Eccomi
come promesso per il secondo appuntamento...
Purtroppo
la mia connessione è ancora vacante, e sono costretta a connessioni di fortuna
( scuola, Little Fanny…).
Comunque
sono perfettamente in orario, figuratevi se mi perdevo l’appuntamento del
venerdì!!
Bene,
adesso… Ricordate quella famosa decisione importante nominata nell’ottavo
capitolo che Mark l’aveva aiutata a prendere? Beh,
stiamo per scoprire qual era questa famosa decisione...
Alcuni di voi
l’avevano azzeccata, ed il resto ci era andato molto
vicino...
I’ll
be home for Christmas
(Missing Moments)
2. Una decisione importante.
L’appartamento
accanto al suo era rimasto vuoto per anni, senza che nessuno volesse venire ad
abitarci, poi, un giorno, il cartello ‘affittasi’ era stato tolto e l’appartamento
era nuovamente abitato.
Mark
era stato felicissimo di scoprire che la nuova inquilina era una ragazza
giovane, l’età media del resto dei condomini era sui sessanta se non di più.
Ci
voleva un po’ di vita.
E
così era andato subito a presentarsi alla nuova arrivata.
Gli
era bastato un attimo per capire che quella ragazza doveva aver passato dei
brutti momenti, ultimamente.
Era
pallida e magra, ed un sorriso triste indugiava sulle sue labbra nel momento in
cui gli aveva aperto.
Si
era presentato e si era offerto di aiutarla a sistemarsi. Aveva accettato.
Lavoravano
in silenzio, e se si trovavano a scambiare qualche parola erano più frasi di
circostanza. La sera, quando smettevano di lavorare gli offriva sempre una
tazza di tè nella piccola cucina, una delle uniche stanze al momento vivibili
oltre la camera da letto.
Il
più delle volte era lui a parlare.
Le
raccontava di lui, del suo lavoro, della gente che abitava quel palazzo.
Non
faceva domande, non voleva forzarla.
Sapeva
che aveva bisogno di tempo, e che se se la fosse
sentita, sarebbe stata lei a raccontargli la sua storia.
Al
momento conosceva il suo nome, Ninfadora Tonks, e sapeva che preferiva essere
chiamata solo Tonks.
Sapeva
che era una ragazza maldestra, ma che aveva un gran cuore.
Sapeva
che c’era qualcosa nel suo passato che cercava disperatamente di dimenticare.
Mark
cercava di rendersi utile. Si offrì di farle compagnia, di raccontarle nuove
storie, e di ascoltarla se avesse voluto.
La
ragazza gli era grata per tutto quello che stava facendo per lei ed accettò di
buon grado la sua amicizia.
Per
adesso questo bastava. Il resto sarebbe venuto da sé.
***
Una
mattina sentì un gran baccano venire dall’appartamento di lei.
Preoccupato,
pensando che potesse esserle successo qualcosa, prese senza esitare la chiave
di riserva che lei gli aveva dato per le emergenze ed entrò.
C’era
un gran disordine in soggiorno, doveva essere inciampata in uno degli scatoloni
rovesciandone il contenuto per tutta la stanza.
La
vide agitare per aria un’asticella di legno e mormorare alcune parole.
Con
immenso stupore vide alcuni oggetti sollevarsi da terra e tornare dentro gli
scatoloni.
La
chiave che teneva in mano cadde rumorosamente per terra.
La
ragazza si voltò e si accorse con orrore della sua presenza.
Quel
giorno Mark scoprì che Ninfadora Tonks era una strega.
Certo
le sarebbe bastato un attimo per eseguire un buon incantesimo di memoria e
fargli dimenticare quello che aveva visto.
Ma
non lo fece.
Invece
lo fece sedere sul divano ed iniziò a raccontare.
Aveva
deciso di fidarsi di lui.
La
ascoltò allibito, mentre parlava di un mondo magico di cui lui non aveva mai
percepito l’esistenza.
Gli
parlò della magia, della guerra in corso, di come una delle loro guide avesse
perso la vita, tradito da una persona di cui si fidava completamente.
E
quando Mark chiese come mai lei si fosse allontanata da tutto questo, abbandonando
la lotta proprio quando, a quanto gli aveva detto,
c’era bisogno anche del più piccolo aiuto, lei alla fine lo fece.
Gli
raccontò la sua storia.
L’aveva
lasciata parlare, ascoltandola in silenzio, senza interromperla, e alla fine
l’aveva consolata quando calde lacrime le avevano
solcato il viso.
Non
poteva cancellare il suo dolore, ma poteva starle vicino.
***
Alcune
settimane dopo rientrando l’aveva trovata seduta in cucina, in singhiozzi, una
boccetta contenente un liquido arancione sulla tavola di fronte a lei.
Aveva
capito subito che non era una delle solite crisi, c’era qualcosa di più questa
volta.
Le si era
seduto vicino e aveva aspettato che si calmasse prima di chiederle che cosa era
successo.
Le
aveva scostato le mani dagli occhi arrossati e l’aveva guardata in faccia.
“Qualsiasi
cosa sia, puoi contare sul mio aiuto. Allora, che
succede?”
“Sono
incinta.”
Non
ebbe bisogno di chiederle come e quando, sapeva benissimo
quando era successo, gliel’aveva raccontato lei stessa quel pomeriggio
di quasi un mese prima. E sapeva anche di chi era, in quanto era l’uomo che
tormentava i ricordi e i sogni della ragazza di fronte a lui.
La
abbracciò e lasciò che si sfogasse. Le accarezzava delicatamente la schiena
cercando di tranquillizzarla.
“Shhh...
andrà tutto bene, vedrai... andrà tutto bene...”
“Non
posso farcela... non posso...” singhiozzava, la voce
rotta dal pianto.
“Sì
che ce la puoi fare. Sei una ragazza forte... sei solo stanca... vedrai che
dopo una bella dormita ti sembrerà tutto più semplice...”
Aveva
aspettato che si addormentasse, tenendole la mano. E mentre lei chiudeva gli
occhi e cadeva in un sonno agitato, si convinse che, in un modo o nell’altro,
tutto si sarebbe sistemato.
***
Ma
le sue convinzioni erano destinate a vacillare entro breve.
Solo alcuni giorni dopo Tonks si era presentata da lui più pallida del
solito ed un’espressione tristemente risoluta in viso ed aveva annunciato:
“Ho
deciso di abortire.”
E
niente di quello che lui aveva detto era riuscito a farle cambiare idea.
***
“Lo
so che sei irremovibile,” le disse un giorno. “Ma ti
prego, vieni con me oggi, e ti prometto che se questa sera sarai ancora convinta,
non insisterò più.”
“Mark...”
“Ti
prego, solo un paio d’ore, e te l’ho detto, non tornerò più su questo
argomento. Andiamo... che male può farti?”
“D’accordo.”
Rispose esitante.
“Grazie!”
“Dove
mi stai portando, Mark?”
“Ora
lo vedi,” rispose lui, un lieve sorriso sulle labbra.
Camminarono
in silenzio per un’altra decina di minuti, poi il ragazzo si fermò
all’improvviso di fronte ad un grande edificio giallo.
“Ecco,
siamo arrivati!”
“Ma
è un ospedale babbano!”
“Esatto.”
“Si
può sapere che diavolo ci andiamo a fare in un posto del genere?”
“Fidati.”
La
ragazza annuì secca e lo seguì all’interno del palazzo.
Per
cinque minuti circa salirono scale e percorsero lunghi corridoi asettici, fino
ad arrivare davanti ad una porta blu.
A
fianco c’era un cartello che diceva: ‘dott.sa Darrel’.
Prima
che Tonks avesse il tempo di chiedere il motivo della
loro presenza in quel luogo, il ragazzo aveva bussato alla porta.
“Avanti,” li invitò una voce femminile da dentro.
Aprì
la porta e trascino la ragazza con sé.
Una
ragazza sulla trentina sedeva dietro una scrivania. Portava un camice bianco ed
aveva lunghi capelli castani.
Quando
li vide entrare fece un gran sorriso.
“Ciao
Lizzy,” la salutò Mark. “Ti presento Tonks. Tonks, lei
è la mia amica Lizzy.”
Le
due ragazze si strinsero le mani.
“Ciao
Tonks.”
“Allora,
sei pronta?”
“A
fare cosa?” chiese lei dubbiosa.
“Ehm...
per Tonks è la prima volta, quindi dovrai spiegarle un po’ quello che deve
fare.”
Lizzy
sorrise.
“Non
c’è problema. Vieni, stenditi sul lettino.”
La
ragazza non si mosse, e guardò terrorizzata Mark.
‘Fidati’.
Sillabò semplicemente lui, e lei si arrese.
Si
stese sul lettino.
“Bene,
adesso basterà che tu sollevi un attimo la
maglietta... ecco, così.”
Mark
osservava la scena da una parte.
La
dottoressa stese una strana sostanza sul ventre di Tonks, poi cominciò ad
armeggiare con uno strano aggeggio.
Schiacciò
alcuni pulsanti e si accese uno schermo ( il padre di Tonks era babbano, quindi
non si spaventò eccessivamente, avendo già visto una televisione ).
Sussultò quando le appoggiò sulla pancia lo strano arnese che aveva preso prima.
“Tranquilla,
non ti farà niente,” la rassicurò Lizzy iniziando a
muoverlo delicatamente a destra e a sinistra. “Ferma così... ecco!” disse
fermandosi di colpo.
Si
voltò e fissò lo schermo con un sorriso.
Tonks
lo fissò a sua volta, ma non vide cosa ci fosse di tanto entusiasmante in
quell’immagine in bianco e nero, che era tra l’altro del
tutto indefinita.
“Ecco
cosa?” chiese spazientita.
“Guarda,” le disse, indicando un puntino che pulsava sullo schermo.
“Cos’è?”
“Il
cuore.”
Mark
si avvicinò alla macchina.
“E
se non sbaglio questa è la testa, giusto?”
“Esatto.
E questi i piedini.”
Tonks
iniziava a capire.
“Mi
state dicendo... che quello è il mio
bambino?”
Lizzy
annuì, senza smettere di sorridere.
La
ragazza fissò lo schermo, poi Mark, poi di nuovo lo schermo, e di nuovo Mark,
ed alla fine si concentrò ancora una volta su quel piccolo puntino
lampeggiante.
Allungò
una mano e sfiorò con le dita l’immagine.
Sembrava
così piccolo, così indifeso... posò la mano, sopra il cuoricino che pulsava
nello schermo, quasi desiderando di sentirlo battere sotto le sue dita.
Pensò
che quella creaturina che stava vedendo, ora stava crescendo dentro di lei,
aveva dato origine ad un nuovo essere umano, ad una nuova vita.
Si
sentì invadere da un calore immenso e da una gioia illimitata.
Lacrime
le rigavano il viso mentre lei non riusciva a
distogliere lo sguardo dallo schermo, commossa.
Poi
ricordò quello che stava pensando di fare prima che Mark la trascinasse lì.
Altre
lacrime raggiunsero le prime.
Lo
cercò con lo sguardo.
“Oh,
mio Dio... come ho potuto pensare di... non posso farlo!”
Lui
in risposta le si avvicinò e le asciugò le lacrime con
le mani, un’espressione sollevata dipinta in volto.
“Non
sai quanto speravo di sentirtelo dire.”
“Mark...
grazie.”
“Non
c’è di che.”
Dovremo fare un monumento alla
tecnologia babbana, pensò Mark, con
un sorriso.
Certo
non era riuscito a risolvere tutti i problemi della sua migliore amica, ma di
sicuro era servito ad evitare che commettesse il più grande sbaglio della sua
vita.
Era
già qualcosa.
E con questo vi
saluto...
Spero di riuscire a
pubblicare lunedì, ho in programma una piccola oneshot, altrimenti ci si vede
venerdì prossimo col terzo capitolo!!
NONNA
MINERVA