Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Nonna Minerva    19/01/2007    5 recensioni
Dove si ripercorrono alcuni istanti degli ultimi due anni di Remus e Dora, e più avanti daremo anche una sbirciatina alla loro vita dopo queste vacanze di Natale che loro non dimenticheranno mai.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
MM capitolo 2

Eccomi come promesso per il secondo appuntamento...

Purtroppo la mia connessione è ancora vacante, e sono costretta a connessioni di fortuna ( scuola, Little Fanny…).

Comunque sono perfettamente in orario, figuratevi se mi perdevo l’appuntamento del venerdì!!

 

Bene, adesso… Ricordate quella famosa decisione importante nominata nell’ottavo capitolo che Mark l’aveva aiutata a prendere? Beh, stiamo per scoprire qual era questa famosa decisione...

Alcuni di voi l’avevano azzeccata, ed il resto ci era andato molto

vicino...

 

 

 

I’ll be home for Christmas

(Missing Moments)

 

2. Una decisione importante.

 

 

L’appartamento accanto al suo era rimasto vuoto per anni, senza che nessuno volesse venire ad abitarci, poi, un giorno, il cartello ‘affittasi’ era stato tolto e l’appartamento era nuovamente abitato.

Mark era stato felicissimo di scoprire che la nuova inquilina era una ragazza giovane, l’età media del resto dei condomini era sui sessanta se non di più.

Ci voleva un po’ di vita.

E così era andato subito a presentarsi alla nuova arrivata.

 

Gli era bastato un attimo per capire che quella ragazza doveva aver passato dei brutti momenti, ultimamente.

Era pallida e magra, ed un sorriso triste indugiava sulle sue labbra nel momento in cui gli aveva aperto.

Si era presentato e si era offerto di aiutarla a sistemarsi. Aveva accettato.

 

Lavoravano in silenzio, e se si trovavano a scambiare qualche parola erano più frasi di circostanza. La sera, quando smettevano di lavorare gli offriva sempre una tazza di tè nella piccola cucina, una delle uniche stanze al momento vivibili oltre la camera da letto.

Il più delle volte era lui a parlare.

Le raccontava di lui, del suo lavoro, della gente che abitava quel palazzo.

Non faceva domande, non voleva forzarla.

Sapeva che aveva bisogno di tempo, e che se se la fosse sentita, sarebbe stata lei a raccontargli la sua storia.

 

Al momento conosceva il suo nome, Ninfadora Tonks, e sapeva che preferiva essere chiamata solo Tonks.

 

Sapeva che era una ragazza maldestra, ma che aveva un gran cuore.

 

Sapeva che c’era qualcosa nel suo passato che cercava disperatamente di dimenticare.

 

Mark cercava di rendersi utile. Si offrì di farle compagnia, di raccontarle nuove storie, e di ascoltarla se avesse voluto.

La ragazza gli era grata per tutto quello che stava facendo per lei ed accettò di buon grado la sua amicizia.

 

Per adesso questo bastava. Il resto sarebbe venuto da sé.

 

***

 

Una mattina sentì un gran baccano venire dall’appartamento di lei.

Preoccupato, pensando che potesse esserle successo qualcosa, prese senza esitare la chiave di riserva che lei gli aveva dato per le emergenze ed entrò.

 

C’era un gran disordine in soggiorno, doveva essere inciampata in uno degli scatoloni rovesciandone il contenuto per tutta la stanza.

La vide agitare per aria un’asticella di legno e mormorare alcune parole.

Con immenso stupore vide alcuni oggetti sollevarsi da terra e tornare dentro gli scatoloni.

La chiave che teneva in mano cadde rumorosamente per terra.

La ragazza si voltò e si accorse con orrore della sua presenza.

 

Quel giorno Mark scoprì che Ninfadora Tonks era una strega.

 

Certo le sarebbe bastato un attimo per eseguire un buon incantesimo di memoria e fargli dimenticare quello che aveva visto.

Ma non lo fece.

Invece lo fece sedere sul divano ed iniziò a raccontare.

Aveva deciso di fidarsi di lui.

 

La ascoltò allibito, mentre parlava di un mondo magico di cui lui non aveva mai percepito l’esistenza.

Gli parlò della magia, della guerra in corso, di come una delle loro guide avesse perso la vita, tradito da una persona di cui si fidava completamente.

E quando Mark chiese come mai lei si fosse allontanata da tutto questo, abbandonando la lotta proprio quando, a quanto gli aveva detto, c’era bisogno anche del più piccolo aiuto, lei alla fine lo fece.

Gli raccontò la sua storia.

 

L’aveva lasciata parlare, ascoltandola in silenzio, senza interromperla, e alla fine l’aveva consolata quando calde lacrime le avevano solcato il viso.

 

Non poteva cancellare il suo dolore, ma poteva starle vicino.

 

***

 

Alcune settimane dopo rientrando l’aveva trovata seduta in cucina, in singhiozzi, una boccetta contenente un liquido arancione sulla tavola di fronte a lei.

Aveva capito subito che non era una delle solite crisi, c’era qualcosa di più questa volta.

Le si era seduto vicino e aveva aspettato che si calmasse prima di chiederle che cosa era successo.

Le aveva scostato le mani dagli occhi arrossati e l’aveva guardata in faccia.

“Qualsiasi cosa sia, puoi contare sul mio aiuto. Allora, che succede?”

“Sono incinta.”

 

Non ebbe bisogno di chiederle come e quando, sapeva benissimo quando era successo, gliel’aveva raccontato lei stessa quel pomeriggio di quasi un mese prima. E sapeva anche  di chi era, in quanto era l’uomo che tormentava i ricordi e i sogni della ragazza di fronte a lui.

La abbracciò e lasciò che si sfogasse. Le accarezzava delicatamente la schiena cercando di tranquillizzarla.

“Shhh... andrà tutto bene, vedrai... andrà tutto bene...

“Non posso farcela... non posso...” singhiozzava, la voce rotta dal pianto.

“Sì che ce la puoi fare. Sei una ragazza forte... sei solo stanca... vedrai che dopo una bella dormita ti sembrerà tutto più semplice...

 

Aveva aspettato che si addormentasse, tenendole la mano. E mentre lei chiudeva gli occhi e cadeva in un sonno agitato, si convinse che, in un modo o nell’altro, tutto si sarebbe sistemato.

 

***

 

Ma le sue convinzioni erano destinate a vacillare entro breve.

Solo alcuni giorni dopo Tonks si era presentata da lui più pallida del solito ed un’espressione tristemente risoluta in viso ed aveva annunciato:

“Ho deciso di abortire.”

 

E niente di quello che lui aveva detto era riuscito a farle cambiare idea.

 

***

 

“Lo so che sei irremovibile,” le disse un giorno. “Ma ti prego, vieni con me oggi, e ti prometto che se questa sera sarai ancora convinta, non insisterò più.

“Mark...”

“Ti prego, solo un paio d’ore, e te l’ho detto, non tornerò più su questo argomento. Andiamo... che male può farti?”

“D’accordo.” Rispose esitante.

“Grazie!”

 

“Dove mi stai portando, Mark?”

“Ora lo vedi,” rispose lui, un lieve sorriso sulle labbra.

Camminarono in silenzio per un’altra decina di minuti, poi il ragazzo si fermò all’improvviso di fronte ad un grande edificio giallo.

“Ecco, siamo arrivati!”

“Ma è un ospedale babbano!”

“Esatto.”

“Si può sapere che diavolo ci andiamo a fare in un posto del genere?”

“Fidati.”

La ragazza annuì secca e lo seguì all’interno del palazzo.

 

Per cinque minuti circa salirono scale e percorsero lunghi corridoi asettici, fino ad arrivare davanti ad una porta blu.

A fianco c’era un cartello che diceva:dott.sa Darrel’.

Prima che Tonks avesse il tempo di chiedere il motivo della loro presenza in quel luogo, il ragazzo aveva bussato alla porta.

“Avanti,” li invitò una voce femminile da dentro.

Aprì la porta e trascino la ragazza con sé.

Una ragazza sulla trentina sedeva dietro una scrivania. Portava un camice bianco ed aveva lunghi capelli castani.

Quando li vide entrare fece un gran sorriso.

“Ciao Lizzy,” la salutò Mark. “Ti presento Tonks. Tonks, lei è la mia amica Lizzy.”

Le due ragazze si strinsero le mani.

“Ciao Tonks.”

“Allora, sei pronta?”

“A fare cosa?” chiese lei dubbiosa.

“Ehm... per Tonks è la prima volta, quindi dovrai spiegarle un po’ quello che deve fare.

Lizzy sorrise.

“Non c’è problema. Vieni, stenditi sul lettino.”

La ragazza non si mosse, e guardò terrorizzata Mark.

‘Fidati’. Sillabò semplicemente lui, e lei si arrese.

 

Si stese sul lettino.

“Bene, adesso basterà che tu sollevi un attimo la maglietta... ecco, così.”

Mark osservava la scena da una parte.

La dottoressa stese una strana sostanza sul ventre di Tonks, poi cominciò ad armeggiare con uno strano aggeggio.

Schiacciò alcuni pulsanti e si accese uno schermo ( il padre di Tonks era babbano, quindi non si spaventò eccessivamente, avendo già visto una televisione ).

Sussultò quando le appoggiò sulla pancia lo strano arnese che aveva preso prima.

“Tranquilla, non ti farà niente,” la rassicurò Lizzy iniziando a muoverlo delicatamente a destra e a sinistra. “Ferma così... ecco!” disse fermandosi di colpo.

Si voltò e fissò lo schermo con un sorriso.

Tonks lo fissò a sua volta, ma non vide cosa ci fosse di tanto entusiasmante in quell’immagine in bianco e nero, che era tra l’altro del tutto indefinita.

“Ecco cosa?” chiese spazientita.

“Guarda,” le disse, indicando un puntino che pulsava sullo schermo.

“Cos’è?”

“Il cuore.”

Mark si avvicinò alla macchina.

“E se non sbaglio questa è la testa, giusto?”

“Esatto. E questi i piedini.”

Tonks iniziava a capire.

“Mi state dicendo... che quello è il mio bambino?”

Lizzy annuì, senza smettere di sorridere.

La ragazza fissò lo schermo, poi Mark, poi di nuovo lo schermo, e di nuovo Mark, ed alla fine si concentrò ancora una volta su quel piccolo puntino lampeggiante.

Allungò una mano e sfiorò con le dita l’immagine.

Sembrava così piccolo, così indifeso... posò la mano, sopra il cuoricino che pulsava nello schermo, quasi desiderando di sentirlo battere sotto le sue dita.

Pensò che quella creaturina che stava vedendo, ora stava crescendo dentro di lei, aveva dato origine ad un nuovo essere umano, ad una nuova vita.

Si sentì invadere da un calore immenso e da una gioia illimitata.

Lacrime le rigavano il viso mentre lei non riusciva a distogliere lo sguardo dallo schermo, commossa.

Poi ricordò quello che stava pensando di fare prima che Mark la trascinasse lì.

Altre lacrime raggiunsero le prime.

 

Lo cercò con lo sguardo.

“Oh, mio Dio... come ho potuto pensare di... non posso farlo!”

Lui in risposta le si avvicinò e le asciugò le lacrime con le mani, un’espressione sollevata dipinta in volto.

“Non sai quanto speravo di sentirtelo dire.

“Mark... grazie.”

“Non c’è di che.”

 

Dovremo fare un monumento alla tecnologia babbana, pensò Mark, con un sorriso.

Certo non era riuscito a risolvere tutti i problemi della sua migliore amica, ma di sicuro era servito ad evitare che commettesse il più grande sbaglio della sua vita.

Era già qualcosa.

 

 

 

 

 

E con questo vi saluto...

Spero di riuscire a pubblicare lunedì, ho in programma una piccola oneshot, altrimenti ci si vede venerdì prossimo col terzo capitolo!!

 

NONNA MINERVA

 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nonna Minerva