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Autore: Peyton Sawyer    04/07/2012    2 recensioni
Lily è stata rapita. Le hanno fatto il lavaggio del cervello. Non riesce più a distinguere la realtà dalla finzione. Ma non è tutto. Quelli che l’hanno portata via le hanno tolto i poteri: non è più in grado di fare magie. Altri cinque ragazzi sono nella sua stessa condizione. Chi ha bloccato i loro poteri, sa come fare a manifestarli come energia pura, e vuole trasformarli in un’arma micidiale, pronta a sterminare tutto e tutti. Neanche l’amore sembra poter nulla contro il potere assoluto.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Da Epilogo alternativo
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Finalmente era calata la notte. Marie li condusse attraverso la Foresta Incantata verso il Palazzo di Beauxbatons. Attraversarono un torrente asciutto passando sopra un vecchio ponte che Marie spiegò essere tappa romantica delle coppiette.
Arrivarono alla fine della Foresta e si trovarono davatiun magnifico palazzo, che illuminato dalla luna sembrava quasi brillare di luce propria.
Il grande portone d’entrata era circondato da immagini di leoni e draghi e al di sopra vi era appeso lo stemma della scuola, due bacchetta incrociate le quali sparavano tre stelle ciascuna.
Percorsero lunghi corridoi di pietra bianca fino ad arrivare nell’ufficio della preside, sperando di trovare lì le cartelle degli studenti.
Era un ufficio lussuoso ed elegante, arredato nei minimi dettagli, con appesialle pareti ritratti di precedenti presidi che dormivano beatamente. Dietro l’immensa scrivania c’era un balcone che mostrava il cortile interno del palazzo, le stallee il campo da Quidditch.
Era davvero un bel posto.
< Ok, io dico di guardare in tutti i cassetti e gli armadi e- >
All’improvviso dal nulla prese forma un vortice blu da cui apparve una ninfa. Aveva i capelli dello stesso colore dell’acqua, che risplendevano nel buio della notte. I suoi occhi, di un brillante verde smeraldo, avevano un espressione sorpresa.
< Marie! > disse abbracciandola. < Quelle surprise! Qu'est-ce que tu fais ici? >*
L’espressione di Marie subito fu confusa, ma poi un sorriso si aprì sul suo volto. < Je suis tellement heureux de vous voir, Namora! J'ai besoin d'une faveur: je vois mon dossier scolaire, il est important. Bien sûr! Mais vous vous ne voulez pas aller demain matin? Le principal serait très heureux de vous voir. >
< Il n'y avait pas besoin de déranger le président, même ne rien dire pour l'instant. Je vais venir la voir à nouveau, peut-être pendant la journée. >
La ninfa le sorrise e poi sparì in un vortice blu.
< Ma che accidenti le hai detto? > chiese Pevv che non aveva capito assolutamente nulla.
< Come? Non parli francese? > lo prese in giro Marie.
< Nessuno di noi parla francese, e quindi nessuno di noi ha capito cosa vi siete dette tu e la ninfa. > disse seccato Pevv.
< Io sì. > disse Lily.
< Tu parli francese? > chiese Nick.
< Sì, io ho… ho… non ricordo. > Sentiva che c’era qualcosa o qualcuno che doveva ricordare, ma non riuscì a capire cosa o chi fosse.
< Ricorderai. > la confortò Adam. Lei gli sorrise.
Quandò la ninfa tornò, diede a Marie la sua cartella scolastica e, dopo averla salutata, la bionda condusse gli altri ad una Passaporta per uscire dalla scuola.
< Scusami microbo, ma non voglio rischiare da spaccarmi una mano anch’io. > disse Marie a JarWheelie.
< No problema, mi es mui d’accordo. >
La Passaporta era un vecchio ritratto di una carrozza con dei cavalli bianchi alati. Si presero tutti per mano, e quando Marie toccò l'ala in alto a sinistra del più cavallo alto, si smaterializzarono lungo la Rue de Paradis, nota anche come Strada del Paradiso. La strada si trovava a Parigi e poteva essere trovata soltanto da streghe e maghi.
Passarono davanti a molti negozi, tra cui la libreria “Book Nook”, un negazio di dolci vari, una boutique che vendeva vestiti eleganti e un negozio che vendeva articoli da Quidditch.
Marie li condusse nel pub The Grub, in cui quella sera si svolgeva la serata karaoke. Si sedettero ad un tavolo un po’ isolato, così da poter parlare meglio e senza essere disturbati.
< Aspettate, ma con cosa paghiamo? > chiese Nick facendo notare che non avevano un soldo.
< Mi ha esti! > disse JarWheelie mettendo un sacchetto pieno di soldi sul tavolo.
< Ma dove li hai presi questi? > chiese Sam.
< Marvin Boggs. > disse quello sorridendo.
Fecero dopo molto tempo una cena come si deve, e Marie non aveva staccato gli occhi dalla sua cartella. L’aveva già letta due volte, ma ancora non aveva ricordato nulla.
< Almeno sai anche il tuo cognome. > disse Pevv cercando di tirarle su il morale.
< Già. > rispose lei. < Marie  Doupont. Peccato che non mi dica niente. >
Si aspettava di ricordare qualcosa, ma invece niente.
< Magari è collegato alle persone. > disse Nick.
< Magari no. > ribattè Adam. Gli cìocchi di tutti furono su di lui, tranne quelli di JarWheelie intento a mangiarsi una bella porzione di stufato. < Insomma è vero, Sam ha ricordato Nero, e tu hai ricordato la ninfa, ma vuoi davvero farmi credere che non ti siano venuti in mente ricordi legati alla scuola? Come facevi a sapere che il ponte era luogo degli innamorati? >
< Perché ci sono andata un sacco di volte. > rispose quella. Poi realizzò che in effetti si era ricordata del ponte quando vi si ritrovarono davanti.
< E la passaporta per venire qui? > continuò Adam.
< Sì, è vero. > rispose quella.
< Dove vuoi arrivare? > chiese Sam.
< Credo che non siano sole le persone, ma anche i luoghi, soprattutto i luoghi. Marie ha esitato quando la ninfa è apparsa, ma poi si è ricordata. >
< Io però mi sono ricordato di Nero non appena l’ho visto. >
< Sì, ma tu sei quello che era stato portato alla villa da più tempo. Credo che qualunque cosa ci abbiano fatto, qualunque incantesimo abbiano usato su di noi possa essere infranto solo dal tempo. >
< Così ha senso in effetti. > disse Lily appoggiando la tesi di Adam. < Spiegherebbe perché non ci ricordiamo di essere andati a scuola insieme. Forse non ci eravamo mai parlati, ma forse sì. Io ho diciotto anni, Adam né ha ventuno, Nick ventidue e tu ne hai venticinque. > spiegò rivolta a Sam. < Probabilmente io e te non ci siamo mai parlati, visto che quando io ero al primo anno tu eri all’ultimo, ma Adam e Nick hanno solo un anno di differenza e non ci credo che non si siano mai rivolti la parola. Quindi credo che Adam abbia ragione: i ricordi si sloccano solo perché l’incantesimo che ci hanno fatto si sta indebolendo a causa del tempo. >
< Ma tu sei arrivata solo da pchi mesi, noi da anni. > disse Pevv. < Cosa vuol dire? Che ricorderai chi eri tra qualche anno? >
< Non lo so. > rispose Lily. < Ma se la nostra teoria fosse esatta, potrei non ricordare niente per anni. >


Era stanco, e aveva altro per la testa. Quella mattina si era alzato, vestito, era andato a lavoro e ora era felice di potersene tornare a casa. Aveva appena svoltato nel vicolo che disolito usava per smaterializzarsi a casa, quando qualcuno lo chiamò.
< Malfoy! >
Riconobbe quella voce immediatamente, e si girò contro voglia verso uno dei vari coglioni che gli rompevano l’anima perché non consegnava la posta come volevano loro o perchè i documenti arrivavano in ritardo  di cinque minuti.
< Malfoy hai superato ogni limite! Questa è stata l’ultima volta che hai sbagliao a consegnare la posta! Non ti disturbare a venire qui domani mattina, altrimenti ti far- Ahio! > s’interruppe bruscamente lamentandosi per un dolore improvviso al collo e dopo pochi secondi cadde a terra come se avesse perso l’uso del corpo. < C-che succede? Io– le gambe e– non riesco a muovermi… > disse quello terrorizzato.
Subito Scorpius estrasse la bacchetta e si avvicinò all’uomo, ma qualcosa lo colpì al petto e slo scaraventò contro dei bidoni della spazzatura. Era un po’ confuso dalla botta, ma fece in tempo a creare uno scudo fra lui e quella cosa che cercò di saltargli addosso. Questo rimbalzò contro lo scudo, ma anche Scorpius ne subì il contraccolpo e si ritrovò alla fine del vicolo con una spalla lussata.
< Lumos! >
Mantenendo lo scudo protettivo illuminò il vicolo e vide un mostro con gli artigli infilzati nel petto dell’uomo sdraiato a terra. Era un abominio che si muoveva su quattro zampe, aveva la pelle scura e una coda lunga che probabilmente aveva usato per colpirlo al petto. Quando poi alzò la testa verso di lui e Malfoy vide i suoi occhi gialli, si smaterializzò istintivamente finendo sul tavolino di un salotto che si ruppe. Battè la testa per terra e l’ultima cosa che vide prima di svenire fu lo sguardo preoccupato di sua madre.


A meno di cinquanta metri da loro i ciottoli solitari, l’erba e le sterpaglie lasciavano il posto alla Foresta Proibita, fitta anche al suo principio. Giusto davanti a loro, invece, il binario dell’Hogwarts Express se ne stava solitario senza il suo inseparabile compagno rosso fuoco.
Loro due si trovavano in un vano di un muricciolo in mattoni rossicci alto pochi metri che segnava l’entrata principale del villaggio, su cui c’erano due cartelli che indicavano due direzioni diverse: su quello che puntava alle loro spalle c’era stato scritto ‘Hogsmeade’, mentre sull’altro, che indicava una strada sterrata alla loro destra, ‘Hogwarts’.
Alla loro sinistra, sulla banchina in ciottoli di pietra, c’era una semplice panchina rossa, che aveva un’aria abbastanza triste in quel luogo solitario. Senza dire una parola, Scorpius si diresse verso quest’ultima e vi si sedette, seguito da Lily, che prese posto alla sua destra.
Rimasero ancora per alcuni attimi in silenzio.
Il panorama non era male: oltre alla foresta proibita, che proseguiva per chilometri, si potevano scorgere le montagne rocciose, in perfetta armonia con il cielo plumbeo di quel giorno, e si poteva anche intravedere la sommità della Torre di Astronomia.
«Perché siamo venuti qui?» chiese Lily poco dopo, interrompendo il silenzio perfetto che si era creato.
Malfoy alzò le spalle e buttò per terra il mozzicone della sigaretta finita.
«Da quando siamo entrati al pub non hai fatto altro che lamentarti del fatto che tutti ci fissassero… bè, qui non c’è nessuno» rispose semplicemente.
«Ah, certo» sbuffò Lily, diffidente. «E dimmi, quante ragazze ci hai già portato qui?».
Malfoy si voltò verso di lei e ghignò divertito.«Gelosa, Potter?» domandò strafottente.
«Per niente, Malfoy» negò decisa, guardandolo fieramente negli occhi.
«Comunque, tanto per placare i tuoi spiriti combattivi, non ci ho mai portato nessuna» rispose senza smettere di essere fastidiosamente compiaciuto. «È inutile che fai quella faccia, Potter; sai, questo non è precisamente il mio prototipo di posto romantico».
«È comunque un bel posto» convenne la rossa, mordendosi il labbro inferiore mentre si guardava in giro. «Insomma, una stazione è un luogo abbastanza significativo, soprattutto questa. Quando arrivi qui per la prima volta è un grande inizio, perché imparerai ad essere un vero Mago; mentre quando te ne vai per l’ultima volta è una fine, ma allo stesso tempo anche un altro inizio, cioè quello della tua vita da adulto».
Il silenzio calò nuovamente su di loro, e Lily pensò per la prima volta che quello per Scorpius sarebbe stato l’ultimo anno lì.Non poteva credere che non sarebbe davvero più tornato.
«E tu che strada prenderai quando scenderai dal treno per l’ultima volta?» chiese Lily, curiosa.
Fu il momento di Scorpius di farsi pensieroso.
Prese tra le dita della mano destra una ciocca vermiglia di Lily e ci giocherellò distrattamente.
La Grifondoro, presa alla sprovvista, s’immobilizzò: non si era accorta che fossero così vicini.
«Non lo so» rispose rimuginando. «Non ci ho mai pensato seriamente. Mio padre vorrebbe che studiassi Magisprudenza».
«E tu lo vuoi fare?» domandò la rossa, senza fiato.
«Credo che non sarebbe male» commentò alzando le spalle, per poi posarle la mano fredda sul collo e portarla verso l’alto, immergendola completamente nei suoi capelli. «Ma prima vorrei viaggiare un po’, magari con Adam o Blake».
Lily, che si era dimenticata di respirare, fece un sospiro strozzato, odiandosi per essere così in difficoltà.
«E tu cosa vorresti fare?» rigirò poi la domanda, osservando con espressione seria i suoi capelli che passavano tra le sue dita.
«L’Auror » ammise Lily con orgoglio. «È sempre stato il mio sogno».
«Auror Potter» rise Scorpius, facendosi divertito.
Lily lo guardò male, ma la sua occhiata risultò compromessa dal fatto che la mano di Scorpius le stesse accarezzando con tocco lieve il collo e la nuca.
«Che c’è di tanto divertente?» sbuffò la rossa, facendosi lievemente imbronciata.
«Perché, dicevi sul serio?» la prese in giro lui, ghignando divertito.
Lily strinse le labbra, infastidita.
Non riusciva a capire quello che stava succedendo, ma solo che, qualunque cosa fosse, voleva che accadesse.Ne sentiva bisogno come l’aria che respirava in quel momento.
Fece il carico di coraggio Grifondoro e, fingendosi disinvolta, si voltò lievemente verso di lui, per poi poggiare la sua gamba sul suo ginocchio, in modo che penzolasse in mezzo alle sue, leggermente divaricate.
Scorpius non disse niente, ma posò la mano libera sulla coscia della rossa.
La rossa sentì un brivido caldo salirle lungo la schiena mentre il Serpeverde percorreva con le dita il suo interno coscia.
Lily si avvicinò a lui e posò la gamba rimasta a terra vicino all’altra.
A quel punto, la mano di Malfoy andò a posarsi sul suo fianco destro, avvicinandola a sé. Erano talmente vicini che poteva sentire il suo respiro caldo nell’orecchio.
«Non lo troverai così divertente quando ti metterò le manette» mormorò Lily, riprendendo il discorso di poco prima.
Scorpius ridacchiò contro il suo orecchio e scese a baciarle piano il collo.
«Mh, manette. Mi piace come idea» disse con voce roca, facendola rabbrividire.
La rossa posò spontaneamente il suo braccio sulla spalla sinistra del biondo.
«Idiota» mormorò disconnessamene, con il cervello in tilt.
Alzò lievemente il collo, in modo che potesse baciarla meglio, e lui iniziò a spostarsi verso l’alto, lasciando una scia bollente di baci che arrivò fino al suo zigomo, per poi proseguire sul profilo della mandibola.
Quando arrivò alle sue labbra si bloccò un attimo.
Respirarono per alcuni istanti l’uno sulla bocca dell’altra, desiderandosi come un nuotatore può desiderare ossigeno dopo interi minuti di apnea.
Quando le loro labbra si sfiorarono, nessuno dei due riusciva a credere a quello che stava accadendo. Si toccarono con circospezione, assaporando l’una il tocco dell’altro, muovendosi con lentezza, quasi come se si stessero studiando.
Le mani di Lily andarono ad immergersi nei suoi capelli, mentre la lingua di Scorpius percorse tentatrice il suo labbro superiore, come tacita richiesta di un maggiore contatto. A quel punto la rossa socchiuse la bocca, non aspettando altro che quel momento.
Poco prima che le loro lingue potessero sfiorarsi bramosamente, il Serpeverde l’attirò a sé, così che andò a finirgli in braccio, cosa che sembrò non dispiacerle affatto, visto che gli attorcigliò le braccia al collo e artigliò i suoi capelli con le dita, aggiungendo una punta di dolore a quell’uragano di emozioni che gli stava facendo provare.
Scorpius strinse i fianchi di Lily, eccitato dal sensuale gioco delle loro lingue, che sembravano rincorrersi e ritrovarsi all’interno delle loro bocche, mentre la voglia di toccarsi sempre di più cresceva a una velocità allarmante.
Si staccarono di pochi centimetri, poggiandosi l’uno alla fronte dell’altra, cercando di riprendere fiato.
La rossa riaprì lentamente gli occhi e incrociò quelli di Scorpius, più lucidi e scuri di quanto ricordasse.Automaticamente, senza nemmeno pensarci, congiunsero le loro labbra in un ultimo e casto bacio, per poi immobilizzarsi.
Lily, improvvisamente imbarazzata, si spostò dalle sue ginocchia e tornò al suo posto, guardando nella direzione opposta a quella di Scorpius, che tossicchiò nervosamente.
«Dicevamo?» domandò il Serpeverde, schiarendosi nuovamente la voce.
La Grifondoro si voltò nuovamente verso di lui, incerta, e si fissarono per quelli che parvero infiniti istanti. Poi scoppiarono a ridere.«Noi non faremo mai come le persone normali, vero?».
«Con te è impossibile fare le cose normalmente, Potter, si devono sempre fare i salti mortali».
 
 
Quando Scorpius aprì gli occhi e vide il soffitto della sua stanza d’ospedale una lacrima gli rigò il volto.
Erano passati molti mesi da quando Lily era scomparsa, ed erano passati più di due anni da quando era scomparso Adam.
Si sentì incredibilmente solo; la ragazza che amava e suo cugino, che considerava un fratello, erano stati rapiti e lui aveva perso le due persone più importanti della sua vita. Era determinato più che mai a ritrovarli, sapeva che erano vivi e sapeva che li avrebbe ritrovati.
< Ti sei svegliato finalmente! > si lamentò suo padre entrando nella stanza. < Come stai? >
Scorpius si mise seduto. < Bene, ma perché sono qui? >
< Non ricordi? Ti sei smaterializzato in salotto e hai battuto la testa. Quando ti abbiamo portato qui, i medimaghi hanno detto che avevi tre costole incrinate e la spalla lussata, ma ti hanno già guarito. >
Scorpius ricordò. < Sono stato attaccato da un mostro, e ha ucciso- >
< Sì, lo so. Quando uscirai da qui dovrai andare al ministero per lasciare una deposizione. > gli disse Draco.
< Come fai a saperlo? >
< Ti abbaimo letto la mente. >
< Voi cosa? > disse arrabbiato. < Non avevate il diritto di- >
< Non alzare la voce con me! > gli rispose severo Draco. < Non l’avremmo fatto se qualche giorno fa non fossi andato nelle fosse! Credevamo ti avessero pestato degli strozzini. >
< Ve l’ha detto il signor Potter, vero? > chiese abbassando gli occhi.
< Certo che ce l’ha detto. Harry Potter non mi è mai piaciuto e mai mi piacerà, ma gli devo riconoscere il fatto di essere un uomo responsabile. > Draco fece un respiro profondo per calmarsi e si sedette sulla sedia vicino al letto. < Ci ha detto anche il perché sei andato là. Vedrai, li trovaranno. >
< No, io li troverò. >
 
 
La loro visita a Durmstrang fu molto più veloce e rapida rispetto a quella a Beauxbaton.
Pevv e Nick andarono a cercare la cartella del primo da soli, lasciando gli altri quattro e il Gungan alle pendici della scogliere sulla quale si ergeva l’Istituto di Magia del Nord.
Impiegarono meno di un’ora ad entrare nella scuola, prendere la cartella di Pevv e ritornare dagli altri.
< E così ti chiami Pevv Georgi Krum. > disse Adam leggendo la cartella dell’amico. < Ottimo rendimento, campione di Quidditch…almeno sulla cartella di Marie c’èera anche qualche nota personale, questo non ti aiuta per niente. >
< Lo so. > rispose Pevv. < Ma almeno so come mi chiamo. >
< Forse Georgi è il nome di tuo padre. > disse Marie.
< Krum…io credo di aver già sentito questo nome, ma non rocordo dove. > disse Lily cercando di sforzarsi.
< Beh, dimmelo se ti viene in mente. > rispose Pevv un po’ sconfortato.
< Dove va noi ora? > chiese JarWheelie.
< A Hogwarts. >





Angolo autrice:
Ovviamente la parte in corsivo sono dei ricordi di Scorpius riguardo la sua storia con Lily.

*Ecco il dialogo tradotto fra Marie e la ninfa Namora: 
< Che sorpresa! Che ci fai qui? >
< Sono così felice di vederti, Namora! Ho bisogno di un favore: devo vedere la mia cartella scolastica, è importante. >
< Certo! Ma sei sicura di non voler passare domani mattina? La preside sarebbe molto felice di vederti. >
< Non era il caso di disturbare la preside, anzi non dirle niente per ora. Verrò a trovarla un'altra volta, di giorno magari. >

Spero vi sia piaciuto il capitolo! Grazie mille a chi continua a seguire la mia storia!


 

  
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