IL MATTINO DOPO
"Mmh...
'giorno Sherlock." mormora John
stiracchiandosi beatamente tra le lenzuola.
Sherlock siede rigido sul letto, la tazza del caffè stretta
tra le mani, e fa
appena un cenno con la testa. John non ci fa caso più di
tanto: Sherlock non è
mai stato particolarmente espansivo e non si aspetta che cambi
all'improvviso
solo perché hanno fatto l'amore, anche se ora non un po' di
coccole non gli
dispiacerebbero.
Si tira a sedere lentamente, sfiorando con il naso la pelle
morbida e fresca di doccia della schiena di Sherlock "Dormito bene? Per
quel poco che abbiamo dormito, ovvio." ridacchia e appoggia un bacio
sulla
spalla del detective, che si irrigidisce e mormora qualcosa di
incomprensibile.
"Sherlock, cosa c'è che non va?" John si
allontana appena da lui per poterlo guardare in faccia ed è
in quel momento che
nota, ben visibile sulla spalla destra dell'altro, il marchio netto
della sua
arcata dentale. Ricorda perfettamente il momento in cui ha affondato i
denti
nella carne per soffocare un grido mentre veniva dentro di lui. "Oh, -
allunga le dita a sfiorare la pelle arrossata - forse sono stato troppo
irruento. Scusa, ma ho perso la testa: mi fai questo effetto. Ti ho
spaventato?" chiede con apprensione, appoggiando la mano sulla sua
guancia. Era la sua prima volta, ha cercato di essere il più
delicato
possibile, ma forse Sherlock ha trovato l'esperienza spiacevole.
Il detective scuote la testa "No, no. Questa notte - si morde le labbra
alla ricerca di parole che non trova - andava bene... è
stata fantastica."
abbassa gli occhi ed arrossisce e John deve fare un grosso sforzo per
non
spingerlo sul materasso e prenderlo ancora, subito, e questa volta senza alcuna delicatezza.
"Allora qual è il problema, se ti è piaciuto?"
"Il problema non è il sesso, John, è tutto il
resto." Sherlock gesticola e un po' di caffè, ormai freddo,
cade sulle
lenzuola.
Il dottore inclina la testa da un lato "Scusami, ma
non ti seguo: quale resto?"
"La relazione! - esclama Sherlock - L'altra notte è
stato facile, più facile di quel che pensassi, mi
è bastato abbandonarmi
completamente a te: sapevo che mi ami e che non avrei provato altro che
piacere tra le tue
mani."
John sente un groppo in gola ascoltando le parole del suo
compagno e scoprendo quanto è profonda la fiducia che
Sherlock ripone in lui.
"Ma la relazione - prosegue Sherlock - intesa in senso
lato, è diversa, presuppone reciprocità:
è impensabile che sia sempre tu a dire
cosa fare o a prendere l'iniziativa. Prendi ad esempio stamattina:
dovevo
tornare in camera mia? Hai piacere che io resti a dormire con te? D'ora
in poi
come faremo a stabilire quando andare a letto insieme? Dobbiamo dirlo
espressamente
o esiste una specie di codice? Ho fatto una ricerca su Internet e non
sono riuscito
a trovare due pareri che dicessero la stessa cosa. Come si
può pensare di
trarre delle conclusioni scientifiche da opinioni così
discordanti?"
"Non si può." conviene John. Gli verrebbe da
sorridere, ma Sherlock è davvero preoccupato, lo capisce
dalla sua espressione
incupita e non vuole che pensi che sta ridendo di lui.
"Perciò lo vedi anche tu quanto sia assurda e
complicata una relazione: racchiude in sé centinaia di
prospettive differenti e
di variabili. Ci ho ragionato tutta notte e ho elaborato cinquantadue
possibili
scenari di una sua evoluzione e sono tutti ugualmente probabili e allo
stesso
tempo improbabili. E' una cosa folle e io - abbassa la voce, sconfitto
- non so
cosa fare, non so come muovermi, non è il mio campo, non ho
risposte, non..."
John sa riconoscere un attacco di panico quando ne vede uno
e la voce di Sherlock che sale di tono accompagnata da una respirazione
sempre
più affannata ne sono chiari sintomi. Blocca quel fiume di
parole sconnesse
appoggiando le sue labbra su quelle dell'altro, leccando via le ultime
tracce
di quel caffè troppo dolce. Sherlock accenna un mugolio di
protesta e tenta di
sottrarsi al bacio per finire il suo ragionamento, ma John si sporge
con più
decisione verso di lui e gli passa una mano sulla nuca, attirandolo a
sé,
continuando a baciarlo finché Sherlock non inizia a
ricambiare e gli circonda
la vita con un braccio, l'altro che regge ancora la tazza del
caffè comicamente
sospesa a mezz'aria.
"Imparerai - gli dice John, guardandolo negli occhi -
e questo è un ottimo inizio. Devi solo fare esperienza, come
per tutte le cose."
"E se sbaglio qualcosa?"
John si china a leccare il morso sulla spalla e sorride nel
sentir rabbrividire la pelle sotto la sua lingua "Ne parleremo se e
quando
succederà. Magari litigheremo e poi - scende con la bocca
lungo il torace
sottile - faremo la pace."
Sherlock appoggia alla cieca la tazza sul comodino e si sdraia sotto il
tocco
di John "E' che non voglio deluderti." ansima con voce malferma,
mentre l'altro lascia una scia di saliva sul suo stomaco e scende
ancora, lento
e inesorabile.
John sente l'erezione di Sherlock sollevare il lenzuolo che
ancora lo copre e sorride "Questo sì che è uno
scenario altamente
improbabile." sussurra prima di afferrare il lenzuolo tra i denti.