Un grosso problema.
Un enorme problema.
Un problema di dimensioni bibliche, per usare un eufemismo.
Anzi due. E tali problemi rispondevano al nome di "labbra".
E non due labbra qualsiasi.
Non quelle di Sarah, non quelle della nuova segretaria bionda dell'ambulatorio.
Nè quelle di Angelina Jolie o Charlize Theron, purtroppo. Abbandonarsi a fantasie su dive del cinema come un adolescente in piena tempesta ormonale sarebbe stato davvero il minore dei mali.
E invece no. Si ritrovava a fantasticare sulle labbra di Sherlock.Consulente.Investigativo.Holmes. Il suo odinico, sociopatico coinquilino.
Non sapeva nemmeno come fosse iniziata quella sottospecie di... fissazione. Perché, buon dio, si rifiutava categoricamente di catalogarla come "ossessione" o, peggio ancora, come "feticismo".
Fatto sta che la bocca di Sherlock aveva preso dimora stabile nella sua mente e non dava alcun segno di volersene andare, come un inquilino abusivo. Solo che questo specifico inquilino non si limitava ad occupare arbitrariamente la sua testa, ma faceva anche danni. Del genere "bollenti fantasie notturne", tanto per essere chiari.
Maledizione.
Le labbra di Sherlock erano una meravigliosa contraddizione vivente.
Erano perfettamente definite, dal contorno netto che sembrava essere stato disegnato da uno scultore. E allo stesso tempo apparivano morbide ed elastiche, a giudicare dal modo in cui cedevano sotto al tocco delicato delle dita del suo proprietario, quando questi le accarezzava sovrappensiero. Per non parlare della loro consistenza polposa, che si rivelava ai suoi occhi ogni volta che il detective, impegnato in un ragionamento particolarmente complesso, le tratteneva tra i denti per poi rilasciarle con un delicato schiocco.
Tutte manovre che Sherlock ripeteva con crudele inconsapevolezza in media una decina di volte al giorno.
Il fatto che tenesse il conto, dava un'idea sufficientemente chiara di quanto fosse disperata la situazione di John.
E non c'era verso di distrarsi. Poteva mettersi a lavorare al suo blog, tenersi aggiornato con le riviste di medicina, fare gli straordinari in ambulatorio e visitare un paziente via l'altro. Inevitabilmente i suoi pensieri finivano calamitati su quelle dannate labbra indecenti, anche nei momenti meno opportuni.
Finiva per chiedersi come sarebbe stato sostituire le dita di Sherlock con le proprie nel percorrere quella bocca di seta, a cominciare dall'arco superiore che gli conferiva la caratteristica forma a cuore, per poi premere col pollice sul labbro inferiore, fino a che non si fosse dischiuso. Una volta che le sue fantasie prendevano quella strada non c'era più modo di arginarle, come una slitta senza freni lanciata giù da una montagna innevata, e la sua bocca sostituiva le dita mentre si appropriava delle labbra di Sherlock, le succhiava, le tratteneva tra le proprie e le mordicchiava, ora delicatamente, ora forte, a sangue, quasi fossero un marshmallow.
E dove la decenza imponeva uno stop ai suoi pensieri durante il giorno, ci pensava la sua mente di notte ad appagare le sue più indecenti fantasie, dove le labbra di Sherlock assaggiavano fameliche il suo corpo. Persino quelle zone che si era dimenticato di avere. Nemmeno durante la pubertà aveva dovuto cambiarsi così spesso la biancheria intima.

Con un debole sospiro, John si stropicciò la faccia tra le mani: con la tentazione di quella bocca a perenne portata di mano diventava ogni giorno più difficile trattenersi e ignorare la voce nella sua testa che lo tentava "Fallo. Bloccalo, afferralo per la nuca e assaggia quelle labbra."
Scrollò la testa e strizzò forte gli occhi.
Era nei guai.
Ma non sapeva ancora quanto.
Ne ebbe una chiara idea quando Sherlock, da perfetto felino qual era, comparve dal nulla alle sue spalle e avvicinò quella fonte di desideri peccaminosi al suo orecchio sussurrandogli "John, andiamo. Lestrade mi ha appena mandato un messaggio."
Il povero dottore riuscì a stento a soffocare un gemito, ma qualsiasi tenue speranza potesse nutrire sul fatto che Sherlock ignorasse ancora i suoi pensieri, andò distrutta nel momento in cui il consulente investigativo arricciò un angolo di quella bocca diabolica in un sorriso storto.

"Sono fregato." pensò John con lo stesso spirito di un condannato alla fucilazione e già si preparava a balbettare una patetica sequela di scuse traballanti.
Ma poi quella stessa bocca morbida andò a posarsi sul suo orecchio destro e la voce sensuale di Sherlock riversò parole di lava direttamente nel suo cervello "Concentrati sul caso, dottore. Stasera, poi, penseremo al tuo problema."
Un piccolo, dolce assaggio di paradiso.
Ah.
Forse non era poi così fregato, pensò.

   
 
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