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Autore: Saeko_chan    03/07/2012    2 recensioni
Giulia Wagner, itala-tedesca, 15 anni, nata e cresciuta in Italia, a Lucca per essere precisi. All'improvviso si deve trasferire in una città piuttosto piccola del Canada assieme al padre e al fratello gemello.
Giulia nasconde un segreto che l'ha portata a non aver mai avuto una vera e propria vita sociale. In Canada ripartirà da zero, s'innamorerà e stringerà una fortissima amicizia con le persone sbagliate, gente che lei dovrebbe uccidere, cacciare... una giovane cacciatrice in mezo a una guerra e che non sa da che parte stare. Licantropi che vivono a stretto contatto con gli umani e vampiri privi di un'anima, anche se di norma non uccidono, ma aggrediscono facilmente, tranne una vampira che ha dei sentimenti.
[AVVISO! Non leggere se siete omofobi o cose simili (anche se non sarà fra i temi principali parlarerò comunque di relaizoni omosex), fissati coi vampiri alla "Twilight" (solo una dei miei vampiri ha un'anima e comunque nessuno di loro, neppure quella con dei sentimenti, sarà come quelli di "Twilight") e soprattuto se non sopportate le relazioni sentimentali con più di 10 anni di differenza]
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Uscite serali.

 

Erano circa le 19:00, quando Giulia decise di uscire di casa e di andare a farsi un giro per la città che ancora non conosceva affatto.

La ragazza era in camera sua e guardava il soffitto della propria stanza, visto che era seduta sul suo letto.

Subito Giulia si alzò e guardò la stanza in cui si trovava.

La stanza era grande quanto una camera matrimoniale e forse persino un po' di più, la porta si trovava dal lato opposto del letto ed era sulla destra, mentre subito accanto c'era l'armadio, il quale, era posizionato proprio davanti al letto. Il letto, comunque, aveva un piccolo comodino con una lampada, un paio di libri e un crocefisso.

La finestra era posizionata subito accanto al letto, il quale dava con lo schienale contro il muro e la finestra era, quindi, posizionata dall'esatta parte opposta della porta e subito accanto ad essa il muro faceva angolo e c'erano una scrivania e una sedia con accanto una piccola libreria a due ante e una scarpiera non molto grande.

I muri della camera erano stati dipinti di verde e il soffitto di un bel blu notte con l'aggiunta di alcune stelle dipinte qua e là.

Pur essendo la stanza di un'adolescente le cose che facevano intuire la presenza di una persona molto giovane in quella stanza erano solo il computer portatile posizionato sulla scrivania, i libri quasi tutti romanzi per adolescenti di vario genere, a parte alcuni saggi e il poster di un cartone animato giapponese attaccato al muro sopra la scrivania.

La giovane andò verso l'armadio e lo aprì, usando pochi secondi per decidere che cosa mettersi e quindi, prendendo una T-shirt rossa con un fulmine disegnato all'altezza del petto, poi prese un paio di pantaloncini anch'essi rossi che le arrivavano poco sotto il ginocchio, una maglia nera a maniche lunghe con dei bottoni e ovviamente dei calzini, più il reggiseno.

In un lampo si tolse il vestito casalingo che portava e si cambiò, per poi prendere un paio di scarpe da ginnastica nere e bianche e se le infilò.

A quel punto andò verso la sedia che si trovava vicino alla scrivania e prese la borsa a tracolla completamente nera che si trovava sopra la sedia e controllò che dentro ci fosse tutto, cellulare, cuffie, portafoglio, fazzoletti, un paio di occhiali da Sole, un paio di paletti, un pugnale dalla lama completamente d'argento e una boccetta d'acqua santa.

Se c'era una cosa che Giulia aveva sempre odiato di sé stessa era il fatto di non poter condurre una vita normale, da perfetta adolescente, ma ormai c'aveva fatto l'abitudine e sapeva benissimo di non poter fare altrimenti.

Sospirando si girò verso la porta ed uscì dalla propria camera da letto, andando di corsa nella stanza davanti alla propria, cioè, il bagno.

Il bagno al primo piano non era molto grande, c'era un water, un lavabo, uno specchio una doccia, un bidè e un piccolo mobiletto.

Giulia si lavò e in meno di cinque minuti fu pronta per uscire, visto che da perfetta ragazza acqua e sapone non si era mai truccata in vita sua.

Subito dopo si diresse a passo spedito verso il pian terreno, dove incontrò Logan tranquillamente sdraiato sul divano e intento a guardare la TV.

-Giulia, dove vai?- le chiese, senza staccare gli occhi dallo schermo e dal telefilm che stava seguendo.

-Esco, dì a papà che molto probabilmente non torno per cena. Ho voglia di farmi un giro e molto probabilmente mangerò un panino fuori. In tutti i casi non rincaserò tardi, promesso- aggiunse, alla fine, ricordandosi che il padre non amava che i figli uscissero di sera e che odiava quando ritardavano e quindi, pensò di avvertire il gemello qualora loro padre gli avesse domandato quando lei sarebbe tornata.

-Capito. Comunque, da quel che sai il tizio che é venuto oggi ha un fratello o una sorella minore il più possibile simile a lui?- chiese Logan, mentre Giulia si avviava verso la porta.

La ragazza alzò gli occhi al soffitto e sospirò, per poi rivolgersi al gemello con ironia, visto che conosceva molto bene il ragazzo e sapeva benissimo quanto fosse sua abitudine andare dietro ai bei ragazzi e alle belle ragazze.

-M'informerò. Ma soprattutto m'informerò che non siano una famiglia di lupi mannari o cose simili- quindi, dopo aver detto ciò uscì di casa e si avventurò per le strade semi deserte della piccola città infilandosi le mani in tasca e camminando sul marciapiede.

Un leggero vento le passava tra i capelli, scompigliandoli e ormai il Sole era sempre più vicino al tramonto.

Sospirando nuovamente Giulia aprì la propria borsa e prese gli occhiali da Sole, indossandoli.

Se c'é una cosa che odio quanto il mio lavoro é il fatto d'essere albina” si ritrovò a pensare, ormai consapevole che la sua situazione era molto difficile e che l'albinismo non l'aiutava affatto.

Ormai Giulia doveva portare quegli occhiali da Sole da anni, anche se usciva di sera, infatti odiava le uscite pomeridiane proprio per questo: Era molto più difficile non risentire della luce solare al livello corporeo.

Comunque la ragazza camminò a lungo per quelle vie, osservando le villette libere quasi sempre su tutti e quattro i lati e quasi sempre a due piani, oltre ai vari alberi che si trovavano ai lati della strada e solo dopo qualche minuto raggiunse la parte della città che doveva essere il centro o comunque doveva avvicinarsi molto ad esso, infatti, oltre alle case ormai erano visibili diversi negozzi e diverse persone che camminavano, molte erano famiglie o comunque gruppi di amici, o giovani coppie di fidanzati.

Dopo poco che camminava sentì una mano sualla spalla e quindi si girò di scatto, allarmata.

Appena vide la persona dinanzi a sé, però, si calmò.

L'uomo di quella mattina si trovava davanti a lei e le sorrideva.

Insovva gli stessi abiti di quella mattina ed era sempre a petto nudo.

-Ciao Giulia, come va?- Giulia alzò gli occhi al cielo, pensando a quanto il suo lavoro l'aveva fatta diventare sin troppo sospettosa, infatti, ormai era d alei avere paura per un non nulla, temere che chi avesse di fronte non fosse umano al minimo segnale di preoccupazione.

Eppure lui era a posto, non c'era niente da temere da Matteo.

-Bene, va tutto bene, tu?- gli chiese di rimando, ma lui si limitò a scrollare lievemente le spalle.

-Si tira avanti. Che ne dici di mangiare o di bere qualcosa? Magari tutte e due le cose insieme?- Giulia alzò un sopracciglio.

Non era abituata a richieste simili, non le era mai successo prima.

L'alone di mistero e di timore che si era creata attorno aveva fatto sì che nessuno le si avvicinasse e per lei era sempre stato meglio così.

Eppure a quel punto voleva ricominciare da zero, farsi una vera e propria vita sociale, quindi, poteva anche accettare, no? Tanto Matteo era un tipo a posto e anche se non lo fosse stato lei era armata, come sempre, del resto.

-Sì, certo, va benissimo, ma dove?- chiese, visto che lei non sapeva proprio dove poter andare a mangiare o a bere, visto che si era appena trasferita e quindi non conosceva affatto quella città.

-Conosco un locale a un paio di isolati da qui, seguimi. Comunque, perché non ti togli quegli occhiali da Sole?- le chiese, incamminandosi verso il locale che aveva detto trovarsi poco distante da dov'erano loro.

Giulia lo seguì subito, infilandosi le mani in tasca ed abbassando lo sguardo.

-Sono albina e soffro di eterocromia. Meno il mio corpo assorbe il calore solare meglio sto, soprattutto i miei occhi non devono entrare in contatto col Sole, é troppo rischioso- spiegò, sospirando affranta e camminando molto vicina a Matteo.

Matteo la guardò senza proferir parola, ma sembrava comunque leggermente sospettoso.

Una volta raggiunto il locale i due entrarono e Matteo indicò un tavolino da tre e quindi loro due andarono a sedersi e Giulia mise la propria borsa a tracolla sulla terza sedia, ovviamente libera.

Il locale era piuttosto spazioso, c'erano diversi tavolini, una porta che molto probabilmente dava su un'altra stanza, un bancone, e diversi clienti seduti, o intenti a bere qualcosa al bancone, oltre che alcuni camerieri intenti a servire i clienti direttamente ai propri tavolini.

Poi, c'era anche una piccola zona dedicata alle slot-machine e una porta che portava ai bagni.

Giulia si accorse subito della musica di sottofondo e iniziò a canticchiare.

-”Little Red Riding Hood,/I don't think little big girls should/Go walkin' in these spooky ol' woods alone” *. Molto carina- commentò, togliendosi gli occhiali e infilandoli nella propria borsa, per poi notare un cameriere venuto verso di loro.

-Matteo, stavolta hai rimorchiato una con almeno quindici anni in meno di te? Non é nel tuo stile, lo devo proprio ammettere, comunque, che cosa volete?- domandò, osservando prima Matteo e poi Giulia.

-Lo sai benissimo che cosa ordino io, fratellino. Un panino con costoletta di maiale e insalata e un boccale di birra- lo informò, lasciando Giulia senza fiato, mentre si rendeva conto che il cameriere era il fratello dell'uomo che aveva di fronte.

Li osservò attentamente e vide che sì, fisicamente si assomigliavano molto, anche se si vedeva che Matteo era più grande di Tommaso e in più Tommaso era un po' più basso e aveva gli occhi di uno strano verde scuro.

-E lei che cosa ordina, signorina?- domandò Tommaso, rivolgendosi in modo leggermente ironico a Giulia.

La ragazza rifletté qualche secondo e poi decise.

-Avete dell'insalata? E delle patatine fritte? E un'aranciata?- Tommaso a quelle domande annuì e Giulia decise di ordinale quelle cose, quindi il giovane cameriere scrisse il tutto su un piccolo taccuino e quindi se ne andò.

-Quello era tuo fratello? A parte gli occhi vi somigliate moltissimo- notò Giulia, sorridendo appena.

Matteo ricambiò il sorriso quasi subito, per poi passarsi una mano fra i capelli.

-Dici? Resta il fatto che tu e tuo fratello vi somigliate molto di più- ammise, quindi Giulia soffocò a stento una risata sotto lo sguardo perplesso di Matteo.

-Siamo gemelli monozigoti e siamesi, per forza siamo identici!- rispose Giulia, per poi vedersi arrivare la propria ordinazione, lasciando Giulia piuttosto perplessa.

Matteo a quel punto restò in silenzio per quasi un minuto intero, fissando l'altra come se fosse incapace di parlare e resto in silenzio anche quando arrivò la sua di ordinazione.

-Non é possibile, lui è un maschio!- costatò Matteo con una nota di perplessità nella voce.

Giulia scosse la testa capendo finalmente dove stava il dilemma.

-Non biologicamente. All'anagrafe é ancora Martha, ha iniziato a prendere gli ormoni da pochissimo- si limitò a rispondere Giulia, scollando le spalle e cominciando a mangiare come se avesse appena detto che i gatti sono dei felini.

Matteo non aggiunse altro per un bel po', mangiando in assoluto silenzio, ma dopo un po' decise di rompere quel silenzio di tomba, visto che Giulia pareva intenzionata a non dire altro, per quanto apparisse tranquilla e serena.

-Quando siete stati divisi? Tu e Logan, ovviamente- domandò, mentre ormai era verso la fine del suo panino e della sua birra.

Giulia non rispose subito, pulendosi prima le labbra, per poi alzare il proprio sguardo su Matteo.

-All'età di tre anni. Inizialmente non sapevano se farlo o meno, ma visto che ci legava soltanto una vena e la pelle del braccio sinistro per me e destro per lui alla fine ci hanno divisi prima che iniziassimo la materna. Tutto qua. La cosa veramente strana é che io non abbia la disforia di genere e lui sì, idem per quanto riguarda la sua bisessualità, visto che io sono etero- spiegò, finendo di mangiare, per poi tornare a guardare Matteo, il quale la stava osservando.

Giulia si pentì quasi subito d'aver spiegato a un quasi-estraneo tutto ciò, certo, non gli aveva raccontato vita morte e miracoli della sua esistenza, ma gli aveva detto sin troppo.

Eppure c'era qualcosa che la spingeva a parlare, qualcosa che la spingeva a non aver paura di Matteo.

-I misteri della vita, eh? Comunque potremmo provare a far conoscere mio fratello al tuo. Chi sa, magari si potrebbero pure piacere, anche se visto che tuo fratello é fisicamente femmina non saprei- disse con un tono di voce quasi ironico il più grande dei due, mentre si alzava dalla sedia seguito a ruota da Giulia.

-Tommaso é omosessuale?- domandò Giulia, mentre prendeva la propria borsa e poi andava a pagare con Matteo, dirigendosi verso il bancone.

Proprio quanto Giulia ebbe tirato fuori il portafoglio Matteo la bloccò, mettendole una mano sopra la sua e impedendole di prendere i soldi, per poi sorriderle.

-Pago io, a nome di entrambi- disse, per poi tirar fuori il portafoglio, chiedere quanto avessero speso e pagare come se nulla fosse.

Giulia abbassò lo sguardo imbarazzata.

Nessuno si era mai offerto di pagare per lei.

Alla fine i due uscirono dal locale salutando il fratello minore di Matteo.

-Ti riaccompagno a casa ok? Almeno che tu non volessi stare più tempo fuori- disse Matteo, rivolgendosi a Giulia, la quale alzò gli occhi al cielo e notò che ormai il Sole era tramontato e che quindi non aveva più bisogno degli occhiali.

-So tornare a casa da sola- gli disse, notando che ormai la gente per strada andava diminuendo sempre più.

Matteo le mise una mano sulla spalla e Giulia a quel contatto abbassò di scatto lo sguardo.

Non era abituata ad avere contatti fisici con nessuno, tanto meno con gente che conosceva da così poco.

-Senti, andare in giro da soli a quest'ora é pericoloso, davvero. Non lo dico perché sei un'adolescente, sarebbe rischioso la stesso. Te lo dico per esperienza: Certe volte da queste parti avvengono degli omicidi, certo, raramente, ma non é raro che la gente venga aggredita- Giulia a quelle parole si sentì gelare.

Quindi suo padre aveva ragione? Quel posto era davvero abitato da un clan di vampiri?

Di sicuro non poteva essere più di un clan, i vampiri volevano sempre avere il dominio assoluto, certo, era raro che fra di loro si scontrassero fisicamente, ma in un determinato posto di clan ce ne stava sempre uno solo.

-Va bene, anche se saprei benissimo badare a me stessa- rispose Giulia, incamminandosi con Matteo accanto a lei.

 

Angolo autrice:

 

*Little Red Riding Hood, non conosco l'autore/autrice, visto che io beccai la canzone su un video dedicato ad Harry Potter.

 

Comunque, come potete notare questa giornata é fatta apposta per aggiornare e spero che stavolta qualche commentino me lo lascerete xD

Ah, scusate se per quanto riguarda la parte sui due gemelli può risultare un po' irrealistica.

Non so se é fattibile come cosa che due gemelle siamesi abbiano due diversi orientamenti sessuali e soprattutto una delle due soffra della disforia di genere e l'altra no, ma ho ipnotizzato di sì.

   
 
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