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Autore: LaLunaDispersa    05/07/2012    2 recensioni
Rachel è una piccola bambina sopravvissuta ad un attacco delle "Squadre Alpha".
Steve, mosso da un moto di compassione, decide che sarà Stark ad occuparsi della bambina, almeno fino a che non le troveranno una nuova sistemazione.
La bambina sembrerà prendere in simpatia sia Stark che Steve, contribuendo, oltre a creare scompiglio con la sua vivacità, a far avvicinare i due supereroi fino a ritenerli come propri genitori.
Note: è la prima storia che scrivo siate clementi. Probabilmente cambierò l'introduzione più avanti.
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Signor Stark, c'è Steve Rogers alla porta. Lo faccio salire?" la voce di Jarvis riempì la sua camera, facendolo sussultare.
"Si, si" Lanciò un occhiata all'orologio.  Che cosa diavolo ci faceva il Capitano a casa sua alle sei di mattina.  Storse il naso, liberandosi delle lenzuola. Raccattò un paio di boxer e si precipitò ad aprire al Capitano.
"Capitano, che ci fai qui a quest'ora?" domandò Stark, cercando di sembrare infastidito.  Ma Steve non rispose. Era impegnato a guardarlo, il viso aveva assunto un espressione indescrivibile, un misto fra il meravigliato e il preoccupato, ma estremamente divertente.
"Capitano, così mi mette in imbarazzo" disse, sorridendo e facendo tornare Steve in se, anche se Stark sapeva benissimo che quella reazione era stata creata dal reattore Ark.
"S-scusami" e arrossì imbarazzato, abbassando lo sguardo.
"Ah, Capitano..." abbassò lo sguardo sulle due valigie e il borsone a tracolla.
"... dimmi che tutta quella roba è per Rachel" disse, oltremodo sbigottito. Steve sembrò riprendersi.
"Non esattamente" rispose l'uomo.
"Lo immaginavo"
"Mi trasferisco qui" disse poi Steve, come se la casa non fosse di Stark e gli avesse dato la notizia di aver ottenuto ciò che voleva da tempo.
"Posso obbiettare?" domandò Stark, facendosi però da parte per far entrare l'energumeno, che non se lo fece ripetere due volte.
"Ovviamente no" si rispose poi, seguendolo in salotto.
"Scusa, Capitano, ma mi sembra inutile dire che è presto per questi spostamenti" commentò Stark. Steve lo guardò, perplesso.
"Cioè, hai visto che ore sono, no? Rachel sta dormendo. E anche io"
"Invece mi sembri bello sveglio"
"Non farti ingannare" ribatté Stark, incrociando le braccia sul petto e osservando la stanza, aspettandosi forse di vedere qualcosa di diverso.
"Perché dovresti venire a vivere qui, di grazia?" chiese poi Stark, come se davvero servissero minuti di ragionamento per mettere in piedi una domanda simile, a cui aveva già una mezza risposta.
"Rachel" rispose semplicemente l'altro, buttando il borsone a tracolla sul divano.  
"Non ci sono problemi. Che ti ha detto ieri?" domandò, e per un attimo il ricordo di Oberlin in fiamme creò un dolore sordo all'altezza del reattore.
"Nulla. L'ho deciso io" rispose secco il soldato.
"Un motivo in più per non farti rimanere qui" ne dedusse Stark, seguendolo in cucina e chiedendosi cosa dovesse fare.
"Ce ne sono altri?" chiese Steve. Stark non rispose, per evitare di dover elencare cose che neanche lui conosceva.
"Ho vinto" decretò Steve, notando il silenzio del miliardario.
"Non aspettarti premi" ribatté il suddetto.
"Si ha una bella vista, da qui" cambiò discorso il Capitano, guardando fuori dalla finestra.
"Non l'avrei scelta, altrimenti" rispose Stark, avvicinandosi a lui.
"E la Stark Tower? Credevo che fosse quella casa tua" Stark scrollò le spalle.
"Ho molte case, Capitano" Steve annuì, lasciando vagare lo sguardo sulle luci della città.
"Non sei venuto qui solo per Rachel, vero?" domandò dopo un poco Stark.
"Lei è il principale motivo" rispose Steve, dando le spalle alla finestra.
"Qual è il secondo?" domandò Stark, seguendolo. Nonostante stessero parlando, intorno era sceso un silenzio assordante. Steve si voltò nella sua direzione, probabilmente pensando a cosa dire.
"Ieri, quando ti ho chiesto dove andavi così di corsa, perché mi hai mentito?" domandò infine, cominciando poi a torturarsi il labbro inferiore con i denti.
"Non volevo dirlo davanti a Rachel" mentì Stark, nuovamente, e sperando che questa volta Steve non se ne accorgesse.  Steve abbassò lo sguardo sul reattore Ark, come se avesse potuto dargli le rispose che Stark non voleva dargli.  
"Oberlin non è caduta da sola. Dovevi avvertirmi subito che le Squadre Alpha avevano nuovamente attaccato"
"Non volevo farti sentire in colpa, Cap" rispose Stark, ottenendo non molta riconoscenza.
"Beh, io ci sono dentro quanto te. Non sono fatto di porcellana, riesco a sopportarlo anche meglio di te probabilmente" rispose l'altro, incrociando a sua volta le braccia sul petto.
"Senti, mi dispiace, okay? Ma tanto nessuno poteva farci nulla, e se ti avessi portato con me Fury ti avrebbe demoralizzato come ha fatto con noi"
"C'eravate tutti tranne me e Thor?"
"No, neanche Banner c'era, ma non è questo il punto. Fury ha i nervi a fior di pelle, il prossimo che sgarra non avrà il suo nome sul cartellone dei salvatori del mondo"
"Fury è davvero disposto a buttar fuori qualcuno?" domandò sorpreso Steve. Stark annuì mestamente.
"Sì, la situazione è un vero bordello. Ascolta, viviamo la nostra vita, almeno finché Thor non torna, cosa che credo non farà presto, a meno che Loki non sia disposto a cedere. Cosa che mai accadrà" Stark lanciò un occhiata al corridoio, da cui proveniva un fruscio di coperte.
"Viviamo la nostra vita?" domandò Steve, non capendo dove il miliardario volesse arrivare.
"Sì, continuiamo ad andare avanti come facciamo da un attacco all'altro. Occupiamoci di Rachel, quella bambina è la nostra priorità" disse, non senza fatica, non senza mostrare quel fastidioso tic che svelava all'altro molto più di quello che avrebbe dovuto.
"Fino a due giorni fa volevi scaricarla ad altri e ora mi dici che è la nostra priorità? Che ti succede, Stark?" il nominato roteò gli occhi.
"Sono le sei di mattina, non ho voglia di discorsi filosofici e strappalacrime" e poi sentì lo scalpiccio dei piedini nudi di Rachel avvicinarsi.
"Ah, e per la cronaca, Capitano... tu dormi sul divano" sbottò Stark.
 
Thor si guardò intorno.
Non voleva mandar a chiamare Loki da nessuno, voleva trovarlo da solo, il problema era appunto nel trovarlo.
Da quando era esiliato all'interno del castello, non faceva altro che curiosare in luoghi di cui da piccolo aveva paura solo a pensarli.
Tutti si erano aspettati che avrebbe tentato la fuga da un momento all'altro, ma invece Loki preferiva leggere vecchi ed inutili diari seduto su un baule polveroso.
Sempre meglio, non infastidiva nessuno e passava il tempo.
"Sì, da quella parte" disse la guardia, a cui era stato chiesto se avesse visto passare il principe. Alla faccia del trovarlo da solo. Thor si avviò lungo il corridoio indicato dalla guardia, per poi trovarsi di fronte ad una porta socchiusa.
"Loki? Sei lì dentro?" domandò Thor, sospingendola appena. Nessuna risposta. Thor scivolò all'interno, per trovarsi in un luogo non troppo illuminato. Loki era seduto a terra, a gambe incrociate, chinato su un vecchio libro che era probabilmente l'ennesimo diario.
"Fratello" esclamò Thor, facendo sussultare l'esile figura, che alzò lo sguardo su di lui.
"Thor" rispose lui, inarcando le sopracciglia. Il dio biondo si sedette a terra a sua volta, mentre Loki alzava il libro.
"Qui dice che da qualche parte, nel castello, c'è una vecchia biblioteca piena di testi mitologici. Se esiste ancora, voglio assolutamente trovarla" disse, quasi estasiato. Thor gli sorrise.
"Sarai sicuramente fortunato nella tua ricerca" gli disse. Loki annuì.
"Sono qui per chiederti una cosa" continuò Thor, cominciando ad analizzare la stanza.
"Dimmi pure" troppo gentile da parte sua, ma negli ultimi tempi era diventato più gentile del solito. Tanto che Thor era convinto sua madre lo drogasse.
"Riguarda le Squadre Alpha" continuò Thor, senza smettere di sondare la stanza.
"E quello che diavolo è?!?" esclamò in un modo fin troppo umano, indicando una sottospecie di tagliola enorme.
"Denti di squalo" rispose Loki, inarcando le sopracciglia.
"Per Odino..." mormorò Thor, cercando di distogliere lo sguardo dall'inquietante fila di denti.
"Tornando al nostro discorso, Thor, avevo trovato un diario riguardante le Squadre Alpha... però è indecifrabile... non riesco a capire che qualche futile parola" gli disse Loki, alzando le spalle. Non sembrava dispiaciuto, semplicemente non gli importava, e questo ricordava maggiormente Loki.
"Questo è sempre meglio di avere il nulla per le mani, fratello. Posso vedere il diario?" Loki annuì e si alzò in piedi, subito seguito dal maggiore.
Si immisero nel corridoio e incontrarono la guardia di prima, che chinò leggermente la testa al loro cospetto.
"Però, proprio non ti capisco, fratello. Come fai a non aver inquietudine di quei denti?" chiese Thor, affiancando il moro che camminava a passo spedito e fiero lungo i corridoi.
"Sono abbastanza convinto che non mi mordano" rispose semplicemente lui, facendo sospirare l'altro.
"Ah, Thor, naturalmente non farò nulla per nulla, lo sai, questo?" disse all'improvviso Loki, bloccandosi con un piede sullo scalino e una mano sul mancorrente e un sorriso divertito ad illuminargli il volto.
"In che... senso?"
"Io ti mostro il diario... se tu mi dai qualcosa in cambio" spiegò, portando le dita della mano libera a posarsi sulla fronte del dio biondo.
"Cosa vuoi in cambio?" chiese Thor, cercando di guardare le dita del fratello. Ciò che ne venne fu un espressione non molto intelligente.
"Portami su Midgar con te" il biondo scattò indietro, infuriato.
"No, Loki! Questo mai!" urlò. Loki si strinse nelle spalle e fece per allontanarsi.
"Come vuoi, grande Re. Ho contato circa venti stanze segrete, che ho perfettamente richiuso. Ti divertirai un mondo a cercare quel diario, mentre i tuoi compari, laggiù, bruciano nelle fiamme dei nemici" disse, camminando lentamente verso un punto indefinito, gli occhi chiusi e un atteggiamento fiero. Thor lo fissò a lungo, con un misto di rabbia e delusione.
"Aspetta!" esclamò dopo un poco, facendo voltare il dio delle malefatte.
"Va... va bene.  Ma mostrami quel diario, te ne prego" l'altro annuì, trionfante, e tornò sui propri passi.
"Spero ti piacciano le scale" disse, prima di iniziare a salirle velocemente.
"Loki, aspettami!" lo chiamò l'altro, senza grandi risultati.
Salirono molte scale, prima di arrivare alla sala di cui Loki gli aveva parlato.
"Mi stupisco del fatto che tu conosca tutte queste stanze" Loki scrollò le spalle.
"Ho tempo, Thor. Tu stai laggiù a ingozzarti di panini e strafogarti di caffè, io me ne sto quassù a curiosare" rispose Loki, avvicinandosi ad un vecchio baule, che si aprì con uno schiocco e un cigolio.
"Allora... vediamo, vediamo, vediamo" sussurrò, cominciando a spostare il contenuto.
"Ecco!" esclamò, tenendo in mano un vecchio diario con la copertina rossa e vellutata.
"Sembra una cosa importante" disse Thor, prendendolo fra le mani e aprendolo. Era una scrittura regolare ed elegante, solo non riusciva a capirne le parole.
"Portiamolo ai miei compagni. Loro potrebbero saperne qualcosa" disse Thor.
"Io ne dubito"sbottò Loki, per poi iniziare a seguirlo nella strada a ritroso.
Avrebbe passato un po' di tempo fuori da quel luogo che sapeva solo di falsi ricordi. 
  
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