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Autore: babykit87l    04/07/2012    1 recensioni
La storia si svolge dopo la fine del manga, quando Hanamichi approda al secondo anno e come dice il titolo, sarà tutto diverso.. nuove sensazioni, nuove scoperte... la vita cambia e Hanamichi dovrà fare i conti con tutto ciò! Spero vi piaccia ^__^
ps. ho cambiato nome alla storia perché ho deciso di fare una serie: quest'ultima si chiamerà "Living" mentre questa storia in particolare sarà appunto "Nuovo anno... Nuova vita"... Buona lettura ^^
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Living'
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Note dell'autrice: allora, inizialmente pensavo che questo sarebbe stato l'ultimo capitolo della mia storia ma mi sono talmente appassionata nello scriverla e mi avete sostenuto con talmente tanto affetto che ci sarà un capitolo extra a conclusione di questa longfic. Spero vi piaccia ^__^ Detto ciò vi auguro una buona lettura!!!
A presto
Babykit


Capitolo 16 – Tu e Io

POV KAEDE          
Mi sveglio e mi ritrovo Hanamichi che dorme di fianco a me. Mi giro per guardarlo e non posso fare a meno di pensare che sia meraviglioso. Non posso credere a quello che è successo stanotte, non avrei mai potuto prevedere che ci saremmo messi insieme, non dopo la conversazione di ieri mattina. E invece è successo e ho il cuore a mille, se fossi solo un po’ più espansivo mi metterei a urlare, ma anche solo un sorriso, che non riesco proprio a mascherare, va bene. Dopo qualche minuto passato a osservarlo dormire mi alzo, devo assolutamente mangiare, mi gira ancora la testa e mi sento debole. Cercando di fare il minor rumore possibile mi vesto ed esco dalla stanza. Appena chiudo la porta mi ritrovo un corridoio ampio e decine di stanze, vorrei andare in bagno ma non so qual è, anzi in realtà non so proprio dove rigirarmi. Quello che si diceva di Mitsui allora era vero, è proprio un discendente della dinastia reale. Eppure non si dà arie, beh meglio così a me quel genere di persone non piace per niente. Inizio ad aprire un po’ tutte le porte e finalmente trovo il bagno. Oh Kami sama è enorme, con tanto di yakuzi e poltroncine!! Mi guardo allo specchio e devo dire che il mio aspetto non è proprio dei migliori, ho il colorito di un cadavere e delle occhiaie enormi sotto gli occhi. Guardo il grande orologio attaccato al muro e mi rendo conto che sono le tre del pomeriggio, un record persino per me. Esco e scendo al piano di sotto cercando la cucina e quando la trovo, noto che Sendo è già lì che sta trafficando ai fornelli per preparare la colazione. Mi avvicino a lui e rimango in silenzio, lui appena mi vede fa finta di nulla e continua ciò che sta facendo. In fondo non posso pretendere nulla, dopo che ieri l’ho trattato a quel modo, eppure nonostante ce l’abbia con me, mi dà il buongiorno, sapendo che io invece non riesco a mandare giù l’orgoglio. È davvero una persona eccezionale, devo ammetterlo, e forse proprio per questo farò uno sforzo e gli chiederò scusa.
- Passata la sbronza?- Annuisco. È freddissimo mentre mi parla. Mi fa strano perché non è mai stato così.
Lo vedo che mi guarda di sottecchi. Di sicuro vorrebbe che parlassi però non so che dire, anzi più che altro non so come impostare il discorso. Come al solito però lui mi tira fuori d’impaccio ed è di nuovo lui a parlare.
- Bene, per lo meno non farai di nuovo il coglione come ieri-
- Lo so, ho fatto una sciocchezza-
- Già- Il suo tono è nervoso. Lo sento che è proprio arrabbiato con me.
- Non avrei dovuto-
- Direi di no- Cavolo perché non dice “Vabbè non preoccuparti” e torniamo come prima?
- Ti ho trattato male-
- Non me ne frega niente di quello- Non è per quello che è arrabbiato? Perché no? Non capisco.
- E allora perché?-
- Vuoi saperlo davvero?- Annuisco di nuovo- Sinceramente mi hai deluso- Come?
- Non capisco-
- Ho capito perfettamente che eri arrabbiato con me perché mi sono intromesso e per questo ti ho chiesto scusa e ho lasciato che ce l’avessi con me perché avevi ragione di esserlo. Quando però ti sei presentato qui ubriaco da far schifo e hai fatto quella scenata, mi ha sinceramente dato fastidio-
- Perché ho detto di te e Mitsui?-
- Lo vedi? Non capisci- Scuote la testa- Ti sei comportato come un ragazzino immaturo che fa storie perché le cose non vanno come vuole lui, non hai avuto la forza e la maturità di affrontare la situazione di petto e cercare di sistemare le cose. Questo comportamento mi ha deluso, ti credevo diverso- Queste parole mi hanno investito come un camion in corsa. Non mi aspettavo un discorso del genere. Devo rimediare assolutamente.
- Mi dispiace. Io… Mi sono successe talmente tante cose che non ho saputo gestirle. Mi sono sentito sopraffare dalla situazione. Ho agito così perché volevo abbandonarmi agli eventi e non pensare più a nulla, volevo dimenticare tutto. Scusami. Non volevo deluderti-
- Avresti potuto parlarne con me. Tu lo sai che io ci sono sempre. Perché non l’hai fatto?-
- Avevamo litigato e in quel momento non volevo parlare con te-
- Sei pentito?- So che questa è solo un modo per punirmi e che è decisamente una domanda retorica però da lui lo accetto. Perché lui è il mio migliore amico.
- Certo che lo sono- A questo punto mi sorride.
- Bene era questo che volevo sentire. Ora, prima cosa: Buon Compleanno!! Avrei un regalo ma è a casa per cui appena ci vedremo in questi giorni te lo do. Seconda cosa… Che è successo con Sakuragi?- Sapevo che me l’avrebbe chiesto e, dopo averlo ringraziato degli auguri, con poche parole gli racconto quello che è successo stanotte. Lui mi ascolta interessato e a fine racconto rimane a bocca aperta.
- Wow e chi l’avrebbe mai detto che sarebbe bastato un solo bacio a districare sto casino. Sono molto fiero di te. Complimenti- È tornato a essere il vecchio Akira Sendo di sempre.
- E a te come va con Mitsui?-
- Oh gli va benissimo- Chi ha parlato è proprio Mitsui che è arrivato in cucina giusto in tempo per sentire la mia domanda. Forse è il caso che mi scusi anche con lui, gli ho rovinato la festa e ho dormito in casa sua, arrecandogli non poco disturbo sicuramente.
- Mitsui io…- Lui mi interrompe subito.
- Non preoccuparti, non è successo niente. Se mi avessi distrutto casa allora ti avrei spaccato il culo, scusa il francesismo, ma ti sei sfogato a parole e quindi va bene così. Ah a proposito, tanti auguri!- Mi dice sorridendo.
- Ok, grazie-
- Ehi hai fame? Vuoi fare colazione?- Mi chiede Akira.
- Sì in effetti sono digiuno da l’altro ieri sera-
- Bene, allora serviti pure- Risponde Mitsui aprendo l’enorme frigorifero a due ante. Io mi avvicino e guardo tutto quel cibo. Sono sempre più stupito di quanto quel teppista sia schifosamente ricco, però ne approfitto e prendo una caraffa con del succo d’arancia, il latte da mettere nel caffè, burro e marmellate varie. Poggio tutto sul tavolo e prendo un sacchetto di brioches che vedo sul mobile affianco al frigo e dopo aver preparato tutto inizio a mangiare. Stavo davvero morendo di fame.
- Alla faccia, non ti ho mai visto mangiare così- Commenta Akira. Io faccio spallucce mentre ingoio un’intera fetta biscottata spalmata di marmellata di ciliegie.
- Ma Sakuragi dov’è?-
- Sta ancora dormendo. Non mi andava di svegliarlo- Mi sorridono entrambi.
Rimaniamo ancora a parlare poi vedo Hanamichi entrare e prendere una tazza di latte e caffè, mentre mi dice che potrei strozzarmi se non mangio più piano. Io gli rispondo che mi piace il fatto che si preoccupi per me ma mi rendo conto di averlo detto con talmente tanto cibo in bocca che non si è capito nulla, anche lui non mi risponde e forse è meglio così. Mi sono reso conto adesso che sarebbe stato troppo smielato e non è proprio da me. Rimaniamo ancora lì mentre Mitsui e Sendo ci chiedono del nostro rapporto e alla fine decidiamo che dobbiamo lasciarci il passato alle spalle e ricominciare tutto daccapo. A me sta più che bene, questo nuovo anno sarà decisamente migliore. Mentre loro vanno a prepararsi, io e Hanamichi andiamo via e quando arriviamo davanti casa mia, io gli ricordo della promessa di ieri, gli do un bacio veloce e entro in casa, senza lasciargli modo di replicare. Appena mi chiudo la porta alle spalle vedo sul mobile affianco alle scale un piccolo pacchetto con sopra un bigliettino che riporta il mio nome. Deve essere il regalo dei miei. Apro il biglietto e leggo il contenuto.

“Kaede, tesoro, tanti auguri!!
Ci dispiace non essere lì con te per il tuo compleanno. Visto che la tua bici è sempre distrutta abbiamo pensato a questo regalo. Speriamo che ti piaccia e mi raccomando sii prudente!
Con amore
Mamma e Papà
Ps: l’oggetto dove inserirle si trova in giardino sul retro”

Guardo dentro la scatolina e vedo un paio di chiavi, immagino sia una macchina ma poi, appena arrivo in giardino, vedo una moto nuova di zecca. Mi rendo conto che i miei proprio non mi conoscono, come se potesse fregarmi qualcosa di un veicolo del genere. Avrei preferito un pallone autografato da Karim Abdul Jabbar piuttosto che una moto, tra l’altro non la so nemmeno guidare e se mi conoscessero almeno un po’ saprebbero che darmi una moto è decisamente pericoloso, visto che mi addormento anche sulla bici.
Scontento e decisamente amareggiato mi butto sul divano e ripenso alla notte scorsa. L’unica nota positiva di questo compleanno è stato Hanamichi, non posso credere che adesso stiamo insieme. Dopo quest’anno passato posso dire che forse ne è valsa la pena soffrire così e stare male, perché adesso c’è lui con me. Nonostante non abbia dormito e non abbia recuperato il cibo non mangiato ieri, sono pieno di energie così prendo il pallone e vado al campetto nel parco e mi rilasso allenandomi un po’. Palleggio, tiro in sospensione e tiro in terzo tempo. Continuo così per un po’ e mentre la palla entra nel cesto sento qualcuno dietro di me che applaude. Mi giro chiedendomi chi possa essere, visto che è il primo dell’anno. Un uomo sulla quarantina, capelli e occhi castani taglio occidentale, piuttosto alto, mi guarda e continua a battere le mani
- Complimenti! Sei davvero molto bravo- Il suo accento è sicuramente straniero.
- Grazie- Rispondo riprendendo la palla in mano.
- Posso presentarmi o preferisci che aspetti qui la fine del tuo allenamento?- Senza dire una parola mi avvicino a lui, metto il pallone nella sacca e lo guardo fisso negli occhi.
- Bene, mi chiamo Eric Bresnon¹, faccio parte del team dei Boston Celtics. Li conosci?- MI chiede mentre mi porge un bigliettino da visita. Annuisco.
- Sono un talent-scout assunto da Danny Ainge² in persona per scovare nuovi talenti e tu hai un gran talento-
- Grazie-
- Figurati. Come ti chiami ragazzo?-
- Rukawa. Kaede Rukawa-
- Piacere di conoscerti. Quanti anni hai?- Mi fa un sacco di domande perché non mi dice che vuole e basta?
- 17-
- Vai ancora a scuola quindi?- Annuisco.
- Fai il secondo anno?- Ancora? Ma quando la smette? Annuisco di nuovo.
- Allora il prossimo anno sarà l’ultimo, molto bene-
- Perché?- A questo punto la domanda è d’obbligo.
- Ascolta, io sarei qui in vacanza ma il tuo talento è speciale e non posso permettere che se lo prenda qualcun altro. Io ti voglio nei Boston Celtics il prossimo anno. Ti presenterò al coach e vedremo di farti entrare in squadra. Ti avverto subito che non giocheresti come titolare almeno all’inizio ma faresti una grandissima carriera. Certo dopo la fine della scuola sia chiaro- Mi dice sorridendo. Io l’ho lasciato parlare e ho ascoltato attentamente quello che mi ha detto.
-  E come faccio a sapere che non è una trappola?-
- Hai ragione ad essere diffidente. Mi piace. Facciamo così: io tra una settimana torno a Boston, ne parlo con il coach e ti farò contattare da lui personalmente, conosci il signor Rivers³ vero?-
- Si però non mi basta una telefonata-
- Sei un osso duro eh? Ottimo, questo spirito è proprio quello che ci serve in squadra. Allora farò in modo che venga qui, così ti vedrà anche giocare e sarà ancora più convinto di te. Ci stai?-
- Va bene-
- Perfetto. Non vedo l’ora che tu finisca la scuola per portarti a Boston, vedrai sarà meraviglioso. La squadra è eccezionale e tutti molto ben disposti a nuovi membri. Non sei contento Kaede Rukawa?-
- Vedremo- Mi sorride come se avesse capito tutto, anche se in realtà non ha capito proprio nulla, poi si gira e se ne va, ancora col sorriso stampato in faccia.
Rimango in mezzo al campetto e penso alla conversazione di poco fa. Mi rendo conto che se è davvero come dice quel tizio, sono stato appena reclutato da una squadra professionistica dell’NBA. Non posso crederci.
Prendo la sacca e inizio a correre verso casa. Ho un’ adrenalina da scaricare che nemmeno io sapevo di avere.
 
***
Arrivo correndo davanti casa e noto che c’è qualcuno nel portico. Mi avvicino e vedo una testa rossa, con le braccia sui fianchi e la faccia rivolta verso l’alto, aspettando sicuramente che qualcuno gli apra.
- Hanamichi?- Sono davanti alle scalette e non si è ancora accorto di me. Si gira e mi sorride.
- Pensavo fossi in casa-
- Sono andato a fare due tiri al campetto nel parco. Non dovevamo vederci domani?- Non gli dico dell’incontro che ho avuto, voglio essere sicuro che non sia una fregatura. È troppo presto per montarsi la testa.
- Si è vero ma sono qui perché ho una notizia importante e non potevo aspettare- Ha uno sguardo strano.
- Cioè?- Sono un po’ perplesso.
- Ho chiarito con Mito- È soddisfatto mentre lo dice, ma non sono molto convinto.
- E come faccio io a sapere che non mi stai prendendo in giro?- I suoi occhi mi dicono che si aspettava questa reazione da me.
- Hai ragione, non ti ho dato modo di fidarti di me- Io annuisco- Allora sappi che quando sono tornato a casa, l’ho trovato lì dietro che mi aspettava, abbiamo parlato e, non dico che siamo tornati come prima perché è troppo presto, ma almeno ci parliamo di nuovo- Lo guardo negli occhi per vedere se mente o no.
- Ok diciamo che ti credo- Dico allora col mio solito cipiglio, mentre lo supero e apro la porta di casa.
- Bene… Posso entrare?-
- Puoi restare- Mi sorride ed entra.
- Posso farti una domanda?- Annuisco- Per caso vivi da solo?- Sono stupito della domanda e gli chiedo perché.
- Non vedo mai i tuoi genitori-
- Lavorano molto fuori città, non ci sono quasi mai-
- Capisco-
Ci sediamo sul divano e lui si accoccola su di me. Restiamo per un po’ così, poi non resisto, gli prendo il volto tra le mani e lo bacio. Lui ricambia immediatamente e continuiamo finché non è lui a staccarsi da me.
- Sai, avrei un po’ fame-
- Ok allora ordiniamo qualcosa al take away- Mi guarda storto.
- Non hai niente dentro casa?-
- Si qualcosa c’è ma non so cucinare- Sorride.
- Lo faccio io. Sono un genio anche in quello- E ride come solo lui sa fare. Così lo punzecchio, in fondo non si cambia così radicalmente in una notte.
- Non è che mi avveleni?- E mette su un broncio, con fare offeso.
- Beh io sono ancora vivo mi pare e mi cucino da solo tutti i giorni- Vorrei chiedergli come mai ma non faccio in tempo perché si alza da me e va in cucina.
- Allora io non so dove sono tutte le cose, per cui facciamo che io ti dico cosa mi serve e tu me lo passi ok?- Mi dice mentre apre il frigorifero e inizia a tirar fuori praticamente tutto quello che c’è.
- Cioè dovrei farti da assistente?-
- Diciamo che sarai il mio schiavetto personale, che ne dici?- Mi risponde con una faccia da schiaffi.
- Te lo permetto solo perché ho fame anche io-
- Si come no- Ride.
In poco tempo prepara una Yaki Udon e degli Yaki Tori° degni di un ristorante, ma non glielo dico, questo ragazzo tende a montarsi un po’ la testa; nel frattempo io ho apparecchiato e nel giro di mezz’ora siamo a tavola a mangiare e mi rendo conto di quanto sarebbe bello poter vivere questa situazione nella quotidianità di tutti i giorni. Mangiamo in silenzio sfiorandoci ogni tanto e guardandoci negli occhi tutto il tempo, siamo un po’ imbarazzati.
Quando finiamo di mangiare, lui si mette a sistemare, lo lascio fare perché è una cosa che mi affascina e mentre è davanti al lavello a lavare i piatti io mi avvicino e lo abbraccio da dietro. Smette per un attimo di lavare e appoggia la testa all’indietro sulla mia spalla. Il mio cuore batte all’impazzata e il tempo sembra essersi fermato e non ho idea di quanto sia passato fino a che non gli do un bacio sul collo e lui sembra destarsi, riprende a lavare e io mi scanso, sedendomi su una sedia. Quando è tutto pulito e al suo posto, saliamo in camera mia e ci sdraiamo sul letto abbracciati. È una sensazione meravigliosa, non credevo di poter provare delle emozioni tanto forti all’infuori del basket, eppure è così.
Sono poggiato sul suo petto e percepisco il suo cuore che batte forte, sento che batte all’unisono con il mio e con il loro ritmo potrei anche addormentarmi ma a quanto pare Hanamichi non è della mia stessa opinione.
- Mi sento davvero bene- Sussurra come se con la sua voce potesse rovinare l’atmosfera creatasi.
- Anch’io-
- Quest’anno è stato allucinante, non trovi?-
- Già-
- Se me lo avessero detto che ci saremmo messi insieme non ci avrei mai creduto-
- Nemmeno io-
- Quindi stiamo insieme?-
- Direi di si- Ride. Ed è una cosa bellissima.
- Posso chiamarti Kacchan?- Ci penso su un attimo. Così mi ci chiama solo Akira. E adesso lui è il mio koibito.
- Mmmh… Ok. Posso chiamarti solo Hana?-
- Assolutamente sì- Mi bacia e sento la sua lingua insinuarsi nella mia bocca. Lo lascio fare finché non ci ritroviamo senza fiato e allora ci stacchiamo. Abbiamo deciso che stasera non avremmo fatto nulla, vogliamo prenderci tutto il tempo necessario. Abbiamo bruciato tutte le tappe di un rapporto sano e dobbiamo recuperare. A me sta bene, voglio godermi tutte quelle piccole cose che rendono duraturo e unico un rapporto.
Alla fine ci addormentiamo, abbracciati l’uno all’altro, sicuri e felici finalmente di essere chi siamo. Solo me e te. Solo Noi.
 

 


 Note sul capitolo

¹ Eric Bresnon è un nome di fantasia

² Danny Ainge è un ex cestista, allenatore di pallacanestro e dirigente sportivo statunitense, oltre che ex giocatore di baseball. Attualmente è general manager dei Boston Celtics, nella NBA.

³ Doc Rivers è un ex cestista e allenatore di pallacanestro statunitense, attualmente coach dei Boston Celtics.

° Yaki Tori costituisce un piatto tipico della cucina giapponese e sono degli spiedini di pollo; Yaki Udon sono un tipico piatto della cucina giapponese, saltati con gamberi e verdure costituiscono un ottimo piatto invernale, da gustarsi caldissimo e fumante.

   
 
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