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Autore: Hymn    04/07/2012    3 recensioni
Quel giorno, mancavano appena una manciata di settimane al mio diciannovesimo anno di età.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era buio. No, non era buio. Era oscuro. Ero avvolto dall'oscurità. Battevo le palpebre, ma non cambiava niente. Ero totalmente immerso nell'oscurità più totale.
Allungai la mano, cercando quella salda e sicura di Gladius. Non la trovai.
Iniziai ad agitarmi, alzandomi - almeno credevo - in piedi.
Ma non ero su qualcosa di solido. Non ero nemmeno immerso in un liquido.
Sembrava di volteggiare... No, galleggiare. Stavo galleggiando, ma la sensazione era completamente diversa dal galleggiare nell'acqua. Brancolavo nel buio, e le uniche ancore di salvezza, Gladius, Maximme, ed Ashlynn, non erano con me.
E poi, d'improvvisamente, un incendio. Ma non un incendio vero. Ero io che bruciavo. Potevo avvertire, ma non vedere, brandelli del mio corpo lentamente scivolarmi di dosso. Non stavo bruciando, stavo sciogliendomi.
Iniziai ad urlare, senza tuttavia riuscire a sentirmi.
Poi, luce. Anzi, una voce. Una voce allarmata, quasi umana. No... Decisamente umana.

« Svegliati, Shaw, svegliati dannazione! »

Sì, riconoscevo quella voce. Allungai una mano verso di lei; poi, un tocco, caldo. E riuscìì a riemergere da quel buio in cui ero piombato.


Aprii gli occhi. Gladius. Gli occhi stanchi, rossi. Sbattei le palpebre un paio di volte. Mi stava tenendo le spalle con le mani, potevo vedere i suoi bicipiti contratti nello sforzo di tenermi con il busto eretto. Doveva avermi strattonato per farmi svegliare.

« Che... Che è successo? » - lo guardai, un po' sconvolto. Era giorno, ormai. E anche abbastanza inoltrato da quel che potevo vedere.
« ... Hai iniziato ad agitarti e mugolare, Shaw, pensavo stessi male. »
Quando fu sicuro che mi fossi tranquillizzato, lasciò la presa.
Mi voltai intorno, cercando le ragazze. Ashlynn era più pallida della sera prima, Maximme le dormiva accanto. Mi avvicinai a loro, strisciando.
Allungai la mano sulla fronte di Ashlynn, per sentirne la temperatura.
Tuttavia, la ritrassi subito. L'alabastro, il contatto con la sua pelle, già pallida di suo, mi ricordava l'alabastro. Anche il rosso dovuto alla febbre della sera prima aveva lasciato spazio ad un pallore generale.
Anche le sue mani erano nelle stesse condizioni. Il suo petto si alzava lentamente, ad un ritmo irregolare; il respiro era ridotto quasi ad un sibilo. Mancava poco. Molto poco.
E noi non potevamo far altro che aspettare.
Gladius mi arrivò alle spalle, silenziosamente. Non mi spaventai quando mi avvolse tra le sue braccia.
Inconsciamente, avevo imparato a riconoscere il tocco della sua pelle sulla mia.
« La conoscevi da molto? » - scossi la testa.
Il suo mento adesso era sulla mia spalla, gli occhi nocciola fissi su Ashlynn. Sentivo il battito del suo cuore sulla mia schiena.
« No, non molto. Solo qualche parola così, nel Distretto. Sai... Giusto quando ci trovavamo al Prato nelle giornate estive. »
Un lieve fruscio; Maximme aprì gli occhi. Sorrise leggermente quando ci vide, per poi tornare seria. Si sedette pure lei accanto ad Ashlynn, attendendo l'inevitabile.
Risposi alle domande che Gladius mi poneva automaticamente, lasciando andare i ricordi e le parole. Maximme aveva radunato le nostre cose, e inconsciamente con le mani stava intrecciando una corona con i fiori che stava cogliendo dal manto erboso sotto di noi.
L'aria era più fresca del giorno prima; agli Strateghi evidentemente quello spettacolo stava piacendo.
Rimanemmo in quella posizione per quasi un'ora, il tempo era scandito dalle pause tra le domande di Gladius e le mie risposte.
Ogni minuto che passava, Ashlynn respirava sempre più lentamente.

Bang. Stavo parlando, quando un colpo di cannone mi obbligò a tacere.
Le braccia di Gladius ebbero uno spasmo, e mi strinsero con forza, quasi violentemente da mozzarmi il fiato.
Maximme chinò la testa. La sua mano, lentamente, andò a poggiarsi sul collo di Ashlynn, all'altezza della giugulare.
Qualche istante, e ritrasse la mano.
Non alzò la testa né parlo. Solo un sospiro.
Avvertii le lacrime di Gladius scivolare lungo i suoi zigomi, per bagnare anche il mio volto, tanta era la vicinanza.
La sua prese non accennava a diminuire di intensità, ed io non potei far altro che lasciarmi avvolgere da lui, e risolvendo il mio malessere in singhiozzi silenziosi. La voce non accennava ad uscirmi di gola.
Davanti ai nostri occhi Maximme sistemò i capelli biondi di Ashlynn in un'elegante crocchia. Le diede un bacio sulla fronte, per poi poggiare sulla sua fronte la stessa corona che fino a poco prima stava intrecciando.
« Andate. »
Anche le mani furono intrecciate sul seno appena pronunciato. Maximme aveva reso Ashlynn l'immagine di una normalissima adolescente. Tuttavia di normale non c'era niente.
« M-ma... . » - un ulteriore pressione delle braccia di Gladius sul mio busto; sentivo ancora il suo volto sul mio, il mento reso ispido dall'accenno di barba sulla mia spalla.
« Cosa ne sarà di te? » - la ragazza sorrise, incerta. Carezzò nuovamente il corpo di Ashlynn, quasi avesse paura di romperlo. « Qualcosa inventerò. »
Mi balenò in mente un pensiero. « Adesso siamo gli ultimi rimasti dei nostri Distretti... »
Non ebbi risposta.
Gladius mi aiutò a rialzarmi. Saggiai la caviglia, e sembrava essere a posto. Sorrisi, e la sfasciai Era decisamente meno gonfia, e sembrava reggere abbastanza bene il mio peso. Ripiegai con cura la benda, e la porsi a Maximme. Sì, era stata destinata a me, ma era giusto che la avesse lei. La prese tra le mani. Sorridendo, si alzò leggermente sulla punta dei piedi per arrivare all'altezza dei nostri volti.
Baciò entrambi con la delicatezza di una farfalla; solo allora potei avvertire il leggero odore che la sua pelle emanava. Non era un odore comune, anzi.
Mi chiesi se era tipico della gente dell'Undici.
Ma non feci in tempo che la ragazza afferrò il proprio zaino, e si diresse dalla parte opposta alla nostra.
Io e Gladius ci incamminammo, diametralmente a Maximme, fino a che non distammo circa venti metri dal corpo di Ashlynn. Sembrava una statua.
Solo allora un hovercraft fece la propria comparsa, e sollevò il corpo della ragazza.
E, veloce com'era comparso, scomparve alla nostra vista.

* * *

Un colpo di cannone fece voltare il gruppo dei Favoriti.
Tutti e tre, e specialmente Jessy, sorrisero. Il sorriso di Lea, tuttavia, tradiva una certa stanchezza.
Sapevano già che il colpo di cannone segnava lo spengersi della ragazza bionda del Dodici.
Ma l'obbiettivo di Lea, adesso, era ancora in vita. Voleva far fuori il ragazzo del Nove, quello che aveva scoccato con mira eccellente la freccia alla gola di Bennett.
Nella mente dei tre Favoriti ancora risuonava il rumore di carne lacerata, ma soprattutto del gorgoglio di sangue.
« Lea, abbiamo tempo. »
Sebastian aveva preso parola per rompere il silenzio che aleggiava fin dalla sera prima.
« Li faremo fuori, entrambi... Suvvia, sono un minatore fallito ed un contadino! Ce la possiamo fare, come ogni anno! »
Non sembrava turbato; credeva nelle sue parole. Ma effettivamente era sempre stato così. I Favoriti, oltre che vincere, avevano un altro obbiettivo. Erano macchine, addestrati fin dall'infanzia all'arte del combattimento e del dare spettacolo.
« Sebastian, vaffanculo. Chiudi quella fogna prima di ritrovarti un foro all'altezza del cuore. »
Il ragazzo fece una smorfia, per allontanarsi di qualche passato.
« Come preferisci, Lea. Non chiedermi aiuto quando il ragazzo del Nove ti pianterà una freccia in fronte, perché starò in disparte a godermi lo spettacolo. »
Lea ringhiò, innervosita da quelle parole. Veloce come un lampo, Jessy si portò a metà tra i due, prima che la ragazza del Distretto Due potesse compiere qualche gesto avventato.
« Riservate le vostre abilità per gli altri tributi. Siamo rimasti in tredici. »
Lea sbuffò, e Sebastian tornò a sedersi, le spalle voltate. Jessy del quartetto, adesso del trio, era quella che aveva i nervi più saldi.
Tuttavia, non era una vera e propria cima nel combattimento. La sua abilità stava nel saper usare la lingua. Sarebbe riuscita a mettere KO chiunque a parole, portando qualsiasi persona avesse di fronte a dubitare della propria stessa esistenza.
A quel punto, demotivati ed abbatuti, erano facili prede per la sua lama.

* * *

Aveva camminato per più di due ore, ed era stremata.
Non sapeva quanto sarebbe sopravvissuta, da sola. Non voleva pesare di più sulle spalle di Gladius, e in parte di Shaw. Sapeva che quei due, insieme, avrebbero potuto sopravvivere più a lungo di chiunque altro.
Lei li avrebbe solo rallentati.
Si arrampicò su quella che le sembrava una quercia, facendo attenzione a non incappare in nidi di Aghi Inseguitori. Si fermò su uno dei rami più alti, e rimase in attesa.
Maximme osservò il cielo, e quando il volto di Ashlynn comparve nell'aria, non poté far altro che iniziare a piangere, silenziosamente.

* * *

« Mi dispiace, Shaw. » - nuovamente ci eravamo fermati. Avrei proseguito il cammino, se fosse dipeso da me, ma Gladius non voleva sforzar troppo la mia caviglia.
Ma oltre quello, la sera era scesa, e con essa gli Strateghi avevano mostrato ai rimanenti tredici tributi a chi era stato "dedicato" il colpo di cannone di metà pomeriggio.
« Non preoccuparti... Sto bene. »
Eravamo entrambi scossi; entrambi avevamo perso l'altrà metà che avrebbe potuto assicurare ai nostri Distretti un anno più tollerabile del solito. Perché oltre ad aver salva la vita, almeno noi dei Distretti più disagiati, puntavamo al garantire un po' di serenità per i nostri concittadini.
Mi afferrò la mano, voltandosi di fianco.
Iniziò a fissarmi, interessato. Sentivo il suo sguardo studiare ogni singolo mio lineamento. Con la punta dell'indice contornò i contorti dei miei occhi, poi del naso.
Si fermò leggermente sulle labbra, per strapparmi un leggero brividio. Seguì la curva della spalla, scendendo lungo il bicipite e l'avambraccio. Giunto alla mia mano, distese la sua, e la strinse.
Con forza e delicatezza allo stesso tempo mi trasse a sé, abbracciandomi.
I nostri visi erano, adesso, a pochi centimetri l'uno dall'altro. Con l'altra mano afferrò un lembo del suo sacco a pelo, e lo tirò fin sopra le nostre spalle, a coprirci.
Con la mano libera imitai i suoi gesti di poco prima, ma solo dopo aver coperto anche le nostre teste. Non volevo che Capitol City rubasse quel momento di intimità tra di noi. Non c'era una vera e propria felicità, ma entrambi gioivamo della vita dell'altro.
Disegnai con il mio indice il contorno dei suoi occhi, in cui mi sembrava di perdermi ogni volta che mi guardava. Ammirai il naso, non troppo pronunciato, seguii la dolce curva tra le nari ed il labbro superiore.
Tornando verso il basso, schiusi leggermente le sue labbra, per una semplice questione di inerzia. Lo vidi sorridere, e mi baciò leggermente la punta del dito.
Mi scappò una leggera risata, e sentii che anche lui la condivideva.
Poggiai quindi la mano sul suo petto, all'altezza del cuore, confortato da quel battito regolare. Mi avvicinai a lui, finché i nostri nasi non si sfiorarono.
« Posso baciarti, Gladius? » - ridacchiò leggermente, stringendomi la mano ed avvolgendomi le spalle con l'altro braccio.
« Tutto quel che vuoi, Shaw. »
Le nostre bocche si incontrarono, prima incerte; ma durò poco, che tornammo ad assaporarci, in un tenero abbraccio di corpi e di labbra.
Era dura pensare che, a distanza di pochi giorni, tutto sarebbe finito, per uno di noi. Ma quando la sua mano mi accarezzò la guancia, dimenticai quel pensiero.
« Gladius, prometti di vincere. Per te, per Ashlynn, per Maximme. »
Mi pose un dito sulla bocca. « Per te, soprattutto. Non pensarci, Shaw. Non pensiamoci, ti prego. »
Con il braccio intorno alle mie spalle mi tirò a sé, finché i nostri petti non arrivarono a combaciare.
« Non ci pensiamo. »
Mi diede un altro bacio, per poi strusciare il suo naso sul mio. Sentii l'umido delle sue labbra, ed il sale delle sue lacrime. Sapeva quanto me che, tra i due, quello più papabile al non farcela, ero io.
Sorridendo leggermente, mi sfilai dal polso il braccialetto che portavo con me, e lo infilai al suo polso.
« ... Grazie, Shaw. »
Semper Fidelis, da qui all'eternità.

   
 
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