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Autore: Saeko_chan    23/06/2012    2 recensioni
Giulia Wagner, itala-tedesca, 15 anni, nata e cresciuta in Italia, a Lucca per essere precisi. All'improvviso si deve trasferire in una città piuttosto piccola del Canada assieme al padre e al fratello gemello.
Giulia nasconde un segreto che l'ha portata a non aver mai avuto una vera e propria vita sociale. In Canada ripartirà da zero, s'innamorerà e stringerà una fortissima amicizia con le persone sbagliate, gente che lei dovrebbe uccidere, cacciare... una giovane cacciatrice in mezo a una guerra e che non sa da che parte stare. Licantropi che vivono a stretto contatto con gli umani e vampiri privi di un'anima, anche se di norma non uccidono, ma aggrediscono facilmente, tranne una vampira che ha dei sentimenti.
[AVVISO! Non leggere se siete omofobi o cose simili (anche se non sarà fra i temi principali parlarerò comunque di relaizoni omosex), fissati coi vampiri alla "Twilight" (solo una dei miei vampiri ha un'anima e comunque nessuno di loro, neppure quella con dei sentimenti, sarà come quelli di "Twilight") e soprattuto se non sopportate le relazioni sentimentali con più di 10 anni di differenza]
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Trasferirsi.

 

Quella casa era più grande di quella vecchia, adesso aveva una stanza tuttas per sé e non era più costretta a dividerla con suo fratello gemello.

Certo, lei avrebbe voluto ben altro dalla vita, ma non poteva... non poteva avere una vita normale, le sarebbe stato del tutto impossibile.

Mentre rifletteva su questo qualcuno suonò alla porta di casa sua.

-Giulia, va' tu!- le urlò il padre dal una stanza accanto e che molto probabilmente si stava facendo la doccia.

La ragazza, quindi, si alzò e si sitemò alla ben meglio i capelli bianchi come le nuvole dietro le orecchie, ringraziando mentalmente il cielo di tenerli corti.

Infatti, i capelli di Giulia era corti, mossi e stranamente bianchi di natura, più precisamente la ragazza era albina e in piì soffriva di eterocromia, infatti aveva un occhio verde ed uno azzurro.

Fatto sta che la giovane andò verso la porta di casa sua con addosso una vestaglia completamente rossa e un paio di ciabatte anch'esse rosse, ovviamente il fatto di portare una vestaglia implicava non avere maniche e quindi lasciar scoperta la lunga cicatrice che le passava su tutto il braccio e avambraccio sinistro.

Appena aprì la porta si ritrovò davanti un uomo di almeno quindici anni più grande di lei, dai folti e corti capelli neri, dagli occhi del color della pece, né magro e né grasso e pure molto più alto di lei, cosa non troppo difficile, visto che Giulia superava di poco il metro e cinquantacinque, ma per fortuna riusciva a mantenere un peso forma decente e quindi non era neppure un poco grassa.

L'uomo indossava una camicia nera tenuta aperta che mostrava un fisico asciutto ma ben allenato e dei pantaloni strappati, oltre che un paio di scarpe da ginnastica e in più portava un sacchetto nella mano destra.

In fondo era un bell'uomo, o almeno, quella era stata la prima osservazione di Giulia, anche se si vedeva che lui era troppo grande per lei e poi, la ragazza non poteva rischiare, il suo stile di vita non le permetteva di avere relazioni sessuali con persone normali, con gente ignara di tutto quanto...

-Lei sarebbe...?- domandò Giulia, osservando l'uomo con attenzione.

Non era abituata a ricevere visite, in Italia erano stati etichettati come gli strambi del quartiere e poi da loro l'usanza di andare dai nuovi vicini di turno era quasi del tutto assente.

-Matteo Wolf. Sono un tuo vicino. Ho pensato di venirvi a salutare e di potarvi dei biscotti fatti in casa- e quindi sorrise, mostrando il sacchetto che Giulia scoprì contenere dei biscotti, -i tuoi genitori sono in casa?- domandò, mentre Giulia lo lasciava entrare.

Non sapeva bene come comportarsi, ma quell'uomo non gli sembrava una cattiva persona e poi, non poteva mica avere dei sospetti su tutti quanti, no?

Proprio in quel momento la porta della stanza da bagno si spalancò ed uscì un uomo sui quarant'anni con indosso solamente un asciugamano.

L'uomo non era affatto simile a Giulia, pur essendo suo padre biologico e legale.

Capelli castani molto chiari e corti, occhi grigi con qualche sfumatura di marrone, fisico abbastanza palestrato e un pizzetto che gli arrivava fino al mento.

-Lei dev'essere un vicino, io sono il padrone di casa, David Wagner, mi scusi dall'accoglienza, ma arrivo subito, intanto la lascio in compagnia di mia figlia- disse l'adulto, sparendo su per una gradinata di scale subito accanto alla porta del bagno, la quale si trovava proprio davanti alla porta d'ingresso.

-Si vuole accomodare? Le faccio un café?- domandò Giulia, abbozzando un lieve sorriso e prendendo il sacchetto con dentro i biscotti dalla mano dell'uomo, per poi poggiarlo sul tavolino.

Wolf si sedette sul tavolino posizionato proprio accanto al divano, il quale era stato pensato per sei posti, ma conteneva a malapena quattro sedie.

-Magari un bicchiere di latte senza zuccher, né altro- le rispose,osservando la testa e incrociando le braccia e sorridendole liemente, facendo arrossire lievemente la ragazza.

Giulia andò verso il frigorifero e ne tirò fuori una bottiglia di latte e quindi, andò verso l'acquaio ed aprì il mobiletto a muro che si trovava là sopra, quindi, pres eun bicchiere e lo riempì di latte, alla fine rimise tutto a posto e diede il bicchiere colmo di latte all'ospite, per poi sedersi di fronte a lui.

-Non mi hai ancora detto il tuo nome- le ricordò l'uomo, sorridendole.

Giulia inarcò un sopracciglio e iniziò a far dondolare leggermente la sedia, osservando l'uomo.

-Giulia Wagner, piacere. Sono la figlia minore dell'uomo che ha visto prima- gli rispose, smettendo di dondolarsi e guardando per un lungo istante il bicchiere ormai vuoto che Wolf aveva appena appoggiato sul tavolino, quindi tornò a guardare l'ospite.

-Itala-tedesca, vero? Comunque dammi pure del tu, non sono molto più vecchio di te, infondo!- le disse, sorridendole leggermente.

Giulia notò subito il calore che sentiva provenire dallo sguardo di quell'uomo, anche se non sapeva che cosa pensare.

-Dici? Be', tra di noi ci corerà circa quindici anni e direi che sono molti. In tutti i casi, sì, mio padre é tedesco e mia madre era italiana- rispose, per poi spostare lo sguardo altrove e poggiare i gomiti sul tavolino, incrociando le mani e poggiandoci sopra il mento.

Ripensare alla madre non era affatto piacevole, ormai era abituata alla sua assenza, ma riparlarne non era mai bello.

Matteo parle intuirlo, forse per la reazione della ragazza o forse per il tempo all'imperfetto con cui ne aveva parlato, o magari per tutti e due i fattori, in quanto cambiò subito discorso e indicò una chitarra classica posizionata accanto al divano.

La chitarra era completamente nera e in legno.

-E' tua? Suoni?- domandò, facendo sì che Giulia riuscisse a spostare la propria attenzione sulla chitarra, cosa che la fece sentire molto meglio, visto che non voleva rischiare di dover ripensare ancora una volta alla madre.

-No, é di mio fratello gemello Logan, sai, lui suona da quand'era piccolo e ha fatto il conservatorio fino ad ora. Io canto da anni ed ho fatto molti corsi. Più che altro io e mio fratello in Italia ci siamo esibiti insieme, più di una volta- spiegò, osservando stavolta il profilo dell'uomo e sorridendo appena.

Le risultava sempre molto piacevole ripensare a quando aveva cantato in compagnia del fratello maggiore, -però, in realtà mi piace molto anche scrivere racconti, leggere e tenermi in forma- continuò.

Matteo a quelle parole girò la testa e sorrise ancora di più.

-Frequenterai il liceo della città, no?- le domandò e quindi Giulia annuì, leggermente perplessa.

Perché tutte quelle domande? E poi, non era leggermente scontato che si fosse iscritta a quel liceo? Di certo si notava che era in età scolastica e di certo non poteva dimostrare undici anni o giù di lì e in quella città c'era un solo liceo, quindi, almeno che non avesse voluto svegliarsi tutte le mattine all'alba per andare a scuola doveva per forza essersi iscritta a quella scuola.

Però, proprio in quel momento il padre di Giulia scese le scale con indosso una normale T-shirt nera, un paio di pantaloni anch'essi neri che gli arrivavano sin sotto al ginocchio e un paio di ciabatte dello stesso colore della maglietta e dei pantaloni.

-Buon giorno, come le ho già detto io sono David Wagner, lei é...?- domandò il padre di Giulia rivolgendosi a Matteo, il quale si presentò di nuovo e strinse la mano a David, per poi indicargli il sacchetto e dirgli che erano per loro.

-Comunque, stavo parlando con sua figlia ed é venuto fuori che frequenterà il liceo della città. Quindi, molto probabilmente mi avrà come professore, visto che insegno inglese e in più mi occupo dell'attività extra-scolare di musica- disse, mentre il padre di Giulia si sedeva davanti all'uomo e quindi con la figlia alla propria sinistra.

-Be', allora vorrà dire che mi toccherà darti di nuovo del lei!- disse Giulia, aprendo il sacchetto coi biscotti e tirandone fuori uno alla cioccolata.

-Be', di sicuro a scuola sarai costretta a darmi del lei. Comunque, ti piacciono?- le domandò Matteo, vedendola mangiare il biscotto, mentre anche il padre della ragazza ne addentava uno.

-Sì, sono molto buoni, li hai fatti tu?- domandò, prendendo un fazzoletto da un contenitore sul tavolino e pulendosi la bocca.

A quella domanda l'uomo scosse la testa in dissenso.

-No, li ha fatti mio fratello Tommaso, sai, conviviamo ancora insieme, anche se ormai siamo tutti e due adulti, per quanto lui abbia a fatica diciannove anni- rispose, per poi alzarsi dalla sedia.

Proprio in quel momento il portone d'ingresso si aprì e una ragazza che dimostrava appena quindici anni entrò nella stanza.

Capelli bianchi come quelli di Giulia tenuti molto corti e lisci, occhi uno verde el'altro azzurro e a prima vista poteva essere facilmente scambiata per un maschio, visto il seno quasi del tutto invisibile e visti i pantaloni maschili, senza contare il taglio di capelli tutt'altro che femminile.

In più anche fisicamente poteva essere scambiata per un maschio, per esempio le spalle e il torace erano quasi più maschili che femminili.

La ragazza era alta come Giulia e sul suo avambraccio sinistro si notava il tatuaggio di una chitarra, senza contare la lunga cicatrice situata sul braccio e avambraccio destro, visto che la giovane portava una T-shirt priva di maniche e completamente nera, a parte un teschio in mezzo ad essa, mentre i pantaloni erano probabilmente parte di una tuta da ginnastica e gli arrivavano appena sotto il ginocchio.

-Ciao papà, ciao Giulia. Tu chi sei?- domandò, squadrando quello che per lui era sicuramente un intruso, visto che non lo aveva mai visto prima e dopo tutto quella era anche casa sua, quindi vedere uno sconosciuto gli sembrava piuttosto strano.

-Matteo Wolf, sono un vicino, piacere. Tu invece chi sei? Giulia mi ha parlato del suo gemello Logan, ma tu sembri quasi una femmina- osservò l'uomo avvicinandosi alla ragazza e stringendole la mano.

La ragazza lanciò uno sguardo carico d'intesa a Giulia e le sorrise appena, per poi tornare a guardare Matteo.

-Sono io. Sì, esatto, mi chiamo Logan- ammise, grattandosi l'orecchio sinistro esorridendo appena.

Matteo restò perplesso per qualche secondo, ma alla fine annuì lo stesso.

-Capisco. Comunque io vado, ci si vede- aggiunse, sorridendo leggermente ai presenti ed uscendo dalla casa, lasciando i tre Wagner da soli.

 

Angolo autrice:


E' la prima storia che pubblico su questo genere ed è una storia a cui penso da molt e che ho più volte riscritto. Spero soltanto che sia interessante e che vi piaccia! :9

Be', se volete commentare anche per criticare (in maniera costruttiva e non offensiva, grazie) ne sarò felicissima! :) Dopo tutto i commenti fanno sempre piacere e le critiche costruttive sono sempre ben accette e soprattutot fanno migliorare/crescere! :)

P.S.: La violenza e l'azione ancora non saranno presenti, i primi capitoli mi serviranno più per afre una panoramica della storia e solo fra un po' si passerà seriamente all'azione :)

   
 
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