-“Hei, tu!” fece il vecchio Jeremy poco dopo che la dottoressa chiuse la porta, con voce roca.
- “Scusi signor Burton, l’abbiamo disturbata prima?” disse Billie alzando lo sguardo dal blocchetto su cui stava scrivendo.
- “Nah niente affatto, ma ho sentito tutto.. Sei una brava persona. Una di quelle che sa ascoltare.. Non ne esistono quasi più, sai?” il vecchio accennò una risata malinconica e roca, poi abbassò lo sguardo.
- “E lei è un uomo buono che si nasconde dietro un’espressione dura e una rivista economica.” Fece Billie, che incuriosito da quel vecchio, voleva capirne di più. “Perché?”
- “Perché?! Perché tutto cambia. Tutto si rompe, tutto ha una fine. Hai presente la storia dei pezzi rotti che si perdono e non si riattaccano più? Ecco, io ne ho persi a palate.” Si rabbuiò. La sua espressione era meccanica, e i suoi ingranaggi erano arrugginiti, forse dalle troppe lacrime.
- “Mi scusi.. ecco..”
- “Non ti scusare” rispose lui, cercando di non perdere del tutto la sua maschera. “Anzi, scusami tu. Odio fare l’anziano patetico signore che va a raccontare in giro la sua patetica vita.”
- “Tacere è patetico, e non esprimere le proprie emozioni lo è ancora di più” sputò fuori Billie “ecco.. questo, questo è quello che penso”.
- “Hai una bella famiglia, Armstrong. Ma penso te l’abbiano già detto in tanti…” disse Jeremy. - “Beh, sì. Grazie..” sorrise lievemente “e lei?”.
-“Mio figlio sta a New York.. o almeno credo. L’ultima volta che l’hanno trasferito mi ha fatto mandare un messaggio vocale dalla sua segretaria.. appena si è ricordato di me. E quindi, beh, credo proprio che non abbia avuto tempo di venire a trovare il suo vecchio all’ospedale, dopo un’operazione a cuore aperto.”
Billie Joe tacque, di fronte a qualcosa che non poteva neppure capire.
- “E poi, da quando se n’è andata Lily..” inspirò lentamente e sorrise di un sorriso rassegnato “nessun peacemaker aggiusterà le cose.”
- “Mi dispiace, con tutto il cuore” disse Billie.
Il signor Jeremy Burton venne dimesso il giorno stesso, poco dopo, e Billie non ne seppe più nulla.
Poco dopo arrivò puntuale l’orario delle visite, e altrettanto puntuali Mike e Trè. Entrarono nella stanza come di solito entravano a casa dell’amico, presero due sedie e ci si misero a cavalcioni.
- “Heilà amico!”
- “Ciao Billie! Come va?” fecero i due raggianti.
- “Benone! Come procede il mondo.. fuori dall’ospedale?” disse lui sorridente.
- “Alla grande, insomma, in questa settimana in città e al bar non si è parlato che di te, prima della tua presunta morte, poi del fatto che sei rimasto il solito vecchio alcolizzato” i tre scoppiarono a ridere contemporaneamente “poi quando è stato appurato che non eri morto e che l’incidente non era stato provocato stranamente dall’alcool, sono iniziati quei discorsi di circostanza, pieni di ‘oh, dev’essere stato un brutto incidente’ o ‘quanto ci dispiace’ davvero, una cosa assurda.” Trè continuò il discorso, divertito.
- “E poi il fatto della chitarra che si è salvata è diventato un qualcosa di magico, un simbolo di.. uhm boh, valli a capire, i giornalisti… Poi, diavolo, è da tantissimo che non sei su un fottuto telegiornale locale, è un evento!” disse ridacchiando.
- “Woah figo!” fece Billie ironico “E sono sicuro che nel servizio avranno messo una di quelle cazzo di foto di repertorio.. tipo una di quelle con la fottuta camicia nera e la stramaledetta cravatta rossa!”
- “Esatto!” dissero i due in coro.
Nel frattempo entrò Lucy, che sorrise a Billie e si diresse verso il letto del signor Burton.
- “Buongiorno signor Burton, oggi potrà finalmente essere dimesso”
- “Perfetto, grazie della gentilezza”.
- “E’ il mio lavoro, viene qualcuno a prenderla?”
- “Sì, il tassista.” Disse lui freddamente.
- “Oh, d’accordo. Si ricordi di portare il tesserino magnetico sempre con lei!”
- “Sicuro.”
Jay raccolse la sua roba, indossò il suo cappello e uscì dalla porta accennando un saluto con la mano a Billie, che ricambiò.
La dottoressa Johnson arrivò quindi da Billie, controllò i suoi valori dall’ultima analisi e gli disse che il giorno seguente avrebbe iniziato la riabilitazione. Quindi si sedette vicino a Mike e Trè.
- “Hey Lucy, come stai?” le chiese lui.
Trè guardò Billie di sbieco e “ ‘Hey Lucy?’ uhm vedo che il nostro caro Billie non ha perso la sua capacità di fare amicizia in fretta!” disse ammiccando a Mike. “Comunque piacere, sono Frank, ma tutti mi chiamano Trè!” disse tendendo la mano a Lucy.
- “Oh, è un piacere conoscere di persona mr. Cool!” fece lei stringendogli la mano “e tu dovresti essere Mike se la mia memoria non mi tradisce!”
- “Sì, sono io!” disse Michael.
- “Vedo che non avete avuto bisogno di me per presentarvi” disse Billie. “Comunque.. ecco.. io avrei bisogno di parlare un minuto in privato con Mike.”
- “Uhm.. certamente! Io e Lucy usciamo un attimo” disse Frank “va bene, no se ti chiamo Lucy?” disse girandosi verso la dottoressa.
-“Certo” disse lei sorridendo.
Una volta usciti Mike disse a Billie con tono abbastanza preoccupato: “Hei Billie, che devi dirmi di così importante per far sloggiare Trè e Lucy?”
- “In realtà nulla, fa parte del mio piano!”
- “Piano? Quale piano?” rispose Mike stupito.
- “Vedrai! In ogni caso Lucy è davvero una donna fantastica, insomma…”
Mike non riusciva a capire del tutto le parole dell’amico. Billie prese il blocchetto su cui stava scrivendo poco fa e gli disse: “Guarda.. ho scritto qualche verso!”
«What tells me that everything is wrong?
What tells me that everything is ok?
What's new in all this?
I do not know if fate or the stars in the sky
I only know that she is fantastic,
and everything is so strange!»
- “Diavolo Billie, da quanto tempo era che non scrivevi una canzone?!.. Poi questi versi sono.. wow!”
- “Tanto, troppo. Mi sa che sono tornato!”
- “D’accordo, ma poi mi spiegherai il dannato piano!”
- “Va bene, va bene.. ora va’ a chiamarli e reggimi il gioco”.
Intanto fuori da quella stanza i due avevano chiacchierato di gusto, di tutto e di più, era nata una di quelle conversazioni che si spera di continuare in un bar, o qualcosa di simile. Quando i due rientrarono nella stanza sorridevano ancora, quindi Lucy lì salutò e tornò al lavoro.
- “Avete risolto?” disse Trè.
- “Uhm si.. tutto fatto” disse Mike, con scarse capacità recitative.
- “Comunque la tua amica è davvero simpatica.. la dottoressa.. intendo..” fece Trè. Billie sorrise, conscio del successo del suo piano.
- “Penso che ci vedremo sta sera per un caffè!” concluse Frank.
Nota dell'autrice: i versi inseriti nel mio racconto fanno parte di una canzone del gruppo di un mio amico, e visto che mi era piaciuta particolarmente e che si inseriva bene nel contesto ho deciso di metterla anche qui, quindi uhm, ecco.. ci tenevo a precisarlo :)