Una piccola
nota: sapete all’inizio della storia? Dove c’era il prologo? Ecco, per vari
motivi, l’ho eliminato e al suo posto ho messo un’introduzione e un breve,
brevissimo Capitolo 1, nuovo di pacca. Non ci credete? Andate, andate a
leggerlo.
Un
ringraziamento e un bacione a tutti i fedelissimi che si sono affezionati a
Bella e a Draco e che seguono la loro storia!!
Aggiornamento
veloce, questo, ma non abituatevici, mi raccomando!
Il capitolo 20
sarà la continuazione di questo. La diretta continuazione di questo, intendo….ne
vedremo delle belle, mi sa. Già.
Vi anticipo il
titolo?
No.
No, io sono
cattivissima.
Non anticipo
mai.
Niente.
Lo so, lo
so.
Lo
so.
Buona
lettura!!
Tess
Capitolo
20
Tu
non hai fame?
(e
non è pubblicità occulta)
Faceva
veramente uno strano effetto vedere Draco in piedi nel caotico salotto di casa
sua, con i capelli biondi ben curati, pettinati all’indietro, gli abiti scuri
all’ultima moda (i dettami di Vanity
Magic erano legge) e sul volto il suo cipiglio così fieramente…Malfoy.
Se ne stava lì,
coi piedi ben piantati sul tappeto persiano, guardandosi intorno con l’aria di
chi si stava chiedendo, in tutta onestà e senza nasconderlo, che cavolo ci
stesse a fare in quel posto.
Bella fece
appena in tempo a nascondersi, per fare poi capolino dalla porta della cucina.
Nervosamente, ancora in preda allo shock, tentò di sistemarsi il cespuglio
indomabile di capelli alla bell’e meglio, solo per sentire lo specchio
dirimpetto a lei borbottare poche lapidarie parole di disapprovazione. Non gli
prestò attenzione, ma scorse il suo
riflesso sulla superficie lucida della pentola di rame posata sul mobile lì
accanto.
Un
mostro.
-Maledizione!-
mormorò.
Non poteva
assolutamente presentarsi di là conciata in quel modo.
Non doveva per
nessun motivo al mondo farsi vedere in quelle condizioni pietose.
Non davanti a
Draco.
Una serie di
‘non’ da far accapponare la pelle.
Come avevano
potuto? COME? Dannatissimi ficcanaso!!
Neanche avesse
annunciato un imminente matrimonio!
-Ciao, tu devi
essere Draco Malfoy. Io sono Will. – sentì dire dal diabolico essere che
proclamava al mondo di essere suo fratello.
Suo fratello?
Che il mondo si
prepari a piangere la sua dipartita. Sissignore. Non la passerà
liscia.
-Sì.Ciao.
La voce di
Draco!
Non traboccava
di entusiasmo.
Bella, pensa in
fretta, pensa Bella…avanti…pensa.
Più facile a
dirsi che a farsi.
Come poteva,
dalla cucina, arrivare alle scale senza farsi vedere?
Un bel
problema.
Poteva sempre
tentare uno scatto e, più veloce della luce, intrufolarsi nell’anticamera che
dava sulle scale.
Smaterializzarsi?
Non se ne
parlava proprio.
Il tempo
stringeva e Bella sapeva che era questione di pochi attimi prima della
catastrofe.
-Edgar
Bothwell, piacere di conoscerti, ragazzo – tuonò il vocione di suo
padre.
Piacere di
conoscerti…ragazzo?! Ossantomerlino. Pa’! Ma come ti vengono?
Bella non udì
la risposta di Draco, soffocata dai gridolini di sua madre che era volata fuori
dal forno e dalla cucina in men che non si dica.
-Drrrrraaaaaaco!!!!!!
Ma perché non
poteva avere una madre normale? Composta, aggraziata, sulle sue.
No, sua madre
era …una che i babbani avrebbero potuto definire ‘figlia delle fogl-’…no… ‘dei
fiori’. Una generazione di maghi altolocati che viaggiavano controcorrente.
Quelli che avevano picchettato il Ministero dopo le leggi restrittive sul
matrimonio tra purosangue e babbani. Quando in babbanologia aveva trovato quella
definizione gli si era subito affacciata alla mente l’immagine della cara,
vecchia Sophia.
Certo, donna
pratica, energica, ma…come dire…un po’ tocca?
Ecco da chi
aveva preso!
Udì la risata
di suo padre.
‘OhOhOh!’
Ma cos’avranno
da ridere?
Bella era ormai
in preda al panico.
Meglio non
pensarci.
Spiò dal suo
nascondiglio.
In quel momento
Draco le dava le spalle.
Era la sua
occasione, ma non sapeva quanto sarebbe potuta durare.
O la va o la
spacca.
Contò fino a…
uno! e si lanciò letteralmente dalla cucina all’anticamera e in men che non si
dica si trovò fuori portata dalle iridi d’argento del Serpeverde, giusto in
tempo per sentire:
-Beeeella!Tesoro!
Dove ti sei cacciata? Mah! Era qui un momento fa!
Eh beh, ceeerto
mamma. Per te sarò sempre uno splendore, ma col cavolo che mi faccio vedere da
Draco Malfoy in queste condizioni.
Salì le scale a
tre a tre e si chiuse in camera.
Doveva
sbrigarsi. Non poteva lasciare quel povero ragazzo nelle grinfie del ‘trio’
ancora per molto. Rischiava di vederlo scappare a gambe levate per non tornare
mai più.
Si buttò sotto
la doccia, dimenticandosi anche di togliere il reggiseno. Per la fretta si
rovesciò addosso una quantità spropositata di bagnoschiuma alla vaniglia firmato
‘nonna’, che rischiò anche di accecarla. Con gli occhi arrossati si precipitò a
svuotare l’armadio, in cerca di qualche vestito decente che non fosse l’usuale
mise indossata a scuola. Un incantesimo asciugante le servì per dare una forma
decente ai capelli, che poi raccolse in una coda alta. Si stava giusto mettendo
un filo di trucco quando udì dietro di sé qualcuno tossicchiare per attirare la
sua attenzione.
-Ehm-ehm.
Col cuore in
gola, si voltò di scatto, per vedere suo fratello appoggiato allo stipite della
porta, le braccia conserte e un’espressione che la diceva lunga sulla gioia
perversa che provava in quel momento. Preoccupante, a dirla tutta. Che avessero
dei secondi fini le sue macchinazioni? Bella gli puntò contro il famoso dito
indice assassino e sentenziò, minacciosa:
-Me la
pagherai. Altro che idolo delle folle. Nessuno si immagina quale oscuro demone
si cela dietro la tua facciata di bravo ragazzo di buona famiglia.
Ohssemelapagherai!
-Sì, sì, tu
metti in conto.- rispose lui, ridacchiando e sedendosi con nochalance sul letto
della sorella, spostando la montagna di vestiti che lei ci aveva buttato sopra,
analizzandoli.
-Bells, ma che
roba è questa? Ti vesti come il cugino Bob.
-E tu ti vesti
come un becchino.
-Io non seguo
la moda. Io la faccio.
-Ma per
favore.
Lo fissò per
qualche secondo attraverso lo specchio, cercando di catalizzare in un unico
flusso tutta l’energia negativa che aveva in corpo, poi un pensiero, tanto
improvviso quanto terrificante, parve attraversarle la mente, mummificandola con
il burrocacao in una mano e la cipria nell’altra.
-Ma non l’avrai
mica lasciato giù solo con mamma e papà, vero?
***
-Un’altra
tartina, tesoro?
Tesoro.
Era la quarta
volta che lo chiamava ‘tesoro’.
No, tesoro,
grazie, tesoro, non la voglio un’altra tartina.
Tesoro.
Si trovava in
quella casa da poco meno di venti minuti e avrebbe già voluto commettere due
omicidi. Ma far fuori due Auror non era una propriamente una mossa saggia. Sua
madre non ne sarebbe stata affatto contenta.
Il fratello
bello e dannato s’era volatilizzato. (Cosa ci trovassero poi schiere di streghe
in quello lì, dovevano ancora spiegarglielo… con quella notizia, però, avrebbe
fatto morire tutti d’invidia. Pansy per prima).
Comunque, dove
diavolo s’era cacciata B.B.? Aveva intenzione di lasciarlo nelle grinfie di quei
due pazzi ancora per molto? Una congiura ordita alle sue spalle? Forse l’aveva
offesa in qualche modo. E quella era la sua perversa vendetta. Un’altra paranoia
femminile?
Le donne
rimanevano un mistero.
Ma lui si
sarebbe fatto forza. Avrebbe sopportato con stoico
coraggio.
Non per niente,
aveva accettato di recarsi a casa Bothwell a pranzare per un unico motivo.
E non se ne
sarebbe andato senza aver centrato
l’obiettivo che si era prefisso.
L’invito di
B.B. gli aveva lasciato chiaramente intendere che erano arrivati infine al
‘dunque’.
Molto
bene, aveva pensato
estasiato, era ora di arrivare a questo
‘dunque’.
Non c’era
nemmeno la più remota possibilità che si fosse sbagliato.
La metafora era
stata ovvia. E l’aveva paralizzato sul posto almeno per due minuti buoni, prima
di sentire l’urgente necessità di ritirarsi nelle sue
stanze.
Un’abitudine,
quella, che lo stava rendendo incapace di qualsiasi
autonomia.
Dov’era finito
il suo autocontrollo? La sua freddezza?
E il biglietto
era stato ancor più ovvio. L’aveva
letto e riletto.
Mossa astuta da
parte di B.B. Non se lo sarebbe aspettato da lei.
Tutti quei
riferimenti…beh.
Più chiari di
così si diventa trasparenti.
Insomma. Era
pur sempre fatto di carne e sangue anche lui. E certe necessità non potevano
essere ignorate troppo a lungo.
Andavano bene
le romanticherie, certo.
Le ‘coccole’,
come le chiamava lei. I ‘contentini’ come li definiva lui.
Ma dopo i baci
appassionati, che li lasciavano rossi come due gamberi, completamente senza
fiato e coi capelli arruffati…le mani che correvano ovunque, insinuandosi sopra
i vestiti, sotto i vestiti e in ogni luogo...gli agguati dietro alle colonne nei
corridoi…i grattini durante lo studio…gli sguardi infuocati…rimaneva, con il
passare del tempo, un senso di insoddisfazione crescente.
E per
‘crescente’, intendeva dire proprio ‘crescente’.
La cara B.B.
scatenava in lui una libido che non riusciva veramente a spiegarsi.
Blaise ormai lo
dava per spacciato.
Diceva che anni
e anni di astinenza (diciassette per la precisione) l’avevano ‘retrocesso’ a uno
stadio primitivo.
In sostanza, a
detta dei suoi amici, si era rimbecillito.
Draco aveva
sempre tenuto in gran conto il giudizio degli altri.
Era pure
arrivato a tentare di autoconvincersi di essere un manipolatore eccezionale, che
B.B. fosse solo un diversivo, un intrattenimento.
‘Posso fermarmi
quando voglio’ aveva detto altezzoso.
‘Sono in grado
di scaricarla quando più mi aggrada’ aveva ribadito
tronfio.
Ma la sua voce
interiore aveva sempre tentato di dissuaderlo dal compiere atti autolesionisti e
gli aveva suggerito di non fare mosse avventate.
La crisi di
gelosia pre-natalizia gli aveva aperto un po’ gli occhi. Giusto un po’.
Un secondo e la
sua parte razionale e pensante si era Smaterializzata.
Puf!
All’insaputa di
Bella, la rissa con Roberts si era protratta anche oltre il semplice tafferuglio
nel cortile della scuola. Non lo sopportava.
Non sopportava
nessuno di quella cerchia, a dirla tutta.
Ma odiare
Mcblady e i suoi quattro amichetti odiosi (Colin sono-orrendo-e-me-ne-vanto e
Adam ci-provo-ma-non-me-ne-va-bene-una, in testa) perché si erano convinti di
poter tiranneggiare Hogwarts al posto dei Serpeverde era un conto. E su quel
fronte, le cose avevano già cominciato a cambiare. Blaise l’aveva presa molto
sul serio tutta quella faccenda della supremazia. Non che a lui non importasse,
beninteso. Persino dare fastidio a Potter e ai suoi amici sfigati era tornato un
passatempo divertente. Quando Bella non era fra gli amici ‘sfigati’, ovviamente.
Ci aveva provato, una volta sola, alla presenza di lei. Ma il piagnisteo della
tapina gli era risuonato nelle orecchie come un eco fastidioso per almeno
mezz’ora, causandogli un mal di testa infernale.
Roberts non era
che uno in più.
Ma aveva
commesso l’errore di alzare la zampa e di fare i suoi bisognini su un albero già
marchiato.
Da Draco
Malfoy.
Che doveva far
la guardia a quell’albero.
Questione di
principio.
Un improvviso
rumore di passi dietro di lui lo riportò alla realtà.
-Stellina!
Finalmente! Cominciavamo tutti a chiederci dove fossi
finita!
Già, B.B.,
cominciavamo a chiederci dove foss-
Il pensiero di
Draco non arrivò alla sua conclusione.
-Ciao,
Dr…ehm…Dra…ehm…ciao!
Bella si era
buttata sul divano, sedendosi di
fianco a lui, le gote arrossate dalla corsa, dall’imbarazzo, o chissà che altro.
La scollatura a
V della maglia lasciava intravedere la catenina che lui gli aveva regalato per
Natale, ma della preparazione di Bella, gli abiti inusuali, la coda, il trucco…,
Draco non notò praticamente nulla.
L’unico
particolare che riuscì a registrare fu l’ondata spropositata di profumo che
aleggiava attorno a B.B.
Ne fu
travolto.
La sua mente
andò in black-out per qualche secondo, tanto da non accorgersi che la famigliola
si era spostata in sala da pranzo. Fu richiamato nel mondo dei vivi proprio da
Bella, ormai sulla porta del salotto, intenta a guardarlo, stranita da quel
silenzio.
-Draco?
Draco Malfoy
tornò in sé, riacquistando tutte le sue facoltà mentali.
-Sì?
-Beh…
-Ragazzi, forza, che si fredda! – giunse
il richiamo di Sophia.
-Che c’è? Non
hai fame? – gli chiese premurosa e leggermente preoccupata
B.B.
-Oh, no. No,
no. Ho una fame da lupi, B.B.
Rassicurata,
lei gli sorrise, prima di voltarsi per fargli strada in sala da
pranzo.
Lui la osservò
camminare oltre la porta, e inclinò leggermente il capo,
pensieroso.
Un ghigno si
fece strada sulle sue labbra.
-E tu non sai
quanta, piccola B.B., tu non sai quanta –mormorò, prima di
seguirla.
***
Una piccola
nota per dire a The Fly e a Carmilla1324: notato niente di strano
in questo chapter? Ogni promessa è debito!! Sono cattiva, lo
so.
Bacioni!!
Tess