Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: tenshina    04/07/2012    3 recensioni
Mi sono chiesta cosa sarebbe successo se Maya avesse potuto incontrare finalmente l'ammiratore delle rose... Ho immaginato un ballo in maschera, ho immaginato un Masumi Hayami che prova a combattere il destino avverso, ho immaginato un'occasione in cui finalmente i due potessero parlare. Naturalmente, l'uomo non sa che Maya già conosce la sua vera identità.
Questa è stata la prima fanfiction che ho scritto in tutta la mia vita: l'ho iniziata a luglio dell'anno scorso e finita a ottobre.
Non ci saranno interruzioni: cercherò di postare (connessione permettendo) un capitolo al giorno dal lunedì al venerdì.
Spero che quanto ho scritto vi possa piacere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Masumi Hayami lavorò per tutta la giornata, facendo susseguire briefing con la sua segretaria a riunioni con il direttivo della Daito, appuntamenti con influenti personaggi della società nipponica a firme di documenti di poco conto.
Era ormai pomeriggio inoltrato quando si decise finalmente a recarsi a casa per prepararsi alla serata.
Giunto all’ingresso della villa il maggiordomo lo informò che la signorina Shiori era impossibilitata ad accompagnarlo al ballo in maschera. Si dichiarava molto dispiaciuta, ma aveva avuto uno dei soliti mancamenti ed il nonno le proibiva di muoversi da casa.
Gli angoli della sua bocca si alzarono impercettibilmente: il suo piano stava funzionando.
Il vecchio servitore lo informava infine che il padre voleva incontrarlo. Chiedendosi cosa mai volesse e stando in guardia si diresse verso la sua camera.

Eisuke Hayami aveva sentito della telefonata ricevuta da suo figlio a proposito del malore della fidanzata e sapeva della commissione di confezionare uno splendido costume rinascimentale impartita ai sarti della Daito da parte della segreteria della presidenza. Ora la presenza di Hijiri a casa Takamiya iniziava ad assumere dei connotati più nitidi.
Forse il figlio aveva finalmente deciso di muoversi e di non indugiare oltre.
Voleva vedere come avrebbe reagito se l’avesse punzecchiato un po’.
Ascoltò il figlio bussare alla porta ed entrare con passo lento ma fermo.
“Volevi vedermi, padre?”
“Sì, Masumi. Ho sentito che la tua fidanzata ha avuto un malore.”
“Sì, padre. Non sembra essere niente di preoccupante tuttavia. Ho intenzione di chiamarla, comunque.”
“Perché non le fai una visita piuttosto che andare a quel ballo? Sarebbe sicuramente contenta!”
Un brivido freddo corse lungo la schiena del giovane. Non avrebbe rinunciato per niente al mondo alla sua partecipazione a quel ballo. Si stava giocando tutto, arrivando anche ad ingannare la donna che si supponeva diventasse sua moglie. No, non avrebbe certo rinunciato per un “consiglio” del genitore.
“Penso che una chiamata sia sufficiente. Non credo gradisca che la si veda debilitata. Inoltre devo prendere parte all’evento organizzato dall’Associazione Nazionale Cinematografica”.
L’accento sul “dovere” non sfuggì al padre. Rise sotto i baffi: sembrava molto impaziente di partecipare all’evento. Di solito era così disinteressato, invece. Era una situazione veramente divertente.
“Ho capito. Ma ti toccherà andare solo al gran galà! Attento a che non si spargano strane voci sull’assenza della tua fidanzata.”
“Certo padre, come sempre. Non devi preoccuparti. In fondo è un ballo in maschera. Nessuno ci farà caso.”
“Ho capito. Va pure allora. Divertiti.”
Appena chiuse la porta sentì la risata del padre risuonare tra le pareti dell’ampia stanza. Non credeva di aver detto nulla di divertente: cosa stava tramando?

Rientrato in camera chiamò Villa Takamiya. Rispose il maggiordomo: riconobbe la voce del suo collaboratore. Chiese notizie della signorina e se era possibile parlarci.
“Certamente signore, gliela passo subito. La signorina ha avuto un leggero mancamento. Ora è nella sua camera.”
Restò in attesa mentre la chiamata veniva inoltrata all’interno.
Passò i successivi interminabili minuti ad ascoltare le sue lacrime, il suo dispiacere ed il suo rammarico per non poterlo accompagnare. Cercò di rassicurarla dicendole che ci sarebbero state altre occasioni e che l’evento comunque si sarebbe risolto in uno dei soliti noiosi e convenzionali galà.
Si salutarono in modo formale, come sempre.
Iniziando a prepararsi, Masumi avvertì in fondo al cuore il senso di colpa per averla delusa e averle provocato il leggero malore. Aveva preso accordi con Hijiri perché le somministrasse un leggero farmaco sedativo durante la mattinata. Aveva previsto che il comportamento iperprotettivo del nonno di lei non le avrebbe mai consentito di uscire quella sera.
Era proprio un affarista senza scrupoli. Shiori non lo meritava. Ma non poteva più ignorare il senso di soffocamento che provava ogni volta che si trovava vicino a lei. Doveva trovare il modo ed il motivo per uscire da quella farsa.

Nella sua bella camera, una Shiori Takamiya ben diversa da quella che Masumi Hayami conosceva tracciava passi stizziti e furiosi da un lato all’altro della stanza. Avanti e indietro.
Non si capacitava della sfortuna che aveva avuto quel giorno.
Di solito non era avvezza allo svenimento, semplicemente li manovrava. Aveva capito fin dalla più tenera età che mostrare una salute cagionevole l’avrebbe favorita. Quindi aveva “imparato” a svenire quando più le faceva comodo: sfuggire una punizione dei genitori, sviare un’interrogazione da parte dei suoi precettori, farsi corteggiare da Masumi.
Il fatto che quella mattina, invece, non avesse avuto nessun controllo la preoccupava. In più ci si era messo suo nonno che le aveva fatto sfumare l’occasione di sedurre Masumi.
Santi Dèi! Più ci pensava e più si alterava.
In quel mentre bussarono alla porta.
In tutta fretta si infilò sotto la calda coltre delle coperte adagiandosi sul mucchio di morbidi cuscini in piuma d’oca. Assumendo un’espressione debilitata e sofferente fece entrare il domestico.
Inaspettatamente era il bel maggiordomo.
   
 
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